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Autore: Satiel    07/09/2014    2 recensioni
Questa storia parte da un momento diverso rispetto alla trama classica. Minato e il terzo Hokage non ci sono più. Gli Uchiha non hanno ancora tentato il colpo di stato anche se Madara è presente. Naruto cresce come fratello di Sasuke. E di Itachi, che non ha ancora sulle spalle lo sterminio del clan né una malattia senza cura. Rimane Danzou. Che finalmente si prende la fetta più grande della torta.
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danzo Shimura, Kushina Uzumaki, Madara Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Minato/Kushina
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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doveri La casa del capo della polizia di Konoha era forse l' edificio più tipico di tutto il villaggio, ideato per incutere rispetto, ma ampiamente in grado di sostenere un asssedio nel caso fosse scoppiata una guerra.
A Fugaku era stato assegnato come premio, per le doti straordinarie che lo avevano portato ad eccellere, giovanissimo, non solo su tutti i suoi compagni di accademia, ma anche su quelli del clan.
Sin dalla prima volta che vi aveva messo piede non gli aveva mai dato l' impressione di un luogo caldo e accogliente, rivelandosi troppo vuoto e dispersivo,   opinione che  non cambiò nemmeno dopo la nascita del suo primogenito, Itachi. Itachi, che a dispetto di ogni altro comunissimo bambino non urlava e non correva ridacchiando per i lunghi corridoi lucidati a specchio, non tirava oggetti sulle pareti immacolate imbrattandole, e riponeva ogni cosa più o meno esattamente nel luogo dove aveva giocato fino a poco prima. Cosicché le pallide mura mai messe alla prova dalle prodezze del bambino avevano mantenuto il loro algido candore, intessendo con i membri della famiglia una strana affinità che nell' andar del tempo avrebbe conferito all' Itachi ragazzo la gravosità di una mente riflessiva.

Itachi, così simile a quel luogo nei suoi miti assensi, nei risolini pacati e nell' oscurità dei suoi occhi.
Iatchi dall' animo bianco capace di dare asilo alla tenebra.

 Dalla morte di Mikoto il ragazzo era diventato il riferimento di tutto, sopportando pesi gravosi persino per un adulto, e come un bravo ninja aveva accettato tutto, continuando a rimanere con coraggio sotto quel cielo spazzato dai venti che era suo padre, testimone di troppe giornate di pioggia e rare schiarite di sole.

Itachi, il "geniale Itachi" , così perspicace da apprendere senza che nessuno glielo insegnasse che non c'era altro modo per comunicare con suo padre al difuori del linguaggio del dovere.
Dovere verso se stessi, verso la famiglia, verso il clan, dovere di tenere conversazione che trattassero doveri e così fino a perdere la voce in simili elencazioni.

Difficile a cinque anni parlare di doveri, ma Itachi era speciale, e per lui non era  mai stato un problema.

Risultava invece un problema per suo padre, trattare col nuovo dovere che si era affacciato da poco nelle loro vite.
Un dovere così simile e tremendamente diverso da ciò che gli era rimasto di più caro al mondo. Un figlio che non aveva mai desiderato ma a cui doveva fare da padre, un fratello per Itachi e Sasuke che desiderava che i suoi figli non considerassero tale.
Una pedina che il dovere gli aveva imposto di serbare con cura, di utilizzare come il cavallo che gli avrebbe assicurato la mossa vincente sulla scacchiera.
Così, in poco tempo, la principale preoccupazione dello shinobi era diventata imbastire e disfare innumerevoli volte la tela degli inganni che avrebbe dovuto ordire per il bene di tutti, sentendosi allo stesso tempo troppo debole e singolarmente forte a sopportare tutto ciò.

Solo quando il tempo da dedicare a obbietivi superiori scadeva e poteva dismettere le vesti dell' autorità per indossare quelle della normalità, Fugaku poteva concedersi brevi attimi di rilassatezza, come nel tragitto per tornare a casa, e allentare un poco i muscoli tesi e alleggerire la mente, concedendo alla appagante sensazione di calore di insinuarsi come una seconda pelle sotto i suoi abiti.
Come un vento caldo e colorato, ancor prima di giungere, ne veniva avvolto nella forma delle voci allegre dei due più piccoli di casa,
tenacemente intenti  a stabilire il primato di chi fosse il migliore a fare qualsiasi cosa, accompagnati in sottofondo dagli ammonimenti neanche tanto pacati di Nasako, che abilmente alternava blandi rimproveri a serie minacce di punizioni.
 
Fugaku esitò sulla soglia, travolto da tutta quella sensazione che lo inebriava, restando in disparte, preferendo non palesare subito la sua presenza ma rimanere per un poco nella veste di osservatore attento. Non lo avrebbe ammesso, ma adorava, in modo straordinariamente candido per uno come lui abituato al sangue e alla morte, osservare quei marmocchi chiassosi presi nelle loro attività.
Con occhio esperto memorizzava  i movimenti che due piccoli  compivano davanti a lui, annotando mentalmente come avrebbe potuto trasformare nel successivo allenamento ogni mancanza dovuta all' inesperienza in un sicuro contrattacco o in una mossa letale, desiderando che i loro punti deboli si tramutassero in virtù da guerriero nel più breve tempo possibile.
Rimase così per un bel pezzo, finché sorrise abbassando il capo, Fugaku. Non rivelare i propri sentimenti era una regola basilare nel mondo dei ninja, da esercitare in ogni momento.
- Bentornato Itachi. - disse  a un tratto fissando un punto davanti a sé.
Un piccolo spostamento d' aria e l' avanzare di un' ombra più scura da dietro alle sue spalle annunciarono la vicinanza di suo figlio maggiore.
Itachi sorpassò il padre e gli si piazzò davanti inchinandosi leggeremente in segno di rispetto.
- Buonasera padre -
L' uomo lo guardò negli occhi, cordiale. Non lo avrebbe mai stretto in un abbraccio, né gli avrebbe mai rivolto parole più gentili di quelle, Itachi lo sapeva bene, come sapeva bene che Fugaku non avrebbe mai posato quello sguardo pieno di orgoglio su nessun' altro. Vi era racchiuso tutto il suo mondo in quel gesto, un mondo dove dal cielo non scendeva pioggia ma sangue, e qualunque debolezza poteva risultare fatale.
Ma suo padre era una persona forte e sapeva sopportare il dolore di amare, e lo dimostrava ogni giorno in quel saluti che gli rivolgeva, dove vi erano racchiusi tutti i ti voglio bene detti  in silenzio di quella loro vita passata assieme.

- Forse le stanno dando un po' troppo filo da torcere - asserì fintamente preoccupato.
Itachi si concedette un risolino a mezza bocca.
- Si padre, sono diventati davvero imprevedibili, dubito che Nasako possa resistere più lungo. -
Fugaku soppesò accuratamente le parole del maggiore, mascherando la sua preoccupazione dietro l' espressione placida del volto. Anche Itachi si era accorto che era arrivato il momento di " fare sul serio " con quei due, ma preso da altre questioni aveva finito per rimandare sempre alla volta successiva.
Un altro problema che andava risolto. Questa volta però aveva bisogno di tempo per non commettere imprudenze.
- Nasako è una donna forte. Potrebbe rivelarsi un buon allenamento per entrambi, cercare di batterla. - sorrise cercando di allontanare la mente di Itachi da quel pensiero, che era sicuro, stava formulando già da tempo.
La mano del figlio salì rapida a serrargli con ferma gentilezza l' avambraccio.
- Potrei prenderli entrambi con me qualche volta, padre. Sempre che non costituisca un problema. -
L' uomo lo fissò  profondamente negli occhi. Sapeva perché gli stava facendo quella richiesta :  non voleva che Sasuke e Naruto venissero separati in qualche modo. Quello che più temeva, che i suoi figli si affezionassero a quel bambino pestifero dai capelli biondi, non era riuscito a evitarlo. Eppure da suo figlio maggiore si sarebbe aspettato più giudizio al riguardo.
- Rimandiamo questa discussione, Itachi, penso che entrambi abbiamo cose importanti su cui riflettere, come ad esempio sull' incarico che il consigliere intende affidarti come capitano della squadra speciale. -
- Sapete già tutto padre quando a me é stato comunicato solo oggi ? - ribattè meravigliato.
- Solo voci Itachi, solo voci. Quello che più o meno sanno tutti. - lo rassicurò.
- Adesso é il momento meno indicato per discuterne. Coraggio, entriamo - lo convinse.
Fugaku fece in modo che il figlio lo precedesse, sia per studiare la reazione del suo corpo a quella rivelazione, sia per gustarsi la scena dell' assalto immediato riservatogli dai fratelli non appena mise piede nel cortile .
- Nii-san !! -
- Itachi !! - urlarono senza preoccuparsi di  non farsi sentire dall' intero vicinato.
Il padre alle loro spalle alzò gli occhi al cielo per il disappunto, ringraziando tutti gli dei che non ci fosse lui al suo posto preda di quelle pesti.
L' accoglienza durò a lungo, mentre i due demonietti strattonavano il fratello come meglio poterono per accattivarsi subito la sua attenzione, riempiendogli le orecchie di richieste e suppliche.
Fugaku si concesse un altro piacevole strappo alla regole e sorrise di nuovo inclinando le labbra senza aver cura di nasconderlo, dopotutto era a casa.
- Fugaku -sama, bentornato .-
Mite, sottomessa, Nasako si era portata di fianco a lui per dargli il benvenuto,inchinandosi profondamente silenziosa ed efficiente come sempre.
L' uomo le rispose con un cenno del capo in risposta al saluto, come a ricordarle quale fosse il suo posto.
La donna si sollevò appena, aspettando un giudizio e una risposta,  il corpo teso, vibrando  sensibilemnte nell' ansia dell' attesa.
- Lei sta bene, Nasako -chan - fu la risposta sussurrata, proibita, da dimenticare.
Ma per lei rappresentavano le parole che più amava apettare durante il giorno. Sospirò rumorosamente, come trattenendo un singhiozzo, sprofondando se possibile ancor più la faccia al suolo.
- Grazie Fugaku-sama, vi ringrazio infinitamente. -


Vigliacco! -

L' urlo risalì raschiante dalla gola esausta della donna. Si dimenò cercando di liberarsi, ma i due uomini le serravano le braccia in una morsa ferrea, troppo salda da sciogliere per quel che rimaneva delle sue misere forze.

Vide Danzou avanzare verso di lei con animo gioioso,quasi soddisfatto, le mani elegantemente nascoste dietro la schiena e un sorriso sinistro a distorcere le labbra  malevole.
Si fermò un attimo prima di finirle addosso, facendole percepire l' odore insopportabile di sudore e terra che esalava dalle sue vesti.

- Ecco una classica dimostrazione di esempio da non seguire. - la derise.

Sentì gli uomini che la tenevano godere di quella battuta, le mani che la tenevano tremolanti per quei sussulti che sottolineavano le risa, coscienti che  era bene assecondarlo.

Quello, compiaicuto, congiunse  avanti a sè con studiata lentezza i palmi, come se dovesse recitare una preghiera, e con un gesto fulmineo le strappò con rabbia il coprifronte, gettandolo a terra.

- Feccia - sibilò mentre le artigliava il volto per fissarla dritto negli occhi.

L' espressione del consigliere era  dura e ponderante : torturarla o ucciderla ? Quale delle due alternative non era un inutile spreco di tempo?

La kunoichi fu percorsa da un  brivido gelido riconoscendo il momento della sconfitta. Non si illudeva che l' avrebbero lasciata andare, né che Danzou le avrebbe regalato una morte onorevole, sapendo bene quali misere alternative venivano offerte in quelle circostanze.

- Qualcosa da dire, ninja della sabbia ?- insistette, crudele.

La donna  in risposta raccolse i suoi ultimi frammenti di orgoglio e glieli sputò direttamente sulla fronte, misti a sangue e saliva.

- Va al diavolo !- ringhiò.

La presa sulla sua mascella si accentuò fino a farle percepire le unghie scavarle nella carne tenera delle guance.
Tutto di lui in quel momento le stava promettendo dolore e sofferenze, ma l' odio che provava era tanto garnde da superare la paura di finire la sua vita come una persona debole.


Lottò, decise di farlo, per se stessa e tutto ciò in cui credeva.

E fu in quel momento che il destino elesse Danzou come suo nemico.




  
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