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Autore: SanaToadstool    07/09/2014    3 recensioni
“Tu mi stai dando del vecchio?”
Suonava come una minaccia, e se non lo era, l’effetto era comunque garantito.
“...N-noooo. No, no no, devi aver sentito male amico, non intendevo in quel se-”
Stiles avrebbe fatto qualche passo indietro, se non fosse già spalmato sulla parete.
“Ok, ascolta, è solo che, da come me ne parlano, dovresti essere leggermente più piccolo, ok? Non tanto, ma nemmeno poco, però non tanto, eh. Magari ti porti un tantino più grande”
Il nervosismo si avvertiva nell’aria circostante all’uomo, che poco alla volta era diventata anche la sua, visto quanto ci tenesse ad annullare i confini degli spazi personali.
“Ok, forse è la luce, la luce non è accesa e quindi non vedo bene, no? Dovrei giudicare co-”
“Stiles, vengo dal futuro”
“Cosa?”

Derek è giunto dal futuro, più di una settimana prima che Scott venisse morso, per una ragione, una ragione lontana. Stiles è sempre stato al corrente di ogni sua mossa e ce la mette tutta per non farlo notare agli altri e, soprattutto, al Derek del suo presente. Ma, in realtà, nemmeno lui sa' la sua ragione.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Save me from the end - 1

Save me from the end

1: Incontro a luci spente.

 

 

 

 

Ancora una volta Lydia Martin lo aveva evitato e meccanicamente ridicolizzato dinnanzi a mezza scuola, radunata nel cortile.

Ok, non esageriamo... Magari solo un quarto della mezza scuola radunata nel cortile, quello che era tanto vicino da notare l’ennesimo tentativo di Stiles di far colpo su di lei senza riuscirci. Quello che, insomma, aveva riso a crepapelle.

Era demoralizzante, molto.

Stiles stava iniziando ad avventurarsi in un mondo chiamato sesso e nessuno voleva fargli compagnia. In realtà ci era dentro già da un bel po’, però era giunto a 16 anni sciroppandosi i raccontini ero(t)ici di quei due o tre amici che aveva, riguardo alle loro prime esperienze con le ragazze.

Ma lui, zero. Nemmeno un fottuto bacio.

Niente di niente.

Stiles non era un tipo che piaceva alle ragazze, per colpa del suo comportamento iperattivo e impacciato. Alle ragazze piacevano i tipi misteriosi e bastardi oppure risoluti, belli e dannati, come Jackson Whittemore. Anche ai ragazzi piacevano i tipi come Jackson Whittemore.

In realtà anche il suo amico Scott era nella sua stessa situazione, forse era il suo miglior amico a causa di ciò o grazie a ciò. Si erano ripromessi di aiutarsi a vicenda nel trovarsi delle ragazze.

Ecco.

Che razza di speranza avrebbe mai potuto avere?

Sapeva di essere ancora giovane, ma si sentiva frustrato.

Alcune volte si chiedeva se potesse sembrare attraente agli occhi dei ragazzi gay. Non che fosse l’ultima sponda su cui approdare, ma per uno come lui, uno del gruppo degli sfigati, era difficile il doppio poter ammettere innanzitutto a se stesso di non esser poi così ironico quando scappava qualche commento sui bicipiti di Chris Hemsworth. O sui suoi addominali.

Avrebbe passato un'altra notte a masturbarsi in solitaria sul suo letto, chiuso in camera a chiave, finché non si sarebbe stancato. Questo era il piano, dopo esser tornato a casa, aver fatto i compiti di fisica ed economia – sicuramente le sue materie preferite da abolire una volta diventato Segretario dell’istruzione degli Stati Uniti – e aver cenato con suo padre, che subito dopo avrebbe iniziato il suo turno notturno al lavoro.

Effettivamente Stiles aveva bisogno solo di un po’ di immaginazione per avviare il suo processo di eccitazione – altre volte usava i porno – e quando cominciava a prenderci gusto, aiutando il movimento rapido della mano con quello del bacino, non pensava in particolare a qualcosa o a qualcuno. Anzi, forse, per quanto esperto potesse ritenersi con le sue dita, avrebbe provato imbarazzo, tensione e insicurezza nel farlo con un'altra persona, come era ovvio che fosse.

Stiles era vergine e come tutti i vergini non immaginava che cosa significasse avere un rapporto completo con qualcuno e non con qualcosa che è attaccata al termine del proprio braccio.

Quella notte stava per venirgli un infarto, comunque, per un altro motivo.

Stiles

Sentì fra i suoi stessi respiri pesanti una voce provenire dalle pareti (della camera, non da quelle del suo cervello), che ripeteva il suo nome, con un tono sempre più disperato, finché non sentì la finestra aprirsi da sola. Era una voce maschile, e, a meno ché Scott non si fosse pompato di steroidi, quella non poteva essere la sua. E nemmeno il suo fisico, perché quell’ombra nel buio, contrastata dalla luce della luna nascente, non pareva affatto magrolina.

“E-E TU CHE DIAVO-!?” sì bloccò ingoiando un boccone di saliva, cercò di alzarsi i pantaloni e scappare verso la porta, terrorizzato da ciò che stesse accadendo, intanto che l’altro entrava in maniera alquanto goffa nella camera.

Cos’era? Uno stalker? Uno stupratore. Merda.

“Oh mio dio sto per morire”

Stiles calmati, non voglio farti del male. E’ solo che... Non sapevo dove andare”

Il battito cardiaco non ne voleva sentire di decelerare, perché cavolo, un tizio era appena entrato dalla finestra in camera sua mentre si masturbava, un tizio molto più grande di lui, che conosceva il suo nome, che gli assicurava di non volerlo stuprare.

Cercò di sistemarsi alla bell’e meglio la cerniera e il bottone mentre il folle sembrava riprendere fiato. Si era arrampicato per entrare in camera sua: sarebbe stato il minimo avere l’affanno, se fosse sembrato, appunto, un tipo esile e deboluccio. Questo qui sbandierava altezza e muscolosità... E bellezza... E spavento, quasi quanto Stiles.

Ch-che vuoi? Chi sei?!”

“Tu... Non mi conosci?” chiese demoralizzato l’uomo.

C-certo che no! Sembra che ti stia stringendo la mano? Stai per ammazzarmi? O per stuprarmi? Oh mio dio ti prego abbi pietà – solo nel primo caso – e sappi che mio padre è lo sceriffo da queste parti quindi posso fart-

Stiles, ti prego, sta zitto per una volta”

“Perché continui a parlare come se mi conoscessi? E-ee poi, sei entrato in camera mia dalla finestra? Sei un ladro, per caso? Ecco, lo sapevo, sei un ladro, e io sto parlando con un ladro”

“Che giorno è oggi?”

“Ma che ca-, ok, ok, sei uno squilibrato”

Stiles” questa volta il tono dell’altro era meno disperato come all’inizio, liberò quasi un ringhio e aveva fatto sobbalzare l’interpellato “dimmi immediatamente che giorno è oggi”.

“Ok, sì, ca-calmati. E’ martedì, 27”

“Bene, questo è un cazzo di guaio”

L’uomo sapeva attentamente come muoversi in quella camera, sapeva, camminando ad occhi chiusi, con le mani fra i capelli, esattamente quanti passi fare e quando voltarsi per sedersi sul suo letto – quello dove poco fa si stava masturbando – e non nel vuoto.  

La circostanza suggeriva che lo psicopatico non volesse davvero uccidere il proprietario di quel materasso, poiché pareva che in quel silenzio opprimente non considerasse nemmeno più la sua esistenza. Sostò per qualche minuto lì, senza battere ciglio, mentre l’altro lo guardava schiacciato alla porta. Avrebbe potuto prendere la mazza da baseball, sistemata vicino al comò, che poteva raggiungere con qualche passo. Ma non lo fece, perché nonostante la situazione strana e pericolosa, sentiva che il malvivente non voleva fargli sul serio nulla di male.

Improvvisamente il misterioso criminale parlò.

Stiles” ripeteva ancora il suo nome con una certa confidenza “forse non mi crederai, ma devi farlo. Perché se non lo farai ora, lo farai fra dieci giorni”.

Questo discorso risuonava nella mente di Stiles come se si fosse catapultato in qualche film apocalittico in cui qualcuno sta per rivelargli un grande segreto che potrebbe causare la fine dell’universo, e che lui deve custodire in quanto eroe destinato a salvare l’umanità. Tipo. Tuttavia, queste cose accadono solo nei film, pensò il ragazzino e, siccome Stiles non è esattamente un belloccio popolare come gli emblematici protagonisti della roba che danno al cinema e in tv, la sua tesi era convalidata (non importava che potesse essere una di quelle cose quasi del tutto sovrannaturali).

“Dimmi prima chi sei”

“D’accordo. Mi chiamo Derek Hale. Qui, tempo fa, hanno dato fuoco alla mia casa, che si trova nei pressi della riserva. Parte della mia famiglia è morta e io... Sto per ritornare, perché mia sorella è stata tagliata in due e devo recuperarne i pezzi”

“...No, tu non sei Derek Hale

“Sì, invece”

Stiles era convinto di ciò che ribadiva. Lui sbirciava ininterrottamente fra i documenti che suo padre portava a casa e sapeva che lui non fosse così... Insomma...

“Derek Hale non è così vecchio!”

Quella frase dovette averlo turbato parecchio, così tanto da sagomargli un cipiglio minaccioso sul suo volto, da farlo alzare di sbotto e avvicinare al più piccolo.

“Tu mi stai dando del vecchio?”

Suonava come una minaccia, e se non lo era, l’effetto era comunque garantito.

“...N-noooo. No, no no, devi aver sentito male amico, non intendevo in quel se-”

Stiles avrebbe fatto qualche passo indietro, se non fosse già spalmato sulla parete.

“Ok, ascolta, è solo che, da come me ne parlano, dovresti essere leggermente più piccolo, ok? Non tanto, ma nemmeno poco, però non tanto, eh. Magari ti porti un tantino più grande”

Il nervosismo si avvertiva nell’aria circostante all’uomo, che poco alla volta era diventata anche la sua, visto quanto ci tenesse ad annullare i confini degli spazi personali.

“Ok, forse è la luce, la luce non è accesa e quindi non vedo bene, no? Dovrei giudicare co-

Stiles, vengo dal futuro”

“Cosa?”

 

Ok. Doveva rimangiarsi ogni cosa che aveva detto o pensato prima. In Glee sono praticamente tutti protagonisti e sfigati, qualcuno è pure brutto.

Come avrebbe potuto credere a una cosa del genere? Un pazzoide gli stava dicendo di venire dal futuro. Forse era un caso grave di sonnambulismo, o forse era a causa della famiglia andata a fuoco, o della sorella tagliata in due – a proposito: poverino. Perché non aveva ancora origliato nessuna telefonata di suo padre dopo l’ultimo caso di omicidio? Una cosa del genere, anche se molto macabra e triste, era veramente forte.

“Noi due ci conosceremo la prossima settimana, Stiles. E sì, ti sembrerò più giovane di adesso, perché lo ero.”

“Tu sei pazzo, posso consigliarti uno psicologo?”

Stiles, non potevo andare da Scott, o da Lydia, o da Jackson... Non mi avrebbero capito”

Il fatto che avesse pronunciato i nomi della gente che conosceva lo turbava parecchio, benché un degno stalker sia in grado di reperire persino il tuo codice fiscale e l’impronta digitale del tuo alluce. Eppure, c’era qualcosa di sincero nei suoi occhi verdi, ancora un po’ lucidi.

Esattamente, cos’erano loro due? O meglio, cosa sarebbero stati?

“Io posso capire?”

“A questo punto, tu DEVI” la tensione non si alleggerì di una virgola anche quando Derek si discostò da lui “credevo che ci fossimo già incontrati. Tu devi... Far finta che questo non sia mai accaduto”

“No aspetta, adesso vai via?”

“Fra una decina di giorni, Stiles, non devi comportarti in modo strano. E’ difficile per te, visto che sei strano in generale, ma devi almeno provarci”

“Tu entri in case altrui dalle finestre sostenendo di venire dal futuro e io sarei quello strano? Il mondo va a rotoli! La tv deve smetterla di accusare le nuove generazioni”

Ricevette un’occhiata che Stiles captò come un invito a rispondere al vero quesito indiretto e a smetterla di sproloquiare su cose inutili. Stoppò tutte le sue parole, con quello sguardo puntato addosso.

Ok, forse lo scalatore di abitazioni lo conosceva meglio di quanto credesse, seppur avrebbe preso quell’affermazione abbastanza veritiera sulla sua sanità fisica e mentale come un’offesa.

Stiles non è mai stato bravo a mentire, però se l’incontro alternativo fra di loro, la settimana seguente, fosse stato reale, non avrebbe potuto cambiare il corso della vita a causa di un’altra delle sue incapacità. Di solito era questo quello che dicevano nei film dei viaggi del tempo, o in Doctor Who.

“Ci... Ci proverò”

“Bene”

“...Ok, ricolleghiamo tutto. Sei entrato in camera mia dalla finestra agitato come un gattino in una bacinella d’acqua, poi mi dici che vieni dal futuro, che non potevi andare dai miei non-amici perché non avrebbero capito. Che... Qual è la logica di tutto ciò?”

“Non importa, adesso.”

Chiuse stiticamente la conversazione con quella frase atona tornando nei pressi della finestra, cosa che Stiles non avrebbe mai potuto accettare. Non era da lui sostenere conversazioni così povere di divagazioni.

“No, fermati un attimo. Se fossi arrivato tipo tre settimane fa, o un anno, o due; senti non lo so! Il punto è... Cosa sarebbe cambiato?”

“Qualcosa”

“Dimmelo lo stesso!”

“No”

“Per favore”

“No”

“Ti prego... Daiiiii

Derek era sul serio infastidito, adesso, e non ne poteva nemmeno più di rispondere alle suppliche di Stiles.

Sembrava diverso dall’individuo che era entrato pochi attimi fa. Forse era arrabbiato, o forse era tornato in sé. Non lo conosceva, ma gli aveva dato l’impressione di esser un tipo severo.

“E se era qualcosa che ho già ora? Magari dello zucchero? Sei venuto a chiedermi dello zucchero?”

Stiles, torna a masturbarti”

“Ma cos-” inutile dire che quella risposta lo fece arrossire in maniera atroce, come se non si fosse reso conto che l’altro, mentre pronunciava il suo nome, dietro il vetro, avesse potuto magari vederlo agitarsi con il suo arnese in mano in maniera... Equivoca.

Sbuffò non appena si accorse che l’altro stesse riaprendo la finestra, che aveva manomesso per entrare, sedendosi sul bordo e lasciando penzolare una prima gamba al di fuori della casa.

“Ti avrei dato la mano sinistra, in ogni caso, eh”

Continuò il ragazzino, constatando quanto fosse bravo questo Derek a contenere ogni sorta di reazione al mondo esterno, se d’umore giusto.

“Almeno, prendi la porta, è pericoloso”

Non seppe dire neanche se avesse almeno ascoltato ciò che gli aveva suggerito, giacché si gettò subito giù senza valutare l’opzione comoda e liscia dell’usare l’ingresso per ciò che era stato creato.

Quel tipo era strano, non come lui, ma in modo diverso.

Gli piaceva, senza dubbio.

 

 

 

Note autrice:

Chi sarebbe mai entrato nella camera di Stiles Stilinski senza saltargli addosso? La risposta ce l’avete!
Questa fic è frutto di noia mista ad ispirazione, i capitoli saranno tutti più o meno sulle duemila parole.
Che dire, fatemi sapere se apprezzate o se ci sono errori di grammatica (lo gradirei davvero molto!) e... A domenica prossima? Forse?
S

   
 
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