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Autore: lovefromwatson    06/09/2014    0 recensioni
Katherine è una di quelle persone rare da trovare, una di quelle che fai bene a tenertela stretta, perché se decidi di restare nella sua vita, lei non ti abbandona. Avete presente quando trovi quella persona che nonostante i difetti, nonostante tu gli risponda male o la allontani, nonostante i continui litigi o silenzi, questa resta comunque?
Tristan non aveva mai pensato che il suo compleanno potesse portare così tante sorprese.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tristan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei era la più irritante, odiosa, petulante, migliore amica che avessi mai avuto. 
Se dovessi scegliere una sola persona da portare in tour con me, sceglierei senza alcun dubbio lei, senza nemmeno pensarci su un secondo, senza avere il minimo accenno di insicurezza o ripensamento, sceglierei sempre e solo lei.  
Katherine è una di quelle persone rare da trovare, una di quelle che fai bene a tenertela stretta, perché se decidi di restare nella sua vita, lei non ti abbandona. Avete presente quando trovi quella persona che nonostante i difetti, nonostante tu gli risponda male o la allontani, nonostante i continui litigi o silenzi, questa resta comunque? E per resta intendo che non ti abbandona, che se hai bisogno di lei non importa se il giorno prima vi siete mandati a quel paese, lei c'è, ti offre la cosidetta spalla su cui piangere, diventa il bersaglio dei tuoi sfoghi e delle tue parolacce senza che per lei sia un peso. Si dice: "la miglior specie di amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme senza dire una parola, e quando vai via senti come se è stata la miglior conversazione mai avuta"*. Ecco, Katherine era così. Era la msicela giusta tra l'amica perfetta e quella che ti fa perdere la pazienza dopo nemmeno due secondi che le inizi a parlare. Già, era probabilmente la persona più irritante che io avessi mai incontrato in tutta la mia vita, il che è assurdo vedendo i miei bandmates, eppure era così: tutte le nostre chiacchierate finivano sempre a schiaffi in faccia o oggetti volanti, ed io l'amavo proprio per questo. Ciò che per me era nero, per lei era bianco, ciò che a me piaceva, lei non riusciva nemmeno a guardarlo. Eravamo gli opposti in tutto, ad iniziare dal nostro aspetto: io alto, biondo e con gli occhi azzurri (steriotipo di ragazzo che per la cronaca odia); lei bassa, scura e con gli occhi castani. Non avevamo quasi nulla in comune, cosa che portava la maggior parte dei miei amici ad interrogarsi sul perché io e lei fossimo così legati. Non avevamo quasi nulla in comune, eccetto la musica. Buffo come una cosa così piccola ed insignificante per molte persone era una delle ragioni principali del nostro profondo legame, eppure era nato tutto così.
La incontrai quando avevo otto anni, e ad essere sincero il ricordo del nostro vero e proprio primo incontro è alquanto sfocato, considerando che ero un bambino, ma ci sono alcuni dettagli fissati nella mia memoria, come se anche il mio cervello sapesse già da allora che lei sarebbe stata una figura principale nel mio futuro. Ero al solito corso di pianoforte al quale i miei genitori mi avevano iscritto contro la mia volontà, durante il quale mi annoiavo moltissimo, quando in un momento di totale silenzio, mentre io ed altri dieci bambini aspettavamo silenziosamente il maestro, irruppe nella stanza una piccola bambina in lacrime, la quale strepitava contro i suoi genitori perché non voleva essere lasciata da sola. Sbatticchiava la sua pianola contro le pareti ed il pavimento, e le lacrime le rigavano le guance. Nel sacrosanto silenzio dell'aula, lei era l'unica fonte del rumore, e già mi piaceva. Questo è uno dei pochi dettagli che ricordo, il resto della lezione trascorse ordinariamente, ma facemmo più tardi del previsto in quanto ci volle una buona mezz'ora per far calmare quella bambina ed iniziare la lezione. Ricordo che mi spostai affianco a lei, che le rubai la custodia della pianola per leggerne il nome e che la presi in giro per il suo buffo taglio di capelli e che lei rispose con una linguaccia. E ricordo che da quel giorno non ci fu lezione in cui non eravamo vicini, in cui non prendevamo in giro i buffi occhiali del maestro, in cui non la smettevamo di escogitare piani malvagi per far saltare la lezione.
Katherine aveva un anno meno di me, eppure era una forza della natura, e trovarla fuori alla dressing room il giorno del mio ventesimo compleanno fu la sorpresa più bella.
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Dopo l'imbarazzante serenata di buon compleanno e i magnifici regali calzini leopardati ricevuti per il mio compleanno pensai che le sorprese fossero finite, ma uno sguardo malvagio dipinto sul volto di Bradley mi fece ricredere all'istante. Brad continuava a guardare prima me e poi James e Connor con una strana luce negli occhi, come se tutto fosse appena cominciato.
« Allora, » esordì James « speriamo tu abbia apprezzato i nostri regali di compleanno! »
Annuii con un sorriso sincero, non ero bravo ad esprimere i miei sentimenti, ma ero davvero grato a quei ragazzi per tutte le esperienze e l'amicizia che mi avevano donato.
Eppure c'era qualcosa in quella situazione che non riuscivo a decifrare.
« Perché ho l'impressione che abbiate architettato altro? » domandai ai tre, quasi spaventato.
Il sorriso sul viso di Bradley si allargò in maniera preoccupante, mentre James e Connor erano sempre più divertiti dalla mia espressione sempre più allarmata.
Brad si diresse verso la porta con passo lento. «Vedi Tris, dato che ci hai fatto tre teste tanto dicendoci continuamente quanto ti mancasse » disse appoggiando la mano sulla maniglia. « abbiamo pensato che farla venire qui sarebbe stato uno dei migliori regali di sempre. »
« Inoltre Brad ha visto la sua immagine di Whatsapp e voleva provarci con lei! » Aggiunse James ridendo e beccandosi un calcio dal piccolo nano.
Il resto accadde tutto in una frazione piccolissima di secondi, nella quale pensai a tutte le persone che potessero mancarmi, di chi avessi parlato con loro e chi avesse una così bella immagine di Whatsapp da stuzzicare la curiosità di Bradley. La prima scelta cadde su mia madre, ma prima che potessi anche solo pensare a un qualche colorito insulto per Brad che voleva provarci con mia madre, la porta si aprì e comparve la persona che meno mi aspettavo di vedere.
Katherine era in piedi sulla soglia, con un sorriso smagliante sul viso ed un assurdo cappello a froma di torta con scritto: "happy birthday!". Indossava dei semplici pantaloncini di jeans e una canottiera nera, reggeva un pacchetto di dimensioni trascurabili ed era più bella che mai. Mi ero così abituato a vederla per Skype che quasi avevo dimenticato quanto bassa fosse.
Corsi ad abbracciarla e la strinsi forte a me, dimenticandomi del tutto degli altri nella stanza. Era così piccola rispetto a me che mentre l'abbracciavo potevo appoggiare il viso sul suo capo, nonostante vi fosse quell assurdo cappello a porsi come ostacolo fra noi. Sentivo il suo profumo attorno a me ed aveva l'odore più bello che ricordassi: quello di casa, quello dei pomeriggi passati con lei in giardino, al negozio di musica. Se c'era qualcosa di casa che più mi mancava, oltre alla mia famiglia, era lei.
« Hey Evans! Mi stai soffocando! » Urlò con la sua solita vocina, lasciandomi un lieve pizzico sul fianco. 
Io mi limitai a sorridere e a tenerla stretta ancora un poco. Sentii in sottofondo le risate degli altri che si facevano sempre più distanti, poi il rumore della porta che si chiudeva, e solo allora decisi di lasciarla.
Katherine mi guardava negli occhi, con una strana espressione corrucciata sul viso.
« Che c'è? » Le domandai preoccupato.
Fece ruotare il suo sguardo lungo la stanza, soffermandosi su tutti i particolari, per poi soffermarsi di nuovo su di me, stavolta con una luce diversa negli occhi. 
« Pensavo ti fossi dimenticato di me. » Disse nel tono più naturale possibile, facendo spallucce.
« Dimenticarmi di te?! » Domandai incredulo.
Lei annuì, con una sorta di grugnito. « Sì. Sai, con i tuoi nuovi amici famosi, le fan, e tutto il resto... Non hai nemmeno aperto il mio regalo! » Sbuffò, dandomi una leggera spinta e porgendomi il pacchetto.
La guardai negli occhi per almeno una decina di secondi, prima di scoppiare a ridere incontrollabilmente. Sì, quella ragazza mi era decisamente mancata. 
« Hey, non c'è nulla da ridere! » Rispose lei imbronciandosi.
Io dal canto mio non riuscivo a smettere di ridere. Era una situazione così assurda che se me l'avessero raccontata non ci avrei creduto per niente al mondo. Era come se fossi stato cieco per tutti quegli anni e solo ora, avendola davanti dopo diversi mesi di lontanaza, avessi realizzato quanto veramente fosse importante per me. Come se la sua preoccupazione di essere stata dimenticata, la sua irritazione per non aver scartato il suo regalo fossero stati i campanelli di allarme, i mezzi tramite i quali avevo finalmente capito quali fossero i miei veri sentimenti per lei. Eravamo stati così tanto tempo occupati a mantenere un equilibrio, a rimanere al di là di quella linea che separava l'amicizia da quel qualcosa in più che non ci eravamo nemmeno dati il tempo di capire i nostri sentimenti. Era quasi assurdo che in quel momento, soli nella dressing room, dopo mesi senza vederci, con il suo profumo che aleggiava nell'aria fossi ad un certo punto così sicuro di un qualcosa che avevo deciso di ignorare per svariati anni. E non so nemmeno come accadde, forse l'adrenalina, forse la felicità di rivederla dopo tutto quel tempo, afferrai il suo viso e pressai con leggerezza le mie labbra sulle sue. Rimase così sorpresa che all'inizio sentii il suo corpo irrigidirsi, e quando iniziò a rilassarsi accennai un sorriso con le labbra ancora appoggiate alle sue, iniziando a baciarla realmente, con leggerezza e lentamente, assaporando quel qualcosa che mi ricordava casa, un posto sicuro.
Mi staccai di pochi centimetri, piantando gli occhi nei suoi. « Pensi ancora mi sia dimenticato di te? » 
Le domandai con ironia, e quando sorrise fui davvero grato a quei cretini dei miei amici per quell'inaspettata sorpresa.





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*La citazione è di Paulo Coelho



ANGOLO AUTRICE:
Allora, partendo dal presupposto che conosco questa band da poco, che è la mia prima fanfiction su di loro e che non sono soddisfatta per niente, ho deciso di pubblicare tale oscenità solo perché l'ho scritta con il cuore e principalmente perché l'ho scritta per quella piccola bitch della mia amica Maki, la quale è stata la causa principale del mio "azzeccamento" a tale band. Esatto, bitch u.u
Dato che lei mi conosce e sa che non sono per niente tipa da poemi o dediche romantiche, spenderò solo alcune parole. Spero che ti sia piaciuta, forse non è il massimo ma giuro, posso migliorare! :(
Okay, scherzi a parte. So quanto ami Tristan, quanto tu voglia vederlo, abbracciarlo, "perderti nei suoi occhi" (cit.), so quanto tu ci stia male, e spero che questa piccola one shot senza il minimo senso un poco ti piaccia, ti faccia sognare e boh, magari stare un poco meglio. E' davvero il minimo che io possa fare per te. Sei il mio tesoro e ti ringrazio per tutte le volte in cui non mi hai abbandonata e mi sei stata vicina come Katherine ha fatto con Tris! ♥


 
  
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