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Autore: Lucreziaaaas    05/09/2014    0 recensioni
Caroline era fin troppo complicata anche per il migliore degli psicologi. Caroline era in un mondo a parte, lei era una stella non ancora scoperta.
Harry amava stare in mezzo alla gente e al caos, forse troppo preoccupato che il silenzio potesse affiorargli quegli ostacoli della sua vita fin troppo dolorosi persino da menzionare. Tutto ciò che cercava in una ragazza non era l’amore, lui voleva solo divertirsi e provare piacere. Era sfrontato, era sicuro di se, pieno di fascino da morire.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Caroline. Odiava il suo nome. Robinson. Odiava ancora di più il suo cognome, ma ciò che odiava davvero era dover firmare qualche subdolo documento e scrivere il nome e il cognome per intero. Odiava anche il fatto che essendo destinata ad un cognome così lungo, i suoi genitori le avessero dato un nome altrettanto lungo. Pensava a quando alle elementari doveva firmare un disegno e ci metteva sempre il doppio a scriverne il nome, al contrario della sua vicina di banco, che, chiamandosi Joy Lee, riusciva sempre a consegnare i disegni prima di lei. Caroline tendeva a complicarsi la vita più di quanto fosse possibile. Lei diceva di essere apatica e che ogni sentimento dovesse essere abolito. Pensava inoltre che la gente dovesse girare nuda e che i vestiti non dovessero esistere; in questo modo si sarebbero estinte tutte quelle differenze tipiche delle classi sociali. Quella Joy Lee, con quel nome così corto, le aveva lasciato un brutto ricordo nella sua infanzia. Caroline non vestiva firmata e quella terribile Joy non perdeva occasione per farglielo notare. Ma ora Caroline era cresciuta, aveva già diciotto anni, un traguardo che sembrava così terribilmente lontano. Caroline non sapeva sorridere e lo faceva davvero raramente, ma più gli anni passavano e più il suo sorriso tendeva ad affievolirsi più di quanto non lo fosse già. Caroline aveva un tatuaggio sul polso, recitava “emotionless” e quando sua madre l’aveva visto, non le aveva permesso di andare alle feste per circa cinque mesi. Caroline usava il suo corpo per divertimento, amava non rivedere più le persone che passavano di continuo sotto le sue lenzuola, eppure Caroline si sentiva così vuota che nemmeno le sue convinzioni riuscivano a placare quella voragine. 

Harry Styles frequentava l’ultimo anno nella stessa scuola di Caroline. Lui amava stare in mezzo alla gente e al caos, forse troppo preoccupato che il silenzio potesse ricordargli tutti quegli ostacoli della sua vita fin troppo dolorosi persino da menzionare. Harry in fondo aveva le stesse convinzioni di Caroline, tutto ciò che cercava in una ragazza non era l’amore, lui voleva solo divertirsi e provare piacere. Era sfrontato, era sicuro di se, pieno di fascino da morire. Caroline era andata a letto con Harry e infondo era tutto ciò che volevano. Il problema a cui entrambi probabilmente non riuscivano a smettere di pensare era proprio la cosa che li spaventava maggiormente. 

Harry e Caroline ormai avevano preso come abitudine quella di andare a letto insieme. Caroline era sempre stata opposta all’idea di dover condividere per più di una volta quell’esperienza con qualcuno. Il fatto che ormai per lei ed Harry fosse diventata una cosa piuttosto scontata la rendeva preoccupata. 

 

 

 

Quella mattina la sua voglia di stare in un’aula ad ascoltare tutta la vita di Shakespeare era pari a zero. Mordicchiava la biro senza prestare attenzione al professore che continuava a parlare emozionato all’idea di riportare in vita una personalità così importante come William Shakesperae. Harry era due banchi avanti a lei e ogni tanto lo vedeva voltarsi e regalarle uno sorriso sghembo, che tutto era meno che dolce. Era un sorriso malizioso e ormai lei aveva imparato a conoscerlo perfettamente. Sbuffò tornando a mordere quella povera biro che era diventata il suo bersaglio quel giorno. La frangia spettinata le ricopriva malamente la fronte e la sua grossa felpa lasciava intendere che quel giorno non avrebbe voluto trovarsi al di fuori del suo letto caldo. Al suono della campanella sentì due braccia muscolose afferrarla mentre rimetteva i suoi libri immacolati nello zaino.

«Robinson, buongiorno»le sussurrò Harry all’orecchio mentre una scia di brividi, che lei ignorò, le attraversava la schiena. Si ritrovò a pensare che quel ragazzo riusciva a scatenarle quella reazione nonostante la sua felpa fosse davvero pesante e in grado di isolare del tutto il suo corpo da agenti esterni. Ma Harry non era una calamità naturale o un temporale, Harry aveva il potere di scioglierla, nonostante Caroline non l’avrebbe mai ammesso.

«Ciao» disse lei cercando di liberarsi da quella specie di abbraccio.

«Che c’è? Shakespeare non ti ha emozionata?» continuò lui non demordendo dal togliere le sue braccia dai fianchi della bionda.

«Dai Harry non è giornata» si lamentò lei.

«Sai Caroline, ultimamente per te non è mai giornata.»Sbuffò lui spettinandosi i capelli e lasciando finalmente la presa sul corpo della ragazza.

A Caroline si ghiacciò il sangue nelle vene, non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno a se stessa, nemmeno al pupazzo che conservava dai tempi dell’asilo e al quale confidava davvero tutto, sapendo che tanto non avrebbe potuto spifferare nulla a nessuno. Caroline aveva capito che Harry non le era per nulla indifferente e l’idea che lui, oltre a lei, andasse a letto con altre ragazze la faceva incazzare e non poco. Perché Caroline da quando se la “spassava” con Harry non era più riuscita a frequentare il letto di altri ragazzi.

«Senti vattene okay?» Si spazientì lei cercando di andarsene. La classe si era svuotata lasciando Harry e Caroline da soli e in balia di quel discorso, tanto inutile quanto importante.

«Oggi?» Chiese lui ignorando le finte proteste di Caroline.

«Oggi devo studiare»mentì lei atona puntando il suo sguardo verso una delle finestre della classe che mostravano il cortile interno della loro scuola innevato.

Harry semplicemente alzò le spalle e lasciò l’aula. Harry Styles era un maschio, Harry Styles non avrebbe mai capito il comportamento di Caroline. Lei era fin troppo complicata anche per il migliore degli psicologi. Caroline era in un mondo a parte, lei era una stella non ancora scoperta.

Il resto della mattina fu un vero incubo per colpa dei suoi pensieri che stavano prendendo una piega decisamente troppo assurda, lei non si era mai sentita così e ancora di più Caroline rifiutava il fatto di doversi sentire così scombussolata per un ragazzo. A undici anni aveva promesso a Bubby (il suo pupazzo a forma di Falco) che non si sarebbe mai innamorata, a quindici gli aveva confessato che l’amore non avrebbe mai fatto parte della sua vita e a diciotto si era messa a ridere davanti a Bubby dicendogli che i suoi genitori si stavano separando e questa era la conferma che l’amore era una stupida cavolata inventata da un pazzo con gli occhiali e un cappello strano.

Quando rientrò a casa, sua madre non c’era. Era un’infermiera e difficilmente aveva turni normali. Era dal giorno precedente che non la incrociava per casa, non che le dispiacesse poi. 

 

 

 

Harry era rientrato nel suo appartamento terribilmente nervoso e aveva persino riposto male al suo coinquilino Louis. Aveva deciso che guardare uno stupido programma alla tv fosse più divertente che mangiare qualcosa che poi non l’avrebbe soddisfatto. Sapeva che la causa del suo umore aveva le sembianze di una ragazza bionda, alta con un fisico che faceva invidia alle migliori modelle. Sbuffò ripetutamente senza nemmeno rendersene conto. “Che cazzo di problema aveva quella?” si ritrovò a pensare mentre in tv proiettavano la pista di rally più pericolosa d’Europa. 

«Ehy amico, che ti succede?» Il suo coinquilino si sedette al suo fianco rivolgendo quella domanda a cui Harry non avrebbe mai risposto con sincerità.

«La scuola mi uccide» blaterò a caso sperando che Louis se la bevesse.

«Non porti più ragazze a casa eh..» quel tasto dolente non doveva essere menzionato.

Harry abbassò lo sguardo e sentì una morsa allo stomaco. Caroline. Ma che cazzo di pensieri faceva? Caroline ci sapeva fare a letto ma era esattamente come tutte le altre ragazze che erano state tra le sue lenzuola. Non aveva nulla di speciale. Sperò che quelle sue convinzioni potessero farlo rinsavire.

«Ti sbagli»annunciò Harry alzandosi dal divano per raggiungere il silenzio della sua camera che poi sarebbe stato sovrastato dalla sua musica.

«Harry non vai nemmeno più alle feste che ti succede?» Non si arrese Louis.

«Senti Lou non mi va di parlarne okay?» Disse Harry ormai senza pazienza.

«Va bene, ma se si tratta di una ragazza, beh Harry vai da lei e fatti valere..»ammiccò l’altro. Louis era sempre stato terribilmente furbo e perspicace e aveva imparato a gestire gli sbalzi di Harry. In fondo era come un’ancora di salvezza per la testa fin troppo bacata di Harry.

Vai da lei e fatti valere. Quelle parole gli rimbombavano in testa mentre le note di Numb dei Linkin Park risuonavano nella quiete della sua stanza. E con uno scatto si tirò su dal letto, infilò i jeans che aveva precedentemente scagliato a terra e afferrò il suo profumo. Si spruzzò la fragranza di One Million e uscì di casa, ignorando l’occhiata di Louis che sorrise senza farsi vedere da Harry.

Harry metteva il profumo solo quando andava alle feste o comunque per occasioni speciali e ora se l’era spruzzato senza avere niente di particolare da fare. Ma forse una visita a Caroline era considerata speciale per lui.

Quando arrivò davanti a casa della bionda suonò ripetutamente il campanello, si ripeté mentalmente che era ormai una settimana che non andava a letto con una ragazza e doveva agire immediatamente, perché non ne poteva più. I suoi pensieri risultavano ridicoli persino a lui essendo consapevole che quella non era proprio la motivazione per cui ora si trovava davanti a casa Robinson impaziente di incrociare quegli occhi neri così belli.

«Harry» disse lei aprendo la porta e rimanendo un po’ spiazzata vedendolo lì fuori.

«Ciao, ho pensato che potremmo riprendere le nostre abitudini»disse lui cercando di mantenere il tono della sua voce fermo. Sapeva che Caroline era astuta e se avesse commesso anche solo un passo falso, lasciando trasparire qualcosa di insolito, lei se ne sarebbe accorta.

«Entra» ammise lei lasciandogli lo spazio necessario per varcare la soglia di casa.

Caroline fu travolta da un’ondata di profumo proveniente da Harry, lo conosceva bene il suo profumo, l’aveva sentito a tutte quelle feste a cui era stata invitata e nelle quali era stata con Harry. Le sue guance si tinsero di un rosso purpureo e le sue gambe tremarono per una frazione di secondo.

«Allora..» iniziò lui voltandosi verso di lei.

«Allora..»lo imitò lei lasciandosi sfuggire un mezzo ghigno malizioso. Harry Styles aveva un fascino che neanche il più affascinante degli uomini poteva avere. Era una visione celestiale, il suo angolo di paradiso, la sua oasi nel deserto. Caroline non aveva mai formulato quei pensieri in vita sua e questo la faceva incazzare ancora di più. Non avrebbe mai ritirato tutte le parole dette a Bubby, l’amore non esisteva.

Harry le si avvicinò sfiorando le sue labbra con quelle della bionda e incrociando le braccia sui suoi fianchi, le era mancata. Caroline si avvinghiò quanto più le fosse possibile a lui stringendo i suoi capelli con le dita affusolate. Ci misero poco prima di confondersi in un bacio da togliere il fiato, quel bacio che entrambi bramavano ormai da una settimana. Ma era un bacio diverso si trovarono a pensare entrambi, non era un bacio che sapeva di desiderio e bisogno, era un bacio che aveva una parvenza dolce, era lento e terribilmente passionale. Si diressero silenziosamente nella stanza di lei continuando a baciarsi e lasciando cadere qualche indumento mentre le mani di Harry cercavano incessanti il corpo di Caroline. Come quasi sempre succedeva lei si sciolse sotto le attenzioni del ragazzo; e quando Caroline si trovò sotto di lui nel suo letto non riuscì a non farsi scappare un sorriso mentre il ragazzo la penetrava lentamente. Dio se le era mancato.

«Perché sorridi?» La domanda di Harry non tardò ad arrivare, mentre con la bocca torturava il collo della ragazza.

«Mi fai ridere» disse lei socchiudendo gli occhi per il piacere che solo lui era stato in grado di procurarle fino ad ora.

«Non pensavo che un giorno ti avrei vista sorridere..»sussurrò lui con la voce roca ormai intrisa di desiderio. Caroline si irrigidì ma tentò di non darlo a vedere. Era vero: purtroppo il sorriso di Caroline era nascosto chissà dove. Difficilmente aveva un’espressione ilare o serena in volto e difficilmente si lasciava andare ad una risata. 

Nessuno dei due proferì altre parole godendosi appieno quel momento che sembrava capace di mandare in estasi entrambi in un modo sconosciuto prima di allora. Le gambe intrecciate, i corpi sudati, le mani strette tra loro, i loro sguardi incatenati e le labbra che si sfioravano a distanza di pochi secondi.

«Harry..»disse lei lasciando che il piacere la facesse del tutto priva di coscienza. Lui rispose con un bacio da togliere il fiato ed entrambi si accasciarono affiancati ancora scossi da quell’esperienza che era tanto solita quanto rara per loro. Sapevano che stava cambiando qualcosa e il loro fare l’amore ne era stata la prova. Quei brividi e quelle emozioni non le avevano mai sentite così amplificate prima di quel pomeriggio. 

Caroline ebbe per la prima volta la sensazione di non essere stata usata per uno scopo di solo piacere. Per la prima volta sentiva che quel rapporto non era stato poi così sbagliato, non si sentiva vuota come invece spesso succedeva.

Harry dal canto suo si ritrovò a pensare che un pomeriggio come quello non avrebbe mai più ripetersi data la sua perfezione. Erano state troppo forti quelle emozioni da poter essere simulate di nuovo. Si ritrovò anche a pensare che nessun altra ragazza sarebbe mai stata al pari di Caroline. Della sua Caroline.

«Robinson mi devo sentire onorato? Stai sorridendo ancora»la riprese Harry mentre Caroline tentava di girare il volto in modo che Harry non potesse più vedere il sorriso ebete dipinto sulle sue labbra e il luccichio che aveva negli occhi.

Harry sorrise e si posizionò su di lei cercando di farle girare il viso. Più quella situazione continuava e più i due si lasciarono sfuggire una serie di risate amplificate dal solletico che usavano come arma per difendersi e quando in mezzo a tutto quel divertimento Harry le rubò un bacio, lei sentì di aver perso. Perso tutte le sue convinzioni, persa la sua sicurezza, perse le promesse che aveva fatto a se stessa e a Bubby. 

Harry non seppe esattamente dire cosa successe a lui quel pomeriggio, ma era qualcosa di così intenso che non avrebbe potuto neanche esprimerlo a parole. 

Harry e Caroline erano due orgogliosi che non avrebbero mai mostrato le debolezze l’uno all’altra, non avrebbero mai confessato che quel pomeriggio era stata come una boccata d’aria fresca nelle loro vite. Avrebbero mantenuto per se stessi quelle emozioni non condividendole mai con nessuno (neanche con Bubby si ripeté mentalmente Caroline). Entrambi erano della convinzione che quando una cosa veniva detta ad alta voce diventava inevitabilmente vera.

 

 

 

La mattina seguente Caroline era in parte contenta di varcare il cancello della sua scuola, non le importava se il professore avrebbe continuato a parlare delle opere di Shakespeare e non le importava nemmeno il fatto di non aver fatto i compiti di matematica. Era semplicemente contenta e non riusciva a spiegare il sorriso stampato in volto di prima mattina, ovvero il momento peggiore della giornata in cui sorridere. Sperava in cuor suo di incontrare quegli occhi verdi che non vedeva dal pomeriggio precedente. Non lo ammetteva però, era ferma sulle sue idee e scacciava ogni brivido che le veniva vedendo un ragazzo che poteva assomigliare vagamente ad Harry. La delusione però si fece spazio in lei quando entrando in classe lui non c’era. E non c’era nemmeno nel laboratorio di chimica e neanche in mensa. Quando fu ora di tornare a casa decise di fermarsi a sbirciare l’allenamento di basket, che sapeva essere una tappa fissa per Harry, ma lui non c’era nemmeno lì. La stessa cosa successe il giorno dopo e quello dopo ancora. Caroline sperava che non fosse successo nulla di grave, sperava di rivederlo il prima possibile e sperava di avvinghiarsi a lui nella prima occasione disponibile. Ma più i giorni passavano più lei si sentiva morire non vedendo più quel riccio che tanto odiava per averle fatto provare quelle emozioni così pure e inverosimili per una come lei. Il vuoto che Harry era stato in grado di colmare dentro di lei quel famoso pomeriggio, stava diventando una voragine di dimensioni cosmiche e Caroline stava persino riperdendo quel sorriso così difficile da scovare ma che era riuscita a mostrare svariate volte a lui. Era tentata di presentarsi a casa sua con la scusa più banale del mondo come i compiti di letteratura ma sapeva che ad Harry di quelle stupide mansioni non importava nulla. L’avrebbe chiamato, si era decisa, la sera stessa. Un tentativo doveva farlo. Ma l’orgoglio che dimorava in lei però ebbe la meglio. 

Durante l’ennesima mattina di scuola senza Harry, si sentì picchiettare sulla schiena da qualcuno. Quando si girò vide la figura di un ragazzo castano con un mezzo sorriso in volto e un paio d’occhi blu mare.

«Sei tu Caroline Robinson?» Chiese con una voce terribilmente rassicurante e sfumata di simpatia.

«Sì..» rispose lei non riuscendo a ricordarsi dove avesse già incontrato quell’espressione furba.

«Sono Louis Tomlinson, ma forse se mi presento come coinquilino di Harry Styles rendo meglio l’idea..»le spiegò lui gesticolando. Ora era tutto più chiaro per Caroline.

«Ah certo..»rispose lei sperando che quel Louis potesse dirle qualcosa riguardo ad Harry senza che lei lo chiedesse esplicitamente.

«Volevo solo dirti che lui non sta bene, è dalla sua famiglia a Sheffield e credo che potrebbe gradire la tua presenza in questo momento» a Caroline si gelò il sangue nelle vene e per una volta pensò di mandare a quel paese il suo orgoglio.

«Cos’ha? Che gli è successo? Lui sta.. Lui sta bene?» Chiese con la voce ormai rotta dall’agitazione.

«Lui ha semplicemente bisogno di qualcuno ora. Sta affrontando un periodo un po’ difficile..»ammise Louis. Caroline annuì decisa a raggiungere Harry quel pomeriggio stesso, Louis le lasciò l’indirizzo. In fondo Sheffield era solo a due ore e mezza di treno da Londra. Saltò l’ultima ora di matematica e si diresse a casa raccattando tutto ciò che potesse rivelarsi utile. Quando chiamò sua madre per avvisarla, la segreteria non le permise di parlarle, così le lasciò un post it sul tavolo della cucina annunciandole il suo viaggio improvviso. Sapeva perfettamente che sua madre sarebbe andata su tutte le furie ma in quell’istante era l’ultimo dei suoi problemi. 

Durante quell’infinità di tempo passata in treno si accorse che le sue unghie erano miserabilmente scomparse e le sue labbra erano gonfie e rosse, Caroline pensava che la sua agitazione potesse sfogarsi solo mangiandosi le unghie e mordendosi le labbra. I capelli erano spettinati e la sua frangia era accantonata da un lato della fronte, le mani fredde e bianche e la gola troppo chiusa per poter sperare di riuscire a parlare. Una volta arrivata a Sheffield, prese il taxi che la condusse esattamente all’indirizzo datole da Louis. Era una villetta bianca uguale a tutte le altre, l’unico particolare che la differenziava dalle altre era una grossa altalena nel giardinetto davanti. Suonò il campanello facendosi coraggio e sentendo la curiosità sempre più vicina all’esplosione. Cosa stava succedendo ad Harry? Al suo Harry? Perché Harry e Caroline si erano visti nudi e sapevano come provocarsi piacere a vicenda ma si era sempre trattato solo ed esclusivamente di quello. Harry e Caroline erano terrorizzati dalle cose reali, Harry e Caroline vivevano in un mondo astratto in cui non esistevano impegni e responsabilità, in cui i dizionari non contenevano la parola ‘amore’ e in cui le relazioni non erano altro che accordi di sesso. Harry e Caroline non si conoscevano affatto, lei non sapeva quale fosse il suo colore preferito e lui non sapeva che Caroline era allergica al cioccolato. Ma era come se fossero due calamite con poli opposti, era come se l’uno fosse perso senza l’altra; ma non se n’erano ancora resi del tutto conto.

La porta si aprì dopo quelli che parvero anni e non una semplice manciata di secondi. Una ragazza dai capelli lilla le si parò davanti. Quando le sorrise non ebbe dubbi a capirne l’identità, stesso sorriso e stesse fossette di Harry. 

«Ciao» disse la ragazza. «Posso aiutarti?» Continuò lei mantenendo un sorriso rassicurante sulla labbra.

«Sì, sto cercando Harry»tentò di dire Caroline le cui parole sembravano non voler essere emesse dalle sue corde vocali.

«Entra, immagino tu sia la sua ragazza»sentenziò la ragazza mostrandole un ampio salotto con due candidi divani in pelle color panna.

«No, io sono solo Caroline»ammise Caroline pentendosi l’attimo dopo di quella frase così terribilmente assurda. Come se la sorella di Harry sapesse della presenza di Caroline nella vita del fratello.

«Oh, sei tu Caroline? Ti immaginavo con i capelli rossi e le lentiggini»ridacchiò lei. Forse Caroline si sbagliava, Harry aveva parlato di lei alla sua famiglia. Qualcosa le fece accelerare il battito cardiaco.

«Gemma chi era?» Una voce roca, quella voce roca arrivò dal piano di sopra. A Caroline venne la tentazione di iniziare a correre fuori da quella casa pensando di aver fatto l’errore più grande della sua vita ad andare lì.

«Scendi Harold, è per te» disse la ragazza della quale adesso Caroline sapeva il nome.

Quando i passi di Harry diventarono ben udibili sulle scale, Caroline fece appena in tempo a rendersi conto dell’assurda situazione in cui si era cacciata, prima di incontrare i suoi occhi.

«Caroline..» sussurrò lui del tutto spiazzato.

«Vieni» la invitò l’attimo dopo lui, capendo che probabilmente lei non avrebbe aperto bocca.

Lo seguì salendo le scale e trovandosi poi in una stanza dalle pareti azzurrine e un letto matrimoniale al centro. Le pareti piene di foto e cornici in tinta con il color mogano degli infissi in legno. 

Harry la fissava mentre lei tutto faceva fuorché prestare attenzione al ragazzo. 

«Come mai sei qui?» Esordì lui dopo un’infinità di tempo passata in silenzio, un silenzio macchiato e intriso di sguardi, pensieri ed… emozioni.

Caroline non rispose, si limitò ad avvicinarsi a lui cingendogli le braccia al collo e avvicinando le sue labbra a quelle di Harry; lui approfondì il bacio avvicinandosi di più a lei. Entrambi si liberarono dei vestiti in un bisogno famelico l’uno dell’altra. Il letto di Harry era una nuova superficie pensò Caroline, ora c’era il segno del loro rapporto anche in quella casa. Inutile dire che le emozioni di cui Caroline aveva sentito la mancanza durante i giorni senza Harry, si ripresentarono chiare. Harry era come se fosse appena stato riempito dalla sensazione più disarmante e bella della sua vita e piano piano si accorgeva che tutto quel sesso probabilmente si sarebbe trasformato in qualcosa di più profondo.

Quando Caroline appoggiò la testa sul petto di Harry era esausta ma così felice.

«Sei venuta per questo?» Chiese Harry, una nota malinconica si poteva percepire nel suo tono di voce e Caroline parve accorgersene.

«No.. No cioè non era in programma questo..» farfugliò lei confusa.

«E allora? Come sapevi che io fossi qui?» Continuò Harry passando una mano tra i capelli biondi e scompigliati di Caroline sparsi sul suo petto.

«Me l’ha detto Louis e insomma..» Caroline si interruppe sentendo Harry emettere un respiro profondo.

«Sei la persona di cui ho bisogno ora» ammise lui. Caroline alzò la testa per poterlo fissare negli occhi.

«Cosa sta succedendo Harry?» Trovò il coraggio di chiedere, ormai esausta di non poter sapere cosa stesse succedendo.

«Si tratta di mia madre, le hanno trovato un cancro ai polmoni circa due anni fa. Le avevano dato un anno di vita dal momento che il cancro era già in uno stadio avanzato. Ma beh, sono passati due anni e lei fortunatamente è ancora con noi, ma ultimamente le sue condizioni sono peggiorate e quindi mio padre ha voluto riunire la famiglia in modo che potessimo stare vicino alla mamma. Sai dubito che resisterà ancora a lungo..» disse Harry tutto d’un fiato. Caroline era paralizzata, lo sguardo incollato agli occhi di Harry, la bocca che tremava e le parole che non riuscivano ad uscire dalle sue labbra. Si sentiva così inutile, così impotente.

«Harry.. Mi dispiace, non ne sapevo nulla» disse mentre i suoi occhi si velavano in un leggero strato di lacrime.

«Ehy»le disse lui. «Non ti preoccupare.. Sai ora sono abbastanza grande e consapevole che non si può vivere per sempre. Certo sarebbe molto meglio se la mamma potesse stare con noi ancora per un po’, ma beh..» disse mostrando un sorriso amaro sulle labbra. 

«Dai forza vieni»si riprese Harry l’attimo dopo alzandosi dal letto e afferrando la mano di Caroline ancora sconvolta dalla notizia appena ricevuta. Si vestirono entrambi e poi Harry guidò correndo fino alla sua macchina, invitandola a salire.

«Dove stiamo andando?» Chiese lei stupita.

«Devo presentarti a mia madre prima che sia troppo tardi..» constatò lui, lo sguardo fisso sulla strada e uno strano luccichio negli occhi. A Caroline mancò il respiro per un attimo, ma poi il sorriso che pensava fosse scomparso da quel famoso pomeriggio tornò ad alloggiare sul suo volto.

Quando arrivarono all’ospedale salirono due rampe di scale prima di trovarsi davanti alla porta della stanza della mamma di Harry. Caroline afferrò la sua mano regalandogli un sorriso sincero e di conforto. Harry abbassò la maniglia e quando aprì del tutto la porta, i due ragazzi videro la mamma di Harry stesa sul letto con una flebo al braccio e un libro in grembo.

«Ciao mamma» disse lui avvicinandosi a lei per lasciarle un bacio sulla fronte.

«Ciao tesoro» sussurrò lei debolmente.

«Mamma lei è Caroline»annunciò poi Harry. Caroline si avvicinò a sua madre stringendole la mano e sorridendo anche a lei. Caroline stava regalando un mare di sorrisi ultimamente e non poteva ancora credere che in fondo sorridere non le dispiacesse così tanto.

«Ciao Caroline io sono Anne, Harry mi ha parlato così tanto di te in questi giorni..»ammise la donna mostrando un sorriso spento e stanco.

«Mamma..» la zittì Harry forse imbarazzato da quella situazione. Caroline sorrise di nuovo e si fece forza.

«E cosa le ha detto di me?» Si rivolse ad Anne.

«Oh. Mi ha detto che sei la ragazza più bella che abbia mai visto»disse la donna. «E ha ragione sai..»continuò lei mentre il sangue nel corpo di Caroline si stava concentrando tutto sulle sue guance facendola diventare terribilmente rossa. E una serie di brividi e di emozioni iniziarono ad aleggiare nel suo corpo.

«Io sono qui eh. E mamma certe cose dovresti tenertele per te..»le fece notare Harry mentre non riusciva a spostare il suo sguardo da un’altra parte che non fosse Caroline.

Stettero a parlare almeno due ore e Caroline riuscì a sciogliersi combattendo l’imbarazzo e la tensione iniziali. Harry si accorse di tutti gli sguardi che Caroline gli riservava e Caroline si accorse di tutte le volte in cui Harry le regalava un complimento celato da qualche stupida frase o detto in tono ironico e scherzoso.

Quando Caroline salutò la madre di Harry, non riuscì a trattenere due lacrime, forse consapevole che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista in vita sua. Uscì dalla stanza prima di Harry, aveva deciso di lasciargli un po’ di tempo solo con sua madre. Mentre aspettava seduta nella sala d’aspetto iniziò ad immaginarsi quanto potesse essere doloroso per Harry uscire da quella stanza ogni giorno con la consapevolezza che avrebbe potuto essere l’ultima volta che un paio d’occhi verdi uguali ai suoi gli rivolgessero quello sguardo pieno d’amore. Harry doveva essere così forte, Harry sapeva da due anni che sua madre aveva un tumore eppure agli occhi degli altri non faceva trasparire neanche una lieve parvenza di dispiacere o non lasciava intendere di avere un dramma famigliare. Harry riusciva ad essere impassibile e sapeva nascondere tutto tremendamente bene. Tutto, si diceva Caroline. Tutto.

Quando Harry la raggiunse lei gli fece segno di sedersi accanto a lui.

«Harry dobbiamo parlare»ammise Caroline abbassando lo sguardo e pensando che ognuna delle sue convinzioni riguardo all’amore si era appena frantumata in così tanti pezzettini che risultava impossibile rimetterli di nuovo insieme. Quelle sue convinzioni erano ormai vane e si disse che forse avrebbe dovuto informare Bubby. Informarlo che la sua apatia non esisteva, informarlo che era riuscita a sorridere e a commuoversi di fronte alla madre di Harry, che stava davvero per confidare qualcosa di estremamente importante ad Harry e che l’amore non era stata un’invenzione di un pazzo con gli occhiali e un cappello strano, perché l’amore esisteva.

«Sì dobbiamo parlare» rispose lui annuendo.

«Davvero lo pensi anche tu?» Chiese Caroline improvvisamente terrorizzata dal fatto che Harry potesse dirle qualcosa di opposto a ciò che avrebbe voluto dirgli lei.

«Sì. E ho appena detto a mia mamma che doveva assolutamente incontrarti di persona per conoscere la ragazza che ha cambiato in meglio la vita di suo figlio» Caroline lo abbracciò con tutta la forza che possedeva.

«Harry penso di provare uno strano sentimento per te»ammise Caroline all’orecchio di Harry. Lui rise, consapevole che Caroline non avrebbe mai pronunciato quella brevissima frase composta da due parole e cinque lettere.

«Oh penso che sia lo stesso sentimento che provo anch’io per te» la rassicurò Harry.

«Quindi adesso..» disse lei sentendosi sprofondare per quell’insolita situazione.

«Oh noi non apparterremo a nessuna categoria, saremo solo Caroline ed Harry»constatò lui sorridendo. In fondo loro si capivano più di qualsiasi altra coppia fidanzata, sposata o chissà che altro. Loro non appartenevano all’amore tradizionale, il loro amore era un po’ come loro, non esisteva sulla terra ferma, il loro amore sconfinava in qualche pianeta ancora da scoprire, in qualche galassia lontana anni luce. 

«Ah e per la cronaca sei e sarai sempre solo mia» annunciò infine Harry.

E mentre uscivano dall’ospedale mano nella mano Caroline chiese ad Harry di ripeterle l’ultima frase che le aveva detto, ma lui si rifiutò categoricamente di ripetere una cosa così sdolcinata e fuori dal suo stile.







L.

Non saprei cosa scrivere nel caso dovessi scrivere qualcosa. Quindi scrivo solo che non so cosa scrivere.

 

   
 
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