Sono qui, a luci spente, nel centro dell’universo.
Il mio letto mi trattiene dalla gravità che, imperterrita, mi spinge verso il basso.
Porto gli occhi al soffitto e ascolto.
La porta chiusa non ostacola il brusio di voci concitate alla tv nella cucina,
e la mia mente vaga sul mio cucciolo,
disteso a sonnecchiare, stanco nella sua cuccia,
dopo la dura giornata a rincorrere colombi.
Immagino mia madre sul letto,
a riposare le sue stanche membra,
a serbare le sue sofferenze per sé,
pur di non gravare sui suoi figli.
E mio padre, lontano mille miglia da qui,
a lavorare duramente per noi che siamo la sua famiglia.
Mia sorella d’altronde, è lì nel suo mondo ad ascoltare canzoni,
a comporre versi nella sua mente,
perché nel suo futuro c’è musica,
e mi spinge a capire che senza sogni questa è una vita spenta,
peggiore di questo buio che mi spinge a riflettere.
Il pensiero freme, non smette di cullarsi in questa tiepida penombra,
e immagino il mondo dietro le tapparelle della mia stanza.
Vedo il mio amore perso, sempre lì in agguato,
perché messo nel bagaglio della vita,
ai miei pochi amici,
e a tutte quelle persone che vorrei raggiungere con la mia anima.
A luci spente,
ritrovo me stesso,
la voglia di vivere,
la voglia di scrivere.
Rifletto che è inutile farsi piacere forzatamente se è il contesto sbagliato in cui apparire.
È inutile continuare a immaginare il cambiamento se rimango statico sul mio letto.
A luci spente rivedo la mia vita,
e penso al mistero del mio futuro,
a migliorarmi per diventare la luce
di chi mi tirerà fuori da questo buio.
Il mio letto mi trattiene dalla gravità che, imperterrita, mi spinge verso il basso.
Porto gli occhi al soffitto e ascolto.
La porta chiusa non ostacola il brusio di voci concitate alla tv nella cucina,
e la mia mente vaga sul mio cucciolo,
disteso a sonnecchiare, stanco nella sua cuccia,
dopo la dura giornata a rincorrere colombi.
Immagino mia madre sul letto,
a riposare le sue stanche membra,
a serbare le sue sofferenze per sé,
pur di non gravare sui suoi figli.
E mio padre, lontano mille miglia da qui,
a lavorare duramente per noi che siamo la sua famiglia.
Mia sorella d’altronde, è lì nel suo mondo ad ascoltare canzoni,
a comporre versi nella sua mente,
perché nel suo futuro c’è musica,
e mi spinge a capire che senza sogni questa è una vita spenta,
peggiore di questo buio che mi spinge a riflettere.
Il pensiero freme, non smette di cullarsi in questa tiepida penombra,
e immagino il mondo dietro le tapparelle della mia stanza.
Vedo il mio amore perso, sempre lì in agguato,
perché messo nel bagaglio della vita,
ai miei pochi amici,
e a tutte quelle persone che vorrei raggiungere con la mia anima.
A luci spente,
ritrovo me stesso,
la voglia di vivere,
la voglia di scrivere.
Rifletto che è inutile farsi piacere forzatamente se è il contesto sbagliato in cui apparire.
È inutile continuare a immaginare il cambiamento se rimango statico sul mio letto.
A luci spente rivedo la mia vita,
e penso al mistero del mio futuro,
a migliorarmi per diventare la luce
di chi mi tirerà fuori da questo buio.