Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Misukichan    05/09/2014    4 recensioni
Emily è una ragazza apparentemente comune. Vive con sua madre ai confini della città, vicino ad un fiume limpido. La sua vita viene sconvolta, in una piovosa giornata d'autunno, dall'intrusione, in casa sua, di un misterioso ragazzo dai capelli corvini che tenta di ucciderla e che - con sua enorme incredulità - pare riesca a leggerle nel pensiero.
Quando si sveglia, il giorno dopo, crede sia stato solo un sogno. E' a questo punto che, per la sua salvaguardia, sua madre decide di rivelarle i più misteriosi segreti legati a suo padre, che la porteranno a conoscere il più pericoloso e affascinante dei nemici.
-tratto dal primo capitolo-
Mi è capitato, un paio di volte, di riflettere sulla morte. Mi vedevo anziana, in una bella casa, con una famiglia. Non avrei mai pensato di morire giovane, per mano di un malato mentale che cerca di derubarmi.
«Malato mentale?! Pensalo di nuovo, se hai il coraggio!» il suo volto è furioso.
«Non è stato facile abbattere tuo padre, perlomeno pensavo che avessi preso da lui. Invece mi ritrovo fra le mani una mocciosa a dir poco inutile. Muori.»
-
«Tesoro, dobbiamo andarcene da qui.»
«Quello di ieri non era solo un incubo. Quel ragazzo... esiste davvero.»
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 photo bannerstoria_zps3898768e.jpg



Ciao ragazze & ragazziii! Allora, questo è un mio nuovo progetto che ho in mente. Tutto frutto della più sfrenata fantasia!
Non so se proseguirla perchè... per varie ragioni ecco. (Ok, sono troppo insicura per andare avanti senza di voiii ç_ç, lo ammetto). Se ti piace questo inizio, ti prego, fammelo sapere! Se la storia piace la continuerò proprio come ho in mente muahah :3




Cammino lentamente, il rumore dei miei passi è accompagnato da una leggera pioggerellina. Il cielo è grigio e nuvoloso, le strade deserte e silenziose. Il vento d'autunno mi incalza a proseguire più velocemente, sono quasi arrivata a destinazione. Uno strano brivido mi percorre la schiena, mi sento come... osservata da qualcuno. Volgo lo sguardo a destra e a sinistra ma non c'è nessuno, sono sola.

Pochi minuti dopo arrivo a casa, è una piccola abitazione vicina al fiume. Non appena mia madre li vide, si innamorò di quell'acqua limpida, degli alberi verdi e della tranquillità e pace di quel posto. Ci trasferimmo quando ero molto piccola, mia madre non ha mai amato le grandi città, le folle, e in generale la gente. A volte sembra quasi voglia tenersene il più possibile alla larga. La casetta del fiume era ciò che faceva al caso suo. Ci viviamo da sole.
Non ho mai conosciuto mio padre, l'unica cosa che ho di lui è una fotografia un po' sciupata, mi teneva fra le braccia amorevolmente, come solo un padre sa fare, sorridente, gli occhi velati di malinconia.
E' scomparso quando ero molto piccola, la polizia non è mai riuscita a trovarne le tracce e il caso, ormai a distanza di diciassette anni, è ancora aperto.
Nonostante non l'abbia mai conosciuto, mi manca. E' come se una parte di me lo conoscesse.
«Mamma, sono a casa.» Richiudo la porta d'ingresso dietro di me, sbattendola. La casa è silenziosa.
«Mamma?»
Attraverso il corridoio e raggiungo la cucina. Il solito profumino che tutti i giorni mi invade le narici quando torno da scuola, il rumore della mamma affaccendata a preparare il pranzo, oggi sono assenti.
Non ricordo che mi abbia detto di dover uscire.
Mi siedo sul divano, in attesa.
Non sono molto in pensiero, mia madre è una donna forte, indipendente. Si è sempre arrangiata da sola. Le vicine si sono offerte di farmi da babysitters quando ero piccola, di andare a comprarle il pane, lei, rifiutando gentilmente, ha mostrato a tutti il suo lato duro. E' sempre stata felice, anche se sola. Da lei ho preso tanto, il colore dei capelli e i lineamenti del naso e degli zigomi, ma anche il carattere forte.

L'improvviso rumore che proviene dalla mia camera mi desta di soprassalto, mi alzo in piedi spaventata.
E' un rumore di passi, poi di cassetti e armadi che si aprono, qualcosa cade a terra e poi altri passi. Non può essere mia madre, essendo lei infinitamente calma, paziente e delicata.
Il più silenziosamente possibile mi dirigo verso la cucina e afferro il primo coltello che trovo, in preda all'agitazione. Mi dirigo cauta contro la porta dietro la quale qualcuno sta cercando, senza ombra di dubbio, di derubarci. Apro la porta di scatto, punto il coltello.
Una testa si gira sorpresa, poi uno scatto e la mia unica arma è per terra. Mi ritrovo spiaccicata alla parete, il respiro mozzato, la gola secca e stretta in una morsa di dolore.
Il mio polso è bloccato da un braccio forte e muscoloso. Il mio corpo è schiacciato contro quello di qualcun'altro. Quel qualcun'altro si rivela essere un ragazzo, probabilmente sulla ventina. E' così giovane e bello per essere un ladro che quasi mi dispiace per lui.
«Ti dispiace per me, Emily? Non credi che forse sia io, a dispiacermi per te?» smetto di respirare.
«C-come conosci il mio nome?» chiedo con un filo di voce. La sua mano stretta intorno alla mia gola mi mozza il respiro, mi gira la testa e un forte senso di nausea mi assale.
Una risata glaciale.
«Me lo stai davvero chiedendo, Emily? Non mi riconosci?» la sua voce è forte, dura, malvagia. «Smettila con questi giochi, tu sai di cosa ho bisogno!» la sua stretta si fa più forte, cerco di tossire ma non ci riesco. Penso a dove siano i soldi. La mamma li tiene in soffitta, in un cassetto chiuso a chiave.
La mia vista si offusca, sto per morire, lo so.
Mi è capitato, un paio di volte, di riflettere sulla morte. Mi vedevo anziana, in una bella casa, con una famiglia. Non avrei mai pensato di morire giovane, per mano di un malato mentale che cerca di derubarmi.
«Malato mentale?! Pensalo di nuovo, se hai il coraggio!» il suo volto è furioso. «Non è stato facile abbattere tuo padre, perlomeno pensavo che avresti preso da lui. Invece mi ritrovo fra le mani una mocciosa a dir poco inutile. Muori.»
Non respiro più da qualche secondo, mi ha quasi strangolato, le lacrime mi rigano numerose le guance, quando all'improvviso la porta si spalanca e mia madre compare.
«Lasciala andare!» le sue mani emanano una strana luce azzurrina. Subito la morsa mortale delle sue mani si scansa, come scottato.
Io cado a terra, svenuta.

Apro gli occhi.
Sono sdraiata nel mio letto, la mia stanza è illuminata dal sole che si affaccia alla mia finestra, già alto nel cielo.
Mi metto a sedere. Sono le 10:30 e io mi sono appena svegliata dall'incubo più reale che abbia mai avuto. Mi sento ancora le sue mani sulla gola, che stringono forti. Il mio respiro spezzato, le lacrime umide sulle guance.
Esco dalla mia camera e vedo mia madre, intenta a riempire due enormi borsoni, frettolosamente, correndo di qua e di là, in preda all'ansia.
«Mamma, va tutto bene?» chiedo, «Che cosa stai facendo?»
«Tesoro, dobbiamo andarcene da qui.»
Non si ferma a guardarmi come al solito, ad abbracciarmi.
«Mamma, mi vuoi spiegare che succede?!»
«Non ti ricordi nulla...?» finalmente si ferma, in mano ha un paio di pantaloni vecchi che non le vedo indosso da anni.
«Ricordare cosa? L'unica cosa che so è che mi sono appena svegliata da un terribile incubo e che tu stai facendo le valigie per qualche strano motivo che non mi hai ancora rivelato!»
Posa i pantaloni sul letto, poi sospira.
«Quello di ieri non era solo un incubo. Quel ragazzo... esiste davvero.»
Mi impietrisco. Mia madre mi ha appena rivelato che quel ragazzo dai capelli neri che ha cercato di uccidermi esiste davvero.
Non ribatto, non so cosa dire. Mi sembra una situazione troppo assurda da credere, ma mia madre, di fatto, ha parlato di un ragazzo. Io non le ho rivelato questo particolare.
Che sia successo davvero? La possibilità di questa nuova realtà mi si rovescia addosso come una secchiata d'acqua gelata.
Cerco di ricordare le mie ultime 24 ore. Mi sembra impossibile che possa essere avvenuta una cosa del genere.
«Siediti, Emily. E' il momento che io ti parli di alcune cose.»
«Quali cose, mamma? Adesso mi sto davvero spaventando! Che diavolo sta succedendo?» mi siedo velocemente accanto a lei, guardandola ansiosa, aspettando con impazienza che si decida a parlare.
Lei mi guarda, come in attesa di qualcosa. Sembra nervosa, si sta trattenendo.
«Si tratta di tuo padre» dice infine.
«Mio padre?» le chiedo confusa.
«Sì, Adam. Tuo padre. C'è qualcosa che devi sapere su di lui» mi spiega, ora un po' più calma e confidente.
«Tuo padre non è scomparso. Se n'è andato.»
La guardo confusa, senza capire bene.
«E' una persona molto speciale. Ti ha sempre voluto un gran bene... e te ne vuole ancora.» Si interrompe un secondo, poi prosegue.
«Ho conosciuto tuo padre due anni prima che tu nascessi. Ho sempre notato una diversità, in lui. Inizialmente pensavo fosse perchè mi ero invaghita di lui, sai, avevo appena finito gli studi e cominciato un nuovo lavoro, era un periodo importante per me, e quando è arrivato tuo padre... ha sconvolto tutto. Ci siamo innamorati, ha preso il mio cuore come mai nessuno aveva fatto. Ho passato i due anni più belli della mia vita, con lui. Fino a quando mi ha rivelato cosa fosse realmente. So che ti sembrerà assurdo, all'inizio non ci crederai, ti sentirai tradita dalle verità che ti sono state nascoste, abbiamo dovuto farlo per te, Emily.» lo sguardo che mi rivolge è pura tristezza. «Tuo padre è un Angelo Bianco.»
«Ok, credo di averti persa quando hai pronunciato le parole Angelo e Bianco. Che cosa stai dicendo? Che è morto?»
«No. Gli Angeli Bianchi fanno parte del più alto livello gerarchico mai esistito sulla terra. Sono vivi. Sono in mezzo a noi. Ci proteggono.»
«Che cosa intendi con "ci proteggono"?»
«C'è chi crede negli Angeli, c'è chi no, e poi c'è la verità, che è basata su fatti concreti, realtà assoluta, inattaccabile: Gli Angeli esistono. Sono in mezzo a noi, ci proteggono dalla malvagità, ci pongono davanti a scelte difficili e ci preparano, incosciamente, a diventare più forti. Anche se noi non ce ne accorgiamo.» la sua espressione è seria. Nessuna traccia di ironia, o di un qualche tipo di scherzo poco divertente. Il suo volto è talmente serio che quasi ci credo.
«Q-quindi, presumiamo che questi Angeli esistano veramente, mi stai dicendo che esistono anche i diavoli, o i demoni?»
«No. Esistono gli Angeli Neri, quelli malvagi. La conosci la leggenda di Lucifero, no? L'angelo caduto dal cielo e sprofondato nelle viscere più profonde della terra. Diciamo che la leggenda è stata tramandata oralmente per molti anni, quindi è stata modificata nel tempo. Non è che Lucifero si trovi fisicamente al centro della terra.» Sorride, quando vede che non ricambio si fa sull'attenti e ritorna seria.
«So che avrai molte domande da pormi, in questo momento. Perchè non andiamo a preparare il pranzo insieme, così potrò chiarire ogni tuo dubbio.»
La mia mente è annebbiata, sono in uno stato di confusione psicologica. Tutta la realtà che conoscevo fino ad oggi si è appena rivelata incompleta, parziale.
«Chi è mio padre? Perchè ha dovuto lasciarci? E chi era il ragazzo di ieri?»
«Tuo padre è un grande Angelo Bianco, uno dei più leali, fedeli e corraggiosi Angeli. Molti anni fa, ha giurato fedeltà a uno delle più grandi e potenti creature celesti mai esistiti, Nathanael. Egli non è un semplice Angelo, è un Serafino, il più alto Ordine Celeste, primo fra i tre grandi ordini gerarchici degli Angeli. Il loro fu un patto di sangue molto potente. Nathanael donò il suo sangue ad Adam, tuo padre. Il sangue di Serafino è il più grande potere, la più potente arma celeste che esista concretamente. Per questo ieri quell'Angelo Nero era qui. Era alla ricerca di qualche indizio, pensano che tu sia coinvolta. Vogliono impossessarsene. Per questo motivo io sono qui, ti devo proteggere, a costo della vita.»
«Perchè vogliono me? Io non ne so nulla. Ho appena scoperto che mio padre è un...» mi fermo. Pronunciare quella parola significa ammettere la loro esistenza. Non sono sicura di volerlo fare.
«Puoi dirlo, mica succede qualcosa.» ride mia madre.
«Un Angelo.»
«Pensano che tu sia coinvolta.»
«Ma che cos'è questo grande potere, quest'arma? E dov'è?» chiedo io, riflettendo.
«Le mie conoscenze si fermano qui, io sono solo umana, tuo padre mi ha privato di questa conoscenza perché gli Angeli possono leggerci nella mente, nell'anima. L'avrebbero già ottenuta.»
Rifletto sulle sue parole. Mi immagino mio padre, il suoi lineamenti. Estraggo la sua fotografia dal mio portafoglio e la osservo, sfiorandogli il viso con un dito. Non mi sembra un Angelo, mi sembra un normale essere umano.
«Hai i suoi stessi occhi blu.» dice mia madre, in preda alla commozione, asciugandosi il viso.
«...Posso conoscerlo?»
«Fidati di me, quando sarà il momento si farà vivo lui.» Mi sorride ora lei, preda di chissà quali pensieri felici.
















  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Misukichan