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Autore: Sora_D_Aoi    07/09/2014    5 recensioni
Marineford: l'imminente esecuzione del prigioniero Portgas D. Ace ha portato l'Imperatore Edward Newgate a intervenire con tutte le sue flotte per salvarlo. La battaglia si dimostra fin da subito violenta e senza esclusione di colpi. Inoltre, l'intervento di una delle Undici Supernove Monkey D. Rufy complica ulteriormente la situazione. Tuttavia, nello scontro fra Marina e pirati, una terza persona si unisce segretamente, nascosta da un cappuccio nero, e inizia a fare strage di marines. Il suo scopo? Liberare il condannato. Perché? Semplice, se proprio quell'idiota deve morire lo farà per mano sua, quando lo prenderà a sberle per il macello combinato. E lo stesso vale per Mugiwara.
[Sì, so che l'ambientazione è stata usata fino allo sfinimento, ma ci sono troppe persone che amano quel fiammifero, e io sono tra loro (perché ci hai fatto questo, Oda ç_ç?!)]
Nient'altro aggiungere... Spero che la storia sia di vostro gradimento!
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Invitata a trascorrere la notte al palazzo della Principessa Serpente Boa Hancock, Aoi viene finalmente a sapere dalla vecchia Nyon di come sua madre avesse conosciuto suo padre.

*VENT’ANNI PRIMA*

Lily, sorella minore della Principessa che precedette Hancock e ai tempi seconda Kuja più forte dell’isola, trova sulla spiaggia un uomo svenuto accanto ai resti di una zattera e prova ad ucciderlo, venendo però quasi sconfitta. Sorpresa e ammirata dal suo coraggio nonostante la sua spossatezza e le ferite la donna decide di nasconderlo e di portargli cibo e cure necessarie, a costo di tradire le tradizioni del suo clan.

Dopo poco tempo, però, le azioni di Lily vengono scoperte, e sua sorella maggiore, a discapito dell’affetto che la lega a lei, ordina per entrambi la pena di morte. A salvare entrambi dalla pena imminente sono però le conoscenze mediche dell’uomo, che gli permettono di creare un efficace antidoto al veleno di una tarantola che aveva morso molte guerriere, Lily compresa.

Grazie al suo nobile gesto la Principessa di Amazon Lily revoca la pena capitale per entrambi e dona una piccola imbarcazione all’uomo per permettergli di riprendere il suo viaggio.

Quanto a Lily, poco dopo la partenza di Ao viene colpita dal Mal d’Amore, una malattia solitamente contratta dalle sovrane dell’isola in seguito all’infatuazione per un uomo, per la quale perisce anche sua sorella maggiore. Intenzionata a guarirne la donna parte alla ricerca del pirata, non sapendo quali sviluppi tale importante scelta porterà.

**

 
- LA FORZA DELL'AMORE
IL CORAGGIO DI LILY E LA NOSTALGIA DI AOI

 
A quella dichiarazione il viso di Aoi si contrasse in una smorfia a metà tra il confuso e lo schifato. Insomma, non che non capisse quanto potente e pericoloso potesse essere l’amore, ma definirlo una malattia...! Oltretutto, per come era stata cresciuta, lei non era il tipo che pensava a ‘futilità’ come l’innamoramento, le sdolcinatezze eccetera. Pensava che se mai si fosse dovuta innamorare sarebbe successo a tempo debito, una volta diventata sufficientemente forte da non dover rischiare di morire o di perdere la persona amata in questione.

Tuttavia si ricompose, capendo quanto per un popolo di sole donne tutto ciò che potesse essere relazionato ad un uomo costituisse una grande quanto temibile scoperta: “... In poche parole... mia madre si era innamorata di mio padre... Giusto?”

“Per te che sei cresciuta assieme a degli uomini sicuramente parrà una cosa normale, ma per le donne di Amazon Lily tutto ciò che ha a che fare con gli uomini costituisce enormi novità e innumerevoli divieti! Per una donna della nostra isola l’innamoramento è una vera e propria malattia, poiché non potendo intrattenere relazioni con l’altro sesso è categoricamente impossibile guarire dal dolore della lontananza! Molte sovrane prima di Hancock hanno perito a causa del Mal d’Amore, e anche la sorella maggiore di tua madre morì per questo! Tuttavia Lily, molto più audace e consapevole di sua sorella, decise di rifiutare il trono per mettersi alla ricerca di tuo padre e per scoprire quante più cose poteva del mondo. Scappò la notte prima della sua incoronazione, lasciando una lettera in cui spiegava le sue decisioni e prometteva di darci sue notizie. Fu proprio per il suo coraggio e la sua determinazione che nessuna delle Kuja la rinnegò mai come una loro cara compagna. Io stessa la ricordo come una mia cara figliola.”

La ragazza chinò il capo, trattenendo delle piccole lacrime di commozione per le care parole dell’anziana: “La ringrazio... significa molto per me... Ma... riceveste mai sue notizie...?” osò domandare, da un lato timorosa di un diniego e dall’altro desiderosa di sapere ancora e ancora sulla forte e impavida donna che l’aveva data alla luce.

Ebbe un tuffo al cuore, quando le labbra carnose della vecchina si piegarono verso l’alto: “È proprio perché ricevetti sue notizie che ti ho riconosciuta, cara! Appena due settimane dopo la sua partenza iniziò a mandarci una lettera inizialmente ogni settimana, poi una ogni mese. Alcune lettere erano indirizzate a tutte le Kuja e a sua sorella morente, ma la maggior parte erano per me e per tua nonna, che era una mia cara amica purtroppo scomparsa in una battaglia... Le prime parlavano delle isole visitate, del tempo e della sua salute, oltre che dei progressi nella ricerca di tuo padre! Dopo averlo trovato le sue lettere erano diventate un vero vortice di emozioni, tanto che io stessa e tua nonna rimanevamo scosse! Infine, le ultime... parlavano di come il suo amore per quell’uomo alla fine ricambiato ti avesse data alla luce... Inizialmente il tuo nome sarebbe dovuto essere lo stesso dell’Imperatrice prima di Hancock nonché tua zia, Iris... Ma quando nascesti tuo padre era già ripartito, e la sua mancanza portarono tua madre a darti un nome molto simile al suo... Aoi, poiché era certa che crescendo saresti diventata forte e libera come tuo padre Ao.”

“Che bella storia...” commentò soltanto Sandersonia, ammirata “Mi sarebbe davvero piaciuto conoscerla...”

“È impressionante fino a dove l’amore può spingere una persona... Mi chiedo se anche una di noi avrebbe agito allo stesso modo, se si fosse trovata nella stessa situazione...” rifletté pensierosa Marigold.

Aoi si prese la testa tra le mani, facendo dei lunghi respiri per non cedere alla tristezza. Aveva già pianto abbastanza per quel giorno, e per quanto lo potesse desiderare sua madre non sarebbe mai tornata indietro, così come suo padre. Tutto ciò che poteva fare era portare con orgoglio il suo nome, simbolo dell’amore incondizionato di sua madre nei confronti di suo padre, e seguire le orme di entrambi diventando una forte guerriera che avrebbe vissuto libera come un pirata.

“Aoi-Neesama... Come ti senti?” le domandò timidamente Hancock, turbata dall’espressione triste e stanca che aveva assunto.

A quella domanda lei sforzò un sorriso, malinconica: “Un po’ scossa... Ma non è nulla di grave... In fondo questa non è stata la prima grande rivelazione della giornata... E poi mi ero già preparata a non rimanerne indifferente... Dopotutto ero io quella ansiosa di sapere... La ringrazio molto, Nyon-baa...  Grazie al suo racconto posso soltanto dire di essere fiera di discendere dalla vostra tribù, e di essere grata a mia madre per il nome che porto.”

“Sono sollevata di sentirti parlare così, figliola...! Lily era per me una cara ragazza, e vedere che sua figlia è dolce e coraggiosa quanto lei mi riempie il cuore di gioia! Purtroppo non so nulla su tuo padre, a parte il suo nome e il fatto che fosse un uomo dal cuore grande e nobile... Prima di andartene da quest’isola, però, passa ancora da me... Voglio farti un dono che spero gradirai...!”

Fu grazie al calore e al conforto che quelle parole sprigionarono che il sorriso di Aoi divenne sincero: “Lo farò sicuramente, Nyon-baa... grazie. E grazie anche a voi...” spostò lo sguardo sulle sorelle Boa “Il bagno e questa deliziosa cena mi hanno davvero ridato la vita! Prometto che mi sdebiterò!”

Anche sullo splendido viso di Hancock si dipinse un’espressione serena e felice: “Non dirlo nemmeno per scherzo, Aoi-Neesama! Sei come una sorella per noi, e non soltanto perché sei figlia di una Kuja! Sentiti libera di venire qui tutte le volte che vuoi! La nostra casa è anche la tua casa!”

“Siamo pienamente d’accordo con nostra sorella!” sibilò Sandersonia. Marigold si limitò ad un sorriso consenziente.

“Grazie davvero...! Però, se non chiedo troppo... potrei tornare dai miei fratelli per un po’? Insomma... è da molto tempo che non stiamo insieme... e ho tante cose da raccontare...”

“Questa è l’ultima delle domande che mi sarei mai aspettata!” sogghignò divertita la verde “Anche se non dipende da me il permesso di farti uscire ancora...”

La Principessa Serpente si alzò con garbo dal suo posto, avvicinandosi alla giovane: “Anche se io e le mie sorelle abbiamo sofferto tanto... abbiamo sempre potuto contare l’una sull’altra durante la nostra prigionia... mentre tu non soltanto hai subito numerose angosce, ma eri totalmente sola... Hai solo il dovere di recuperare tutto il tempo che hai perduto con i tuoi fratelli, e di dire loro le cose che non hai avuto tempo e modo di raccontare fino ad ora...!” asserì sorridendole “Anche se ovviamente mi aspetto che torni qui per la notte! È impensabile che dopo tutto quello che hai passato possa dover subire una notte all’aperto in mezzo a quelle belve! Oltretutto, un sonno in un letto degno di tale nome è indispensabile per conservare la propria bellezza femminile! Sulla nostra isola la cura del corpo è sacra, perché una donna bella è una donna forte! Ecco cosa crediamo noi!”

“... Ho capito... allora vedrò di tornare il prima possibile, così mi farò una bella dormita! A dopo!”

“A dopo!”

“Fai attenzione alle bestie notturne dell’isola!”

La ragazza corse fuori, animata da un forte desiderio di affetto che solo Rufy e Ace avrebbero potuto darle. Mai come in quel momento aveva desiderato abbracciarli entrambi e farsi scaldare il cuore dai loro sorrisi. Forse per le emozioni scaturite dalle parole di Nyon-baa e Hancock, o forse più semplicemente per assicurarsi che quell’incubo fosse finito davvero lasciandole almeno le due persone che amava più di ogni altra cosa. Non lo sapeva e non le importava.

Raggiunse la costa in pochi minuti, lasciando che un enorme sorriso fanciullesco le nascesse sulle labbra nel riconoscere le loro sagome sedute attorno ad un falò.

“ACE! RUFY!!!”

I due fecero appena in tempo a girarsi, prima di venire travolti da quell’abbraccio da lei tanto agognato.

“Aoi!”

“C-che succede?”

A quella domanda le sue guance si scaldarono di colpo, facendola terribilmente imbarazzare dell’espansivo gesto appena compiuto. A peggiorare la situazione le parve di sentire lo strafottente sguardo plumbeo di Trafalgar addosso. Il menefreghismo di poco prima si trasformò in una serie di imprecazioni nella sua testa. Si sentì una mocciosa viziata in tutto e per tutto.

Si staccò di netto, sedendosi sulle ginocchia senza guardarli in faccia, cercando di assumere la sua tipica espressione scocciata: “... S-sono scivolata...!”

I due fratelli si guardarono leggermente confusi, prima di scambiarsi un’occhiata e un sogghigno complice: “Ah, ecco!”

“Per un attimo ci era sembrato che volessi abbracciarci!”

“Tsk! C-come se io fossi una di quelle donnette sentimentaliste! E-e poi perché mai avrei dovuto volervi abbrac”-

Loro non le diedero nemmeno modo di terminare la frase, ricambiando con energia la stretta che le sue esili braccia avevano donato loro poco prima.

“Accidenti... Non c’è niente di male a volere un abbraccio dai tuoi fratelli, sai?”

“Shi, shi, shi! Ne sono passati di anni dal nostro ultimo abbraccio familiare! Anche se quelli del nonno non li definirei proprio abbracci, visto che faticavamo a respirare ogni volta!”

Fu con quel gesto così puro e affettuoso che Aoi rimembrò quante volte in quei dieci anni di lontananza avesse desiderato avvertire quelle sensazioni. Sì, nell’arco di quella lunga e stancante giornata era stata abbracciata sia dal suo emotivo fratellino che dal suo affettuoso fratellone, ma quel senso di sicurezza e protezione moltiplicato al quadrato non aveva prezzo. Avrebbe tanto voluto che a chiudere il cerchio vi fosse stato anche Sabo, il suo ‘preferito’, ma si diede nuovamente della ragazzina viziata: quello che i suoi fratelli le stavano donando era qualcosa di un valore inestimabile, e non poteva permettersi di desiderare di più, soprattutto per non aver fatto concretamente nulla per vendicarlo.

Si mordicchiò nervosamente le labbra, nascondendo il viso e gli occhi lucidi tra le spalle dei due, intrecciando le mani con quelle di entrambi: “R-razza di... c-ci tenete proprio a farmi piangere, idioti...?! I-io... i-io...!”-

“CI SEI MANCATA UN SACCO!” completarono in coro i due, sinceri, Rufy scompigliandole i capelli e Ace posando appena le labbra sul capo, ben attento che Law li guardasse.

“... V-volevo anche vedere...! Dopo tutte le cazzate che avete combinato entrambi qualcuno con un minimo di sale in zucca era indispensabile per impedirvi il suicidio...!” ribatté risoluta la biondina, trattenendo un singhiozzo “Brutti babbei... Puzzate come due capre...”

“Scusa se contrariamente a te non ci è stato messo a disposizione il bagno di un enorme castello pieno di saponi e sali in quantità industriale!” ridacchiò Ace con il suo tipico sorriso malandrino, costringendola a mostrare il viso stanco e rigato da un paio di lacrime “Andiamo... Basta piangere! Mi pareva che nemmeno a te piacessero i mocciosi piagnucoloni! Oltretutto per te l’acqua è un bene prezioso il doppio!”

“E poi a me non piace vederti triste! Già farti sorridere è un’impresa, visto come sei sempre seriosa... se poi piangi mi metti davvero alle strette!” concluse Rufy “Dai, sorridi!”

“L-la fate facile, voi due babbei...” sospirò, sedendosi in qualche modo tra loro “Siete fortunati che sia così stanca, perché altrimenti i ‘pugni amorevoli’ del vecchio vi sembrerebbero delle carezze in confronto ai miei!”

I tre si guardarono, finché Ace e Rufy non scoppiarono a ridere e Aoi gonfiò le guance fingendosi offesa, fino a che non riuscì a trattenersi dal cedere a quell’ilarità senza senso. Era da tempo immemore che la sua risata cristallina non veniva udita, e anche lei si compiacque di non aver dimenticato come si rideva.

D’un tratto, Ace si mise a scrutarla da capo a piedi, prima di arrossire e sgranare gli occhi d’ossidiana: “COME ACCIDENTI HAI POTUTO USCIRE CONCIATA IN QUELLA MANIERA, BRUTTA SPUDORATA?!”

“E non gridare, idiota! Erano gli unici abiti che... c-che mi coprivano in modo decente il sopra!”

“Il problema non è il sopra, ma il sotto! È lì che risiede tutta l’innocenza e la purezza di una fanciulla!” singhiozzò melodrammatico “Non mi perdonerei mai se dovessi diventare donna contro la tua volontà, magari obbligata da quel bastardo...!!!” aggiunse indicando Law, il quale non si era ancora spostato dall’albero contro cui si era appoggiato. I suoi uomini invece erano tornati nel sottomarino e le Kuja erano rientrate al villaggio, lasciando solo loro e Jinbē, anche lui nello stesso angolino in cui la ragazza l’aveva visto apparentemente appisolatosi.

“Te l’ho già detto, Portgas-ya... La tua adorata sorellina non mi crea alcun tipo di ‘disagio’ fisico, anche se devo ammettere che il suo ‘lato B’ non è male…” ammiccò il pirata con un ghigno.

“Non cominciare con le tue frasi da maniaco sessua”-

“MUORI, BASTARDO!”

“Che andate blaterando tutti e tre?” domandò candido Rufy piegando la testa di lato.

“Te lo spiegherò quando sarai più grande, Rufy!”

“Ma se ho quasi diciotto anni! Dai, Ace, dimmelo!”

“No!”

“Aoiii...! Me lo dici tu...?!”

“No, mi spiace... sei ancora piccolo per queste cose!”

“Ma non sono piccolo!”

“Mentalmente un bambino di otto anni è più sveglio di te! E ora smettila di insistere!”

“Uffa... Sabo me l’avrebbe detto...” gonfiò le guance offeso come quando era bambino.

“Fidati, lui sarebbe stato il primo ad astenersi dal farlo...” borbottarono in coro i maggiori annuendo col capo.

Iniziarono poi a raccontarsi tutto quello che si erano persi degli altri due da quando si erano divisi, e la parola venne concessa perlopiù ad Aoi, visto che l’ultimo incontro tra i due mori prima di Marineford risaliva ad Alabasta più di sei mesi prima.

“Quindi è così che ho conosciuto il chirurgo perverso qui presente.” concluse la prima parte del suo racconto sbirciando furtivamente Law, il quale le concesse un’occhiata divertita.

“Non è gentile definirmi perverso, Aoi-ya.”

“Non è stato gentile nemmeno farmi le domande e le osservazioni che mi hai fatto tu ai tempi.”

“Volevo solo appurare che mi stessi dicendo la verità... Non avevi nemmeno una prima piena a quattordici anni e mezzo, e dai miei esami il tuo ciclo...”-

“VUOI CHE RIPRENDA DA DOVE MI ERO FERMATO, SOTTOSPECIE DI MEDICO DEPRAVATO?!” alzò la voce Ace, mentre il fuoco del falò sembrò aumentare improvvisamente di volume.

“Vuoi che ti faccia in pezzi ancora più piccoli di prima, Portgas-ya?” chiese gelido lui allargando il suo ghigno e accarezzando il fodero della sua nodachi poggiata lì accanto.

“Volete che metta fine a questa discussione a modo mio?!” li minacciò la biondina scoccando loro un’occhiataccia “Dovreste aver capito entrambi che non ho tanta pazienza!”

“Io direi che non ne hai proprio, sorellina...”

“Su questo sono d’accordo con te, Portgas-ya.”

“Visto? Avete già trovato una cosa in comu... Ripetetelo se ne avete il coraggio.”

“Shi, shi, shi! Sei spassosa come sempre, Aoi!” intervenne Rufy che tanto per cambiare non aveva capito granché della situazione.

“Dove accidenti sono spassosa, rintronato?! Ah... niente da fare: per quanti anni passino rimani sempre un emerito babbeo!”

“Shi, shi, shi! Davvero?!”

“Lo capisci o no che non sono complimenti?!”

“Oh... Però io voglio sapere come hai conosciuto Jinbē, Aoi! Sei diventata fortissima!!!” ammise entusiasta il minore, non avendo affatto recepito di essere stato insultato “Dai, Jinbē! Vieni qui con noi, così sentiamo entrambe le versioni!”

L’uomo-pesce sorrise sereno, avvicinandosi in silenzio ai tre ragazzi: “Comincia pure tu, Aoi-San.”

La giovane si sbatté una mano sul viso e sospirò profondamente, rassegnata: “... Ok, tanto non ho niente da perdere con questo babbeo. E sia. Ho conosciuto Jinbē circa sei mesi dopo la mia fuga da Marijoa. Ai tempi ero ancora molto diffidente, perciò mi ci volle tempo per pensare di averci un contatto diretto, soprattutto perché sapevo della sua fama e perché era la prima volta che vedevo un uomo-pesce e uno Shichibukai dal vivo. A dirla tutta m’incuteva un certo timore. Poi, però, quando venni a sapere che il Gyojin Karate da lui usato era il perfetto equilibrio fra forza, velocità e utilizzo dell’acqua m’imposi di farmi insegnare quantomeno le basi, a costo di implorarlo in ginocchio.”

“Inizialmente rifiutai in modo categorico di insegnare la mia preziosa disciplina ad una ragazzina umana, ma dopo il duello a cui Aoi-San mi sfidò mi ricredetti. Ad appena quindici anni di età Aoi-San sapeva già sferrare attacchi micidiali quanto eleganti e raffinati, senza movimenti inutili, tanto che ne uscii vittorioso per poco e stremato. Oltretutto, seppur di utilizzo ancora insicuro e acerbo, i suoi poteri la rendevano naturalmente incline ad imparare il Gyojin Karate, anche se allo stesso tempo proprio la sua inesperienza e la sua incapacità fisica nel sopportare la pressione attribuita all’acqua nelle varie tecniche la misero parecchio in difficoltà. Le ci vollero all’incirca tre mesi per controllare i poteri derivanti dal Mizu-Mizu e altri sei per apprendere correttamente le basi del Gyojin Karate. Dopo le dissi di non avere più nulla da insegnarle, perché il Gyojin Karate, così come qualsiasi altra disciplina di combattimento, deve essere sviluppata e perfezionata secondo le capacità e le inclinazioni di ciascun individuo. Non esisteranno mai, perlomeno nella stessa epoca, due persone che eseguano allo stesso identico modo una tecnica, a prescindere dal genere o dalla disciplina. E pur provando ad emularla una tecnica vista da qualcun altro risulterebbe in ogni caso incompleta, perché privata dell’essenza che la rende unica.”

“Infatti le tecniche di Gyojin Karate che mi avete vista usare sono diverse da quelle di Jinbē, perché oltre ad avere meno esperienza non potrei mai eguagliare la sua tecnica. Sono ancora ben lontana dal potermi definire un’utilizzatrice di questo splendido stile di combattimento.”

“Anche se, sono fiero di dirtelo, sei migliorata davvero tantissimo in questi tre anni! Non sai con che piacere e orgoglio ti ho osservata usare le mie tecniche...!” ammise fiero Jinbē, sorridendole. 

A quel complimento Aoi arrossì vistosamente, girando il capo dall’altra parte: “C-come se i tuoi complimenti mi toccassero!”

“In questo invece non è proprio cambiata!” continuò l’uomo-pesce ridendo incontrando il pieno consenso dei due.

“E il Babbo come l’hai conosciuto...?” domandò Ace rivolgendole un sorriso nostalgico, incuriosito dal legame che l’aveva spinta a quel pianto disperato un paio d’ore addietro.

“E-ecco... Come ti ha già detto Jinbē... dopo la mia fuga mi sono messa alla tua ricerca perché volevo entrare a far parte della tua ciurma... Inizialmente volevo tornare sull’Isola di Dawn per salutarti prima che partissi e per finire gli ultimi due anni prima di prendere il mare con Rufy... Ma mi sono presto resa conto che anche se fossi tornata non ti avrei già più trovato, e ho pensato che allenandomi per conto mio avrei ottenuto dei risultati molto più significativi. Così ho cambiato programma e ho atteso che ti facessi una fama in modo da poter sapere qualcosa di più sui tuoi spostamenti, ma per mia sfortuna sono sempre arrivata tardi... Inoltre mi sono fermata per quasi un anno per apprendere il Gyojin Karate da Jinbē, e altri sei mesi li ho passati a Sabaody per imparare l’utilizzo dell’Haki da Rayleigh. In verità mi aveva detto che l’allenamento vero e proprio avrebbe dovuto richiedere due anni, ma avendone apprese le basi quando ero ancora a Marijoa e vista la mia impazienza sono riuscita ad accorciare drasticamente i tempi. Infatti il mio controllo è appena sufficiente.”

“A me non sembrava affatto appena sufficiente!” commentò soltanto Rufy “Hai colpito quel tizio di magma senza nemmeno farti male!”

“Questo perché l’elemento del mio Rogia è l’acqua, fratellino... Comunque, ritornando al discorso... Una volta rimessami in viaggio ho saputo del tuo scontro prima con Jinbē e poi con il Babbo, e prima che potessi farmene una ragione tu eri diventato il suo Comandante di Seconda! Ecco come l’ho conosciuto, anche se in verità ho faticato non poco a trovare la Moby Dick e a ricevere il permesso di salire, e ho pure dovuto duellare con quel pennuto di Marco per sapere dove accidenti fossi andato! Il Babbo mi aveva pure proposto di diventare una dei suoi... Ma in quell’occasione m’importava troppo rincontrarti... Mi ero ripromessa che avrei accettato la sua offerta solo una volta rivisto il tuo brutto muso sano e salvo, fino a che non ho letto sul giornale di Water Seven della tua esecuzione... Il resto lo sapete già. A causa tua ho visitato praticamente ogni isola della prima parte della Grand Line, Succo di Frutta!”

Il sorriso del moro divenne prima più caldo e sincero, poi divertito: “Capisco... Allora posso assumermi il merito di averti fatta diventare molto più forte, Raperonzolo!”

Di tutta risposta lei digrignò i denti in un sorriso tirato: “Vuoi farti un bagno in compagnia dei mostri marini, inutile Succo di Frutta con la faccia da scemo...?!”

Tanto per cambiare alle loro risate si aggiunse pure Jinbē, mentre stavolta lei non cadde nel tranello e cercò di minacciarli con lo sguardo, ottenendo soltanto sghignazzi più forti. Le sembrò che anche il ghigno di Law fosse davvero divertito, anche se probabilmente si sbagliava.

Alla fine accennò anche lei ad un sorriso.

In fondo, sentire le loro risate era balsamo per il suo cuore nostalgico, e non avrebbe potuto chiedere di più.
  
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