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Autore: SmartieMiz    07/09/2014    0 recensioni
Eppure ci sono delle parole che, malgrado tutto, Haru sente il bisogno di pronunciare.
È squallido il fatto che debba usufruire di uno stupido computer e di una webcam per farlo, ma non ha alternativa. È ancora lontano il giorno in cui Makoto tornerà da lui.

[Pairing: MakoHaru | Triste/Malinconico/Fluff]
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: On the other side, there's someone who misses you.
Rating: verde
Genere: triste/malinconico/fluff
Pairing: MakoHaru


 

Note: Eccomi con questa cosina piccola piccola sui miei amati MakoHaru, spero possa piacervi <3 Potrebbe essere ambientata alla fine della seconda stagione (i nostri protagonisti si ritrovano all'università).
Lo so che non si mette il punto alla fine del titolo, ma mi piaceva di più :P


 

Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

~  On the other side, there's someone
who misses you.

 

                              



Haruka Nanase non è quello che si definirebbe un appassionato della tecnologia o un genio dell’informatica. Non ha mai nutrito l’esigenza di possedere un computer e di saperlo usare o di avere un cellulare tutto per sé, difatti quando esce lascia spesso il telefonino a casa.
I videogiochi rappresentavano l’unico contatto più vicino al mondo della tecnologia. Avrebbe potuto fare a meno anche di quello, ma di certo non avrebbe potuto fare a meno della compagnia di Makoto Tachibana. Aveva nostalgia anche dei pomeriggi passati a casa dell’altro a provare un nuovo videogioco, a prendersi cura di Ran e Ren, a studiare per gli imminenti test d’inglese che entrambi sapevano che sarebbero andati un disastro o a parlare, semplicemente.
Contro ogni aspettativa, in questo momento Haruka sta usando un computer. Qualche giorno fa Rei gli ha scaricato un programma apposito per poter contattare e vedere Makoto, anche se i due si trovano in parti opposte del Giappone.
Haruka digita lentamente, pensando attentamente a cosa scrivere.
 
Adesso ci sono anch’io. Posso vederti.
 
Il messaggio è lì, immobile, in attesa di essere letto. Haruka sa quanto Makoto è impegnato durante la giornata e quanto ce la stia mettendo tutta.
L’amico riesce a visualizzare il messaggio soltanto la sera.
 
Scusami Haru, ho letto soltanto ora! Ci sei? Voglio vederti!                       
 

Nel giro di pochi minuti, il volto di Makoto appare sullo schermo del computer.
«Haru», lo saluta con un piccolo sorriso.
«Hey», risponde Haruka: «Hai i capelli verdi».
Haruka non ha fatto nessuna battuta, tuttavia Makoto ride di cuore. «Sarà la tua webcam. I miei capelli sono sempre uguali!».
Haruka non dice niente, si limita a chinare il capo.
Makoto lo guarda con dolcezza e malinconia. Dovrebbe chiedergli come sta, ma non lo fa perché ha capito che le cose non vanno bene.
«E così la prima settimana è andata. Allora? Come ti sembra? L’università, intendo», rompe il ghiaccio Makoto.
«Niente di stimolante. È una semplice università», risponde Haru, poi aggiunge: «Non pranzo mai sul tetto e sono il primo ad abbandonare l’aula quando termina la lezione. Torno a casa da solo. È questa la mia nuova quotidianità».
Quando andavano al liceo insieme, pranzavano sempre sul tetto con Nagisa, Rei e Gou. La madre di Makoto, così gentile e premurosa quanto il figlio, preparava sempre qualcosa per entrambi.
Alla fine di ogni lezione, Nagisa e Rei cercavano sempre Makoto e Haruka per parlare con entusiasmo di tutti i progetti che avevano in serbo per il loro piccolo club di nuoto.
Quando la giornata scolastica terminava, Makoto e Haruka accompagnavano i loro amici alla stazione, per poi tornare sempre insieme, l’uno accanto all’altro. Quello era uno dei momenti più preziosi della giornata: il silenzio di Haruka significava molto ed era una delle cose di lui che Makoto non avrebbe mai cambiato, perché un Haru troppo loquace non sarebbe stato il suo Haru.
Haruka era di poche parole, a volte era persino imperscrutabile, ma Makoto amava anche quel suo lato un po’ malinconico un po’ misterioso.
«È la stessa cosa anche per me», risponde Makoto scuotendo il capo con un sorriso: «Intendo la nuova routine. È deprimente, non credi?».
«Abbastanza».
«Stai nuotando?».
Haruka non riesce a guardarlo negli occhi. «A volte».
Makoto sospira, tristemente. Sa che quella risposta corrisponde ad un no.
«Dovresti riprendere. D’altronde, l’acqua ti fa sentire bene», insiste il ragazzo.
«Non è solo l’acqua a farmi sentire bene, Makoto», risponde Haru, con una semplicità disarmante da lasciare spiazzato Makoto che proprio non se l’aspettava una risposta del genere.
Non che abbia dubbi su quel che Haruka provi nei suoi confronti, ma ha ancora qualche perplessità su quanto sia capace di aprirsi.
«Haru…», sussurra Makoto, visibilmente emozionato.
«Tu?», svia l’argomento l’amico: «Come ti trovi lì?».
«Molto bene! È davvero impegnativo e i professori sono piuttosto severi, ma fortunatamente me la sto cavando».
«Non avevo dubbi».
Makoto sorride dolcemente dall’altra parte dello schermo, avvampando e chinando leggermente il capo per quel piccolo complimento. «Non sembri felice, però», constata Haruka, serio in volto come non mai: «Nemmeno tu lo sei».
«Sai, Haru… mi manca tutto terribilmente», risponde Makoto, infilando una mano tra i capelli: «Mamma, papà, mia sorella, mio fratello. Mi manca il buonumore di Nagisa, mi mancano le paranoie di Rei. Mi mancano Gou, Rin. Mi manchi tu, Haru. Eri sempre accanto a me ogni giorno, adesso è così strano non incontrarti più sulle scale, non bussarti più, non tirarti più fuori dalla vasca… non nuotare più con te. Con tutti voi».
Haruka annuisce: non avrebbe saputo dirlo in modo migliore. Fortunatamente Makoto è ancora capace di tirar fuori le parole che lui non riesce a dire.
Eppure ci sono delle parole che, malgrado tutto, Haru sente il bisogno di pronunciare.
È squallido il fatto che debba usufruire di uno stupido computer e di una webcam per farlo, ma non ha alternativa. È ancora lontano il giorno in cui Makoto tornerà da lui.
«Grazie, Makoto. Grazie di tutto».
Il problema è che non sono solo quelle le parole, non è solo quello il concetto che Haru sente la necessità di far sapere all’altro.
Makoto sta per dire qualcosa, ma Haruka lo interrompe ancor prima di rispondere. «Ti amo, Makoto».
Il sorriso di Makoto non è più triste, bensì è pieno di vita.
È bellissimo. È il Makoto di sempre.
«Ti amo anch’io, Haru».

 

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