Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Ayumi Yoshida    05/09/2014    4 recensioni
31 one shot inspirate ai temi di Dicembre 2008 della comunità 31 Days su LJ.
Decima shot:
Petali (Sasuke, Karin e...)
“Finalmente… Finalmente domani sarà il giorno!” (…) L’aveva detto già almeno cinque volte, ed ogni volta la sfumatura nella sua voce non era cambiata. Karin sentiva uno strano fremito in quelle parole, una sensazione di attesa impossibile che non aveva mai udito nella voce di Sasuke, che pianificava sempre tutto, talmente tanto da non avere la possibilità di conoscere l'ansia dell'attesa.
- Terza classificata al contest "Che cosa vi assegnerà la sorte?" indetto da Mokochan e vincitrice di premi trama ed originalità! *O* -
Nona shot:
In case (Neji, Neji/Hinata)
Hinata non pensava mai alla sua vita, sempre pronta a mettersi al servizio degli altri. Non aveva esitato un attimo a mettersi davanti a Naruto per proteggerlo con il suo corpo da quegli aculei di legno appuntiti.
Fic partecipante al contest "I miei gusti, le vostre storie!" di Fefy07
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Juugo, Karin, Sasuke Uchiha, Suigetsu | Coppie: Sasuke/Karin
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 


 

Petali
Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te.
La ragazza di fuoco – Suzanne Collins

Camminavano da ore, ormai, e i suoi piedi non smettevano più di ricordarglielo dolendo.
Sasuke e Suigetsu, fianco a fianco davanti a lei, a capo della fila, non sembravano sentire fatica, e la loro marcia non aveva mai rallentato un attimo. Persino Juugo, che di solito chiudeva la fila, l’aveva superata.
Karin sbuffò assottigliando gli occhi, ben attenta a non farsi sentire da Suigetsu, altrimenti lui avrebbe cominciato a punzecchiarla tanto per passare il tempo. Il sole era basso sulla linea d’aria che stavano seguendo, avrebbero dovuto fermarsi presto. In ogni caso non sarebbero mai arrivati a Konoha prima di quattro giorni, avevano soltanto due giorni di cammino nelle gambe.
Se non fosse stata certa che Sasuke stesse morendo di impazienza, non sarebbe mai stata in grado di capire perché li stesse spingendo tanto lontano. Camminavano da due giorni, si erano fermati soltanto durante la mattinata per mangiare qualcosa; gli altri non avevano neppure dormito, a differenza sua che era crollata quando la luna era ormai alta da un po’. Non appena si era risvegliata, Suigetsu non aveva perso tempo a farle notare quanto fastidio avesse arrecato loro, dato che erano stati costretti a farla trasportare sulla schiena da Juugo.
Sasuke non vedeva l’ora di giungere a Konoha e di combinare un putiferio. Un’osservatrice attenta come lei l’aveva capito subito dal modo in cui avevano fremuto le sue labbra quando aveva detto: “Andiamo a Konoha.”, dalla foga con cui muoveva i suoi passi nel bosco. Doveva avere in mente un piano terrificante, quasi le dispiaceva per chi avrebbe assistito.
“Ci fermiamo.” ordinò la voce di Sasuke, più vicina di quello che avrebbe immaginato, e rialzando gli occhi dal suolo Karin si accorse che, fermo nel mezzo del sentiero, si era voltato per osservarla.
Il suo petto scoppiò improvvisamente e le sue labbra si allargarono in un sorriso.
“Bene! Proprio adesso ho sentito rumore di acqua…”
Entusiasta perché non faceva un bagno da giorni, quasi aveva dimenticato la fatica che le legava i piedi. Seguì con gli occhi il rumore che aveva sentito finché non scoprì una piccola pozza che raccoglieva l’acqua del ruscello che scorreva accanto a loro in lontananza tra gli alberi.
“Non riesco a crederci!”
Sorridendo apertamente, superò in un attimo Suigetsu che borbottava qualcosa di offensivo sulle donne bugiarde, ma non gli diede neppure retta, correndo al più non posso verso il laghetto. Di certo non avrebbe approfittato soltanto lei dell’acqua, ma anche Sasuke… Soltanto immaginarlo a torso nudo le causò un black out così potente nella testa che quasi inciampò nella ramaglia sparsa sul terreno.
“Calmati!” si disse cercando di riacquisire autorità “Ci vuole un piano…”
Mentre pensava cercando di trattenere il suo cervello da visioni celestiali, Suigetsu e Juugo sparirono nel bosco dopo scuse non molto realistiche. Dovevano di certo andare in bagno. Ridendo sotto i baffi per l’occasione che le si era presentata all’improvviso, decise di rischiare ancora un po’ e di lasciarsi guidare dall’istinto.
Chiamò Sasuke due o tre volte, ma lui non le rispose. Facendo attenzione a non fare rumore, allora, si avvicinò al laghetto con passo felpato: Sasuke vi era già immerso fino a metà del petto, completamente ricoperto d’acqua, gli occhi chiusi e il viso disteso. Delusa, si lasciò scappare un sospiro.
“Scusami, Sasuke-kun!” sussurrò concitata, senza riuscire a trattenere la delusione di non averlo visto nudo“Non pensavo che fossi già… Sasuke-kun? Sasuke-kun?”
Lo shinobi non rispondeva. Gli si avvicinò ancora, preoccupata, e, quando ormai era già in ginocchio sulla riva e si sporgeva con la testa sull’acqua per controllare che fosse vivo, sentì un rumore sordo di aria che veniva espirata. Stava dormendo. Sasuke stava dormendo. Emozionata, il suo cuore perse un battito e il suo sorriso si allargò ancora di più, persa nelle mille possibilità che lo comprendevano addormentato. Il ragazzo era a due centimetri da lei, non poteva vederla, e Suigetsu e Juugo…
Suigetsu e Juugo. Improvvisamente allarmata, come se avesse sentito il loro chakra fluttuare attorno a loro, si guardò intorno per cercarli, ma non vide nessuno. C’erano soltanto i vestiti di Sasuke, gettati alla rinfusa sotto ad un albero poco lontano, e scintillavano come illuminati dal sole. Il loro richiamo era magnetico. Dopo un’altra occhiata furtiva, corse verso l’albero e li raccolse. Li avvicinò al naso, inspirando l’odore di Sasuke più volte ad occhi chiusi, godendosi quella solitudine, pronta a tornare subito da lui per osservarlo dormire da vicino. Ma mentre si rigirava tra le mani i suoi pantaloni, una scatolina rotonda di legno cadde per terra. Con un balzo felino, temendo che il rumore avesse potuto svegliare Sasuke, la afferrò e se la portò al petto per nasconderla.
Si voltò verso Sasuke, intimorita, ma lui era ancora immobile nella stessa posizione. Senza riuscire a nascondere i battiti martellanti del suo cuore, rigirò la scatolina più volte tra le mani. Era un piccolo portagioie di legno scuro e piuttosto resistente, nonostante ciò era graffiato in più punti. Anch’esso doveva aver affrontato un lungo viaggio: da quanto tempo Sasuke lo portava con sé?
Il cuore di Karin prese a battere più forte quando si accorse che aprirlo era molto semplice. Senza neppure provare a resistere, lo voltò, diede un colpetto sul fondo e il coperchio che lo teneva chiuso ricadde nella sua mano, ma non fu così per i gioielli, perché non ne conteneva. C’era, invece, soltanto un petalo di un fiore ormai marcio ben saldo sul fondo. Il suo odore era terribile.
Disgustata, richiuse il portagioie. Perché mai Sasuke lo portava con sé? Perché portava con sé un oggetto tanto inutile, perché lo nascondeva? Nessuno l’aveva mai visto tenerlo in mano, lei era stata la prima a scoprirlo. Era forse il ricordo di un antico amore? Soltanto il pensarlo la fece imbronciare.
Sasuke non le era mai sembrato un ragazzo del genere, non avrebbe mai pensato che potesse conservare un fiore. Ma se quella ragazza fosse stata il suo primo amore, se avesse dovuto abbandonarla a forza, se fosse stato davvero innamorato di lei…
Strinse forte il portagioie nella mano, consapevole che non avrebbe mai potuto chiederglielo. Se l’avesse fatto, lui si sarebbe infuriato come non mai perché aveva azzardato spiare tra le sue cose. Di certo aveva lasciato i vestiti lontano sicuro del fatto che nessuno avrebbe osato avvicinarsi a lui per non fare una brutta fine, perché quando si arrabbiava il mondo poteva finire.
Non avrebbe mai potuto saperlo.
Infuriata, rigettò il portagioie tra gli abiti. Era l’unica spiegazione plausibile. Un vecchio amore, la promessa di amarsi per sempre, quella sua fredda convinzione che non vacillava mai. Per quel motivo Sasuke non la degnava mai di attenzione. Si proclamava un vendicatore, fingeva che nessun sentimento gli importasse, ma anche lui era umano, anche il suo cuore batteva per qualcuno e quel qualcuno non era lei.
Realizzarlo fu una pugnalata che le fece venire voglia di sputare fuori quell’odore che aveva respirato dai suoi vestiti.

Il giorno successivo sarebbero arrivati a Konoha, se non aveva sbagliato a calcolare i giorni di cammino. Dall’ultima pausa non si erano più fermati, camminando per tre giorni di fila. Dopo aver scoperto il portagioie non le era più importato di trattenere il dolore, di non riuscire ad avanzare con loro, perché non le importava più nulla di Sasuke e della sua missione. Si era accasciata a terra più volte e Juugo l’aveva trasportata; non sapeva cosa avesse detto Sasuke, ma Suigetsu era a metà tra l’irritato e il divertito, perché, sì, lei li ostacolava con la sua debolezza, ma in quel modo poteva provocarla liberamente.
Ormai non le importava più obbedire. Li seguiva soltanto perché non avrebbe saputo dove andare, se li avesse lasciati, e forse Sasuke l’avrebbe uccisa, se l’avesse fatto. Sapeva troppe cose che avrebbero potuto costare a tutti la vita.
“Oggi non cadi ancora per terra?” la attaccò Suigetsu all’improvviso, voltandosi verso di lei e ridendo sguaiatamente. La formazione non era cambiata, Karin era sempre l’ultima, ma la sua voglia di litigare era del tutto scomparsa: non urlò, non lo insultò, si limitò a guardalo male e a sibilare qualcosa che lui non avrebbe neppure potuto sentire.
Mentre un’insolita calma avvolgeva la loro squadra, il viso di Suigetsu diventava sempre più imbronciato perché Karin si comportava da giorni in modo insolito. Non raccoglieva più nessuna sua provocazione, non degnava nessuno di uno sguardo. Sembrava quasi svogliata. Mentre se ne domandava il perché, all’improvviso Sasuke ordinò di andare verso est.
“Perché dobbiamo cambiare strada?” si lamentò allora con una smorfia “Ad est è tutta foresta, ci toccherà saltare!”
“C’è un vecchio rifugio nella foresta.” spiegò Sasuke senza neppure fermarsi a guardarlo, volgendosi subito ad est “Lo sfrutteremo per la notte.”
Juugo lo seguì senza dire una parola, e così fece Karin. Suigetsu attese che lei fosse saltata sul primo albero e la seguì a stretta distanza.
“Nel caso dovessi addormentarti e cadere!” si lasciò scappare ridendo di gusto. Riusciva a divertirsi con poco, lui.
Raggiunsero il rifugio di cui aveva parlato Sasuke dopo pochi minuti di cammino. Era una casupola in legno quasi completamente marcito dal tempo, ma che stranamente si teneva ancora in piedi. Vi entrarono di controvoglia per via dell’odore di muffa che emanava e vi abbandonarono i mantelli. Suigetsu si accasciò sul pavimento con un sospiro di sollievo, ma immediatamente saltò di nuovo in piedi con un sorriso sarcastico, come mosso da un’idea improvvisa: “Devo andare a vedere se c’è qualcuno nelle vicinanze, vero?”
Senza neppure attendere una risposta da parte di Sasuke che di certo sarebbe stata positiva, perché facevano sempre così quando si fermavano, lui e Juugo lasciarono la casa e sparirono correndo nel bosco. Karin, seduta sul pavimento, la schiena contro il muro, si strinse di più sotto al mantello, intirizzita, e voltò la testa per non guardare Sasuke: si sentiva a disagio, adesso che erano rimasti solo loro due.
“Vai anche tu.” ordinò Sasuke con un tono che non ammetteva repliche. Per la prima volta, Karin fu felice che lui la stessa cacciando. A testa bassa, si sollevò a fatica da terra e uscì dalla casetta.
Ormai era scesa la sera, e tutto intorno era buio: non si vedevano neppure Suigetsu e Juugo in lontananza. Non sapendo cosa fare e non avendo voglia di camminare in un luogo sconosciuto come la foresta, fece il giro della casa e si inginocchiò contro la parete posteriore, avvolgendosi con cautela nel mantello.
Il giorno dopo tutto sarebbe finito, sarebbero arrivati a Konoha e Sasuke avrebbe avuto la sua agognata vendetta. Non sapeva per quale motivazione, non sapeva per chi, ma ormai se ne era quasi convinta. Era per lei. La ragazza che amava poteva essere contenta, Sasuke non avrebbe tradito la sua promessa, aveva camminato per giorni interi per mantenerla. Era fortunata; non come lei, che nessuno desiderava…
Si addormentò non appena quel pensiero le sfiorò la mente, piangendo in silenzio per non farsi scoprire, gli occhi rivolti alla luna.

“Finalmente… Finalmente domani sarà il giorno!”
La voce di Sasuke suonava stranamente emozionata e agitata attraverso le cellule del suo cervello.
Karin batté le palpebre, incredula, e si stropicciò gli occhi. La luna non si era quasi per nulla mossa dalla posizione in cui l’aveva vista prima di addormentarsi; si sentiva anche gli occhi ancora pieni di lacrime.
Quanto aveva dormito? Dieci minuti, un quarto d’ora? Suigetsu e Juugo erano tornati? Se era così, non c’era bisogno che lei restasse fuori a dormire, poteva rientrare. Si alzò lentamente, con le gambe che le formicolavano, e a tentoni fece il giro del rifugio. La porta d’ingresso era aperta, ma dentro non c’era nessuno. Eppure aveva sentito la voce di Sasuke…
Si accorse soltanto in quel momento che il ragazzo stava continuando a parlare, e che la sua voce proveniva da una porta che era socchiusa in fondo alla stanza. Cercando di non fare rumore, le si avvicinò e chinò il viso accanto alla serratura, accucciandosi sul pavimento. Attraverso di essa, vide un letto malandato, sopra cui Sasuke aveva lanciato il suo mantello; di fronte ad esso un mobile senza ante pieno di buchi. Su di esso, il portagioie aperto e vuoto. Sasuke aveva tra le mani il petalo rinsecchito e lo stava fissando come se fosse stata la reliquia più preziosa del mondo, senza curarsi del suo marciume e dell’odoraccio che emanava.
“Finalmente… Finalmente domani sarà il giorno!” ripeté ancora, senza riuscire a trattenere l’emozione. L’aveva detto già almeno cinque volte, ed ogni volta la sfumatura nella sua voce non era cambiata. Karin sentiva uno strano fremito in quelle parole, una sensazione di attesa impossibile che non aveva mai udito nella voce di Sasuke, che pianificava sempre tutto, talmente tanto da non avere la possibilità di conoscere l'ansia dell'attesa.
“Finalmente… Finalmente domani sarà il giorno! Domani avrai la tua vendetta!”
Sasuke aggiunse quelle parole come guardando il petalo in un paio di occhi immaginari. Lui lo amava. Amava la ragazza che quel petalo rappresentava con tutto se stesso. Il giorno dopo finiva l'attesa, l'avrebbe finalmente rivista, lei che non era mai riuscito a dimenticare. L'avrebbe portata con sé, magari avrebbero dovuto dividere la stessa aria che respiravano, oppure avrebbe abbandonato lei? Il pensiero le fece venire di nuovo le lacrime agli occhi, ma si coprì la bocca con le mani per non far sentire i singhiozzi: piangere non sarebbe servito, l’avrebbe solo fatta scoprire.
“Domani finirà tutto.” Il ragazzo scoppiò in una strana risata mentre il cuore della kunoichi si chiudeva di scatto come colpito da un pugno fortissimo. Sasuke continuava a parlare con quel fiore come se fosse la cosa più normale del mondo, acquistando pian piano un'umanità che Karin non aveva mai visto prima, gesticolando, modellando la voce, ridendo spesso, ma in modo cosi strano da terrorizzarla. “Ti ho portato con me così tanto tempo... Ma domani tutto sarà finito, te lo prometto. Avrai quel che meriti da così tanto tempo. Niente potrà fermarmi. Finalmente pagheranno la tua morte.”
Così, lei non c’era più. Saperlo non la consolò affatto, al contrario la rese ancora più avida di spiegazioni. Sasuke, però, fece silenzio, impegnato a passarsi il petalo da una mano all’altra e ad osservalo da tutte le angolazioni possibili come per denotarne i danni irreparabili del tempo.
“Sembra essere passato un secolo, invece sono solo otto anni…” sussurrò all’improvviso, come perso in un pensiero difficile. “Non credevo che questo iris sarebbe resistito così tanto, invece avevi ragione… È proprio il fiore della purezza, nulla può cancellarlo… Neanche la tua morte.”
Neanche la tua morte.” ripeté. Guardò il petalo un’ultima volta stringendo le labbra e lo richiuse con attenzione nel portagioie, saldo nel pugno. “Domani finirà tutto, mamma. Domani sarai vendicata.”
Karin saltò in piedi come attraversata da una scarica elettrica, gli occhi spalancati, e corse fuori dalla casa senza preoccuparsi di aver fatto rumore. Mamma, aveva detto mamma! Quel fiore, quell’iris era sua madre. Soltanto una madre avrebbe potuto restituire a Sasuke tutta la sua umanità.
Sentendosi all’improvviso nuovamente piena di vita, faticò a fermarsi nel bosco a poca distanza, perché il suo cuore non voleva smettere di battere fino a sfinirla. Quella donna era sua madre, solo sua madre, nulla era perduto. Respirando a fatica, schiacciò la schiena contro il tronco dell’albero presso cui si era fermata, mentre un sorriso cominciava a piegarle le labbra. Nulla era perduto, tutto sarebbe potuto accadere. E all’improvviso una voce conosciuta la fece sobbalzare e le riempì il petto di aria.
“Karin!” Si voltò lentamente, trovandosi faccia a faccia con Sasuke, spigoloso e duro come al solito: aveva già cancellato per sempre la sua umanità.
“Sì?”
“Ho sentito qualcuno uscire correndo dal rifugio… Eri tu?”
Karin lasciò che le occhiali le scivolassero sul naso per assumere un’aria provocante.
“Assolutamente no! Ero qui a controllare che-”
“Suigetsu e Juugo non sono ancora tornati.” la interruppe lo shinobi, irritato “Che si sbrighino, domani dobbiamo partire appena sorge il sole.”
“Già, domani finisce tutto.” annuì Karin con un largo sorriso, leggendo lo stupore nei suoi occhi: avrebbe fatto di tutto per supportarlo fino alla fine; sarebbe morta per lui, adesso che aveva sconfitto quel petalo.

“Perché mi hai portato dei fiori?”
Mikoto spostò lo sguardo da suo figlio maggiore, imbarazzato e ancora sulla porta, al bouquet che lui le aveva appena consegnato tra le mani, incuriosita. “Oggi non è il mio compleanno!”
Itachi si morse un labbro senza sapere cosa dire, massaggiandosi la nuca, ed azzardò: “Beh, passavo davanti al negozio di Inoichi Yamanaka, li ho visti e…”
“Grazie.” La donna gli sorrise dolcemente per interromperlo, consapevole di avergli fatto quasi raggiungere un punto di rottura: i suoi uomini erano tutti così, non riuscivano ad esprimersi quando si arrivava ai sentimenti. Si alzò per recuperare un vaso e vi mise dentro i fiori senza riuscire a smettere di guardarli.
“Che fiori sono?” chiese mentre riempiva il vaso d’acqua.
“Iris.”
“E perché bianchi? Qual è il loro significato?”
Forse aveva fatto ad Itachi la domanda sbagliata, perché il ragazzo s’incupì di colpo, ma fu un attimo, perché subito azzardò: “Purezza?”
“Allora doppi ringraziamenti, nessuno me l’aveva mai detto prima! Sono pura!”
Mikoto rise lievemente e ritornò ai fornelli, contenta.
“Oggi rientrerò tardi.” disse allora Itachi in tono casuale, guardando intensamente il colletto della propria maglia. La donna si voltò con l’espressione preoccupata, ancora con un mestolo in mano.
“Fai attenzione, stasera. Da quando Shisui è stato u-”
“Certo.” la interruppe il ragazzo con voce dura e si richiuse la porta d’ingresso alle spalle. Con un sospiro, Mikoto fece per tornare ai fornelli, ma i suoi occhi caddero di nuovo sul vaso ricolmo di fiori che aveva messo sul davanzale della finestra. In realtà, l’iris significava protezione. Con un sospiro, staccò un petalo da uno dei fiori e, stringendolo tra le dita, si recò nella sua camera. Il portagioie in cui la sera riponeva il bracciale che le aveva regalato Fukagu per il loro fidanzamento era ancora sul comodino. Lo aprì e vi ripose il petalo ancora bianco.
“Speriamo che ci aiuti davvero.” sussurrò, sconsolata: negli ultimi tempi le cose per gli Uchiha non stavano andando bene, e lo stesso era per loro. Non riusciva quasi più a riconoscere Itachi.
Mentre apriva la porta scorrevole per tornare in cucina, sentì due piedini scalpicciare velocemente nel corridoio. Sasuke si allontanò correndo da casa sbattendosi la porta alle spalle, intimamente colpito da quel gesto: mai aveva visto una persona riservare tanta tenerezza e cautela ad un fiore, sua madre era davvero speciale. Fiero di lei, con un largo sorriso sul volto, si mise alla ricerca di Itachi per raccontargli ogni cosa: aveva ancora del tempo prima dell’inizio delle lezioni all’Accademia.
Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te. E sto bene quando mi accorgo che ci sei.
La ragazza di fuoco – Suzanne Collins




Note
Eccola qua, bella (?) e finita. All’inizio volevo scrivere una fic comica, con protagonista Kiba, ma poi la scena di Sasuke che parla ad un fiore come un invasato (XD) mi è venuta in testa dal nulla e ho sviluppato questa idea. È la storia di Karin, di Sasuke e di Mikoto e delle loro perdite. In questa fic ognuno perde qualcosa, ma solo Karin riesce a ritrovare quel che desidera, Mikoto no di certo, Sasuke non si sa (XD), ma nei miei pensieri no, anche se la fine sembra quasi speranzosa. Ma, ahimé, quella del flashback è la giornata del massacro degli Uchiha.
Leggendo Narutopedia, ho visto che il massacro degli Uchiha è accaduto quattro anni prima dell’inizio del manga, in cui i protagonisti hanno 12 anni. Nella seconda serie ne hanno 16, quindi sono trascorsi 8 anni. Speriamo che l’orizzonte temporale sia giusto! XD
Parlando della trama, mi è piaciuto immaginare questa sorta di “viaggio della speranza” e, soprattutto, riprendere questi personaggi che tanto mi affascinano, due cose di cui non avevo mai scritto prima. Spero di non aver fatto un casino con l’IC, soprattutto quando Karin “si lascia andare” dopo la “scoperta” che Sasuke ama qualcuno che non è lei. Spero di aver mantenuto viva la curiosità su chi questa donna possa essere fino alla fine ;) Chi poteva essere se non sua madre? Secondo me è l’unica donna che abbia davvero amato ed avuto la possibilità di amare nella sua vita.
Karin si lascia andare, è vero, ma l’ho resa comunque “egoista” come nel manga, nel senso che continua a pensare a se stessa anche dopo tutto quello che è successo, continuando a seguire il gruppo anche se non vuole per non rischiare la vita. Non voglio pensare, poi, alla parte fangirlante di lei che ho descritto all’inizio, mi sono sentita in colpa come se fossi io stessa al suo posto a spiare Sasuke! XD Insomma, spero che questa caratterizzazione sia azzeccata. Odio quando Karin viene dipinta solo come un’oca giuliva nel manga e nelle fic, perché ogni tanto anche lei mostra un lato umano e profondo ed è sempre così che vorrei pensare a questo personaggio. :)
Di Sasuke ho davvero paura, perché in questa fic letteralmente “scoppia”, ma ho pensato che da solo, senza che nessuno lo guardasse (secondo lui), la scena fosse possibile. In questa fic Sasuke diventa umano, o almeno spero che dia questa idea, e lo stesso accade per Mikoto, che abbandona per un attimo la maschera della madre perfetta e felice, anche se Sasuke è troppo piccolo ed ingenuo per accorgersene e per comprendere le sue preoccupazioni.
Per svelare i prompt del contest, essi erano "portagioie" e "iris" e la citazione di Hunger Games, vi dicono nulla? ;)
Parlando del tema della raccolta, invece, questa volta è
19) and he chants the hate of a million years, ovviamente rivolto a Sasuke che "scoppia" in particolare, ma a ciascuno dei personaggi che si mette a nudo in generale.
E così un altro capitolo è andato, e su dei personaggi che non credevo sarei mai riuscita ad affrontare. We're getting better! ;)
Come per lo scorso capitolo - in cui, ahimé, non sono stata ascoltata - vi chiedo, se avete apprezzato, ma anche se la fic non vi è piaciuta, di lasciare un parere. Qualunque parere va bene se è costruttivo e se può migliorare le cose. Grazie anticipatamente! :)

Alla prossima, allora!

Ayumi





PS: il portagioie è questo! Così può stare in tasca! ;) http://img.edilportale.com/product-thumbs/b_prodotti-52463-rel93849ed0-2101-2271-d3bb-2396102f705f.jpg




Note del 13/10/2014: dopo secoli ho finalmente potuto leggere i risultati del contest, e, con mia somma gioia, ho scoperto questa fic si è classificata terza vincendo anche i premi trama e originalità. Sono davvero felicissima, perché questa fic è nata come un'illuminazione e temevo che non sarei stata in grado di trasporla su carta.
Moko, che ringrazio di cuore (
) è stata così gentile da incollare il giudizio nei commenti come recensione, quindi riporto solo i banner fatti dalla bravissima MiZUUMi... Non sono bellissimi? *_____*

123

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Ayumi Yoshida