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Autore: EOW    06/09/2014    1 recensioni
Midnight Mist, ex-allievo della Principessa, è un unicorno di quasi quarantanni che vive una vita tranquilla con sua moglie Shooting Star, una pegaso che a suo tempo era capitana degli Wonderbolts.
Entrambi si godono il reciproco amore giorno dopo giorno, fino a quando una terribile malattia li colpisce entrambi, forzandoli a lasciare la città per evitare un contagio, ritirandosi in un accampamento attrezzato apposta.
Ma questa malattia nasconde segreti ben più oscuri di quanto potrebbe sembrare...
Chi diavolo era Greyhorn?
Perché ha creato questa maledizione?
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Double Six Trilogy'
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ATTENZIONE: Per questa storia ho preparato numerosi artwork, collegati di capitolo in capitolo. Potete trovarli QUI, ma attenzione, non aprite cartelle di capitoli che non avete letto, perché conterranno major spoilers.
Il numero prima del punto si riferisce alla saga:
1) Greyhorn Curse
2) Equestria UnWorld
3) Quilin Realm

Buona visione ^_^
- E.O.W.



Beh... credo che un po' di divertimento non possa farmi male...

 

Era un giorno tranquillo a Ponyville, i pegasi stavano ricoprendo il cielo di nuvole in fretta e furia, erano già in ritardo sulla tabella di marcia e il temporale doveva cominciare alla svelta.

Tutti quanti tornarono nelle loro case e accesero il camino per starsene al calduccio, mentre la pioggia cadeva incessante nelle strade e la principessa Luna faceva calare la notte per garantire a tutti un meritato riposo.

Camminando sul fango un pony incappucciato passò accanto alla capanna di Fluttershy, lungo la strada sterrata per raggiungere la Everfree Forest. Vicino a lui c’era un puledrino, anch’egli incappucciato per ripararsi dal maltempo.

‘Papà… ho freddo…’ mormorò.

‘Mi dispiace, non avevo proprio previsto questo tempo.’ Rispose l’adulto.

‘Perché… perché dobbiamo sempre andare a quest’ora di buio da quel mercante puzzolente?’ insisté.

L’altro distolse lo sguardo dal figlio, prima di replicare.

‘Lo sai, è l’unico che non si fa domande su chi siano i suoi clienti. Poi a quest’ora è difficile che noti il tremendo segno che ci portiamo dietro… Credo però che se anche lo notasse non si farebbe problemi, finché gli si porta i soldi.’

I due proseguirono verso il bosco, senza dirsi altro, fino a che il puledrino non si fermò. Il padre notò la cosa e si voltò.

‘Tutto bene Hope?’

Annuì con la testa.

‘Va tutto bene, è che… sono tanto stanco…’

Il pony si avvicinò al piccolo.

‘Vuoi salirmi in groppa? Ti porto un po’ io.’

Hope sorrise dolcemente e saltellò sulla schiena del padre.

‘Ehi, fai piano, che mi fai male!’ esclamò divertito l’adulto.

E i due si incamminarono nella foresta. In piena notte.

 

Il giorno dopo tutti i pony di Ponyville si svegliarono con un meraviglioso mattino e guardarono fuori dalla finestra i fiori colorati che erano ritornati in forze grazie alla pioggia notturna.

Dash si stava riposando su un albero, mentre le sue amiche stavano rimettendo a posto la roba che avevano usato per un pic-nic.

Rarity tirò su l’elegante stuoia su cui si era seduta, tutta sporca e lurida.

“Oh, il fango, guardate come ha sporcato questa coperta ricamata a zoccolo.”

“Eh, purtroppo tutti i tavolini sono stati presi, non avevamo scelta.” disse Applejack.

“Lo so, lo so, però se lo avessi saputo prima avrei portato una coperta meno elegante. Ora dovrò lavarla e…”

Mentre le due discorrevano Pinkie Pie si allontanò momentaneamente in cerca del bagno. Quando passò proprio sotto la grande quercia la sua coda iniziò a tremare.

Cogliendo l’intuizione si scansò in fretta e vide cadere un puledro dal ramo, proprio accanto a lei.

 

Era un piccolo unicorno grigio, con la criniera verde chiaro. Questo si rialzò subito, aveva la faccia piena di fango ed era così buffo che Pinkie si mise a ridere.

Il piccolo si girò verso di lei, ma puntava la testa all’altezza delle sue zampe.

“Aspetta che ti aiuto, la mia faccia non è lì.” Disse, pulendogli il muso con uno zoccolo. “Ora ci vedi meglio?” gli domandò.

“Ehm… anche con il fango… ecco, non ci vedrei lo stesso.” Aveva gli occhi chiusi mentre parlava.

“Sciocchino, se non apri gli occhi non ci vedi!”

“Anche… anche se li aprissi non vedrei nulla… proprio nulla. Sono così dalla nascita.” Era visibilmente timido nel parlare, come se fosse preoccupato di parlare.

Pinkie notò questo suo atteggiamento. Si portò uno zoccolo al mento e rifletté per mezzo secondo.

“Che ne dici se ti invito al picnic con le mie amiche? Ci divertiremo un sacco e ci saranno tanti bellissimissimi giochi!” si fermò un secondo rendendosi conto che qualcosa non andava “Cioè, in realtà era appena finito, ma non importa, sono sicura che a loro non dispiacerà ricominciare, come dico sempre c’è sempre tempo per un party!”

 

E mentre il povero piccoletto veniva inondato dall’incessante parlantina, Pinkie lo osservò meglio: indossava un gilet rosso che gli copriva più di metà corpo e una bandana dello stesso colore sopra la testa. Notò anche era senza cutie mark, ma più di ogni altra cosa notò… che non lo conosceva! E lei conosceva tutti a Ponyville.

“A proposito, come ti chiami? Io sono Pinkie Pie!” partì nuovamente all’assalto, con l’intento di fare amicizia.

“Io… io sono Blind Hope... p-piacere…” rispose timidamente.

Appena finì di parlare Pinkie si ricordò il motivo per cui si era separata dal gruppo.

“Ah! Il bagno!” esclamò, fiondandosi verso la toilette più vicina.

Il puledro rimase seduto sull’erba ancora un po’ intontito.

Ma l’aveva davvero incontrata una giumenta così stramba?

 

Blind Hope si ritrovò insieme alle ragazze.

“Piccolo, dove sono i tuoi genitori?” domandò Twilight. Egli mosse le orecchie preoccupato.

“Ragazze, forse è meglio non tempestarlo di domande. Non è di qui, quindi forse non è abituato ad avere tanta gente intorno.” Commentò AJ.

Fluttershy gli si avvicinò e iniziò ad accarezzarlo sulla testa.

“Come si fa a perdere di vista un cosino così carino?” fece la voce tenera.

Era disorientato, come diceva la cavalla con l’accento texano non era abituato ad avere così tante considerazioni. C’era poi da aggiungere che era appena scappato di casa e se suo padre lo prendeva… A letto senza cena per un mese di sessanta giorni!

La cosa più importante che doveva ricordare era di non far cadere mai la bandana, né levarsi il gilet, per NESSUNA ragione al mondo. Se lo avesse fatto altro che sessanta giorni, sarebbero stati almeno cento, no macché, mille diecimila giorni senza né pranzo né cena!

Fortunatamente l’agitazione iniziale passò presto, quando si rese conto di essere al sicuro, e continuò a giocare con le sue nuove amiche. Poiché era cieco si limitava a tenere i punti mentre le altre si lanciavano il frisbee e lui si divertiva ascoltando le loro esultazioni o disapprovazioni quando facevano punto o quando non afferravano il disco.

“Punto a quella fissata col pulito! Quella dalla voce squillante che mi ha portato qui ha mancato il frisbee.”

 

Il pomeriggio passò così, semplicemente, fino a quando Dash non si svegliò.

“Ragazze, mi avete aspettato? Grazie!” esclamò contenta.

“Ecco, in realtà siamo rimaste qui a giocare con quel puledrino laggiù, si chiama Blind Hope.” Le spiegò Fluttershy. Dash guardò il piccolo. La bandana era davvero figa.

Si avvicinò e gli porse lo zoccolo.

“Io sono Rainbow Dash, il pegaso più veloce di tutti! Tu invece?”

“Io sono Blind Hope, piacere! Però dimmi una cosa… Come mai sei l’unico maschio qui?”

“Cosa?” Dash non era sicura di aver capito.

“Eheh, ti sei messo bene con tutte queste ragazze, una di loro per caso è la tua fidanzata?”

Arrossì imbarazzata e guardò le amiche ridere di cuore.

“Sono una femmina anche io, non si vede?!”

Il piccolo rimase in silenzio e Twilight gli si avvicinò.

“E’ cieco. Basa tutto sull’udito.”

“E sull’olfatto, non hai il classico profumo di fiori che hanno tutte le donne. Ce l’ha persino mia mamma!”

Dash fece una smorfia di fastidio, poi però le passò tutto e cominciò a divertirsi con tutti loro.

 

 

Intanto, due pony incappucciati, un unicorno maschio e un pegaso femmina andavano cercando il piccolo Blind Hope nei dintorni della foresta.

“Non può essere andato lontano!” imprecò il maschio.

“Caro, ti avevo detto di non portarlo con te.” Lo rimproverò la pegaso, che però fu ignorata.

“Non va bene, anche se porta la bandana e il maglioncino rischia che qualcuno lo veda e riconosca la nostra malattia…”

“Ed è pure contagiosa… Non vorrei che qualcun altro la subisca…” sospirò “Mist, dobbiamo trovarlo!”

L’unicorno guardò il cielo.

“Le nuvole portano messaggi funesti, speriamo bene…”

Detto questo i due si incamminarono alla volta di Ponyville. In pieno giorno.

 

“Io direi di cambiare gioco, sono stanca.” Disse Rarity, sedendosi su una panchina libera.

“Già, che ne dite di una sana bandierina tre contro tre? Blind può tenere la bandierina!” suggerì Dash.

“Sarebbe divertente.” Intervenne Twilight “Ma non abbiamo una bandierina per giocare.”

Tutti si voltarono verso Rarity.

“Che volete? Le mie stoffe non si toccano, si sono già sciupate abbastanza per l’umidità!”

“Beh, abbiamo qui un’altra bandierina!” esclamò la pegaso celeste sfilando la bandana al puledro.

Egli urlò di paura coprendosi la testa con gli zoccoli.

“AAAAH, LO STALLONE NERO MI HA RUBATO LA BANDANA!!! RENDIMELAAA!!!!”

“Ancora con ‘sta questione? Io sono una femm…”

Per riprendersi il telo Blind Hope agitò gli zoccoli verso Rainbow Dash, levandoli dalla testa. Tutti così scoprirono il segreto che celava sotto quel drappo rosso.

Due cornini, davvero piccoli ma facili da vedere spuntavano ai lati della sua testa.

Tutte quante lo guardavano stupite mentre lui, imbarazzato indietreggiava. Andando all’indietro sbatté contro le gambe di un pony ben più grande di lui, incappucciato.

“Ecco dove ti eri cacciato!” esclamò con voce autoritaria.

Il sangue gli gelò nelle vene. Era suo padre e lo aveva visto senza bandana in mezzo a diversi pony.

L’unicorno guardò le sei ragazze.

“Sono Midnight Mist, suo padre. Vi ha dato noia per caso?”

“Oh, affatto, ci stavamo divertendo.” Disse Twilight.

“Allora perché ora lo guardate così? Per via dei suoi corni?”

Blind Hope si era rannicchiato a terra e tremava come una foglia dalla paura. A casa gli sarebbe aspettata una bella punizione.

Pinkie, che era andata a prendere un fazzoletto da usare come bandiera, appena vide il piccolo impaurito gli si avvicinò e cercò subito di consolarlo.

Mist guardò il pony rosa e poi si levò il cappuccio. Anche lui aveva quelle corna ed era di un grigio della stessa tonalità di Blind Hope.

“Sono una cosa di famiglia.” Spiegò, indicandole “Ora riporto mio figlio a casa. Mia moglie mi sta attendendo fuori dal parco.”

“Aspetta!” esclamò Dash, avvicinandosi al puledrino. “Volevo renderti la bandana, è colpa mia se è successo questo casino...”

“Fa… fa nulla, grazie.” Si rimise la bandana e guardò suo padre che si rimise il cappuccio.

Questa volta fu Twilight ad avvicinarsi. Aveva una faccia un po’ emozionata.

“Ora che ci penso tu… Non sarai mica QUEL Midnight Mist? Il genio dell’accademia per unicorni dotati? Lo studente prediletto di Celestia venti anni prima che io entrassi in quella scuola? Il leggendario…”

Mist le tappò la bocca.

“Si, sono io. Se vuoi chiedigli pure di me.”

Con queste parole si congedò, portando con sé Blind Hope.

Twilight guardò le ragazze.

“Sapete cosa sto per dire?”

“Fammi indovinare! Stai per dire ‘Alla libreria’?” disse Applejack.

“Ehm… già…” mormorò il pony viola.

 

Spike era solo in casa a leggere un racconto del terrore sotto le coperte. Appena sentì la porta sbattere trasalì e si infilò sotto il letto.

“Mica ci saranno dei mostri?” pensò.

“Spiiiike!” lo chiamò la voce di Twilight. Il draghetto tirò un sospiro di sollievo e uscì dal nascondiglio.

“Bah, e io che credevo che il lupo mangiadraghi fosse qu…” scese le scale, ma trovò l’atrio completamente vuoto.

Non c’era nessuno e la porta era aperta.

Si avvicinò lentamente e non ebbe il tempo di realizzare cosa stesse accadendo che un fulmine rosa lo investì. Era Pinkie Pie.

“Ah, cosa succede?” esclamò stupito e intontito dall’impatto.

“Svelto Spike, prendi carta e penna!” disse Twilight in fretta e furia.

 

La risposta di Princess Celestia non tardò ad arrivare.

“Cara Twilight Sparkle, sono sicura che quel pony che avete incontrato fosse davvero Midnight Mist, mio ex-allievo. Devo però avvertirvi, se avete avuto contatti con lui, è affetto da una gravissima malattia, nota come ‘Maledizione di Greyhorn’. Chi la subisce vede il proprio pelo diventare grigio e due piccoli corni spuntano ai lati della testa. Ma questo è il meno: chi ne è affetto non vede i colori, ma solo una triste gradazione di grigio. Poiché non sappiamo se è contagiosa o meno tutti gli infetti sono stati mandati in un piccolo accampamento nella Everfree Forest.

Però… è strano che Mist si sia fatto vedere, da quando ha subito la maledizione ha rotto ogni ponte col mondo esterno.

Non so che altro dirvi al riguardo, solo di stare attente, potreste rischiare il contagio.”

Pinkie ascoltò il testo con attenzione e alla fine scoppiò a piangere.

“BUHUUH!!!! NON SAPEVO CHE FOSSE COSI’ TRISTEEEE!!!!”

A renderla triste più che altro era l’idea di non poter più vedere i colori, cosa che faceva un po’ stranire pure Dash, che si chiese come avessero visto la sua criniera.

“Oh, mio dio!” un urlo dietro di loro le stupì “Speriamo non sia davvero contagiosa… Il grigio non va per niente quest’anno!” esclamò Rarity. Tutte la guardarono male.

“Andiamo, stavo solo scherzando, volevo sdrammatizzare…” Sorrise, poi appena le altre si girarono tirò fuori un drappo grigio e se lo provò, scuotendo la testa.

All’improvviso Pinkie si alzò e gridò ad alta voce.

“Ho deciso, dobbiamo andare alla Everfree Forest e fare un bellissimo party per tirarli tutti su di morale!”

“Pinkie, non possiamo entrare così in casa di altri e…” AJ cercò di parlare.

“Pinkie Pie non lascia degli amici tristi e col muso lungo, MAI!” disse risoluta. “Alla Everfree Forest!”

“Everfree Forest?” domandò Fluttershy intimorita.

“Sì, Everfree Forest!” rispose il pony rosa.

  
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