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Autore: ele superstar    05/09/2014    4 recensioni
Dopo l'apertura del negozio di Heather (Heather's shop), l'ultimo che ha aperto nell'autunno del 2014 nella bellissima città di New York, la nostra protagonista farà un incontro molto speciale con un ragazzo altrettanto speciale. Ci saranno imprevisti, tentativi di abbordaggio, guai, litigate serie e non, e tanto altro.
Heather dovrà scegliere se seguire il cuore o il cervello.
Ma per una persona acida come lei, che ha sempre seguito l'orgoglio, al posto dei sentimenti, sarà così facile?
Alejandro, invece, dovrà fare i conti con una nuova parte di sé, così come per la ragazza: essere innamorato. E per un ragazzo come lui, seducente, attraente, ma che ha sempre preferito le storie di una notte, senza sentimenti, sarà altrettanto facile?
[AxH; Accenni DxC e TxG]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Duncan, Heather, Lindsay | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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ºHer first love in the Heather’s shopº
 

Capitolo 1- Primo giorno, primi battiti di cuore.
 

[Heather’s pov]

 
Heather’s shop. Questo era il nome del mio negozio di vestiti sia per uomini che per donne.
Ed il mio nome, naturalmente, era Heather. Heather Wilson.
Dopo aver compiuto il mio ventesimo compleanno, decisi di lasciare la mia noiosa famiglia e di trasferirmi a… New York! “La grande mela”, “La città che non dorme mai”, chiamatela come volete, fatto sta che ne ero davvero entusiasta! Fu la scelta più coraggiosa, indipendente e sensata della mia vita. Il mio sogno era fare la modella, in realtà; con il mio corpo perfetto, con delle curve pazzesche ed un culo da urlo, avrei potuto anche diventarlo, ma non è successo.
Comunque sia, abbandonato quel sogno, decisi di aprire un negozio di vestiti. Ero fiera di me. Il problema era che avevo un appartamento in affitto e non avevo più soldi per pagarlo. Probabilmente avrei dovuto cercarmene un altro, ma non ce n’erano molti liberi a New York in quel periodo, nell’autunno del 2014.
Decisi di aprirlo per vari motivi: per prima cosa, era il lavoro più facile da ottenere, come seconda cosa,  in qualche modo era un lavoro molto vicino a quello di essere modella, anche se, ovviamente, non c’entrava un gran ché, ma le modelle indossano vestiti ed io li vendevo. In qualche modo un legame c’era. Come terza ed ultima cosa, avrei potuto comandare una stupida ochetta che avrebbe deciso di aiutarmi nel mestiere, e la cosa mi elettrizzava.
Adoravo essere acida con la gente, e avrei potuto esserlo particolarmente in questo caso, visto che sarei stata il suo capo. Lei, essendo una specie di esperta nel campo della moda, visto che passava probabilmente giornate intere a fare shopping, aveva il semplice compito di consigliare alla gente cosa indossare, se lo chiedevano. Io, invece, stavo alla cassa e la controllavo.
Era il primo giorno di lavoro sia per me che per quell’ochetta di nome Lindsay… ed ero già furiosa.
Lei era già in ritardo di mezz’ora! Era il suo primo giorno di lavoro e già non si era presentata in orario!
Decisi di chiamarla, e decisi di non risparmiarmi per possibili grida e insulti contro di lei.
Presi in fretta il cellulare e digitai con velocità i numeri abbastanza luminosi del mio smartphone, premendo più forte del normale a causa della rabbia.
Mi uscì il nome tra i suggeriti. Al posto di “Lindsay” avrei dovuto, d’ora in poi, cambiare il nome memorizzato in “Oca ritardataria”.
Mentre pensavo quelle cose e ridevo mentalmente, non ricevevo ancora nessuna risposta.
Scostai una ciocca di capelli corvini ribelle e me la sistemai dietro l’orecchio. Sbuffai.
Alzai gli occhi grigi e guardai fuori dalla vetrina.
-Eccoti finalmente!- Gridai chiudendo la chiamata e chiudendo la cover flip magnetica nera con un violento movimento del polso.
Lindsay stava raggiungendo l’entrata del negozio con una marea di sacchetti, da quelli piccoli a quelli enormi, che teneva stretti per le mani mentre tentava inutilmente di coprirsi dalla pioggia con un ombrellino rosa. Sorrideva.
-Scusa Heather, questa mattina sono uscita di casa, vestita e truccata, quando ha iniziato a piovere! Non avevo l’ombrello e il mascara stava colando- Il sorriso di poco prima sparì lasciando spazio ad un’espressione triste- Non potevo certo andare al lavoro in quello stato! Ah e poi dopo essere tornata a casa, preso l’ombrello e rifatta il trucco, sono uscita e ho comprato un fantastico lucidalabbra alla fragola in saldo!-
Chiusi le mani in un pugno, scavando la pelle con le unghie affilate dalla rabbia che provavo.
Non ci potevo ancora credere! Avrei voluto incenerirla con lo sguardo!
-E tu mi hai fatto aspettare mezz’ora solo per queste cavolate?!-
Mi guardò preoccupata.
-Ch-che c’è? Heathy?-
-Non chiamarmi “Heathy”! Ora torna al lavoro!!!!!!- Guardai nuovamente fuori dalla vetrina, dove c’era una coppia di sposi che stava per entrare qui. Mi guardavano straniti e spaventati, fecero dietrofront e sparirono.
-No! Aspettate! Tornate qui!!- Niente.
Evidentemente avevo gridato così forte che quelle persone mi avevano sentito da fuori.
Tutta colpa di quella babbea di Lindsay!
-Mmmh questo lucidalabbra sa davvero di fragola!- Mi girai lentamente verso di lei e la fulminai con lo sguardo. Lei ammutolì.
Non le dissi nulla. Calma. Calma. Non potevo lasciare che una stupida ragazzina rovinasse il mio primo giorno di attività.
Sentii il flebile suono della campanella di ingresso.
-Un cliente!- Mi lasciai sfuggire per sbaglio. Guardai Lindsay con severità.
-Vai, Lindsay, vai!- Le sussurrai prepotente. Presto detto, lei fece il suo lavoro. Salutò la signora che era entrata e le consigliò vari vestiti.
La guardavo attentamente. Forse non dovrei licenziarla subito, dopotutto, pensai.
Dopo un paio di minuti, la signora aveva… scelto un vestito! La mia prima cliente! Si direzionò alla cassa, dov’ero io, e pagò. Aveva scelto un magnifico vestito da sera blu notte con le spalline che toccava terra. Era molto semplice, ma molto bello.
Entrambe la salutammo entusiaste e lei uscì. Di solito non salutavo mai le persone, né le guardavo, ma ero così felice!
Nel giro di pochi secondi, sentii di nuovo la campanella d’ingresso suonare. Oh dio, altri clienti!
Questa volta erano dei maschi, ventenni come me, probabilmente, belli da togliere il fiato!
Un ragazzo con una cresta verde ed un sacco di piercing, uno con una chitarra in mano ed un altro alto, muscoloso, abbronzato, forse venticinquenne, e non sposato! Mi schiaffeggiai leggermente. Ma che dico?! Sveglia, Heather! Quest’ ultimo mi guardò e sfoggiò un sorriso bellissimo… Smettila.
In tutta risposta roteai gli occhi ed incrociai le braccia al petto. Lui non ci fece caso ed iniziò a guardarsi in giro, insieme agli altri.
Senza pensarci, lo seguii- li seguii con lo sguardo per tutto il tempo. Il tipo con la cresta mi fece l’occhiolino. Ma che vuole quello?! Pensai.
Gli diedi un’occhiataccia e lui alzò il sopracciglio pieno di piercing come se volesse sfidarmi a dirgli in faccia che lui non mi interessa.
Spostai lo sguardo nuovamente verso quello abbronzato. Mi stava fissando. Santo cielo, che hanno tutti da guardare?! Notai che prese un paio di jeans ed una maglietta rossa, continuando a guardarmi, e sparì nei camerini.
Intanto Lindsay cominciò a parlarmi, ma, disinteressata, non la guardai.
–Ehi Heather, non sono carini? Soprattutto quel ragazzo abbronzato!- Mi girai di scatto verso di lei. –Allora? Non sono carini?- Mi ripetè. Distolsi nuovamente lo sguardo.
–Normali- Mi limitai a dire.
Mi guardò di traverso.
-Che c’è?!- Le dissi arrogante. Intanto sentii quel punk gridare.
-Bella maglietta, amico!- Gli diede un cinque.
-Ti stanno bene, Alejandro.- Disse il ragazzo con la chitarra.
Alejandro… Alejandro intanto era uscito dai camerini con i jeans e la maglietta indosso.
Inconsapevolmente io e Lindsay ci ritrovammo a sbavare, vedendo i pettorali del ventenne che si intravedevano a causa della maglietta lasciata esageratamente sbottonata.
Lui mi guardò ancora e mi regalò un sorriso malizioso. Io, rossa in volta, girai lo sguardo dall’altra parte. Aleidiota, pensai.
Sentii un cellulare squillare: non era mio. Non era di Lindsay.
-Pronto?- Era di Alejandro.
Continuava ad annuire, serio.
-Okay, arrivo subito.- Chiuse la chiamata e si rivolse ai due ragazzi che lo stavano probabilmente solo accompagnando.
-Amigos, scusate ma devo proprio andare. Ci sentiamo domani- Detto questo, entrò nei camerini, si rivestì e venne verso di me con in mano i due indumenti maschili.
-Buenos dias, chica-
-‘Giorno- Dissi solo. Presi i suoi vestiti e li ficcai con poca delicatezza in un sacchetto. Glielo porsi.
-Fanno 35 dollari- Dissi freddamente.
Mi diede i soldi, ma prima che io li potessi prendere, mi afferrò improvvisamente la mano pallida, si chinò e me la baciò. Quelle labbra calde…
Mi rivolse un ultimo sorriso e, ringraziando, uscì guardandomi, la porta alle spalle, e se ne andò.
Il mio secondo cliente… Ma il primo cliente maschio, mi ritrovai a pensare.
Ed intanto… il battito del mio cuore non fu più così regolare.
 
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Ciao ragazzi, come va, tutto bene?
Sono ufficialmente... TORNATA! Che bello, eh? Una meraviglia, proprio... D: hahahah
Beh, ecco la mia seconda long! Spero con tutto il cuore che il primo capitolo vi sia piaciuto, davvero. Questo è solo l’inizio di primi guai, non è di certo la fine, come spererebbe la nostra cara Heather.
H- Cavolo...
Hahahaha. Okay, beh, al prossimo capitolo e recensite numerosi!
Ciaoooo, Ele Superstar.

  
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