Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    05/09/2014    7 recensioni
Questa FF inizia dopo l'assegnazione dell'eredità della Dea Scarlatta a Maya, il matrimonio di Masumi e Shiori è imminente e l'incontro a Izu non è stato come la ragazza si aspettava... Ma cosa accadrà se, per una volta, sarà lei ad aiutare lui?
- Ma… questo ristorante… ci sono sempre tante persone famose… loro potrebbero… - abbassò lo sguardo e non si accorse neppure del cameriere immobile a poca distanza.
- Maya, guardami - le intimò lui - Non devi pensare al resto del mondo, a ciò che gli altri pensano. Mangeremo e passeggeremo nel giardino, se vorrai, il resto lasciamolo fuori, per ora. Vuoi? -

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Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte!

Quando pubblicai per la prima volta questa FF su un forum, mi venne fatto notare che non si sapeva più cosa accadeva a Hijiri e perché non rispondeva più a Masumi.

Così, una notte, dopo aver giocato al PC, mi venne un'idea e la scrissi subito. Erano le 2:43.

Il risultato è il capitolo sotto. Non voletemene e spero vi diverta ^O^

Buona lettura!

 

Giorno 6 - Bonus track


Masumi si portò due dita alle labbra e un sorriso le tese al ricordo della sera precedente. A volte il destino era davvero impensabile. Aveva creduto irrealizzabile il suo desiderio, finché lei non lo aveva smentito sul ponte dell’Astoria dandogli una speranza e glielo aveva confermato solo qualche ora prima con un bacio indimenticabile.

- Signor Masumi… signor Masumi! - lo chiamò Mizuki alzando la voce. Lui si voltò di scatto, le guance lievemente arrossate e lo sguardo colpevole.

- Mi scusi… non l’avevo sentita… - mormorò sedendosi alla scrivania.

- No, direi di no… - rispose lei con una nota impertinente che a lui non sfuggì - Queste sono le proiezioni delle azioni della Daito per le prossime tre settimane - e gli porse i documenti.

- E questi i giornali - Mizuki trattenne il sorriso che le increspava le labbra. Quel rossore soffuso non era certo da lui! Chissà a cosa stava pensando…

- Grazie, può andare - e prese i documenti sfogliandoli pigramente, la mente totalmente occupata da altri pensieri, alcuni di sicuro non consoni all’ambiente in cui si trovava.

Mizuki fece un lieve inchino, gli voltò le spalle e uscì in silenzio.

Solo quando la porta si fu chiusa, Masumi sollevò lo sguardo.

Ora però voglio sapere tutta la verità…

Prese il cellulare e inviò il primo SMS che avrebbe dato vita al suo piccolo piano. Si meravigliò del sentimento che lo pervase quando posò il dito su ‘send’...

Questo atteggiamento non ha mai fatto parte di me…

Appoggiò il cellulare sulla scrivania ma cadde, fece per riprenderlo, ma picchiò il ginocchio nel lato della scrivania, cosa che gli strappò una breve imprecazione, la tazza si rovesciò e il cellulare scivolò a terra.

Masumi sbatté le palpebre massaggiandosi il ginocchio e, se fosse stato superstizioso, avrebbe detto che quell’SMS era maledetto…


Quando Hijiri Karato ricevette l’SMS del suo capo alzò un sopracciglio. Era forse il decimo che gli mandava, senza contare le telefonate. Non sapeva darsi una reale spiegazione del suo comportamento, ma dal giorno del matrimonio andato in fumo per l’intervento di Maya e Rei lui non aveva più risposto. Non era mai stato uomo da temere o fuggire le proprie responsabilità, se ne era sempre fatto carico in passato.

Quell’SMS però lo costrinse a riflettere. Era diverso da tutti gli altri precedenti, non lo minacciava, non parlava di Maya, e questa era la vera novità, e non gli chiedeva di raccogliere informazioni o rubare segreti industriali. Gli indicava un luogo e gli chiedeva di portare il suo Tachi, ovvero la sua katana.

Quando erano stati ragazzi insieme, a scuola, avevano avuto un maestro di spada e duellavano prima con lo shinai e in seguito con i tachi veri e propri. Si domandò cosa volesse significare quella richiesta ma con un movimento lento e pieno di rispetto la tolse dal suo involucro blu e ne rimirò la lama lucente. Fra i due era sicuramente lui il più bravo, a Masumi le armi non erano mai piaciute. Agile, veloce, aveva imparato l’arte della scherma senza alcun problema e in alcune occasioni l’aveva anche usata…

La richiuse nel fodero e uscì osservando il sole che si avviava al tramonto.


Mizuki si assicurò di aver messo tutti i documenti a posto prima di andare a casa e trovò un anonimo bigliettino vicino al telefono.

E’ dell’uomo con gli occhi grigi! Oh no! Di nuovo…

Si portò due dita al naso per l’emicrania in arrivo ed espirò…

“La prego di farsi trovare questa sera alle nove al piazzale Belvedere”

Cosa vorrà adesso?

La porta dell’ufficio si aprì e lei si voltò di scatto generando un piccolo trambusto: la cornetta del telefono cadde, alcuni fogli si sparpagliarono a terra e la sua borsa cadde dalla sedia spargendo tutto il contenuto sul pavimento lucido.

- Mizuki, va tutto bene? - le chiese Masumi alzando un sopracciglio perplesso. La donna appariva palesemente turbata e imbarazzata. Lui si chinò e l’aiutò a raccogliere tutto.

- Non importa, signor Masumi, la prego, lasci perdere - balbettò lei, e Masumi trattenne a stento un sorriso: finalmente la sua altezzosa segretaria perdeva il proverbiale controllo.

- L’aiuto volentieri, non si preoccupi - la rassicurò lui sorridendole dolcemente. Mizuki rimase sconvolta e balbettò qualcosa di incomprensibile.

- Ah, Mizuki - la chiamò rialzandosi - Se questa sera dovessi avere bisogno di lei per alcune informazioni, posso chiamarla, verso le nove magari? -

- No! - rispose di scatto lei arrossendo e lui corrugò la fronte - Mi-Mi scusi, stasera esco, non sono disponibile - abbassò lo sguardo e lui represse un sorriso aperto.

- Oh, non importa - le dette le spalle e andò agli ascensori.

Chissà che avrà pensato… che uomo complicato! Ma cosa vorrà mai!


Maya sentì bussare alla porta e quando aprì si trovò di fronte un uomo impettito in abiti scuri e capelli brizzolati.

- La signorina Kitajima? - domandò serio e compassato.

- Sì - rispose Maya con un sorriso disponibile.

- Questa è per lei da parte del signor Hayami - e le porse una busta bianca. Lei la prese con mano tremante e ringraziò. L’uomo fece un lieve inchino e se ne andò.

Chiuse la porta e un intenso dolore all’indice la costrinse a distogliere l’attenzione da ciò che le aveva fatto battere il cuore all’impazzata.

- Chi era, Maya? - la voce dei Rei dall’altra stanza la raggiunse ovattata.

- Ohi… ohi… - mormorò entrando nella cucina - Una scheggia di legno della porta mi è entrata nel dito… - si lamentò.

Rei invece non fece una piega, prese un ago, lo bruciò sul gas e poi le prese il dito vedendola sbiancare.

- Su, non fare la bambina! - e ignorando le sue lamentele le tolse la spina dal dito.

- Visto? Più facile del previsto - poi notò la busta - Hayami? - domandò alzando un sopracciglio e Maya arrossì e annuì.

Con il cuore che batteva follemente si diresse in camera e l’aprì con mani tremanti. Che stupida sono! Perché mi batte il cuore in questo modo?!

“ Buonasera Maya, desidero invitarti questa sera insieme alla tua amica Rei in un ristorante informale, lontano da giornalisti e fotografi. Un’auto verrà a prendervi alle venti. M.”

Oh cielo!

Maya sbatté le palpebre e rilesse il biglietto.

- Reiiiiiiiiiiiii! - chiamò all’improvviso allarmata, sbiancando completamente. Inciampò nel baule vicino alla finestra e lanciò un’imprecazione soffocata ben poco femminile.


Karato raggiunse puntuale il luogo dell’incontro senza sapere esattamente cosa aspettarsi ma disposto ad affrontare a cuore aperto il suo capo e, ne era sicuro, migliore amico. Afferrò il Tenchi saldamente subito sotto l’elsa e uscì dalla macchina risalendo la rampa di pietra. Era tutto silenzioso, la luna splendeva alta e perfino il cielo chiaro mostrava le stelle.


Anche Mizuki fu puntuale, come sempre, ma sul grande spiazzo non vide nessuno. Qualche attimo dopo udì il rumore di una macchina e voltandosi vide una grande berlina nera fermarsi a qualche metro di distanza. Aveva i fari puntati addosso quindi non riusciva a vedere niente. Il suo cuore sobbalzò e prese a battere furiosamente.


Maya e Rei avevano chiacchierato sommessamente per tutto il viaggio domandandosi il perché di quell’improvvisa cena ma senza giungere ad alcuna conclusione. L’autista silenzioso guidò per circa un’ora, poi fermò l’auto su un grande spiazzo. Le due ragazze scesero e si accorsero che c’era un’altra persona.

- Maya guarda… - sussurrò Rei spalancando gli occhi.

- E’ la signorina Mizuki… - sussurrò Maya facendo un passo avanti.

- Maya?! - la segretaria per un attimo perse il suo autocontrollo.

- Che ci fa qui signorina Mizuki? - le domandò Maya avvicinandosi apprensiva. Era così tesa che inciampò e se Mizuki non avesse teso le braccia, sarebbe caduta. Invece si ritrovò fra le sue braccia protettive.

- Mi-mi scusi… - balbettò imbarazzata.

- Non preoccuparti Maya, stai bene? - le chiese sorridendo e lei annuì.

- Maya… guarda… - Rei indicò poco più avanti sulla destra.

La figura snella di un uomo vestito di nero si tagliava nitida.

- L’uomo con gli occhi grigi… - sussurrò Mizuki visibilmente sconvolta. Maya la fissò un attimo sbalordita, poi tornò sull’uomo.

- E’ il signor Hijiri… - mormorò riconoscendolo, ma c’era qualcosa di diverso.

- Lo conosci Maya? - domandò lentamente Mizuki senza smettere di guardarlo.

Hijiri avanzò lentamente e quando fu vicino al gruppo Maya si rese conto che era vestito con pantaloni neri, un maglione nero a collo alto e portava in mano… una spada??? Si portò una mano alla bocca per soffocare un’esclamazione.

- Credo che qualcuno si sia divertito alle nostre spalle… - sussurrò l’uomo guardandosi intorno.

- Sono felice che siate arrivati tutti, la vostra puntualità mi delizia, come al solito - la voce di Masumi Hayami li raggiunse dal parapetto di pietra del piazzale. L’uomo era appoggiato comodamente alla balaustra di pietra e anche lui teneva in mano una katana.

- Signor Masumi… - sussurrò Mizuki sbiancando.

Maya e Rei fecero un passo indietro mentre Hijiri restò fermo nella sua posizione.

Masumi Hayami si fece avanti, lentamente, fino a raggiungerli.

Il suo sguardo glaciale si posò prima su Hijiri, poi su Mizuki, su Rei e infine su Maya, che tremò e fece un passo indietro. Perché è così? Ieri lui… era completamente diverso!

- Allora Hijiri - iniziò con quella sua voce profonda e tenebrosa - Perché non mi dici cos’è successo realmente e il motivo per cui hai messo in pericolo la donna che amo da sette anni tenendomi nascosto ogni cosa? - se possibile, la sua voce nelle ultime parole si fece ancor più fredda e il suo sguardo era terrificante.

Mizuki rimase scioccata dalla sua aperta confessione e Rei, nonostante Maya le avesse raccontato tutto della sera precedente, spalancò la bocca di fronte a tanta freddezza. Maya sprofondò di vergogna, arrossendo completamente.

- Signore… la situazione era davvero al limite. Avevo tutte le informazioni della Takatsu… dovevo provare - spiegò Hijiri in breve senza abbassare lo sguardo.

- Perché hai coinvolto lei? - insisté lui.

- La sorvegliavo… lei piangeva, da ore… le ho detto che c’era una possibilità… - non riuscì a terminare perché Maya lo interruppe, era stanca di quella sceneggiata.

- E io ho accettato, come ho già raccontato! Cosa significa tutto questo, signor Hayami?! - lo affrontò lei facendo qualche passo avanti e mettendoglisi davanti con la solita grinta.

Masumi la guardò per un attimo cercando di mantenere un’espressione controllata e fredda. Passò la katana di mano e Maya poté vedere che il fodero era nero e argento ed era bellissima. Ma perché hanno delle spade??? Oh cielo… gli uomini...

- Non mi sembra di averti interpellato, ragazzina - replicò lui glaciale.

- Io parlo quando mi pare, signor Daito Art Production! - inveì Maya urlandogli contro - Perché tutto questo problema? In fondo non è successo niente, vero Rei? - gridò ancora infervorata - Anche dai Takamya, sì, ci hanno rinchiuso, ma ci siamo calate dalla finestra e il signor Hijiri e il suo amico ci hanno tirato fuori! -

Masumi assottigliò gli occhi che divennero due fessure.

- Ieri non mi hai detto che c’era un’altra persona… - e fissò lo sguardo su Karato.

- Era Ikeda, signor Masumi… - spiegò Hijiri come se quel nome giustificasse tutto.

Masumi rimase immobile, poi posò lo sguardo su Mizuki che deglutì.

- E lei che ruolo ha avuto in tutto questo? - chiese serio.

- Signor Hayami! Mi sta ignorando? - gridò Maya facendo un saltino per poter raggiungere la sua visuale. Quando atterrò sulle pietre sconnesse del piazzale cadde ma Masumi l’afferrò al volo.

- Stai attenta, ragazzina… - le sussurrò facendola rabbrividire.

- La signorina Mizuki non c’entra niente, sono stato io a portarle le lettere e a chiederle di consegnargliele - intervenne Hijiri mettendosi davanti a lei, come se volesse proteggerla.

Mizuki rimase meravigliata dal gesto, fece un passo avanti ma il tacco le rimase incastrato fra due pietre e si trovò ad abbracciare la schiena dell’uomo dagli occhi grigi che chiamavano Hijiri. Lui si girò di scatto posandole involontariamente una mano su un seno. Avvampò e si ritirò subito scusandosi. Anche Mizuki era imbarazzata ma era stata una casualità e entrambi distolsero lo sguardo.

Masumi osservò la scena e sembrava veramente che ci fosse una sorta di maledizione in atto da quando aveva mandato quell’SMS a Hijiri. Maya era ancora fra le sue braccia, la scena era davvero… insolita, ma lui non l’avrebbe lasciata.

- Signorina Mizuki, perché ha accettato di portarmi le lettere? - le domandò irrigidendosi. Si erano coalizzati tutti insieme… e l’avevano raggirato bellamente. Sentì la mano di Maya posarsi sulla schiena dietro la giacca. Le stava a fianco e non dava segno di volersi muovere.

- Io… lei signore, non mi sembrava affatto felice e quando il… il signor Hijiri è venuto da me e mi ha spiegato brevemente la situazione, ho pensato di poterle dare una mano… - si giustificò candidamente. Masumi espirò e guardò Karato mentre avvertì la manina di Maya sulla schiena che lo lisciava ritmicamente, deconcentrandolo.

- Non le ho detto del coinvolgimento di Maya - mentì, sperando che la donna stesse al gioco.

- L’appuntamento fasullo coi due americani, sempre opera sua, Mizuki? Sapeva tutto! - sibilò Masumi e la segretaria annuì afflitta. La mano delicata di Maya risalì lentamente lungo la schiena facendolo rabbrividire. Ma che stava facendo?

- Signorina Aoki… da lei mi aspettavo che la facesse desistere, non che l’aiutasse! - disse infine rivolgendosi a Rei che arrossì.

- Signor Hayami… mi scuso ma… lei sa com’è Maya… è un ciclone, non c’è modo di fermarla quando si mette in testa una cosa… - rispose disperata facendo un passo avanti.

Purtroppo Masumi era ben al corrente della situazione. Sussultò quando sentì Maya dargli un pizzicotto lieve sul fianco. Le strinse la spalla con la mano ma lei continuò e gliene dette un altro.

- L’unico modo che ho per sistemare la situazione - disse Masumi espirando - E’ sfidare Hijiri in un duello -

Maya sollevò lo sguardo spalancando gli occhi. Ma che dice? Ha perduto la testa forse?

- Sono pronto, signor Masumi - annuì Hijiri estraendo la spada con un gesto lento e fluido - Sarebbe così gentile da tenere questo, signorina Mizuki? - chiese porgendole il fodero blu.

- La prego, è una follia! - lo supplicò lei - Ma perché state facendo tutto questo? - domandò Mizuki sconvolta. Hijiri la fissò per un attimo.

- Lei è davvero bellissima, signorina Mizuki - sussurrò, e lo disse come fosse stata una confessione in punto di morte. Mizuki si portò una mano alla bocca e arrossì.

- Ma cosa state facendo! Signor Hijiri! Fermo! - gridò Maya mettendosi fra i due.

- Maya, fatti da parte, Hijiri mi ha mentito, non ho altro modo per risolvere la situazione - disse freddamente Masumi spostandola delicatamente.

- Non c’è un altro modo di un duello con le katane? Ma cosa dice? Vi prego, basta! - supplicò Maya - Basta Masumi! Lascialo stare, Hijiri non c’entra! - gridò mettendosi di nuovo in mezzo, gli occhi che ardevano fieri. Lui la fissò un istante e le sorrise.

- Mi hai chiamato per nome… - mormorò dolcemente. Maya arrossì e fece un passo indietro inciampando ma Karato l’afferrò. Che strana serata quella… era distratta ma non cadeva così spesso…

Masumi si fece avanti e con un sibilo sinistro estrasse la spada dal fodero. La lama luccicava in modo inquietante.

- Come vedi Maya, so recitare anche io - le disse mellifluo - Non fare mai più una cosa del genere, non usare il tuo talento per ingannarmi - la minacciò facendosi avanti ancora e sollevando la lama - Perché ti ripagherò con la stessa moneta -

Lei rimase congelata, le braccia di Hijiri che la sostenevano. Lo sentì irrigidirsi a quelle parole, poi ridacchiare. Quando realizzò il senso completo della frase si tirò in piedi furibonda.

- Era una messinscena! - gridò indignata, la braccia tese lungo i fianchi e i pugni chiusi.

- Anche voi mi avete ingannato - replicò serafico Masumi rinfoderando la spada.

- Ma… Ma era per un motivo valido! - si ribellò lei che non vedeva proprio il nesso fra le due situazioni.

Masumi sbuffò e tese la mano a Hijiri che gliela strinse.

- Mai più Hijiri, qualunque sia la situazione - gli disse seriamente.

- Mai più, signore, lo prometto - annuì lui espirando e sorridendo.

- Signorina Aoki, la sua interpretazione è stata eccellente, se non avesse ancora un contratto, si presenti alla Ondine, troverà una mia referenza - disse rivolgendosi alla giovane che arrossì.

- Gr-Grazie signor Hayami - balbettò ancora scossa per tutta quell’assurda situazione. Che Masumi Hayami fosse strano lo aveva appurato da un bel po’, ma quella sera sembrava folle…

- La accompagnerà a casa il mio autista - aggiunse poi facendo un cenno verso la berlina che le aveva accompagnate.

L’uomo scese dalla macchina - Signore, mi sono appena accorto che c’è una ruota bucata, la sostituisco subito, ma non si preoccupi, penso io alla signorina - disse scusandosi con un lieve inchino - Sempre che a lei non dispiaccia aspettare -

- No, va bene così, aspetto, anzi le do una mano - disse Rei con il solito fare pratico avvicinandosi. L’uomo le sorrise, un bellissimo sorriso schietto in un bel volto dove due profondi occhi nocciola la scrutavano attentamente, e si misero al lavoro.

- Signorina Mizuki - riprese Masumi ma Karato lo interruppe.

- Se non le dispiace, signore, accompagno io la signorina - si intromise gentilmente.

- No… se non dispiace a lei - sorrise Masumi fissando la segretaria.

- Grazie, sarebbe gentile - annuì Mizuki arrossendo lievemente.

Hijiri mise un braccio dietro la schiena di Mizuki e la sospinse dolcemente.

- Che strana giornata questa… oggi Maya, hai avuto… qualche problema? - le chiese soprappensiero.

- Eh? - sollevò lo sguardo verso di lui.

- Qualche inconveniente strano… - insisté ripensando al cellulare, la tazza del caffè, il quadro che si era staccato, il passante della cintura dell’impermeabile che si era strappato, la multa che aveva preso, lo specchietto sinistro che aveva trovato frantumato, e tutte le altre cose che aveva visto lì… Forse qualcuno mi sta dicendo che questa è stata un’idea stupida… Posso solo immaginarmi se ci fosse qualcuno a scrivere di questa giornata cosa ne direbbe…

[Caro Masumi… purtroppo c’è una che scrive… e direi che sono le 2:43 di notte e che ho dato via libera alla mia mente malata! Dai che adesso ti do un contentino! ^O^]

- Sì… sono scivolata nella vasca, ho perduto la mia penna preferita, sono inciampata un’infinità di volte, ho rovesciato un vaso di fiori, si è rotta una tazzina, mi si è infilata una scheggia nel dito… - elencò Maya contando con le dita.

Masumi la fissò sbalordito. Eppure io non sono superstizioso ma…

- Perché me lo chiedi? - gli domandò perdendosi nei suoi occhi blu come il mare.

- Oh… per curiosità… - dissimulò lui tenendo lo sguardo su Hijiri e Mizuki.

Credo proprio di essere stato io… quell’SMS a Hijiri sembra aver dato vita a tutto…

- E ora? - domandò Maya espirando, avrebbe voluto stare ancora un po ‘ con lui, senza la katana però...

Masumi la prese per mano e il suo cuore volò alto.

- Ora, signorina Kitajima, lei viene con me - le sussurrò in un orecchio facendola rabbrividire. Raggiunsero la sua auto, poco oltre il piazzale.

- Dove? - chiese più per l’abitudine di dovergli sempre rispondere che per reale necessità. Sarebbe andata dovunque con lui. Sentì le sue braccia intorno e le sue labbra sui capelli. Chiuse gli occhi godendo di quel bellissimo attimo sotto la luna.

- Pensi di stuzzicarmi e non pagarne le conseguenze? - mormorò suadente rendendo quella minaccia dolce come miele.

- Io… volevo solo distrarti… - mormorò lei completamente presa dalle sue mani che le lisciavano la schiena.

- Ti insegno io come si distrae un uomo come me… - sussurrò appena. Catturò le sue labbra in un bacio appassionato con la luna come unica testimone di quell’assurda giornata.


   
 
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