Prologo
Dopo
l’episodio “fuga di Mary Margaret e prigionia nella
casa di un pazzo”, Emma
stabilì di non voler avere più a che fare con
Jefferson, alias il Cappellaio
Matto; ma la salvatrice non sapeva che il destino li avrebbe fatti
riavvicinare
molto presto.
Lo
rincontrò una mattina, di ritorno dalla foresta incantata
con Mary Margaret.
Stava
accompagnando Henry a scuola, e lo vide alla fermata dello scuola bus
mentre
salutava la figlia.
Anche
lui la notò.
I
due si squadrarono diffidenti, memori delle loro esperienze precedenti.
“Ciao”
salutò insicura Emma.
Non
sapeva come sentirsi; si erano scontrati e per questo si sentiva in
difficoltà
con il Cappellaio, che ora sembrava una persona comune.
“Emma” disse Jefferson.
“ Ehilà, Henry! Non so se conosci mia
figlia” presentò lui, la ragazza notò
come il tono con cui si rivolse a suo figlio fosse totalmente
differente dal
tono che aveva usato con lei, che avessero avuto dei trascorsi anche
loro due?,
si ritrovo a pensare piuttosto confusa. La ragazzina si
avvicinò a Henry e gli
strinse la mano con un caldo sorriso;
“mi chiamo Grace” disse lei, solare,
“Henry” rispose il ragazzo con lo stesso
sorriso, “ti ho vista a scuola” aggiunse.
Aveva appena fatto in tempo a pronunciare quelle parole che lo scuola
bus
arrivò alla fermata. “Tempo di andare ragazzino!
Ci vediamo qui alle quattro!”
salutò Emma, mentre Henry si allontanava con Grace.
“D’accordo! Ciao mamma!”
Jefferson alzò un braccio e lo agitò come un
tergicristallo salutando la
figlia.
Il tempo del bus di girare la curva e scomparire che Emma fu davvero
sola con
Jefferson.
I due cominciarono a tornare indietro in silenzio, la via era
improvvisamente
diventata troppo lunga e totalmente deserta, la tensione tra i due era
molto
alta, entrambi erano in imbarazzo e non sapevano cosa dire per rompere
il
ghiaccio.
Quando
Emma finalmente, si decise a dire qualcosa, Jefferson
l’anticipò: “Hai
da fare, adesso?”
la ragazza si voltò verso di lui, sorpresa.
Non
si aspettava minimamente una domanda del genere.
“Beh, credo che dovrò tornare al mio ruolo di
sceriffo” rispose lei,
“è così urgente?”
domandò lui, con lo sguardo fermo su Emma, “come
mai lo
chiedi?” disse lei.
Jefferson tirò un sospiro, poi spostò lo sguardo
verso il locale accanto a
loro. Emma non si era accorta di essere arrivata all’altezza
di Granny’s.
“Perché … ti va un
caffè?” e indicò il pub.
Emma, dopo un tentennamento, accettò.
Da
quel momento tra i due nacque una sincera e stretta amicizia, resa
forte anche
dal fatto che i due si ero sentiti sempre fuori posto nel mondo per via
delle
loro personalità.
Ogni giovedì sera si incontravano da Granny’s;
parlavano di tutto, della loro
settimana, delle loro difficoltà e presto presero
l’abitudine di scommettere
sugli avvenimenti di Storybrooke, anche se all’inizio solo
per gioco.
Si
vociferava che la loro amicizia si basasse in gran parte su quello, ma
loro due
sapevano che le cose erano differenti.
Fu proprio durante uno dei loro appuntamenti del giovedì che
Emma accettò la
scommessa che l’avrebbe portata a fare i conti con le sue
origini e sentimenti.
I due come sempre si trovavano al loro solito tavolo.
Emma
sorseggiava un buon whiskey mentre Jefferson, come sua abitudine,
beveva tè.
Emma
proprio non riusciva a spiegarsi l’ossessione del suo amico
per quella strana
bevanda, che a lei tra l’altro non piaceva per nulla; quando
glielo chiese,
intavolarono una discussione che durò ben due settimane (ma
questa è un'altra
storia N.D.R); e infine si ritrovarono a parlare dei loro lavori
attuali e
passati e ben presto nacque la questione di quale fosse il
più difficile.
Jefferson sosteneva che andare alla ricerca di strane cianfrusaglie in
giro per
i regni era proprio un lavoraccio, soprattutto se si aveva a che fare
con
persone bizzarre quali Tremotino o la Regina cattiva.
Emma
invece era di un altro avviso: secondo lei essere la Salvatrice era il
lavoro
più duro, poiché si trovava sempre a dover
proteggere i cittadini dai pericoli.
Fu proprio questo dibattito a ispirare la scommessa.
Jefferson non riusciva proprio a convincere l’amica e quindi,
dopo aver
soppesato l’idea, decise di farle cambiare opinione.
“Scommettiamo Swan!”
esclamò quel giovedì fatidico, in modo plateale
così da attirare l’attenzione
di tutto il locale.
Emma
si guardò intorno: il pub era pieno come al solito.
Tutti
gli sguardi erano puntati su Jefferson.
L’intera
città sembra essersi data appuntamento qui, pensò
Emma imbarazzata. “Sono tutta
orecchi ” disse risoluta, a voce abbastanza alta in modo che
la sentissero, pregustava
già una bella vittoria.
Jefferson
sogghignò divertito. “Ti sfido a provare il mio
lavoro per ben due settimane:
dovrai accettare le richieste di ogni abitante di Storybrooke che ti
chiederà
di cercare qualcosa nei regni incantati … Così
vedrai quanto è difficile il mio
mestiere! Accetti?” disse, tendendogli la mano per
l’accordo.
Attorno
a loro era improvvisamente calato il silenzio, tutta la clientela era
in attesa
della risposta, molti stavano già pensando a cosa poter
chiedere alla biondina;
nessuno dubitava di Emma, sapevano che avrebbe accettato la scommessa,
in città
era famosa anche per essere estremamente orgogliosa, tratto che aveva
ripreso
da entrambi i genitori.
Emma fissò lo sguardo di Jefferson pensando intensamente a
quella proposta, ma
in cuor suo sapeva già la risposta, non avrebbe mai
rifiutato una sfida.
“Accetto”
dichiarò infine stringendogli la mano; non vedeva
l’ora di iniziare questa
nuova avventura.