Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: CrazyFantasyWriter    05/09/2014    4 recensioni
Mika non capisce.
Mika vuole essere felice.
Mika vuole essere accettato e apprezzato per ciò che è.
Mika vuole essere abbracciato la notte quando piange.
Mika vuole essere amato da un ragazzo, perchè sa che non è sbagliato, sa che è una persona migliore di quello che pensano gli altri.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fortunè Penniman, Paloma Penniman, Yasmine Penniman, Zuleika Penniman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La neve cadeva leggera e silenziosa sulla casa dei Penniman in un sobborgo di Londra. Non c'era una sola persona sotto quel tetto che fosse “normale”.

La signora Penniman: sempre troppo impegnata in cucina e con la macchina da cucire e le sue stoffe per preoccuparsi dei pettegolezzi come avrebbe fatto una donna di mezza età della zona.

Il signor Penniman: non si vedeva quasi mai, troppo impegnato con i viaggi di lavoro.

Le tre figlie femmine: belle, ma troppo unite fra loro per crearsi un'amicizia in una comitiva di coetanei.

I due figli maschi: uno estremamente timido, l'altro troppo appariscente e strano.

Era proprio quest'ultimo che dava più filo da torcere alla madre.

Mika, così era sempre stato chiamato Michael, non era mai stato un bambino come gli altri. Vestiva in modo differente, viveva in un mondo tutto suo e in quel periodo era particolarmente fragile.

Quella sera nemmeno la musica era riuscita a calmarlo.

Era passata un'ora da quando aveva tolto la cassetta dallo stereo e si era coricato sul letto a piangere.

Mika voleva solo poter amare chi voleva, anche se era un ragazzo di diciassette anni come lui.

Mika voleva non essere più preso in giro per il suo corpo, per i suoi fianchi troppo femminili.

Mika voleva poter mettere quei pantaloni e quei papillon che gli piacevano tanto senza essere guardato male da tutti.

Mika voleva smettere di sentirsi un fallito ogni volta che usciva di casa.

Mika voleva essere amato da qualcuno e abbracciato la notte, quando si sentiva solo.

Mika voleva essere felice, perché sapeva di non meritare tutta quella sofferenza.

La triste scena si ripeteva molte volte nella piccola stanza all'ultimo piano di casa Peniman.

Michael andava a scuola, poi tornava a casa e sfoggiava un sorriso falso per tutto il pomeriggio per poi piangere, chiuso nella sua camera, tutte le lacrime che aveva dovuto trattenere durante la giornata per orgoglio.

“Andrà tutto bene” si diceva. Faceva un respiro profondo e le lacrime si fermavano. Allora si girava con la pancia in su, si passava una mano sul viso madido di sudore, cercava di riordinare i pensieri, rivedeva quello che gli era successo durante la giornata e crollava ancora.

Piangeva.

Si calmava.

Crollava.

Andava avanti da troppo tempo. Non ce la faceva più. Continuava a cadere, si sentiva sempre meno vivo... sì, sentiva che stava morendo. Non c'era altro modo per definire quella sensazione di perenne solitudine e inadeguatezza. Non era mai a posto, non andava mai bene. C'era sempre qualcuno che trovava qualcosa di lui da criticare.

Era sempre stato trattato così dalla gente, ma quando aveva trovato la scritta “M.H.P. è un frocio” nel bagno della scuola non riusciva a fare a meno di sentirsi sempre inadeguato.

 

E anche quella notte stava passando.

Non nevicava più e la quiete impalpabile regnava su tutto.

Mika aveva finalmente smesso di piangere.

Si alzò dal letto e cercando di fare meno rumore possibile raggiunse il bagno e si chiuse la porta dietro le spalle. Aprì l'acqua del rubinetto e, aspettando che questa scorresse più fresca, si specchiò.

Aveva gli occhi rossi e gonfi. Le guance arrossate e ancora un po' umide.

Abbassò lo sguardo, chiuse gli occhi e si sciacquò il viso con l'acqua fredda.

Mille pensieri gli passavano per la testa, ma tutti portavano allo stesso grande desiderio: essere felice e amare chi voleva, essere chi voleva.

Poggio le mani sul bordo del lavabo e con il viso ancora bagnato si osservò di nuovo nello specchio.

Un'ultima lacrima gli sfuggì dalle ciglia e scese giù per una guancia.

Ce l'avrebbe fatta.

Avrebbe lottato.

Avrebbe combattuto.

Voleva la libertà e avrebbe fatto di tutto per ottenerla, questo era certo.








NOTA:
Storia senza pretese scritta di getto.
Ho avuto l'idea all'improvviso e ho deciso di scriverla.
Spero vi piaccia c:
  
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