Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |      
Autore: Simonne Lightwood    07/09/2014    4 recensioni
New York, 2028.
Un'altra storia sui Lightwood, gli Herondale e i Fairchild.
Vent'anni dopo la sconfitta di Sebastian, i figli dei protagonisti di TMI dovranno affrontare un nuovo nemico: una Nascosta la cui vita è stata rovinata da un Herondale, anni prima, e che ora cerca vendetta.
Riuscirà a vendicarsi per il torto subito o le cose andranno diversamente?
Crossover con Maleficent, ma non è necessario aver visto il film, per capire la storia.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Capitolo l

 

La notte era calata ormai da diverse ore, a New York. La foresta che si trovava a poche miglia da Manhattan era illuminata da uno spicchio di luna, parzialmente nascosta da uno strato di nubi scure che promettevano nient'altro che pioggia.

Il silenzio che regnava nella foresta sarebbe stato quasi surreale, se non fosse stato per il suono di passi felpati che si inoltravano nervosamente nel cuore del bosco. Erano i passi di quattro ragazzi, tre dei quali avanzavano zigzagando tra i pini facendosi luce con le loro pietre runiche di Stregaluce.

«Ahia!» Gridò improvvisamente una voce femminile. «Guarda dove cammini, mi hai pestato un piede!»

La ragazzina dai capelli biondi si inginocchiò per pulire il fango dal suo stivale.

Il colpevole si girò, lanciando un'occhiataccia alla sorella.

«Non è colpa mia se cammini attaccata a me come una calamita.» Rispose, seccato.

La bionda si rialzò in piedi, ricambiando l'occhiata torva.

«Che ci devo fare se ho dimenticato la pietra di Stregaluce all'Istituto? Devo mettermi a giocare a mosca cieca? Se non ti sto vicina non vedo niente.» Rispose, sottolineando l'ovvio, come se stesse parlando ad un bambino di cinque anni.

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. Nonostante il bagliore azzurro che emanava la sua pietra di adamas, illuminandogli il volto, i suoi capelli erano più rossi che mai e i suoi occhi erano verdi come le interminabili distese di vegetazione di Idris.

Una volta, la giovane Cacciatrice aveva trovato in soffitta un vecchio album fotografico di loro madre di quando era giovane e, sfogliandone le pagine, era rimasta sorpresa nel vedere l'incredibile somiglianza tra lei e suo fratello, Den. Clary non gli aveva risparmiato niente, nemmeno le lentiggini che gli coprivano gran parte del volto e del corpo.

Willow, invece, aveva preso quasi tutto dal padre. Aveva i suoi stessi capelli biondi e selvaggi e i suoi affascinanti occhi dorati. Peccato che avesse ereditato l'altezza di sua madre.

«Senti, Willow. Quante volte ti ho detto che quando andiamo a caccia devi portarti l'equipaggiamento? Non solo non hai con te la Stregaluce, ma vedo che non hai nemmeno addosso la tenuta da combattimento!» Disse lui, indicando il maglioncino bianco e i jeans skinny di sua sorella.

Willow abbassò lo sguardo sui suoi vestiti. Ci risiamo, pensò. Un' altra ramanzina da parte di mio fratello che ha solo due anni in più di me e pensa di avere il permesso di comportarsi come i nostri genitori.

«Scommetto che non hai dietro nemmeno la spada.» La provocò lui.

Willow si abbassò velocemente e tirò fuori da uno stivale la sua spada, sventolandola davanti agli occhi del fratello con aria di superiorità. Amava vederlo nel torto, in situazioni come quella.

Il maggiore, però, non sembrava impressionato. «Vedi di non dimenticare niente la prossima volta, se non vuoi che i nostri genitori sappiano che vai a caccia senza tenuta, né Stregaluce.»

Willow lo guardò incredula. «Hai davvero intenzione di fare la spia con mamma e papà?! Sul serio, Dennis? È assurdo! Queste cose le fanno solo i marmocchi.»

Il maggiore aprì la bocca per risponderle, quando una voce familiare piuttosto impaziente interruppe la loro discussione.

«Den, Will! Si può sapere che diavolo state facendo?! Per vostra informazione, Lexie è già arrivata alla meta.»

Una decina di metri più avanti, Ashton Fairchild stava aspettando che i suoi amici lo raggiungessero. I suoi capelli castano scuro si fondevano con l'oscurità della notte, ma l'azzurro metallico dei suoi occhi spiccava nel buio, dandogli un aspetto da predatore.

Ash era il figlio di Luke Garroway e Jocelyn Fairchild e portava il cognome di sua madre perché il sangue degli Shadowhunters è dominante.

«Vorrei trovare questi demoni in fretta e tornare a casa entro l'alba, se non vi dispiace.»

Dennis alzò lo sguardo verso l'alto e si accorse che il sottile spicchio di luna era del tutto scomparso e il cielo notturno era una distesa di nuvole nere.

Forse era davvero meglio darsi una mossa.

«Aspettaci, Ash. Adesso arriviamo.» Disse. Poi voltò le spalle alla sorella e si avviò a grandi passi verso il suo amico, scomparendo nel buio.

«Ehi, aspettami!» Protestò Willow, correndogli dietro.

 

 

Ashton si fermò, appoggiandosi al tronco di un albero.

«Siamo qui da venti minuti buoni e non abbiamo ancora trovato niente.» Disse con voce stanca.

La pietra runica illuminava il suo volto pallido, mettendo in risalto le occhiaie che stavano iniziando a formasi sotto i suoi occhi.

Una ragazza alta e magra si sedette ai piedi dell'albero a cui era appoggiato. I suoi occhi color caffè scrutarono il volto stanco del ragazzo e gli angoli delle sue labbra di incurvarono leggermente verso il basso.

Il suo nome era Alexis Lightwood, figlia unica degli Shadowhunters Simon Lewis e Isabelle Lightwood. Alexis era la parabatai di Ashton, il suo braccio destro, la sua migliore amica, la sua anima gemella.

Lexie aveva ereditato l'apparente acidità di sua madre. A volte la diciassettenne rispondeva male ai suoi genitori, faceva domande inappropriate per pura curiosità, e non esitava a dire a Willie che i nuovi jeans che aveva comprato le facevano i fianchi grossi, se è quello che pensava. Faceva e diceva sempre quello che voleva, senza pensare alle conseguenze.

Eppure aveva un punto debole per Ashton. L'avevano notato tutti e lei non cercava di nasconderlo. L'unica persona a cui avrebbe mentito, pur di non ferire i suoi sentimenti, era lui. L'unica persona a cui avrebbe mai chiesto un consiglio era lui.

«Proprio non capisco.» Disse la Cacciatrice, arrotolando uno dei suoi boccoli color carbone attorno al dito. «Il sensore indica che è questo il punto in cui sono state individuate le presenze demoniache.»

«Magari il sensore si sbaglia» disse Willow, accovacciandosi accanto alla maggiore.

«Il sensore non sbaglia mai, Willie.» Disse Dennis, esasperato. Gli sembrava di dover spiegare a una bambina che Babbo Natale non esiste.

«E allora come me lo spieghi il fatto che fino ad ora non abbiamo visto nemmeno uno straccio di demone?!» Sbottò lei, che in quel momento non desiderava alto che tornare a casa e fiondarsi a letto, lontano dall'oscurità della notte e dalle creature mostruose che avevano il compito di uccidere.

La caccia notturna non faceva per lei. In realtà la caccia non faceva per lei.

Dennis si guardò attorno. L'effetto della runa per la vista notturna stava iniziando a svanire e la foresta gli sembrava più tenebrosa di prima.

Mentre il suo sguardo si spostava da un albero all'altro, impaziente di trovare quei maledetti demoni e farli fuori una volta per tutte, qualcosa attirò la sua attenzione.

Un rapido movimento, proveniente da dietro un cespuglio di rovi. Dennis si irrigidì.

Ashton spalancò gli occhi. «Den? L'hai sentito anche tu?» Sussurrò.

Dennis non staccò gli occhi dal cespuglio. «Si, l'ho sentito anch'io.»

Per qualche istante, i quattro rimasero immobili, in silenzio. Ognuno di loro aveva una mano sull'impugnatura della propria arma appesa alla cintura, in attesa dell'attacco.

D'un tratto sentirono qualcosa spezzarsi, forse il pezzo di un ramo.

Dennis perse la pazienza. Sfoderò la sua spada e avanzò senza timore verso il nascondiglio della creatura, ma quest'ultima scappò via talmente in fretta che il giovane non riuscì nemmeno a vedere cosa fosse. Era qualcosa di grosso e bianco. Non era sembrato un demone e, in ogni caso, un demone non se la sarebbe data a gambe levate in quel modo.

Il maggiore degli Herondale lanciò un grido di frustrazione. Basta, non ne poteva più. Si sentiva preso in giro.

«Forse Willow ha ragione.» disse, e la diretta interessata inarcò un sopracciglio. Da quando Dennis dava ragione a lei, lunatica quindicenne?

«Forse non c'è un bel niente qui, e stiamo solo sprecando ore di sonno preziose.»

Nel momento in cui un sorriso vittorioso iniziava ad allargarsi sul volto della bionda, qualcosa spuntò fuori dall'oscurità. Qualcosa di lungo e munito di numerose file di zanne.

Quello si che è un demone. Finalmente, pensò Den tra sé, quasi sollevato nel vedere la creatura mostruosa.

Alexis puntò la Stregaluce in direzione del mostro e serrò la mascella.

«Demone Rahab.» Disse, rimettendosi la pietra in tasca e sfoderando la spada. Sentì Ashton imitarla e mettersi dietro di lei.

Il demone si scagliò contro di lei. Era una specie di lucertolone con denti aguzzi al posto degli occhi e una coda simile ad una frusta, tagliente come un rasoio. L'avrebbe fatto a pezzi. Eccome, se l'avrebbe fatto.

«Eremiel» disse, e la spada reagì emanando un bagliore.

Il Rahab, tuttavia, non si lasciò intimidire e cercò di colpirla con la coda, ma lei schivò il colpo con grazia. La creatura grugnì, delusa, e spalancò la bocca munita di fauci da cui colavano rivoli di bava.

Alexis fece una smorfia disgustata «Ew! Lo sai che non è carino sbavare di fronte alla gente!?»

«Attenta, Lex!» Sentì Ashton gridare proprio dietro di lei, ma la Shadowhunter non ebbe nemmeno il tempo di reagire che sentì il suo amico spingerla a terra, facendole cadere la spada di mano.

Girando la testa di lato, notò che un secondo Rahab si era unito al primo. Rotolò su se stessa e recuperò la spada, ma quando tornò a concentrarsi sul demone, vide che Ash l'aveva già sgozzato e ora stava pulendo la spada sull'erba.

«Uno a zero per me» annunciò lui con un sorriso scherzoso e Lexie mise il broncio.

«Giochi sporco, però!» Disse, pulendosi i pantaloni di pelle dalla ghiaia.

«C'est la vie, ma chère.» Rispose lui, porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi.

Pochi metri più in la, Willow stava tirando coltelli contro due demoni, centrando senza difficoltà gli organi vitali e rispedendoli nel Vuoto.

Se qualcuno le chiedesse perché non usasse una spada, lei risponderebbe che preferisce il tiro dei coltelli perché in questo modo non ci si porca le mani di sangue. Solo la vista del liquido nerastro le faceva venire il voltastomaco. Il che è piuttosto insolito per uno Shadowhunter.

Prima di accanirsi su un terzo demone, lanciò una rapida occhiata a suo fratello, per accertarsi che andasse tutto bene.

Dennis era salito in groppa ad uno dei Rahab e stava cercando di cavargli le zanne a mani nude. Willow dovette spostare lo sguardo per evitare di vomitare. A volte si chiedeva come fosse possibile che fossero fratelli. Mentre lei era nauseata dalla vista del sangue, Dennis non ci pensava un attimo a fare a cubetti un viscido demone e inzupparsi di icore da capo a piedi.

Willow sospirò, impugnando un altro coltello. La notte era ancora giovane e i demoni non erano ancora stati fatti tutti fuori.

Dennis si rialzò in piedi con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra. Si rigirò tra le dita la zanna lunga e incurvata del demone che giaceva a terra, stecchito, soddisfatto della sua nuova conquista. Era il terzo dente di Rahab di cui era riuscito ad impossessarsi, nelle ultime due settimane. Se lo infilò nella tasca della giacca: lo avrebbe aggiunto alla sua collezione, una volta tornato a casa.

Dennis era così immerso nell'esaminare il la zanna del demone, che non si era accorto del lucertolone che si trovava ad un passo da lui, con le fauci spalancate e il corpo in posizione di attacco.

La creatura gli saltò addosso, schiacciandolo con il suo peso, e Dennis si sentì mancare l'aria. Si era dimenticato di quanto pesassero quelle bestiacce.

Girò la testa verso i suoi compagni. I due parabatai erano alle prese con un grosso demone che urlava e grugniva e Willow era intrappolata tra un pino e un demone bavoso. Avrebbe dovuto arrangiarsi da solo. Protese a fatica la mano verso la sua spada, ma il demone fu più veloce di lui e affondò la sua coda affilata nella mano del ragazzo, che emise un gemito sofferente.

La creatura approfittò del suo momento di debolezza e fece per affondargli i denti nel collo, ma in quel momento qualcosa lo fermò.

La stessa creatura grossa e bianca che Dennis aveva messo in fuga, poco prima, spuntò fuori da dietro un albero e si lanciò contro l'aggressore del giovane, affondandogli le zanne nel collo e soffocandolo in pochi secondi.

Dennis sentì il peso che lo schiacciava liberarlo di poco a poco: il demone stava scomparendo. Si rialzò in piedi, attonito, con un punto interrogativo dipinto in volto. Che diavolo era successo?

Fu allora che i suoi occhi verdi incontrarono un paio d'occhi color ghiaccio che lo scrutavano. Erano gli occhi di un lupo. Un lupo grosso e bianco con il muso macchiato di icore.

Dennis si avvicinò piano, studiando con gli occhi il suo salvatore. No, quello non era un semplice lupo. Era un licantropo. L'Herondale sbattè le ciglia, perplesso. Non aveva mai visto un licantropo di quel colore. Nemmeno le persone con i capelli biondi e le pelle pallida avevano una pelliccia così chiara, trasformati in lupi.

Il licantropo indietreggiò di qualche passo.

«No, aspetta!» Lo fermò Dennis, che voleva delle spiegazioni. «Chi sei?»

Se Dennis si aspettava che il licantropo sarebbe tornato in forma umana e gli avrebbe dato delle spiegazioni, si sbagliava di grosso.

Senza dire una parola, la creatura si voltò e scappò via, sparendo nell'oscurità della notte.

 

 

«Sei sicuro che non fosse un semplice lupo?»

Dennis sbuffò, passandosi una mano tra i capelli rossi sporchi di icore demoniaco. «Si, Alexis. Sono sicuro. So riconoscere un licantropo da un lupo.» Rispose in tono seccato.

Si trovavano di fronte all'Istituto, stanchi e sporchi, dopo essere tornati dalla foresta. Dennis aveva raccontato agli altri cos'era successo, di come il demone lo aveva schiacciato e stava per ucciderlo e quello strano licantropo dal manto bianco era sbucato fuori dal nulla e si era scagliato contro il Rahab.

Willow, Ashton e Lexie, che non avevano visto la scena, erano tanto perplessi quanto lui. Nonostante gli Accordi, che impedivano a Nephilim e Nascosti di attaccarsi a vicenda senza un valido motivo, i Nascosti non provavano una gran simpatia per i figli dell'Angelo. Allora perché quel licantropo che Dennis non aveva mai visto prima gli aveva salvato la vita, per poi sparire in quel modo?

«Sentite, perché adesso non torniamo a casa, ci facciamo una doccia, andiamo a dormire e domani ne riparliamo con calma?» Propose Ashton.

Willow annuì sbadigliando. «Penso che sia la cosa migliore da fare.»

 

 

Dopo essersi fatto la doccia, Dennis si era affrettato a mettersi dei vestiti puliti e andare a letto. L'orologio sul suo comodino indicava le 4.25 del mattino.

Si tirò la coperta fino al collo e chiuse gli occhi ma, proprio quando stava per addormentarsi, sentì delle voci provenire dalla stanza di fronte; ossia la camera dei suoi genitori.

«Questo è il suo secondo messaggio col fuoco che riceviamo dall'inizio di ottobre.» Stava dicendo sua madre, in tono preoccupato.

Dennis sentiva suo padre camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza.

«Io non ho ancora capito chi è questa persona che dice di avere una questione in sospeso con mio padre.»

Dennis aggrottò le sopracciglia. Quale messaggio? Di cosa stavano parlando?

Si alzò e raggiunse la porta in punta di piedi. Poi appoggiò l'orecchio sulla porta chiusa per sentire meglio.

«Dice di essere una fata, ha scritto che-»

«Fin li ci ero arrivato, ma di cosa sta parlando? Che cos'ha in sospeso con Stephen? E cosa vuole da noi?»

Jace stava alzando la voce, e Dennis non aveva più bisogno di stare attaccato alla porta per sentire.

«Abbassa il tono, Jace.» Lo rimproverò Clary. «I bambini potrebbero sentirci.»

Il suono dei passi di fermò.

«Devo scoprire cosa sta succedendo.» Disse il biondo.

Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale l'unico suono che Dennis riusciva a sentire era il battito del suo cuore.

«Pensi che sia il caso di parlarne con Den e Willie?» Chiese Clary.

«No. Non voglio che i ragazzi si preoccupino senza un valido motivo. Non sappiamo ancora niente di tutta questa faccenda.»

«Va bene.» Disse Clary e Dennis immaginò di vederla annuire, dall'altra parte del muro.

«Ma promettimi che quando arriverà il momento, loro saranno i primi a saperlo.»

«Te lo prometto.»

 

 

A/N: Salve, Nephilim!

Questa è la mia seconda storia, qui su efp, e mi farebbe piacere sapere che ne pensate. Che dite? E' accettabile come inizio? Recensite, se volete il capitolo successivo! ;)

 

Eccovi le foto di due dei protagonisti della storia, Den e Willie.


  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Simonne Lightwood