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Autore: slash_kingdom    06/09/2014    1 recensioni
Louis Tomlinson è un ragazzo sensibile, vittima di bullismo e solo.
Lo etichettano, lo picchiano lo fanno sentire uno schifo, tutto ciò perchè ha fatto quello stupido coming-out, perchè è diverso, la gente ha paura di ciò che è diverso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Louis Tomlinson non era mai stato un ragazzo popolare, ma forse era perchè non ne sentiva la necessità. Non era nemmeno un nerd, lo studio non era proprio il suo forte. Era solo una faccia come un'altra nella massa. Si accontentava di quello che aveva, nè più, nè meno.
Viveva con mamma Joahnna e le sue quattro sorelle: Lottie, Felicitè, Daisy e Phoebe.
Abitare con tante donne in un solo appartamento, non era facile, ecco perchè Louis Tomlinson preferiva i ragazzi. La sua famiglia lo aveva sempre saputo, ma per loro non era un problema, lo amavano così com'era.
Poteva essere una vita normale, ma bellissima, tutti erano felici, come era giusto che fosse.
Almeno finche arrivò il fatidico giorno in cui fece coming-out, da allora cominciarono i problemi.
I compagni iniziarono ad insultarlo pesantemente, non solo per l'omosessualità, ma per l'aspetto minuto e femminile, per la voce, per il modo singolare di vestire, sempre con le maglie a righe attillate che gli fasciavano l'addome magro e le bretelle, per tutte quelle cose che prima del coming-out erano infime a tutti, per chiunque a scuola lui era solo "La checca" o "Il top delle checche", "Louis frocio Tomlinson" oppure "Puttanella", e quanti altri dispregiativi possiate immaginare. Poi cominciarono a picchiarlo, all'inizio erano forti spintoni che lo facevano inciampare, poi divennero pugni alle costole e agli occhi, sputi e calci laddove per i ragazzi era un incubo solo pensare di riceverli, perchè tanto come tutti dicevano: "lui non aveva le palle".
Ovviamente tutto ciò lasciava lividi, graffi, incrinature e Louis era costretto a mentire.
Mentiva a casa, anche se non gli piaceva farlo con sua madre, ma non voleva farla preoccupare, poi aveva paura che la situazione sarebbe peggiorata, quindi lui "era caduto dalle scale" "inciampato sull'asfalto" oppure "andato a sbattere contro un'armadietto", nessuno dei professori o dei suoi familiari doveva sapere ciò che gli accadeva tutti i giorni.

Erano le 7.02 della mattina, la sveglia era stata lanciata a terra come al solito, nel tentativo di spegnere il fastidioso trillo, Daisy e Phoebe saltavano sopra al fratello che poltriva ancora nel suo comodo e protettivo letto caldo e Louis si prestava a cominciare un'altra giornata infernale.
Come sempre il bagno era occupato da Lottie, che si stava lavando-truccando-profumando-truccando-lavando, rutine che richiedeva almeno una buona mezz'ora se non di più.
Decise di scendere a bere una tazza di latte, diede un bacio alla madre appena arrivato in cucina, fece colazione e poi tornò in camera a vestirsi.
Arrivò a scuola in anticipo, quindi decise di accomodarsi in un angolino del cortile mentre attendeva che il portone venisse aperto, così che potessero tutti entrare.
Si sedette su una panchina di marmo freddo, nascosto abbastanza da poter sfuggire ai bulli.
Stava in silenzio e osservava, osservava le coppiette di fidanzati (ragazzo e ragazza ovviamente, perchè sebrava che tutti gli alunni della stramaledetta scuola di Doncaster fossero omofobi), guardava i ragazzi della squadra di football flirtare con le cheerleader, guardava gli "sfigati" baciare le "sfigate" mentre ripassavano assieme matematica, guardava la squadra di lotta libera avvicinarsi a lui, guard.. Un momento, la squadra di lotta libera, cattivo segno. Si alzò tentando di fuggire, non voleva prenderle, purtroppo le sue gambe graciline non potevano competere con quelle muscolose dei cinque Hulk che lo rincorrevano, Louis inciampò e cadde a terra, accerchiato dai vandali che ridevano a crepapelle.
"Guarda un po' chi c'è! Louis Frocetto Tomlinson arrivato a rallegrarci la giornata!" esclamò uno dei cinque orsi. Erano alti, tozzi, muscolosi, ognuno di loro era almeno il triplo del povero mingherlino, che già temeva il peggio.
"Oh Louis, facci sognare!" disse un altro fingendo una voce effemminata.
"Sei solo un errore, puttana!" rise un altro che poi gli tirò un pugno dritto sul naso che iniziò a sanguinare violentemente.
Ridevano, gli sputavano addosso.
"Perchè cazzo ti metti le maglie attillate che sembri una balena!" urlavano altri due.
Louis era umiliato, si alzò più volte, ma quelli continuavano a spingerlo a terra e a dirgli
"Sei una femminuccia, finocchio di merda!" Louis, scoppiò in lacrime, si sentiva uno schifo. Si chiedeva cosa mai avesse fatto di male, solo quello stupido essere gay, solo quello stupido essere diverso...

Finalmente la campanella suonò, i King Kong filarono dentro l'edificio, ma non prima di aver lasciato la solita firma ai testicoli del giovane, che era piegato in due per il dolore che provava tra le gambe, che piangeva singhiozzando convulsamente per l'umiliazione che provava, si sentiva malissimo e preso da una nausea impossibile, vomitò.

Poco dopo entrò, andò in bagno a pulirsi dal sangue e dal vomito, si guardò allo specchio, aveva gli occhi acquosi, gonfi, rossi, dove erano finite le sue meravigliose iridi di cielo lievemente sfumate di grigio?
Si siacquò il viso, si riguardò allo specchio, che schifo, vedeva solo un ragazzetto pallido, dai lineamenti delicati, come una femmina, la voce acuta e soffice era orribile, era come dicevano i bulli, era così femminile, era solo uno stupido frocetto.
Uscì correndo dal bagno, diretto verso la palestra per la lezione di ginnastica, quando finì addosso ad un ragazzo e cadde, per l'ennesima volta in quella mattinata.
Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo, era terrorizzato all'idea che fosse uno di quei mostri di prima.
"Attenzione!" disse quello, aveva una voce calda, roca, tranquilla, rassicurante. Si trovò a pensare che, forse, le sue corde vocali fossero fatte di stelle, suonavano come le corde di un'arpa, niente a che fare con la sua vocetta stridula.
"N..n..non p..p..picchiar..r..mi, t..t..ti s..s..supplico" disse Louis flebilmente.
"Non lo farò, perchè mai dovrei?" chiese il giovane un poco sorpreso porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Louis alzò gli occhi e rimase incantato, quello era una specie di super eroe, bellissimo, perfetto gli occhi verdi, magnetici come due smeraldi lucenti, grandi e dolci, due labbra carnose e perfette, da baciare che sorridevano, e che sorriso! Aveva due fantastiche fossette sulle guance rosee. I capelli gli incorniciavano il viso, ricci, una nuvola su cui poggiare le sue dita sottili. Aveva un fisico pazzesco, alto, magro, le maniche della t-shirt gli fasciavano i bei bicipiti gonfi. Tutto di lui gridava: sono tremendamente sexy.
Mise la sua mano piccina in quella grande del ragazzo.
"Non..non.. lo s..s..so, s..s..scusa, dev..vo and..dare" disse, e corse via.

La lezione di ginnastica era sfiancante, il corpo mingherlino di Louis faceva davvero fatica a fare tutti quegli esecizi e il professore gli urlava sempre le stesse cose: "corri più forte", "continua a sollevarti", "fai più flessioni",per fortuna era una sola volta alla settimana.
Andò a fare la doccia assieme ai compagni, si svestì ed entrò sotto il getto caldo.
Le docce erano separate unicamente da un muretto, ma per Louis era facile nascondersi dietro esso perchè era piuttosto basso. Se lo avessero visto, lo avrebbero menato.
Concluse la doccia ed uscì, coperto unicamente da un asciugamano alla vita.
Camminando verso la borsa con i suoi vestiti, scivolò sul pavimento bagnato e cadde picchiando il fondoschiena sulle mattonelle.
Fu allora che quattro giocatori di football, iniziarono a ridere.
"Povero finocchio dai capelli a scodella!" e cominciò il pestaggio.
Ricevette un calcio dopo l'altro, strattoni, pugni.
Un ragazzo cominciò a prenderlo a calci in faccia, un altro gli tirava manate sulla schiena lasciandogli stampi rossi, un atro ancora gli schiacciava le gambe, poi lo alzarono tirandolo per i capelli, due lo tenevano fermo, gli altri gli sferravano colpi alla pancia, all'ingune. Lo cacciarono sotto l'acqua gelida, lo malmenarono sotto il getto freddo. Louis urlava, implorava, piangeva... Divenne un misto di lacrime sangue e sudore, finchè all'estremo delle forze si accasciò a terra immobile, abbandonato sul pavimento, completamente nudo.
Era la fine, se lo sentiva, era finita.
Non seppe quanto tempo passò seppe solamente che all'improvviso sentì uno strano calore, dolce, sicuro, un profumo buono, di mela.
Socchiuse gli occhi, e vide solo verde, un verde rassicurante e magnetico, doveva essere il paradiso quello.
   
 
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