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Autore: Ms_Arj    06/09/2014    4 recensioni
ECCOMI TORNATA... Era parecchio che volevo scrivere qualcosa su George e Angelina ma non trovavo mai l'ispirazione... La mia Beta dice che c'è un "iniziale vagonata di depressione" ma io sostengo che ogni tanto ci vuole.... Beh se vi è piaciuta fatemelo sapere con una recensione o un pm.... Arj =)
"Angelina era seduta sul divano con una tazza di tea, la terza da quando era tornata a casa la sera prima, e guardava fuori dalla finestra la pioggia, che batteva incessante. Ogni tanto si sentiva un tuono o si vedeva un lampo balenare alla finestra, Angelina però era concentrata sempre di più sul nulla assoluto che si trovava davanti a lei. “Più che comprensibile” penserebbero coloro che conoscono e hanno visto cosa, o meglio chi, le è accaduto di vedere la sera prima in un piccolo pub a Islington, fuori Londra. Quegli occhi, quelle lentiggini e quel sorriso, che non vedeva da molto tempo, le continuavano ad apparire davanti agli occhi. Per quanto lei avesse cercato di scacciarli erano sempre ricomparsi davanti a lei. Non poteva farci nulla… "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Angoletto iniziale
Lo so era un po' che non scrivevo ma ho avuto altro per la testa...
Sto preparando una storia originale, un convegno, la tesi di laurea e 1000 altre menate. 
Perdono... Spero vi piaccia... 
Arj =) -
 
Angelina era seduta sul divano con una tazza di tea, la terza da quando era tornata a casa la sera prima, e guardava fuori dalla finestra la pioggia, che batteva incessante. Ogni tanto si sentiva un tuono o si vedeva un lampo balenare alla finestra, Angelina però era concentrata sempre di più sul nulla assoluto che si trovava davanti a lei. “Più che comprensibile” penserebbero coloro che conoscono e hanno visto cosa, o meglio chi, le è accaduto di vedere la sera prima in un piccolo pub a Islington, fuori Londra. Quegli occhi, quelle lentiggini e quel sorriso, che non vedeva da molto tempo, le continuavano ad apparire davanti agli occhi. Per quanto lei avesse cercato di scacciarli erano sempre ricomparsi davanti a lei. Non poteva farci nulla…
 
Lei, Katie e Alicia si erano trovate in quel piccolo pub per mangiare qualcosa e discutere dell’addio al nubilato di Katie. Finalmente quel tontolone di Oliver le aveva chiesto di sposarlo e le tre amiche avevano messo in moto la “macchina del matrimonio”, così la chiamava Angelina. Dopo aver discusso a lungo e aver raggiunto un buon piano d’attacco, le amiche andarono a casa lasciandola nel pub a finire la sua birra e ricontrollare, per l’ennesima volta, che tutto fosse in ordine. Quando poi l’ora si fece tarda e il pub si animò di un po’ troppo movimento per il suo umore, Angelina prese le sue cose e si diresse all’uscita. Tutto accadde in pochi secondi…
La porta si aprì e Angelina vide due occhi, delle lentiggini e un sorriso a lei conosciuto: - Ciao! – disse quel sorriso prima di passare oltre, tenendole sempre aperta la porta…
Lei era uscita dal pub, aveva fatto i 500 metri che la separavano dal suo appartamento e si era fatta la prima tazza di tea, sperando in una miracolosa ripresa, totalmente invano. Si era addormentata sul divano pensando a quel ragazzo. – Non mi ha riconosciuta! – ripeteva a se stessa di tanto in tanto.
– Per forza non ti ha riconosciuta, era ubriaco! Anche tu non ti saresti riconosciuta! – le diceva la parte razionale del suo cervello. - Eppure quando i nostri occhi si sono incontrati ho avuto l’impressione che avesse capito che ero io! Che sciocca. –
 
Erano mesi, troppi mesi in verità, che non lo vedeva. Dal funerale. Dal giorno del funerale sulla collina di Ottery St. Catchpole. Lui era ancora chino sulla tomba bianca quando Katie la costrinse ad andare via. Aveva visto quegli occhi così tristi e pieni di lacrime, e così li ricordava, e voleva ricordarli. Ma ora non poteva togliere dalla mente l’immagine di quegli stessi occhi sorridenti e pieni di vita, cioè pieni di alcool.
Alicia glielo aveva accennato ma lei non voleva crederle. Era stato Lee a paventare lo scenario: dopo la Battaglia Finale, il funerale e la reclusione volontaria nel suo appartamento George si era dato all’idromele, prima, e al Fire Whisky, poi, per cercare di ritrovare l’allegria, con “pochi e scadenti risultati”, affermava Lee. A lei non sembravano ne “pochi” ne tantomeno “scadenti” i risultati che lui aveva conseguito, ma magari si sbagliava. 
 
E ora, ancora accoccolata sul quel divano, la tazza con il tea che ormai era diventato tiepido, Angelina si chiedeva se anche lui l’avesse riconosciuta e se si fosse sognata che quel sorriso fosse destinato a lei, e a lei soltanto.
Angelina aveva passato quei mesi combattendo con se stessa, e a volte anche con Katie e Alicia. Voleva vederlo, voleva parlargli e confortarlo, o farsi confortare, ma i suoi famigliari e amici le avevano fatto capire che era meglio lasciarlo nel suo brodo. Doveva uscirne da solo: in un modo o nell’altro. Lei non doveva intromettersi. Lei era l’ennesimo pezzo del puzzle che lo legava alla sua metà scomparsa e George non aveva bisogno di una tale presenza. Non in quel momento. “Ma io” pensava spesso Angelina “a me chi pensa? Ho perso anche io il mio migliore amico!”
 
Eppure quando aveva visto George entrare in quel pub il suo cuore aveva avuto un sussulto, come se un poco della nebbia che l’avvolgeva dalla Battaglia Finale fosse salita. Come se finalmente fosse a casa, al sicuro. Ma probabilmente era tutto nella sua testa! George non l’aveva riconosciuta, l’aveva dimenticata, come stava cercano di dimenticare Fred, o almeno il dolore per la sua perdita.
 
Sbatteva gli occhi da qualche minuto cercando di scacciare, invano, le lacrime mentre si chiedeva chi fosse quel ragazzo. Lei non lo conosceva più: “Scommetto che anche i suoi non lo riconoscono più” si disse ad un certo punto. Non era più il Gred che conosceva lei: scherzoso, divertente, sempre con le peggio battute pronte per essere servite, la metà di un duo comico da Oscar. Non era più nemmeno il George riflessivo, gentile, attento a non ferire i suoi sentimenti che aveva imparato a conoscere e riconoscere in tanti anni. Fred era il suo migliore amico, certo, ma George era il suo confidente, la sua roccia, il suo amore lontano. Fred lo sapeva e da anni cercava di metterli insieme, con estrema riluttanza di entrambi. Angelina non sapeva cosa fare.
 
Erano quasi le 10 del mattino, lei avrebbe dovuto vedersi con le ragazze alle 11.30 per il pranzo e, nel pomeriggio, per la scelta dell’abito per le damigelle ma in quel momento non voleva vedere nessuno. Prese la bacchetta dal tavolino basso davanti a lei, diede una scaldata al tea e poi appellò carta e penna pronta a scrivere un biglietto a Katie. Questo diceva:
 
Katie,
Ieri sera mentre andavo via dal locale l’ho visto! George. È entrato mentre me ne andavo. Mi ha tenuto la porta e, rivolgendomi un sorriso, ha detto “Ciao”. Era ubriaco Katie. Sono molto preoccupata per lui! Non credo che mi abbia riconosciuta comunque, era troppo concentrato verso il bar. Cosa dovrei fare? Scrivergli? Scrivere a Ginny o a Ron? Andare da lui in negozio (è ancora chiuso, forse?!) o alla Tana? Sono terribilmente indecisa, preoccupata e confusa.
Per oggi possiamo rimandare? Non me la sento di uscire di casa. Più tardi mangerò qualcosa ma per ora ho bisogno di silenzio, del divano e di stare sola. Scusami, spero che capirai e saluta Alicia.
Angelina.
 
Stripes, il suo gufo striato, stava sul suo trespolo a dormicchiare, era stato a caccia buona parte della notte e ora voleva solo riposare, con la pancia piena. Angelina lo chiamò e accarezzandogli il petto gli disse: - Portalo a Katie. Aspetta la risposta e se lei tentenna beccala, tormentala fino a che non prede pergamena e calamaio! Hai capito” quello tubò allegro e sparì fuori dalla finestra, nella pioggia settembrina.
 
Stava ancora pensando al biglietto per Katie e a George quando suonarono alla porta. Non voleva alzarsi, non voleva sentire la sua amica ripeterle che doveva lasciarlo stare. Probabilmente si sarebbe trovata davanti sia Katie che Alicia e magari anche Lee e proprio non voleva. Eppure, quando bussarono con fare incessante per la seconda volta, non collegò il fatto che Katie o Alicia o perfino Lee, al suo non rispondere si sarebbero smaterializzati direttamente nell’appartamento, non avrebbero di certo bussato ancora.
Si alzò di malavoglia dal divano e si diresse piano verso la porta. Senza guardare dallo spioncino, aprì la porta dicendo: - Katie ti ho detto che… - ma le parole le morirono in gola.
 
Davanti a lei, emaciato, stanco e in palese stato di post sbronza stava un George Weasley bagnato fradicio e senza parole.
 
Quando Angelina ebbe, al fine, focalizzato chi aveva davanti esclamò: - Cosa fai qui? Sei impazzito? - senza sortire alcuna reazione da parte del ragazzo. - George cosa fai qui? - disse, allora, più seriamente - Chi ti ha detto dove abitavo? Non voglio parlare con te! - non era vero, ma questo lui non doveva saperlo – Vattene! – e sbatte la porta in faccia al ragazzo. Strisciando la schiena contro il muro si sedette per terra proprio accanto alla porta. Sapeva che George non se n’era andato, lo sentiva. Dopo qualche minuto aprì la porta piano e lo fece entrare. Lui varcò la soglia, richiuse la porta e si sedette davanti a lei, sul pavimento. Piangendo, tra un singhiozzo e l’altro, Angelina chiese ancora: - Cosa fai qui Gred? Torna a casa. - 
- Nessuno mi chiama più Gred… - disse il ragazzo. – Dovevo vederti, ieri sera… - - Si ero io ieri sera. La ragazza a cui hai aperto la porta del pub – disse Angelina, ora più calma e senza singhiozzare.
- Angelina, volevo chiederti scusa! – disse piano George. – Scusa per cos.. – Angelina venne fermata dalla mano alzata del ragazzo che continuò: - No lasciami parlare! Scusarmi per tutto! Per non aver risposto alla tua lettera, per aver detto ai miei di non volerti vedere in tutti questi mesi, di non voler vedere nessuno in effetti! Scusa perché anche tu hai perso una persona molto importante e non sono stato capace di capirlo. Fred era – e dicendo questo s’incupì – la mia metà, ma era anche la tua! Io non lo capivo. Quando mi diceva che tra di voi non c’era nulla non gli credevo. Quando insisteva che non era lui il rosso che ti interessava non capivo. Poi…. Ieri sera, dopo averti visto, ero ubriaco e un po’ sconvolto, sono tornato subito al nostro appartamento in Diagon Alley e aprendo un cassetto per cercare delle candele ho trovato il suo diario. – Angelina era sotto shock. Sapeva che Fred teneva un diario, ma sapeva anche che quel diario era più che altro fonte di appunti per scherzi e bravate o note per nuovi oggetti per il negozio. Fred diceva sempre che avrebbe lasciato quel diario alla prossima generazione per vedere se erano in grado di eguagliarli una volta andati a scuola.
- Oltre a parecchie idee per scherzi e giochi per il negozio – continuò George – dentro c’era tutta una parte con il titolo “PIANO DIABOLICO PER METTERE INSIEME I DUE TONTI”, saremmo noi i tonti, dove Fred aveva scritto tutta una serie di cose da fare per metterci insieme. Ho passato tutta la notte a leggerlo e quando ho finito ho capito che eri tu quella ragazza di Islington allora ho deciso che dovevo trovarti, ma non sapevo dove. Sono andato da Lee, sta con Alicia lo sapevi? Beh loro non volevano dirmi dove stavi così ho fatto dietrofront e sono andato da Katie, stessa cosa. Ma mentre ero li è arrivato un gufo. Lei ha letto la lettera, ha preso una piuma e ha scritto l’indirizzo sulla lettera – disse porgendole il foglio – e poi ha detto al gufo: “ è lui la sua risposta”. E così sono venuto qui subito. – disse tutto così velocemente che Angelina non era sicura di aver capito.
- Fred… il diario… “PIANO DIABOLICO PER…” cosa…. Quindi cosa… non capisco George… - disse Angelina, ancora molto confusa, sfogliando il diario del suo migliore amico.
 
George le sorrise mentre ancora sfogliava il diario: - Fred aveva capito molte più cose di quelle che potremmo mai capire noi… lui sapeva che sono troppo testardo per rendermi conto dei miei sentimenti e sapeva che tu sei troppo testarda per ammettere i tuoi. Insomma siamo due tonti e lui lo sapeva! Lo sapeva da anni, ci scommetto. Io so solo che quando ti ho visto, ieri sera, è stato come se improvvisamente stessi meglio. Come se mi sentissi a casa per la prima volta da quando… dalla Battaglia. Non so spiegarlo… - Angelina lo guardava incredula: - Anche io! Anche io mi sono sentita così quando ti ho visto. È come se il peso che avevo sullo stomaco fino a ieri si sia alleggerito. È come se… mi sei mancato George! Mi sei mancato TU! Non voi insieme ma tu… - .
George si alzò in piedi, le pose la mano e la tirò su poi, di slancio, l’abbracciò. Angelina lo guardava incerta: sapeva di Whisky, di Merendine Marinare e di dolce alla cannella di Molly Weasley ma quando fu tra le sue braccia tutto andò a posto. La nebbia che l’opprimeva salì completamente e Angelina si sentì come a casa, il giorno di Natale.
 
- Siamo stati due tonti… - disse George dopo un po’.
- Si hai ragione… Fred aveva ragione sai??!! – disse Angelina. George la guardò interrogativo – Profumi di Merendine Marinare, come quando me le hai fatte provare la prima volta… - - E questo è un male perché…? – disse George. – Non è un male… è uno dei motivi per cui ti amo! – affermò lei sicura, e stringendolo più forte lo baciò. Ora potevano andare avanti. Insieme.
 
- Momento disagio finale
Ok se siete arrivati fino qui senza tagliarvi le vene...
Grazie! Spero vi sia piaciuta, io c'ho messo un po' ad elaborare
(all'inizio non doveva nemmeno andare così ma la storia si scrive da sola quindi non ci posso fare nulla) 
Se avete gradito lasciatemi un commentino e ve ne sarò eternamente grata... A presto 
Arj =) -
  
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