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Autore: Paradox    07/09/2014    3 recensioni
La distruzione non ha voce, corpo, o odore. Ma soprattutto, non ha nome.
Quinta classificata al contest delle 48 ore – Non vedo, non sento, non parlo, scrivo! indetto sul forum di EFP da Shizue Asahi
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Berthold Huber, Reiner Braun
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Warning: SPOILER FREE da un pezzo, direi. Ma se hai seguito solo l'anime non ti conviene leggere. 






Dichotomy

 


Anno 845, Shiganshina. All'interno delle mura calma piatta.
Fuori dalle mura due bambini indugiano, incuranti dei titani. Non temono il pericolo.
Loro sono il pericolo.
«Reiner... non posso... i-io non posso farlo.» 
La voce trema. Come le mani, le gambe, la testa, il cuore
Lo sguardo vacilla, e con esso le lacrime, tante lacrime. Le lacrime di un bambino a cui è stato chiesto di fare qualcosa che è troppo al di sopra delle sue possibilità. 
È ciò che vede Reiner, ora, in Bertholdt. E trema.
«Non abbiamo scelta, Bertl. Dobbiamo farlo. Noi, tra tutti... ci hanno selezionato per questo. Solo noi possiamo farlo.»
Cerca di controllarsi, ma tentenna.
Del resto, anche lui è un bambino. 
«Reiner... perché?»
Non ha gridato. Non c'è necessità di farlo.
Questa è l'unica domanda che brama una risposta, l'unica che non ne può ricevere. 
E forse, l'ultima domanda che gli è concessa.
Perché.
«Perché siamo guerrieri.»
Questa è l'ultima risposta che gli sarà concessa. Perché anche lui sa che è così. Deve esserlo.
Si guardano e temono di farlo per l'ultima volta.
E non sono guerrieri che compiono la loro missione, ma bambini che brancolano nel buio e nelle conseguenze di una scelta fatta da qualcun altro al posto loro. 
L'aria fuori dalle mura è fresca, leggera. Il vento non porta con sé niente, niente che si possa vedere. 
Ma loro vedono già tutto. 
La distruzione.
L'aria dentro le mura diventa irrespirabile, pregna di morte, di urla, del fetore dei cadaveri.
La distruzione ha il loro nome.
E dopo questa, il nulla.

 
*

 
Anno 850, Trost. All'interno delle mura, il caos.
Sulle mura due uomini indugiano. O forse è meglio dire, un uomo indugia. 
Sono adulti, ora. Non bambini che brancolano nel buio, ma guerrieri che vogliono tornare a casa. 
Non più Shiganshina, ma Trost. Non più Maria, ma Rose.
Continuano ad andare avanti.
«Reiner... cosa ci fai qui? I-il cancello! Vai, ORA!»
Anche questa volta Bertholdt trema. Sul viso ha ancora i segni della trasformazione.
Su quello di Reiner, la confusione.
«Che... che stai dicendo, Bertl?»
Reiner lo guarda, ma non c'è la compassione del bambino, né la determinazione del guerrierio, come l'altra volta.
No. C'è incomprensione, e timore. Ma non il terrore dei titani. O la distruzione.
«Che ti prende? La nostra missione... dobbiamo tornare a casa! E per farlo, dobbiamo seguire il piano. Siamo guerrieri... ricordi?»
Fissa i suoi occhi dorati per attimi infiniti.
E non lo vede. Non vede niente.
«Ma che diamine stai dicendo?! Siamo soldati. La nostra missione è portare in salvo quanto più civili riusciamo prima che arrivi il Titano Corazzato... e ora datti una mossa e vieni a dare una mano.»
Lo prende per il braccio, lo trascina e continua a parlare, a impartire ordini. Ma Bertholdt è rimasto immobile, in silenzio. 
Negli occhi di Reiner, ora, niente che si possa vedere. Ma lui lo vede lo stesso.
Non più il bambino brancolante nel buio, o il guerriero che lotta per il suo obiettivo, ma il soldato che combatte per la guerra di qualcun altro. E qualcos'altro.
La distruzione non ha voce, corpo, o odore. Ma soprattutto, non ha nome. 
Dopo questa, la vittoria. 
La vittoria che ha il volto della follia. 
Ed è ciò che Bertholdt vede, ora, negli occhi di Reiner. 
E trema. 



















 
Note a piè di pagina
 
Non so esattamente come spiegarmi questa. Ma so a chi dare la colpa, questo sì. 
Vedete, ci sono certe cose che non dovrebbero essere viste. O forse sì, ma dipende dai punti di vista. 

E questo è qualcosa che non dovrebbe essere visto. Bertholdt e Reiner sono i due personaggi che amo di più, e trovo che questo video (che non ho fatto io) li descrivi alla perfezione. Ma soprattutto, trovo che la parola dicotomia spieghi alla perfezione la personalità deviata del secondo, che è poi ciò su cui si basa la fiction. Quest'ultima, infatti, non è nata dal singolo video, ma anche da una domanda: Perché a Trost non hanno portato a termine il lavoro?
Sarà una domanda così ovvia e stupida che forse, e sottolineo forse, non ho colto la risposta. E questo farebbe campare per aria la fic. O forse una domanda, che semplicemente, non ne ha. Io ho dato la mia.
A causa dello sdoppiamento di personalità, Reiner ha momentaneamente dimenticato di essere il titano corazzato, ma soprattutto, di essere un guerriero. Come dirà poi Bertholdt nei capitoli successivi. Aiutando l'umanità, hanno guadagnato (o perso?) tempo, e poi, l'intoppo: Eren titanto. E il piano è andato in porto. 
Pensate che sia un motivo troppo assurdo? Sì, lo penso anch'io. Ma non importa.
Sognavo di scrivere della personalità doppia di Reiner da troppo, troppo tempo. Non biasimatemi.
Quanto al resto, critiche costruttive e distruttive saranno accettate ugualmente.
Alla prossima

 
Aoi ~ 




 
Disclaimer: Shingeki no Kyojin © Hajime Isayama
  
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