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Autore: happley    06/09/2014    2 recensioni
Marco/Gianluca; post-FFI e what if? - Marco e Gianluca da grandi si trasferiscono insieme a Roma.
Gianluca notò che Marco aveva i piedi nudi. Il pensiero che lui potesse fargli male con le scarpe da ginnastica o che si potessero sporcare con la polvere di gesso non sembrava turbarlo affatto. Continuarono a piroettare e, dopo un po’, Marco iniziò a cantare ad alta voce la canzone.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gianluca Zanardi, Marco Maseratti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera :) Questa piccola storia è nata per lo "scambio di coppie" che abbiamo fatto io e Ninì (di recente io avevo scritto sulla MarkDylan e lei sulla MarcoGianluca, per cui ce le siamo... scambiate, appunto XD) ed è basata sull'headcanon che, dopo il liceo, Gianluca e Marco si siano trasferiti a Roma e abbiano preso un appartamento da condividere. Sono già una coppia perché avevo già deciso che questa fic doveva essere fluff e romantica :) hai visto, allieva? Sono riuscita a non farmi catturare dall'angst! Credo che il mio modo di caratterizzare questi due personaggi sia un po' cambiato, col tempo, e probabilmente cambierà ancora mentre ci rifletto su, e non tutti saranno d'accordo con le mie scelte, ma spero che vi piaceranno. 
Bacioni,
       
Roby


E balliamo a piedi nudi…
“Avvicinati anche tu e permettimi di più /
 La tua bocca sulla mia, per non andare via…”
 
L’appartamento odorava di collante per carta da parati e di mobili nuovi; gli scatolini erano ammassati in ogni parte della casa, in attesa di essere svuotati, e una musica allegra veniva dalla radiolina che Marco aveva lasciato accesa sul davanzale della finestra.

Gianluca si sedette sul divano –la plastica in cui era ancora avvolto si accartocciò sotto il suo peso con un fastidioso fruscio- e accarezzò con lo sguardo le pareti tappezzate di fiori di carta, le mattonelle sporche di gesso che costituivano il pavimento. Quella sarebbe stata la sua nuova casa. Sua e di Marco. Non riusciva ad abituarsi a quell’idea così poco familiare. Gianluca si era sempre trovato più a suo agio nella routine, a fare cose uguali tutti i giorni, perché le probabilità di sbagliare diminuivano drasticamente. Quello di andare a vivere insieme, in un nuovo appartamento al centro di Roma –così lontani da Venezia, così lontani!-, era tutt’altro che una cosa di routine. Era un disastro, una calamità, un’anomalia. Era sempre stato molto diffidente verso le novità.

Guardò lo scatolone più vicino con ostilità e, proprio mentre si chiedeva se l’avrebbe mai svuotato, una mano si strinse intorno al suo polso. Gianluca sollevò il volto verso Marco; non oppose resistenza quando il ragazzo dai capelli rossi gli afferrò anche l’altro braccio e lo tirò in piedi, ma alzò un sopracciglio e lo fissò, interrogativo. Marco sorrise.

“Gianlu, balliamo” esclamò. Gianluca sbuffò, aprì la bocca per dargli dell’idiota, ma la voce gli venne a mancare quando Marco sollevò il suo braccio sopra le loro teste e lo fece girare su se stesso, per poi attirarlo rapidamente contro di sé. Mise una mano sul suo fianco, come in un valzer, e ridendo cominciò a girare sul posto, trascinando il moro con sé.

Gianluca notò che Marco aveva i piedi nudi. Il pensiero che lui potesse fargli male con le scarpe da ginnastica o che si potessero sporcare con la polvere di gesso non sembrava turbarlo affatto. Continuarono a piroettare e, dopo un po’, Marco iniziò a cantare ad alta voce. Gianluca non riuscì a trattenere un sorriso.

“Sei stonato e stai sbagliando quasi tutte le parole” gli fece notare.

“Beh, per questo ci sei tu, Gianlu” rispose Marco, tranquillo, “per farmi capire dove sbaglio.”

Invece di rispondere, Gianluca gli diede uno strattone, evitando per un soffio che sbattesse in uno degli scatoloni e ruzzolasse rovinosamente a terra.

“Visto? Mi salvi la vita” esclamò Marco.

“Sei solo un imbranato.” Gianluca scrollò il capo con un ché di rassegnato.

“Infatti, per questo non mi puoi togliere gli occhi di dosso un solo istante” disse Marco con solennità. All’improvviso, smise di muoversi; le sue mani scivolarono via dal corpo di Gianluca e risalirono fino al viso. Il moro si pietrificò e i suoi occhi si posarono istintivamente sulle labbra screpolate dell’amico. “Non ti darò il tempo di preoccuparti di altre cose” sussurrò Marco. Aveva intuito i suoi dubbi e le sue paure, ma non lo ammise ad alta voce. E non lo baciò nemmeno.

Rimasero fermi, per un po’, ad assimilare quelle parole e il significato che si portavano dietro, poi Gianluca si scostò. Vagò per un po’ per la stanza, poi si inginocchiò davanti ad uno scatolone.

“Dammi una mano a mettere a posto queste cose” disse.

“Non vuoi girare un po’ per la città?” chiese Marco. Gianluca fece un’espressione crucciata.

“Certo che no. Per quello abbiamo tutto il tempo” ribatté. “Ora voglio abituarmi alla casa.”

Marco rise. “Ma anche per quello abbiamo tutto il tempo, Gianlu.”

Gianluca non rispose subito. Si alzò di nuovo, si tolse le scarpe e si girò verso di lui. La radio continuava a suonare. Marco gli si avvicinò di nuovo e si mise in posizione da valzer; il moro gli diede un piccolo pugno nella spalla, seccato. “Perché devi guidare tu?” lo rimbeccò.

“Perché sono più grande” disse Marco, innocentemente.

“Di soli cinque mesi” brontolò Gianluca, alzando gli occhi al cielo. Ma Marco già non lo stava più ascoltando; lo baciò all’angolo della bocca e riprese a cantare il ritornello della canzone.

Miracolosamente, non sbagliò nemmeno una parola.

 

 n/A: La canzone alla radio è quella che mi ha ispirato per la fic, "Con la musica alla radio" di Laura Pausini.
Inoltre, Marco dice di essere più grande perché, secondo un mio altro headcanon, è nato all'inizio di luglio, mentre Gianluca è di metà novembre.
  
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