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Autore: Flox12    06/09/2014    1 recensioni
[2p!Spagna x 2p!Romano]
Tirò rapidamente fuori dalla tasca una piccola pistola e andò a puntargliela dritta in fronte. «Amore, mi stai facendo perdere la pazienza. Non sto andando a divertir- Anzi, sì, il mio lavoro mi diverte, quindi lasciami. Non costringermi a premere il grilletto. Ho ucciso molte persone e non temo di uccidere anche te.» Silenzio, non una parola, solo uno sguardo privo di emozioni. Lo spagnolo finalmente sorrise, fece un sorriso inquietante e con uno strattone, strappò via l'arma dalle mani dell'italiano.
Genere: Introspettivo, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: 2p!Hetalia, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Flavio entrò in un bar, aveva appuntamento con un cliente, era la prima volta che l'italiano "lavorava" con quell'uomo, ma aveva sentito dire che era ricco, molto ricco. Quella era la sola cosa che contava, alla fine.
Si sedette ad un tavolo ed attese, paziente. D'improvviso sentì qualcuno alle sue spalle, non si voltò. Fece finta di niente, mentre un sorriso gli si allargò sul viso. «Finalmente.»
Non ricevette risposta, attese qualche istante, voltò il viso e lo guardò. «Oh, sei tu. Cosa ci fai qui, amore?» Chiese leggermente seccato, ma non fece scomparire quel sorrisino sulle proprie labbra. L'uomo sembrava muto, il suo sguardo faceva paura ed era costantemente serio ed imbronciato, come se ogni istante della sua vita fosse privo di gioia. 
Il biondo stava per perdere la pazienza. Quando lui faceva una domanda pretendeva una risposta.
«Senti, carino. Io sto attendendo un cliente. Se fai il bravo questa sera passo anche da te e ti faccio anche uno sconticin-» Non fece in tempo a concludere la frase che il moro lo afferrò brutalmente dal colletto della giacca bianca e lo sollevò qualche centimentro da terra. Continuava a guardarlo male e finalmente si decise ad parlare.
Aprì la bocca, su quelle labbra giaceva una cicatrice obliqua «Andiamo.» Disse solo, ma la sua espressione diceva molto di più, sembrava furioso, arrabbiato, gelos- Sì! Era proprio geloso. Flavio sorrise allo spagnolo e riuscì a fargli mollare la presa, con la coda dell'occhio, notò che tutti i presenti nel bar li stavano guardando. Perfetto, era proprio nella natura dell'italiano voler essere al centro dell'attenzione. «Alejandro, amore. Non mi piace quando fai l'egoista. Non puoi avere il mio favoloso sederino tutto per te.» Ridacchiò maliziosamente, ma l'unica risposta che ricevette fu uno sguardo tutt'altro che amichevole o divertente, sembrava volesse ucciderlo solo con quello sguardo.
Flavio, sorrise, lo divertiva vederlo così geloso e possessivo. 
Silenzio, in quel bar regnava il silenzio più totale, ormai quei due avevano catturato l'attenzione di tutti con quella sceneggiata. Ad interrompere il silenzio, fu proprio la suoneria del cellulare del biondo.
Tirò fuori dalla tasca l'oggetto e dopo aver accettato la chiamata, lo avvicinò al proprio orecchio. «Pronto? .... Oh salve... Sì, la raggiungo subito.» Terminata la chiamata, si infilò di nuovo il cellulare nella tasca della giacca e con un sorriso furbesco, sgattaiolò verso la porta sul retro.
Lo spagnolo rimase senza parole, lo seguì con rapidità ed apparentemente poteva sembrare anche calmo. «Fermati o quando ti acchiappo ti faccio vomitare sangue.» Ed effettivamente una cosa del genere era naturale detta da uno come Alejandro. 
Flavio stava giusto per uscire, ma si fermò. Tenne la mano sulla maniglia della porta, era pronto ad aprirla, fino a quando non sentì la mano dello spagnolo poggiarsi sulla propria spalla con forza. Sorrise tra sé e sé, lento si mise una mano in tasca, si voltò verso di lui e scontrò i propri occhi (coperti dagli occhiali) contro quelli dell'uomo difronte a sé, quegli occhi erano come ghiaccio, ghiaccio verde. Non sembrava avere alcuna emozione, era apatico e lo fissava freddamente. Tirò rapidamente fuori dalla tasca una piccola pistola e andò a puntargliela dritta in fronte. «Amore, mi stai facendo perdere la pazienza. Non sto andando a divertir- Anzi, sì, il mio lavoro mi diverte, quindi lasciami. Non costringermi a premere il grilletto. Ho ucciso molte persone e non temo di uccidere anche te.» Silenzio, non una parola, solo uno sguardo privo di emozioni. Lo spagnolo finalmente sorrise, fece un sorriso inquietante e con uno strattone, strappò via l'arma dalle mani dell'italiano. Flavio rimase senza parole, avrebbe potuto premere il grilletto, ma la rapidità dell'altro aveva avuto la meglio. «Alejandro, restituiscimi la pistola.» Disse con tono di rimprovero, mentre lo spagnolo andò a puntare la pistola sul cavallo dei pantaloni dell'italiano. «Ora tu vieni con me, oppure ti faccio saltare in aria le palle, se ce le hai.» Premette la pistola con maggiore forza e Flavio fece uscire dalle labbra un mugolio di disapprovazione. «Amore, anche io non vedo l'ora di scoparti, ma vedi se non vado da loro, mi ammazzano, quelli sono pezzi grossi.» Mentre disse quelle parole, tentò di allontanare la pistola, ma Alejandro sembrava non scherzare. «Ci penso io a difenderti, ma ora torniamo a casa.» L'italiano, annuì e appena sentì la pistola spostarsi, gli lasciò un bacio sulle labbra. 
Uscirono entrambi dall'uscita principale, Flavio stringeva il braccio dell'iberico come neanche una ragazza faceva con il proprio fidanzato. 
Arrivarono a casa dello spagnolo rapidamente. Appena varcata la soglia di casa, Alejandro sbatté violentemente il giovane italiano con le splalle muro. Flavio non urlò, lo guardò solo leggermente male «Ahi! Era necessario?» Conclusa la frase si ritrovò le labbra dello spagnolo contro le proprie, intente a strappargli baci. Era violento, gli stringeva con forza quelle delicate labbra tra di denti e poi gliele succhiò, quelle labbra ormai erano viola per via dei lividi. Quanto sapeva essere violento? Finalmente Alejandro si staccò e nel mentre riprendevano entrambi fiato gli disse: «Era necessario. Tu sei solo e soltanto mio. Posso incularti solo io. Hai capito? Tu mi appartieni.» 
Flavio annuì e lo baciò di nuovo. Prima che entrambi se ne resero conto erano già in camera da letto. 
Una volta concluso di fare sesso, Flavio attese che lo spagnolo si addormentasse. Finalmente sembrava essersi addormentato, così si alzò, cercando di non far cigolare il letto e prese nuovamente la pistola tra le mani. Tornò sul letto e si sdraiò sul corpo di Alejandro, puntandogli la pistola alla fronte.
Appena vide gli occhi verdi dell'altro aprirsi, gli sorrise e con le labbra contro le sue gli disse una parola: «Addio.» Premette il grilletto e "Bam". Morto. Flavio sorrise soddisfatto e gli baciò le labbra, non badando al sangue che colava dalla fronte di colui che aveva appena ucciso. Si rivestì e prima di uscire dalla camera lo guardò. Era privo di vita, nudo e con il viso coperto di sangue. «Ci vediamo all'inferno, amore.»
 
   
 
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