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Autore: Defiance    05/09/2014    1 recensioni
Ivy e Natalie sono cresciute insieme.
Nel corso dei loro sedici anni, hanno costruito la vita che desideravano da bambine, quella che tutte le ragazze sognano.
Sarà una notte a sconvolgere per sempre la loro esistenza.
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Dalla fanfiction: "Amare è distruggere ed essere amati è essere distrutti. Non te lo ha mai detto nessuno, Jace Herondale?"
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N.B. Nella mia storia le cose sono leggermente diverse dai libri originali.
Ad esempio, Jace è figlio di Amatis, Sebastian è buono... scoprirete il resto
leggendo! Spero di avervi incuriositi e mi raccomando, recensite!
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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6

Alec







“Credi sul serio che sia il caso, qui all’Istituto?”
Magnus Bane lo guardava con gli occhi da gatto accesi dal desiderio.
Alec ricordava bene il giorno in cui lo aveva conosciuto.
Era stato ferito da un Demone Superiore e quando all’Istituto era corsa la voce del trasferimento del Sommo Stregone di Brooklyn, lo avevano chiamato immediatamente e lui non si era fatto desiderare.
A quanto pare, conosceva bene Amatis; forse conosceva bene tutti gli Herondale e si era sempre chiesto se non avesse dei trascorsi con altri Lightwood, perché all’inizio non mancavano mai riferimenti ai suoi antenati.
Non sapeva effettivamente molto del passato di Magnus, ma aveva imparato a non fare domande, anche se gli costava molto; un giorno, quando sarebbe stato pronto, lui gli avrebbe rivelato tutto, ne era certo.
E non ci sarebbe stato bisogno di chiedere nulla.
Magnus aveva salvato Alec in tutti i modi immaginabili: innanzitutto, respirava ancora grazie a lui; poi, aveva trovato il coraggio di dichiarare la sua omosessualità, grazie a lui e, soprattutto, aveva imparato cosa volesse dire amare, ad avere fiducia nel prossimo, ancora grazie a lui. 
“Per me è sempre il caso, Alexander” rispose divertito lo stregone, sfilandogli la maglietta con una lentezza che ferì lo Shadowhunter come se fosse stato uno strumento di tortura cinese.
Lo baciò; lo baciò intensamente, uno di quei tocchi, - o meglio scontri -, di labbra destinati a prendere fuoco... se i tuoi amici non avevano un tempismo perfetto e l’abitudine a rovinare ogni momento eccitante o comunque bello della tua vita, ovviamente. 
La voce di Jace aveva infatti riempito la sala d’ingresso, il che vuol dire che, giustamente, il rimbombo del suono era arrivato fino al suo ufficio.
Alec sospirò rassegnato.
“ Non chiamarmi Alexander” ripetè stancamente per l’ennesima volta, “torno subito”

“Di nuovo voi?” domandò, corrugando la fronte.
“Scusa il disturbo” borbottò quella che ricordava chiamarsi Natalie.
“Ma Jace ha insistito per portarci di nuovo qui, credimi, non ci tenevamo nemmeno noi” 
Il suo parabatai sorrise.
“Oh, non è arrabbiato, è solo infastidito. Quella faccia la conosco, mi sa tanto che abbiamo interrotto un incontro a luci rosse. Magnus è qui, vero?”
“Taci, Jace” gli intimò Alec, ma effettivamente non lo prese a pugni quando scoppiò a ridere.
Non lo avrebbe fatto mai e non perché probabilmente non avrebbe avuto la meglio su di lui, ma perché non avrebbe mai picchiato il suo parabatai... anche se qualche volta se lo meritava e in quei casi si limitava a costringerlo a guarire da qualche ferita come gli umani.
“Cos’è successo, stavolta?”
Aveva il sospetto che il suo amico le avesse riportate all’Istituto senza alcun motivo, perché era chiaramente interessato ad Ivy, ma poi il suo sguardo si fece serio e capì che si sbagliava.
“Sono state attaccate di nuovo. Al Pandemonium”
Gli occhi blu di Alec guizzarono sulle due giovani.
Cos’avevano di così speciale da suscitare l’interesse dei demoni?
“Non dovreste frequentare quei locali. È una specie di ritrovo per punk, emo, Nascosti e molto spesso anche demoni” disse, lo sguardo ora fisso in quello di Jace.
Era come se riuscissero a parlare senza usare le parole; era così solo con lui.
Uno dei tanti motivi per cui erano poi diventati parabatai.
Sebastian ed Isabelle rientrarono proprio in quel momento, interrompendo la loro ‘conversazione muta’.
Le loro risate si smorzarono non appena videro le due ragazze.
“Natalie...” mormorò sorpreso lui, un’espressone che chiedeva chiaramente spiegazioni a Jace, il quale si limitò a scuotere la testa.
“Io sono Isabelle. L’altra volta non abbiamo avuto occasione di presentarci, sono la sorella di Alec” esclamò lei, stringendo loro le mani.
Le due risposero con un flebile ‘piacere’. 
Alec dovette trattenersi dal ridere; era abituato a vedere ragazze intimidite dalla sorella, lei era stupenda.
Aveva, ovviamente, un corpo perfetto e una personalità particolare; era forte e sicura di sé e bellissima; spesso e volentieri scontrosa, ma dopo una vita passata a spezzare cuori finalmente aveva trovato qualcuno in grado di meritare il suo. 
Brutto a dirsi, ma avevano tutti scommesso sul cuore spezzato di Simon.
Alec, tuttavia, non gli aveva ancora spezzato nulla solo per due motivi: primo, avrebbe infranto le leggi del Conclave, secondo, Izzy avrebbe ucciso lui.
Era bravo, per carità, la trattava come se fosse fatta del materiale più prezioso al mondo, ma scoprire tua sorella a fare giochetti erotici con il fidanzato non è una cosa che tutti i ragazzi sognano, insomma; specialmente nella propria camera da letto.
E così, ad Alec veniva un tic nervoso ogni volta che sentiva le parole ‘Lord’ e ‘Montgomery’, o peggio ancora tutte e due assieme; il che era un problema, visto che la famiglia che abitava dietro l’angolo dell’Istituto si chiamava proprio così.
“Jace, dobbiamo parlare” disse Alec e invitò il compagno a seguirlo.

Si intrufolarono nell’infermeria, perché era la stanza più vicina, ma anche perché era sicuro che Magnus stesse architettando qualcosa di strano nel suo ufficio e non aveva la minima intenzione di diventare la musa ispiratrice delle battute di Jace Herondale.
“Perché i demoni sono così interessati a loro? E perché proprio ora?” 
“È quello che voglio scoprire anche io” 
Il biondo aveva le mani strette in un pugno, così forte che le nocche gli erano diventate ceree. 
Alec gli posò una mano sulla spalla e parlò in maniera apprensiva.
“Ascolta, Jace. So che Ivy ti piace, che vuoi proteggerla... e ti assicuro che non le accadrà nulla di male, non solo perché sarai tu a prenderti cura di lei, - e io lo so, Jace, lo so che lo farai e non c’è nessuno più capace di te nel farlo -, ma anche perché ci saremo noi con te” 
“Grazie, Alec”
Non c’era più traccia della gelosia che aveva per anni accompagnato la vita del giovane Lightwood; o meglio c’era, ma non più per Jace, era per Magnus.
Aveva avuto una cotta per il suo parabatai per così tanto tempo ed era stata una cosa così stupida non solo perché era legalmente impossibile, ma anche perché non aveva mai conosciuto nessuno più etero di lui.
“Devono restare all’Istituto. Per qualsiasi motivo i demoni le vogliono, non possiamo permettere che le catturino. Indipendentemente da quello che tu e Sebastian sentite per loro”

Alec e Jace avevano discusso per circa mezz’ora sul modo in cui avrebbero potuto coprire le due ragazze con i genitori, poi, quando finalmente il piano era diventato privo di punti deboli, si erano ritirati nel soggiorno, dove Isabelle e Sebastian stavano mostrando a Ivy e Natalie degli album.
Jace sorrise sornione quando notò che, non appena aveva messo piede nella stanza, la giovane aveva alzato lo sguardo verso di lui e poi lo aveva distolto arrossendo.
Stavano guardando le foto del Circolo; Amatis doveva averle conservate.
Alec percepì il suo parabatai irrigidirsi al suo fianco e lo seguì con lo sguardo mentre si avvicinava al gruppetto.
“Fermo” disse a un tratto Natalie, bloccando la mano di Sebastian che sussultò leggermente al contatto.
Tutti i presenti si guardarono sconcertati.
“Ehi, io quello conosco!” esclamò subito Ivy, rendendo la situazione ancora più inquietante.
“Ivy non... non è possibile” mormorò con un film di voce Isabelle.
“Ve lo giuro!” insistette a quel punto Nat, scambiando uno sguardo d’intesa con l’amica; lo ricordavano perfettamente, come fosse ieri.
“Quello è... quello è Valentine” annunciò loro Jace, guardando con la coda dell’occhio Sebastian che era come pietrificato, pallido come un cencio.
“Quello è Valentine?” ripetè Natalie, spalancando la bocca.
“È morto” enunciò gelidamente Sebastian.
Stringeva i bordi del tavolo con tanta forza che Alec pensò si sarebbe sbriciolato da un momento all’altro.
La tensione nella sala era estenuante, soffocante. 
“Te lo giuro, Jace! Te lo giuro, era il nostro istruttore di scherma! Jace credimi, ti supplico!”
Ivy scuoteva il ragazzo con forza, le lacrime che minacciavano di venir fuori da un momento all’altro. 
Sebastian si allontanò dalla stanza senza dire una parola e Natalie, avendo letto il cognome di Valentine, aveva probabilmente capito che quello fosse suo padre e gli corse dietro.
Così, per istinto, immaginò Alec; lui le era stato vicino quando lei era stata catapultata nel loro mondo, sicuramente ora lei voleva esserci per lui, ora che il suo mondo stava per crollargli addosso.
Jace, intanto, continuava a fissare Ivy con occhi sgomenti.
“D’accordo allora” concesse lei, “Vieni con me”.
Lo prese per mano e lo trascinò fuori dall’Istituto.
Alec vide chiaramente delle lacrime silenziose solcare il suo viso.
Ivy sta male quando qualcuno a cui tiene non le crede.
E anche se probabilmente rifiutava di ammetterlo a sé stessa, provava qualcosa per Jace Herondale.
Alec lo sentiva, lo vedeva.

  
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