Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: GirlWithChakram    05/09/2014    3 recensioni
Cinque amici, compagni di liceo, alle prese con l'ultima vacanza insieme; un viaggio in Europa nel magico paesaggio della Spagna del nord; lo zampino del destino, che sa sempre come far incontrare le anime destinate a stare insieme.
"... E allora pensai che quella sarebbe rimasta nella mia memoria come la peggior vacanza di sempre."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO IV: Take my breath away
 
Quella mattinata fu incredibilmente noiosa per me. Rachel ci trainò da una parte all’altra del centro per vedere i diversi edifici storici, sempre sotto l’immancabile pioggia spagnola. Ci obbligò a restare in adorazione del teatro per almeno mezz’ora, mentre ci leggeva dalla guida tutte le inutili informazioni che sembravano infervorarla tanto.
Il mio umore si risollevò quando mi disse che nel piccolo parco di Gipuzkoa Plaza, oltre ad un suggestivo orologio floreale, avremmo visto lo stagno delle anatre. La mia ossessione per tali volatili mi trasformò da annoiata trascinata a volenterosa trascinatrice.
«Ecco» disse quando ci trovammo sotto un porticato «Dovrebbe essere lì.»
Un grande spazio verde comparve alla nostra vista e io automaticamente scattai verso una delle entrate.
«Dove sono le papere?» sbottai impaziente. Quello che la guida definiva come un “Suggestivo lago abitato da gioiosi volatili” si rivelò essere una grossa pozzanghera di acqua stagnante con due spennacchiati cigni.
«Berry, non darmi mai più false speranze» la assalii «Mi avevi promesso le papere!»
«Calmati Britt, che ne potevo sapere?» si difese, guardandomi intimorita.
Iniziai a calciare un sasso per sfogare la mia delusione. Mi si avvicinò Quinn. «Ehi senti, lo so che ci sei rimasta male per via delle anatre, ma adesso so io come tirarti su di morale! Cosa c’è che ti piace più degli anatroccoli?»
«Gli unicorni?»
«No, non sono gli unicorni, mi spiace, ma è qualcos’altro che ami molto.»
«Harry Potter?» domandai speranzosa.
«Seriamente Britt…»
«Ok, ok. Cosa ha pensato per me la mia “ragazza”?»
«Una mangiata epica in uno dei ristoranti più quotati di qui. Dicono che faccia i migliori pintxos di tutta Donostia.»
In effetti il cibo era parte della mia personalissima lista di cose degne di devozione.
«È tanto lontano?» chiese Puck «Il mio stomaco pretende di essere riempito.»
«Dovrebbe essere da queste parti…» disse Finn girandosi tra le mani l’immancabile mappa «Forza, vi faccio strada.»
Il “Bar Alex” comparve ai nostri occhi dopo venti minuti di vagabondaggio. Entrammo nel piccolo locale, che in un primo momento non riuscii ad associare all’elogiata tavola calda dei depliant di Rachel. C’era posto per soli tre tavoli quadrati e una serie di sgabelli accostati ad un lungo bancone, su cui una serie di stuzzichini freddi attendevano di essere mangiati.
«Hola chicos!» ci apostrofò il cameriere «Come posso aiutarvi?»
«Un tavolo per cinque» gli risposi semplicemente.
«Seguro, accomodatevi. Vi porto subito il menu.»
Il cibo era veramente delizioso e fummo contenti di accompagnarlo con una gustosa birra locale. Sarei voluta restare a leccare le briciole dai piatti, ma fui praticamente sollevata di peso dai ragazzi e condotta fuori. Il locale aveva bisogno di lasciare liberi i tavoli per altri clienti e noi avevamo già ordinato praticamente ogni pietanza disponibile.
Uscii con un teatrale: «Giuro che tornerò!» diretto allo chef che si era affacciato dalla cucina per vedere a cosa fosse dovuto il trambusto, mi rispose da lontano: «Ti aspetto, señorita
«Sono quasi le tre» osservò Q. «Direi di andare a fare finalmente quella maledetta spesa. Dovremmo anche comprare qualcosa per rifornire i nostri vicini, dopotutto tra ieri sera e questa mattina abbiamo fatto fuori tutte le loro provviste.»
«Possiamo andare al Kursaal Market, è proprio a due passi da casa. Poi torniamo su, mettiamo al sicuro le vivande e ci facciamo tutti una rapida doccia prima che arrivino i nostri ospiti» dissi.
Nessuno si oppose. Io, andando contro le avvertenze della mia amica bionda, avevo intenzione di prendermi un mucchio di tempo per prepararmi e sfoderare il mio lato più sexy.
«Prima possiamo passare un attimo a prendere un paio di dolcetti?» domandò Noah con aria supplice.
«Ma se ti sei riempito come un uovo! Cos’altro vuoi?» lo criticò la Fabray.
«Voglio solo fare le scorte per merenda! Forza andiamo, ho già idea di quello che voglio» spiegò, dedicandomi un rapido occhiolino.
«Facciamo così» mi intromisi «Dividiamoci: io e Puck andiamo a prendere la merenda e voi tre fate la spesa. Se torniamo prima di voi, veniamo a cercarvi nel supermercato.»
«Perfetto» confermarono i miei amici.
Quando i Finchel, scortati da Q, si furono allontanati, io potei finalmente arrivare al nocciolo della reale questione: «Cosa hai in mente, pazzo di un Mohawk?»
«Ma niente! Voglio solo prendere la merenda, davvero!»
«Sì, e io vengo dal Kansas e sono stata trasportata in una terra magica da un tornado.»
«Hai conservato le scarpette, Dorothy?» mi rispose a tono.
«Finiamola con le cretinate, dimmi cosa vuoi. L’ho capito subito che volevi restare solo con me, ora mi devi dire il perché.»
Il suo sguardo fiero si fece più cupo non appena iniziò a parlare: «Non ce la faccio più, Brittany. Ogni secondo vicino a lei mi sembra di morire perché fa di tutto per respingermi.»
«Non hai mai pensato che il problema è il tuo comportarti da scemo, vero?»
«Ma non è solo quello! Ho passato mesi a fare il bravo ragazzo per avere la sua attenzione, ma sembrava mi ignorasse ancora di più, facendo lo stupido almeno sono certo di farmi notare.»
«Non è così che la riconquisterai e lo sai. L’idea del gioco della bottiglia puoi dire che non è stata tua, ma il tuo scopo era quello di avere da lei almeno un bacio, giusto?»
«Sapevo che lo avresti intuito» rispose mogio.
«Tutti lo abbiamo capito! Persino Santana...»
«Non tiriamo in ballo la tua nuova fiamma, Pierce. Sei scandalosamente presa da quella latina! Se non ti guardassimo, baceresti la terra dove cammina.»
Io aprii la bocca per rispondergli, ma lui mi zittì. «Non osare negare, perché sappiamo entrambi che è così. Urge un duplice piano di conquista.»
«Non proporrai di fingere una relazione tra di noi per farle ingelosire, perché ti anticipo che mi rifiuto di acconsentire.»
«No, certo che no. Ti chiedo solo di parlarle bene di me, di ricordarle i motivi per cui in passato si è innamorata di me.»
«Le devo anche ricordare che è quasi stata diseredata per essere andata a letto con un ebreo?»
«Ecco, quello potresti evitarlo…» commentò a denti stretti, probabilmente ripensando ai trascorsi che aveva con la Fabray e la sua famiglia.
«Ok, supponiamo che io metta una buona parola per te, che cosa ci guadagno?»
«Come avrai notato io sto legando molto in fretta con “Froggy Lips”…»
«Trouty Mouth» lo corressi.
«Come, scusa?»
«È il suo soprannome, me lo ha detto…»
«Santana, sì, era chiaro. Vorrà dire che lo chiamerò così, anche se la mia proposta di nomignolo può essere altrettanto valida. Ma la questione è un’altra.»
«Infatti, il mio ricavo… Forza, illuminami.»
«Immagino che la tua priorità ora sia quella di capire se lei gioca nella tua stessa squadra, no? Io posso indagare attraverso Sam. Questo è l’accordo.»
Avrei voluto dirgli che il suo piano era ridicolo, che non avremmo concluso nulla, ma la voglia di aprirmi con lui fu più forte del buonsenso. «Devo dirti una cosa…» mormorai.
«Eh no, prima accetti il patto o se no non voglio ascoltarti.»
«Va bene, Puck. Accetto» capitolai senza troppe storie.
«Adesso puoi confidarti… Anzi, fammi indovinare: hai tentato di baciarla e lei ti ha tirato uno schiaffo?»
«No» risposi confusa «Ma come ti viene in mente? Non mi chiamo mica Noah Puckerman.»
«Allora cosa hai combinato?»
«Non è nulla che ho fatto io, ma è qualcosa che ha detto lei e non ho ancora capito come intendere.»
«Ma ieri avete solo parlato o ci avete anche dato dentro? Perché se è successo qualcosa a cinque passi da me ho diritto di sapere.»
«Ti prego smettila e lasciami continuare. Le ho chiesto se lei e Sam avessero una qualche relazione e mi ha risposto in un primo momento che non era proprio il suo tipo. Poi ha aggiunto: “intendo che non è il mio genere”. Come avrei dovuto interpretarlo?»
Il mio amico ci rimuginò sopra un momento, poi mi diede il suo verdetto: «Scommetto che te la porti a letto in meno di una settimana.»
Sbuffai esasperata, colpendolo con un pugno sul petto. «Vuoi essere serio? Io ci sto davvero male!»
«Ma dai! È chiaro che ci sia del feeling!»
«Magari è vero, può essere interessata a me come donna, ma se avesse una ragazza ad aspettarla? Una fidanzata, magari gelosa?»
«Ma di che ti preoccupi?» cercò di tranquillizzarmi «Non stai pensando ad una relazione a lungo termine, vero?»
«Viene da Lima.»
«Eh!?»
«Me lo ha detto ieri.»
«Non ci credo. Non può essere» balbettò basito.
«Anche io sono rimasta sorpresa, ma spero di scoprirne di più questo pomeriggio.»
«Mi hai decisamente sconvolto! Posso fare da testimone di nozze?» mi supplicò.
Allargai le braccia, sconfitta. A volte esagerava con l’ironia.
«Dai Britt, non prenderla male. Io punto tutto su di voi, sono sicuro che ci sarà qualcosa. Tu però aiutami con Quinn.»
«Ma certo che ti darò una mano… Però» decisi di approfittare di quella sua apparente debolezza momentanea «Basta battute come quelle di stamattina. Avrei voluto seppellirmi.»
«Ma magari aiuteranno la tua bella ad aprirsi!»
«Niente più sarcasmo o simili, Noah. Fa parte dell’accordo» stabilii.
«Ai tuoi ordini, generale» disse scimmiottando il saluto militare.
«E adesso andiamo a prendere la merenda» gli dissi, prendendolo a braccetto.
«Ti faccio strada, ho già in mente un posto…»
Non ci misi molto a capire che mi stava portando sulla spiaggia dove eravamo stati il giorno precedente. Ci dirigemmo senza esitazioni al baracchino dei churros.
Il venditore mi fissò, probabilmente sorpreso dal rivedermi.
«Quiero muchos churros» esordì il Mohawk sbattendo una mazzetta di banconote in mano al tizio.
Lui, senza fiatare, riempì una decina di sacchetti di carta con tantissimi, zuccherosi ed untissimi dolciumi, poi sigillò il tutto in una borsa di plastica e ce la porse.
«Gracias» lo ringraziò Noah, poi fece dietrofront, diretto verso l’alloggio.
«Aspetta un attimo» lo fermai. Feci correre lo sguardo lungo la spiaggia, quasi deserta per via del maltempo. Vedevo diversi surfisti, ma non mi parve di riconoscere i nostri amici.
«Non dirmi che la stai cercando! La vedrai tra meno di due ore! Sei proprio fissata…»
Camminammo tranquilli lungo la passeggiata che costeggiava la lingua di sabbia, portando al porto.
«Guarda» dissi indicandogli un edificio in lontananza, nella zona portuale «Quello deve essere l’acquario citato nella guida! Dobbiamo assolutamente visitarlo!»
«Parliamone con gli altri, sono certo che saranno d’accordo.»
«Anche “gli altri”?» chiesi, sapendo che avrebbe colto la sfumatura.
«Cosa c’è di più romantico di un primo appuntamento tra i pesci?» mi canzonò.
«Puck» lo ripresi «Cosa abbiamo detto?»
Si zittì immediatamente, restando in silenzio per tutto il resto del tragitto.
Rientrammo all’alloggio quando ormai la spesa era stata riposta e gli altri tre si erano già lavati e profumati.
«Andate a levarvi la puzza di alcool che vi portate dietro da ieri e quella di unto che non voglio sapere da dove arriva» ci apostrofò Rachel, armata di deodorante e pronta a fare fuoco.
«Sì madama, ai tuoi ordini» rispondemmo all’unisono.
Fummo tutti pronti e con i churros ancora tiepidi alle cinque meno dieci. Prendemmo posto attorno al tavolo, lasciando il povero Finn in piedi poiché le sedie erano solo quattro.
«Non è giusto» si lamentò «Perché devo essere io lo sfigato a ciondolare sui propri piedi?»
«Oh, la spiegazione è semplice» gli rispose Quinn «Noi siamo signore, quindi tu da bravo cavaliere ci hai lasciato il posto e Puck… beh, lui è semplicemente villano e quindi ha comodamente poggiato il suo fondoschiena fregandosene altamente di te.»
Vidi chiaramente Noah fare una smorfia, sentendosi punto sul vivo. «Va bene» disse alzandosi «Siediti tu, Hudson, io vado a sgraffignare una delle sedie dalla reception.» Si fiondò fuori dalla porta e rientrò dopo un paio di minuti, come aveva annunciato, con una delle sedie di plastica che si trovavano vicino al bancone con il registro.
«Miguel è stato più che contento di lasciarcela» annunciò con un sorriso trionfante.
«Oh potente eroe coraggioso, grazie di averci salvato dal dramma del “quinto in piedi”» dissi prostrandomi a terra.
«Alzati, o nobile Pierce, so che tu avresti fatto lo stesso» replicò tendendomi la mano per farmi rialzare.
«Piantatela di fare gli stupidi, siete proprio immaturi» ci riprese ancora una volta la Fabray.
Io e Puck ci scambiammo uno sguardo di intesa e pronunciammo insieme: «Non fare la guastafeste come Schuester» poi ci voltammo verso Finn, in attesa del suo sproloquio in difesa del professore.
«Eh no, questa volta me ne starò zitto» annunciò, incrociando le braccia in segno di protesta.
«Ma no! Questo è l’inizio dell’Apocalisse!» esclamai, gesticolando come se la fine del mondo stesse davvero arrivando.
«Forse dovremmo ripassare più tardi» sentimmo dire da una voce ormai nota da dietro la porta, parole che furono seguite da un bussare leggero.
«Venite pure avanti» disse Rachel «Non c’è nulla di pericoloso, solo Brittany che fa le sue solite scene. Appena capisco come si dice “manicomio” in spagnolo ne troviamo uno e la lasciamo lì.»
«Si dice “asilo”, ma non so quanti ne incontrerai in zona… forse un hospital psiquiátrico” suona meglio ed è più facile da trovare, ma attenta che non decidano di trattenere anche te.» Sorrisi a Santana, grata per quell’attacco finale a cui l’ebrea non seppe come rispondere.
«San, non credo che tu possa permetterti queste battute con i nostri nuovi amici» sottolineò Blaine.
«Oh, ma andiamo! L’hobbit ha certamente capito che lo dicevo per ridere.»
Il moro scosse la testa, ben sapendo che nessuno avrebbe mai potuto porre freno alla lingua della latina.
«Noah, Finn, mi date una mano?» chiese Sam «Abbiamo bisogno di portare di qua le nostre sedie.»
I tre collaborarono, mimando una specie di trasloco.
Quando ci fummo tutti accomodati intorno alla tavola, Kurt e Blaine ci sorpresero con un thermos di cioccolata calda, che si sposava alla perfezione con i nostri dolci.
A quel punto, rilassati e con un delizioso spuntino sotto il naso, giunse il fatidico momento delle “chiacchiere da adulti”.
«Britt, vuoi fare l’onore di cominciare?» mi domandò Hummel.
«Con immenso piacere, ma stabiliamo una regola: nessuna interruzione, ok?»
«Certo» confermarono gli altri, a quel punto mi sentii in diritto di cominciare.
«Siamo tutti originari di Lima, Ohio» già solo dopo quella frase vedi le facce del trio di ragazzi meravigliarsi, ma si astennero dai commenti, come concordato. «Ci siamo diplomati al McKinley quest’anno e abbiamo deciso di concederci una vacanza europea prima di separarci per seguire strade diverse. L’idea originaria era quella di partecipare alla “semana de toros” a Pamplona, ma i prezzi ci hanno fatto desistere dall’alloggiare lì, così la nostra planner Quinn ha deciso di dirottarci verso San Sebastian.»
«Tutto qui?» intervenne Blaine dopo un mio breve silenzio.
«Beh, non vedo cosa altro ci sia da dire» gli risposi.
«Insomma, siete i classici turisti per svago, nessun altro motivo per la vostra presenza qui?» domandò ancora.
«Già» confermò Finn «Ora tocca a voi.»
«Se non vi dispiace, me ne occupo io» si fece avanti Sam «Rivelazione a dir poco sorprendente: anche noi veniamo da Lima.» Sogghignai osservando le facce dei miei amici, ancora all’oscuro della cosa, che rimasero letteralmente attoniti. «Direi che potremmo condividere la nostra sorpresa fra un momento, lasciate che prosegua» continuò il biondo «Noi siamo surfisti venuti per una delle gare più importanti dell’estate, ma non ci dispiace ogni tanto concederci una pausa per fare i turisti come voi.»
«Ci tengo a puntualizzare» si intromise ancora una volta Blaine «Che loro sono surfisti, io sono qui solo per fare un po’ di tifo. Non è la prima volta che li accompagno in giro per il mondo per seguire il richiamo delle onde.»
«Anderson, tappati quella fogna. Tu non fai surf solo perché l’acqua salata avrebbe una strana reazione con il tuo gel e causerebbe l’estinzione di migliaia di specie marine» lo criticò Santana.
«No, è che l’acqua di mare e quella tuta in Dio-solo-sa-cosa rovinerebbero la mia pelle delicata» si difese sbuffando.
Io non potei resistere dal fare una domanda: «Ma se siete di Lima, com’è che non vi abbiamo incontrato prima?»
«Noi abbiamo frequentato la Simon Morgenstern High School, il liceo dall’altro lato della città» mi spiegò Kurt «Anzi, Sam e Blaine ancora lo frequentano, l’anno prossimo saranno senior, io e San ci siamo diplomati, come voi.»
«Ma dai, è assurdo!» esclamò Rachel «Quante probabilità c’erano di incontrarsi qui?»
«Il caso non esiste» disse in un soffio Q. «Prima o poi ci saremmo trovati comunque.»
«Non citare Oogway in mia presenza» commentai.
«Ecco, ci mancava solo un’altra maniaca dei film Disney» borbottò Kurt, lanciandomi un’occhiata disperata.
Io, Sam e Blaine spalancammo la bocca in contemporanea. «Non. È. Un. Film. Disney.» scandimmo.
«Nerd» sbuffò il ragazzo, scuotendo la testa.
A quel punto ebbero inizio una serie di discussioni e conversazioni che presero ad incrociarsi e ad intrecciarsi senza sosta. Così passarono rapidamente un paio d’ore. Finn, Puck e Sam avevano molto in comune, anche se il biondo si univa spesso a me e a “Pretty Pony” per condividere il proprio parere sui libri e film che commentavamo. Rachel e Kurt parlottavano fitto fitto di musical e dei loro sogni di Broadway. Scoprii solo in seguito che il giovane Hummel, come la mia amica, aveva fatto richiesta presso la NYADA e purtroppo non era stato preso, ma era ancora deciso a ritentare per farsi ammettere al secondo semestre. La cosa che più mi colpì fu il veder chiacchierare amabilmente Quinn e la latina, anche perché non riuscivo ad immaginare cosa avessero da dirsi.
Alle sette e mezza concordammo di uscire tutti insieme a cena, finendo con l’asfissiare Santana per farci tradurre tutte le portate del pub in cui decidemmo di desinare. Come dimentichi di quanto accaduto la sera prima, ci facemmo servire alcool in abbondanza.
«Da domani torno astemia» promisi solennemente portandomi la mano destra sul cuore e portandomi la bottiglia di birra alla bocca con la sinistra.
«Questa l’ho già sentita» ironizzò la mia amica bionda «Vi ricordate? Terzo anno, assemblea scolastica per la settimana del “bere responsabilmente”, mi limiterò a dire: “Tik Tok”.»
«Oh, no… che figuraccia…» mugolai.
«Cosa avete combinato?» ci domandarono incuriositi i ragazzi del Morgenstern.
Fu Rachel a prendere la parola: «Noi, in qualità di membri del Glee Club, eravamo stati incaricati di eseguire un pezzo per far arrivare il messaggio agli altri studenti, però quella stessa settimana a me era capitato di avere la casa libera e noi cinque, con altri nostri compagni, ne avevamo approfittato per alzare il gomito, arrivando completamente sbronzi al momento di esibirsi. Siamo stati costretti comunque a salire sul palco e quella lì» disse puntando l’indice con fare accusatorio «Nel bel mezzo della canzone, ha ben pensato di vomitarmi addosso.»
«In mia difesa» intervenni «È stata tua l’idea di “farci un goccetto” prima dello show, perché “è così che fanno a Broadway”» terminai imitando la sua voce.
«Morale della favola» concluse la Fabray prima che scoppiasse una rissa «Il preside ci disse che la nostra idea di “inscenare” i pericoli del bere aveva centrato in pieno il bersaglio, riducendo ai minimi storici i casi di ubriachezza nella scuola.»
«Quindi non ha scoperto che eravate sbronzi sul serio?» volle avere conferma Trouty Mouth.
«Mai neanche lontanamente sospettato» rispose orgoglioso Puck, come se ci fosse qualcosa di cui andare fiero «Ma era facile farla in barba a Figgins, credo di non aver più seguito una lezione di matematica dall’inizio del secondo anno e non mi ha mai convocato… Beh, non per quello, almeno.»
«Lasciando stare questi particolari episodi, devo dire che sono molto invidioso di voi» ammise Kurt «Il Morgenstern è senza Glee Club, o meglio, un tempo lo aveva, ma hanno tagliato i fondi lo scorso anno a metà del secondo semestre. Per me esibirmi è sempre stata una delle poche gioie della vita.» A quelle parole Blaine lo guardò con cipiglio minaccioso. «Sai quello che voglio dire» cercò di giustificarsi Hummel gesticolando «Comunque, ho persino pensato di cambiare scuola, ma non ho trovato il coraggio di abbandonare i miei amici.»
«Ho un’idea!» esclamò allora la Berry «Torniamo al “La oca loca” e facciamo un duetto!»
«Sì!» esultò lui, eccitato.
Così, spinti a forza dai due cantanti, tornammo nel locale in cui tutto era cominciato e mi faceva effetto pensare che non fossero trascorse neppure ventiquattr’ore.
«Ho la mia personalissima base da proporre» comunicò il ragazzo all’ebrea «L’ho pensato e prodotto da me: un mashup di “Get Happy” e di “Happy Days Are Here Again”.»
«Oddio! È geniale! Dobbiamo assolutamente cantarlo insieme!» squittì lei.
Appena entrati, i due si fiondarono sul palco e iniziarono la loro performance.
«Qualcun altro è intenzionato a salire sul palco oggi?» domandai.
«A me non dispiacerebbe “sgranchire” le corde vocali» disse Quinn «Però non ho intenzione di salire lassù da sola.»
«Se non ti spiace, sarò lieta di accompagnarti» rispose la latina.
«Fantastico! Andiamo a scegliere la canzone.» Dopo aver pronunciato quelle parole, la bionda mi lanciò uno sguardo di intesa, come a dire “non preoccuparti, non voglio rubarti la ragazza”, ciononostante una punta di gelosia mi penetrò a poco a poco nel cuore, mentre attendevo l’inizio della loro esibizione.
Kurt e Rachel riscossero un discreto successo e tornarono tronfi e soddisfatti per farsi coccolare dai rispettivi fidanzati. «La fiera delle coppiette» commentò Puck, sorseggiando l’ennesimo drink.
Nel momento in cui partì la base per la canzone successiva ero distratta, stavo rimproverando Noah per aver ripreso a fare allusioni sul mio interesse per Santana. Realizzai che le mie amiche erano sul palco solo quando la voce di Quinn mi colpì i timpani.
Watchin' every motion in my foolish lover's game
On this endless ocean, finally lovers know no shame

A quel punto partì la latina.
Turnin' every turn to some secret place inside
Watchin' in slow motion as you turn around and say

Ed insieme arrivarono alla frase chiave, mentre nella mia gola si stringeva un nodo sempre più forte. Le loro voci, così perfette insieme, mi facevano male più di mille pugnali, eppure sentivo comunque un senso di pace, datomi dalla caldo tono della surfista, che davvero mi lasciava senza fiato.
Take my breath away
Take my breath away

Non riuscii a trattenere una piccola lacrima, che subito feci scomparire con la manica del golfino che avevo deciso di indossare.
«Tutto bene Britt?» mi chiese Finn, notando i miei occhi lucidi.
«Sì, devo solo avere qualcosa nell’occhio, un po’ di polvere o simili.» Era la scusa più stupida e falsa del mondo, ma per mia fortuna il quarterback era troppo preso da Rachel per farsi ulteriori domande.
Dopo il numero di Quinn e Santana decidemmo di rientrare.
Sulla via del ritorno, Noah mi sorprese facendo una proposta all’intero gruppo: «Che ne dite, domani, di andare tutti insieme all’acquario? Ce lo giriamo con calma in mattinata e poi il pomeriggio veniamo in spiaggia a vedervi surfare. Ci state?»
I quattro del Morgenstern si scambiarono rapide occhiate, poi annuirono. «Ci farà bene staccare per almeno una mattina, il dittatore Lopez ci impone ritmi inumani da quando ha iniziato a spiare la concorrenza» ci confidò Sam.
«Guarda che ti ho sentito» lo fulminò la ragazza «Io lo faccio per il vostro bene. Voglio che ci sia almeno un po’ di sana competizione per chi dovrà avere il secondo posto, perché tanto, come tutti sappiamo, sarò io a vincere.»
Nessuno ebbe da ridire a riguardo. La fiamma di determinazione nei suoi occhi parlava da sé.
Ci salutammo sul pianerottolo, diretti ai rispettivi letti per recuperare le ore di sonno perdute nei giorni passati. Sam scambiò amichevoli pacche sulle spalle con Finn e il Mohawk, mentre Kurt e Rachel si abbracciavano, ancora esaltati dal loro duetto. Blaine, mi si avvicinò timidamente e io, con la mia solita esuberanza, gli buttai le braccia al collo sussurrando: «Bada che i nargilli non ti rubino un calzino mentre dormi.»
«Non preoccuparti» mi rispose «La mia collana di tappi di Burrobirra li terrà alla larga.»
Salutai con una rapida stretta di mano gli altri due ragazzi e feci un cenno alla latina, ancora presa a parlare con Quinn.
«Aspetta» mi fermò all’improvviso «Quello non è un saluto serio» continuò, congedandosi dall’altra bionda. Io ero confusa e anche piacevolmente sorpresa da quella svolta inaspettata. Mi si avvicinò con due rapidi passi, fino a trovarmisi di fronte.
«Buonanotte Britt» disse posandomi un lieve bacio sulla guancia.
I miei occhi si spalancarono e la mia faccia divenne color peperone. Come le era venuto in mente un simile gesto? Tutto ciò accadde mentre io ero praticamente in apnea, perché i miei polmoni si erano come paralizzati.
«You take my breath away» mi sembrò di sentirla mormorare mentre si allontanava, ma classificai la cosa come allucinazione dovuta alla mancanza di ossigeno.
Varcai la soglia dell’alloggio in uno stato di ebbrezza misto al più profondo coma. Avrei voluto saltare di gioia, ma al contempo non ero padrona del mio corpo, ancora scosso dalla morbidezza di quella bocca di fuoco sulla mia pelle.
A malapena ebbi la forza di arrivare in bagno per prepararmi per la notte. Ero convinta che sarei svenuta in mezzo all’entrata per il sovraccarico di emozioni.
Salutai Finn con un abbraccio, Noah preferì lanciarmi una pacca sul sedere e farmi l’occhiolino. Mi limitai a sorridergli, contenta di poter finalmente andare a sognare i mille modi in cui avrei fatto mie le labbra di Santana.

NdA: nonostante non sia ancora passata una settimana dal capitolo tre, ho comunque deciso di caricare questo, così da avere una scusa per velocizzare anche gli aggiornamenti futuri. Ma bando alle ciance, passo ai miei soliti ringraziamenti: grazie a wislava, Jenns, xins, HeYa Shipper e Fyo per le recensioni, grazie a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite e grazie a chi ha semplicemente letto, non smetterò mai di ripetere quanto mi faccia piacere il vostro apprezzamento. Dato che ho rotto il mio schema dell'aggiornamento domenicale, posso solo dirvi aspettare il momento in cui renderò pubblico il capitolo cinque (cosa che avverrà all'inizio di settimana prossima, giusto per farvi sapere). Alla prossima.

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: GirlWithChakram