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Autore: __Blue    06/09/2014    0 recensioni
“Abbiamo tutti due vite, la prima, dell'anima, ci porta a sognare, fantasticare, guardare all'infinito; la seconda, del corpo e del quotidiano, ci porta alla morte.”
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Questo è un racconto scritto anni luce fa per un concorso di scrittura tenutosi nella mia vecchia scuola. E' riemerso per caso ieri e volevo pubblicarlo per vedere le reazioni suscitate nei lettori. Fatemi sapere cosa ne pensate perchè potrebbe essere l'inizio di un progetto! Grazie per l'attenzione e buona lettura ^^


È un tipico giovedì mattina invernale, gli alberi spogli, secchi, disegnano un’ atmosfera quasi spettrale, il cielo grigio, triste, non c’è traccia del sole, ma è pur sempre illuminato. In sottofondo si odono cornacchie, ma oggi nell’ aria si percepisce malinconia, amarezza, rabbia, dolore. Lo si capisce dai pianti provenienti dal cimitero di Renfrewshire in Scozia. Osservando la cittadina si possono vedere molte persone riunite attorno ad una tomba nella quale nei pochi istanti successivi verrà posta Kate. Sono tutti lì per porgere un ultimo saluto a quella ragazza che per 16 anni era stata la fonte della loro felicità. 

In prima fila i genitori della giovane ancora sconvolti per l’accaduto, la madre non riesce a trattenere le lacrime, probabilmente se non la stessero sorreggendo si lascerebbe cadere, con la speranza di non rialzarsi più. Nel suo piccolo viso ovale si vede il dolore e la sofferenza di una donna, che negli ultimi 16 anni ha dato il meglio di se’ per crescere al meglio la propria bambina cresciuta troppo in fretta, si vedono tutti i sogni e i progetti andare in fumo, si vede la vita della donna andare in pezzi. 
Accanto a lei il padre di Kate, che tenta di trattenere le lacrime per mostrarsi forte e dare supporto alla moglie, ma in questa situazione è impossibile. Vedere la terra cadere sulla cassa di sua figlia lo porta a porsi molte domande, la principale, che assilla i suoi pensieri da giorni:”perchè mia figlia si è suicidata?”. 
I genitori avvolti nel freddo inverno appaiono senz’anima agli occhi dei propri cari, qualche mese prima si congratulavano con la propria figlia per il rendimento scolastico, organizzavano la vacanze, ora la loro Kate è morta di overdose. 
E ancora, a porgere le proprie condoglianze alla famiglia ci sono i professori e gli amici di Kate distrutti e affranti dalla situazione.Nessuno o quasi riesce a spiegarsi il motivo del suicidio. 
Nessuno sa perchè Kate non riusciva più a vivere in pace con se stessa. 
Kate era una ragazza alta, magra, con lunghi capelli dorati lasciati sciolti intorno al viso, cadevano sulle spalle in modo delicato. I lineamenti eleganti, morbidi, leggeri, le guance un po’ arrossate, il nasino alla francese; la bocca ben delineata, carnosa, rosea. Aveva il sorriso più bello, mai visto uno così, solare, armonioso, angelico.E gli occhi azzurri come un cielo limpido d’estate. 
Una sedicenne cresciuta con dei sani principi. I suoi genitori le avevano insegnato a rispettare il prossimo, ad essere disponibile, ad aiutare chiunque ne avesse bisogno, ad essere onesta. 
Kate era al secondo anno di una scuola artistica, dove le sue materie preferite erano canto e danza. Eccelleva in ogni materia, da sempre era stata abituata a dare il meglio di sè, e ciò non le dispiaceva. Una ragazza molto intelligente, amava imparare cose nuove, in ogni campo, da quello scientifico a quello storico e così via. 
Aveva molte passioni. La lettura erauna delle più importanti, leggeva ogni sera, divorava i libri, uno dopo l’altro senza mai stancarsi. Leggeva libri storici, sociali, realistici, biografie, ma apprezzava anche la poesia, in particolare Shakespeare. 
Kate viveva di musica, era la sua essenza, la ascoltava sempre, appena era possibile si isolava dal mondo con un semplice mp3. Ascoltava qualunque genere musicale, l’importante era che le trasmettesse emozioni, non importava se attraverso parole o con la melodia, l’importante era provare sentimenti mentre la si ascoltava. 
Suonava. Sin da piccola Kate suonava, o per lo meno strimpellava qualche nota, dove con il passare del tempo, e con molte lezioni aveva imparato a suonare la chitarra ed il pianoforte, li riteneva gli strumenti più dolci e comunicativi. Scriveva canzoni. 
Amava pensare, passava intere ore a riflettere su tutto, specialmente sul mondo e sulla società, nella quale era costretta a vivere. 
Pensava al suo futuro, a cosa le avrebbe riservato ed era preoccupata perchè non sapeva se fosse stata in grado di superare le difficoltà che le si sarebbero presentate. 
Aveva molti amici, tutti o almeno la maggior parte la rispettavano, e la ritenevano una persona “importante” della quale ci si poteva fidare, era una gran ascoltatrice, pronta ad ascoltare, aiutare e consolare chiunque, ma non era altrettanto brava a parlare di sè, non ne era in grado. 
Kate stava con i propri amici sia a scuola che fuori. Ogni volta lei e la sua comitiva si divertivano, questo succedeva fino a qualche mese prima della sua morte. 
Infatti come ogni anno nella sua scuola veniva allestito uno spettacolo, in genere un musical, al quale avrebbero assistito dei grandi coreografi, menager di varie case discografiche, insomma era una grande opportunità. 
Ogni ragazzo dava il meglio di sè per ottenere le parti migliori, e gli insegnanti avevano il compito di assegnare i ruoli. 
Dopo varie lezioni nelle quali i ragazzi venivano osservati attentamente, era pronto il verdetto finale: Kate aveva ottenuto la parte della protagonista. 
Era molto emozionata, sapeva che quella era un’opportunità che non doveva essere sprecata. 
Le sue compagne erano felici ed emozionate per lei, sapevano che se lo meritava. Ma questo avvenimento logicamente portò anche molta gelosia da parte di un gruppetto di ragazze, da tutti ritenute snob, presuntuose e viziate. 
Non persero un attimo per infastidire Kate, inizialmente facendo solo battute pesanti, sulle quali la ragazza passava sopra con indifferenza, dimostrando la sua maturità. 
Le giornate passavano con velocità, Kate migliorava sempre di più, sarebbe stata sicuramente la migliore su quel palco. 
Ma a quanto pare ciò non andava bene alle altre ragazzine, infatti non si fermarono alle battute, ma incominciarono a prenderla di mira. Non la maltrattarono solo psicologicamente mettendole in testa pensieri tutt’altro che positivi, ma anche fisicamente. Inizialmente Kate non si faceva problemi, ci passava sopra sperando in un domani migliore, ma con il passare del tempo la gelosia delle altre ragazze si trasformò in vero e proprio bullismo. Per mesi Kate ha avuto la forza di andare avanti, sapendo che sarebbe stata solo questione di tempo, ma non era così facile, ed ecco, d’un tratto si era svuotata, si sentiva morta dentro. Non sapeva più chi era, quando si guardava allo specchio si chiedeva chi fosse e rifletteva su se stessa, era in qualche modo soffocata dai suoi stessi pensieri. Si sentiva rifiutata da tutti. Le prese in giro erano senza sosta, inutile dire che i suoi voti e la sua concentrazione subirono un declino progressivo. I suoi amici avevano capito che qualcosa non andava,faticava a sorridere, faticava a divertirsi,non si fidava più di nessuno, non si piaceva più. Pensando fosse solo una fase adolescenziale l’avevano in qualche modo assecondata, lasciandola sola nel suo incubo. La malinconia cominciò ad impossessarsi dei suoi occhi, l’odio della sua vita. 
Non sapeva come venirne fuori, l’unico modo per uscire da questo tunnel pensava fosse farla finita, inizialmente erano solo parole, non avrebbe mai pensato di lasciare seriamente questo mondo, infatti la sua positività riusciva a farle trovare un piccolo spiraglio di luce in ogni sua giornata. 
Ma quando le ragazzine la accerchiarono fuori da scuola e cominciarono a picchiarla, si convinse che quella era la fine. Arrivata a casa in lacrime, corse in camera sua, dove cominciò a scrivere una lettera, indirizzata ai suoi genitori ed ai suoi cari. In quelle parole si leggeva la sua sofferenza, confermata dalle lacrime che segnavano il foglio, in quelle righe esprimeva tutto il suo dolore, chiedeva scusa ai suoi genitori, per non essere all’altezza di ogni situazione, di non essere perfetta; voleva renderli orgogliosi spiegava, mostrando la sua preparazione nella recita di fine anno, cosa che non poteva accadere. Insomma, il maltrattamento psicologico era servito, Kate era ormai sconfitta, non aveva più forze, era arrivata la fine. È brutto pensare che bastano sole poche parole per distruggere una vita e pochi gesti per porvi fine. Ed ecco Kate ha difianco a se vari barattoli di medicinali, dai quali prende e ingoia pastiglie. Più tardi, il padre si reca in camera sua per avvertirla della cena finalmente pronta. Apre la porta, davanti a quella scena sente il suo cuore infrangersi in mille pezzi, un urlo di dolore invade la casa, la moglie si precipita da lui, sconvolta dalla visione crolla in ginocchio in lacrime. Nessuno sa perchè Kate si disprezzasse così tanto, oltre alle “bulle”,che pur avendo una vita sulla coscienza continuarono per la loro strada. 
Kate, aveva solo 16 anni, aveva le chiavi del mondo fra le sue mani, sognava il suo futuro, viveva ogni istante al meglio,dietro a quella vita all’apparenza stupenda, si celava il disprezzo per se stessa. Kate una ragazza come tante altre abbattuta dal bullismo. 
“Abbiamo tutti due vite, la prima, dell'anima, ci porta a sognare, fantasticare, guardare all'infinito; la seconda, del corpo e del quotidiano, ci porta alla morte.”
  
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