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Autore: Artefenis    05/09/2014    8 recensioni
Se tendeva l’orecchio poteva ascoltare i pezzi del suo cuore che cadevano, lenti, in un abisso senza fine. Tutto quello in cui credeva gli aveva voltato le spalle: i suoi compagni, i suoi fratelli, non gli hanno teso quella mano che tanto potente diceva di essere. Non ha avuto prova della loro fedeltà. I loro occhi, che più di una volta credeva essere sinceri, adesso erano un lontano ricordo pieno d’odio.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le catene che si muovevano lente sul terreno freddo, i polsi doloranti per la loro morsa. L’oscurità abbracciava il suo corpo, il sangue lo imbrattava, il dolore lo lacerava.
Se tendeva l’orecchio poteva ascoltare i pezzi del suo cuore che cadevano, lenti, in un abisso senza fine. Tutto quello in cui credeva gli aveva voltato le spalle: i suoi compagni, i suoi fratelli, non gli hanno teso quella mano che tanto potente diceva di essere. Non ha avuto prova della loro fedeltà. I loro occhi, che più di una volta credeva essere sinceri, adesso erano un lontano ricordo pieno d’odio.
 Il torace si alzava e abbassava velocemente al ricordo di quei volti. Aveva combattuto di fianco ad essi, li aveva protetti innumerevoli volte, ma niente era servito. Niente, adesso, aveva più senso. Il niente affliggeva il suo animo.
Non c’era più traccia di sentimenti, tranne che uno: rabbia.
La rabbia gli offuscava la vista, gli macchiava il sangue di nero, gli pompava nel cuore. La rabbia era il motore che ancora lo teneva in vita. Lo faceva resistere in quel tormento.

Delle figure indefinite, con occhi di un giallo brillante, iniziarono a girargli in tondo. I suoi aguzzini, coloro che l’avevano privato della sua libertà. Li avrebbe uccisi, se solo ne avesse avuto la possibilità.
Il suono di una frusta tagliò l’aria. Il suo fiato si mozzò. Il dolore entrò in circolo. Un altro scocco. Un altro ancora, fin quando la sua schiena non divenne una tela piena di squarci.
Ma le catene più dolorose non erano quelle che affliggevano i suoi polsi o le sue caviglie, no… erano quelle che tenevano imprigionate ciò che aveva di più caro: le sue ali.
Erano chiuse su loro stesse, doloranti per il non poter  librare negli spazi infiniti del cielo.
Quelle ali che da sempre avevano sorretto il suo corpo, adesso gravavano sulla sua schiena.


Lui era un guerriero, era nato per combattere. Assimilava ogni colpo. Il capo chino, incorniciato dal biondo dei suoi capelli. Il sudore che gli scendeva incessante dalla fronte, come piccole gocce di rugiada.
Poi una di quelle creature estrasse qualcosa di lucente e affilato. Glielo puntò alla gola, costringendolo ad alzare lo sguardo. I suoi occhi azzurri inchiodarono quelli gialli. Erano due mondi opposti: uno di fronte all’altro. Ma non c’era parità in quella situazione.
Poté percepire il suo respiro gelido, quando, lentamente, gli si avvicinò all’orecchio.
«Una creatura così magnifica, così nobile... Quanto può rimanere tale, se privata del suo più grande tesoro?»
I suoi occhi si sbarrarono. Le braccia si tesero e con esse le catene. Il sangue iniziò a defluire nel suo corpo come non aveva fatto prima. Era perso, imprigionato, solo.
Quella lama lucente arrivò alle sue spalle. Quello che successe dopo fu l’umiliazione più grande che potesse subire. Le sue urla echeggiarono in ogni angolo di quel tenebroso mondo. Ogni creatura doveva sentirlo. Il suo grido era la sua promessa di vendetta.
Le ombre lo lasciarono solo, agonizzante nel suo dolore.
Alzò il capo, come se potesse vedere oltre quel soffitto nero, come se potesse oltrepassare quella fortezza e tornare oltre, nella purezza del cielo, avvolto dai raggi del sole.
«Quale amore è questo, se non salvi un tuo figlio.»
Piume bianche erano sparse ai suoi piedi. Adesso erano macchiate dal sangue della sua promessa. Non era più una creatura governata dalla luce.
Le tenebre sarebbero diventate la sua casa.
 
Ma il suo cuore iniziò a scaldarsi, come se un fuoco gli stesse nascendo dentro. Il suo respiro accelerò, divenne incandescente. I suoi occhi si aprirono e una luce bianca, potente, accecante, uscì da essi. Il suo corpo, dolorante, acquistò forza. Il sangue cessò di uscire dalle sue ferite, che divennero solo testimonianze della sua detenzione.
Non poteva descrivere quello che stava provando; ma era come rinascere.
La sua forza aumentò, fin quando le catene cedettero sotto di essa. Urlò più forte possibile, affinché tutti sentissero che era lì e si stava preparando a mantenere la sua promessa silenziosa.
Si innalzò, la luce bianca che lo avvolgeva, trapassò ogni terreno che gli impediva di tornare in alto.
Uscì dirompente, sotto gli occhi sgomenti delle ombre che, ingenue, avevano creduto di tenerlo prigioniero per sempre.
E tornò, tornò in alto; e quando le nuvole lo coprirono e i raggi del sole illuminarono ogni superficie del suo corpo, si arrestò.
Il suo corpo era nudo, il suo viso puntava in alto; era cullato tra le braccia di una forza immensa. Una lacrima gli rigò il viso: era di nuovo tra le braccia della luce, ma la sua angoscia per le ali perse era tale da farlo sentire inadeguato a ricevere quell’Amore.
E un dolore, forte, acuto, colpì la sua schiena, tanto da fargliela inarcare. Aprì la bocca, ma nessun suono uscì da essa.  Da quelle che prima erano due grandi ferite, iniziarono ad affiorare candide ali, più forti delle prime. Queste si fermarono solo quando superarono i suoi piedi e lo avvolsero completamente.

Un lampo di luce si propagò dal suo corpo e la figura che mostrò non fu più quella di un angelo mutilato.
Il suo corpo era sano, più forte che mai, vestito da un’armatura rossa e dorata. Rossa come il sangue che aveva versato, dorata come la luce che lo avvolgeva e che dimorava dentro di lui. L’elmo gli vestiva il capo, lasciando scoperta la parte inferiore del viso. I suoi occhi azzurri scintillavano sotto di esso. Le sue ali perdute si erano trasformate. Adesso  scendevano per tutta la lunghezza del suo corpo.  Gli vennero donate altre due paia di ali, che lo rendevano più maestoso di ogni altro angelo. Era potente, fiero. Aveva sofferto, ma aveva avuto la sua ricompensa.

Chiese perdono nel suo cuore per aver dubitato dell’amore di suo Padre.
I suoi fratelli iniziarono ad emergere, come un esercito, uno dopo l’altro, prendevano posto al suo fianco. Ed ebbe un fremito quando pensò di aver provato rancore verso i loro volti. Ma loro stavano solo aspettando il suo ritorno.
Il suo sguardo si abbassò, nei meandri della Terra. Le ombre che dapprima avevano tenuto in pugno la sua vita, ora tremavano per la loro.
Un sorriso fiorì sul suo volto.
Era tornato.
   
 
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