Castello
di Granpian Scozia 23 Dicembre1523,
La mano mi trema. Non so neanche da dove iniziare, ne cosa
dire. Cosa si
può dire, ha una persona che non conoscerai mai? Scusa.
Forse è l’unica parola
esatta da scrivere. Perdono, è ciò che ti chiedo,
figlia mia. Per non averti
potuto crescere, per non averti potuto amare, per non averti potuto
salvare da
una società maschilista. Ma in fondo, io come tante, non ho
avuto la
possibilità di scegliere. Sono stata intrappolata in un
matrimonio di
convenienza, deciso da mio padre. Non mi sono lamentata, non me ne sono
neanche
accorta. In fondo, era una consuetudine, era una cosa giusta. Nulla di
più
errato. Mai nessuno ti dica cosa fare, o a chi obbedire figlia mia.
Devi obbedienza
al tuo re, al tuo stato, e a tuo padre, ma soprattutto al tuo cuore. La
vita è
troppo breve, per sprecarla dietro alle ambizioni di uomini che non ti
rispetteranno
mai. Per loro sarai sempre un bell’oggetto.
Nient’altro.
A
tredici anni andai in sposa a Itachi Knight, segretario di stato sotto
Herico
VIII, era già un buon patito all’epoca delle
nostre nozze. Non lo conoscevo.
Non l’amavo. Non lo volevo. Ma non ho avuto alternativa, come
purtroppo, non l’avrai
tu. Magari, se mi fossi sforzata, avrei anche potuto imparare ad amare
quel
marito tanto più vecchio di me, ma non ci provai neppure.
Perché incontrai lui.
Suo fratello. Il tuo vero, e unico padre. L’uomo che stasera
morirà al mio
fianco, tra questi tristi boschi Scozzesi in cui sono cresciuta, tanto
diversi
dalla sfarzosa Londra dove l’ho conosciuto. Ha scelto lui di
rimanere al mio
fianco. Dicono che sembrerà un incidente. Tutto pur di
salvare la reputazione. E, la
mia va salvata, perché sono una Seymour e non ho
nient’altro. La mia famiglia è
solo un nome. E figlie. Che, danno vita a una fitta rete di matrimoni,
più o meno
convenienti che eleveranno la fama del
nostro illustre cognome.
Perdono.Ecco casa ti chiedo.
Ma ciò che ho
fatto, non l’ho fatto intenzionalmente.
“Si
prende solo ciò che è pronto per essere
preso”…me lo ripeteva sempre mia madre.
Dio l’abbia in Gloria. E presto, la
raggiungerò. Non posso fare a meno di
immaginarti. Hai i miei occhi? Grigi come un pomeriggio
d’inverno? O quelli di
tuo padre, color notte? Non lo so. Se esiste davvero un paradiso, ti vedrò da li. Ma
ormai, dubito di tutto. Ma
non pensare, mia cara, che io abbia rimpianti, a parte quello di non
poter
vederti crescere. Sono stata felice, e ho vissuto intensamente i
migliori anni
della mia vita. Mi auguro che tu possa fare lo stesso, ma che tu sia
abbastanza
cauta e intelligente da evitare di fare la mia stessa fine. Ti ho lasciato tra braccia
amorevoli. Ti ho
abbandonato alle cure della mia dama di compagnia, alla quale, ho fatto
un
grande torto. Eppure mi ha perdonato.
Leggi
bene questa lettera, figlia mia, perché sarà
tutto ciò che potrò lasciarti in
eredità. Sarà tutto ciò che insieme a
te, sopravvivrà di me. Ti voglio
raccontare la storia di una vita e di una nascita. La mia. La
tua. La
nostra. Mentre il
cielo si fa partecipe del mio lutto, e le sue lacrime battono alla mia
finestra,
io impiego le ultime ore della mia inusuale vita per te. Con tante
scusa per
averti potuto dedicare tanto poco. La mia storia inizia nel 1493,
durante quelli
che poi saranno gli ultimi anni del regno di EricoVII, in questo stesso
castello, in una nebbiosa mattina di autunno…
Fatto. Io che di solito Sono una
NaruHina convita, faccio l’eretica
e creo la mia prima e ultima Sasuhina….commentate
….un bacio sonny