Clarke alza lo sguardo al cielo e Bellamy la imita, perdendosi in quel mare di stelle, ma c’è qualcosa che cattura la loro attenzione. Una navicella vola sopra le loro teste e Bellamy subito capisce che sono i cittadini dell’Arca.
«Tua madre è in anticipo.», ma mentre lo dice nota che Clarke non lo sta ascoltando. Guarda il cielo con la fronte corrugata e il respiro accelerato. Non la sente dire “Aspetta…” perché ha già capito che qualcosa non va. La navicella è lanciata a tutta velocità e non rallenta, finchè non si schianta sulla Terra, esplodendo. Vedono le scintille, il fuoco, sentono il boato e capiscono che è tardi, troppo tardi.
Bellamy vuole dire qualcosa; inizia chiamandola piano: «Clarke…», ma lei non lo sente. Indietreggia, inciampando e cadendo, fino a quando non appoggia le ginocchia a terra e inizia a piangere, a singhiozzare. La vede affondare le mani nella terra, cercando un appiglio, qualcosa a cui aggrapparsi. Bellamy sente la disperazione nella voce di Clarke mentre lei sussurra: «No, no… No…».
Non sa cosa dire, Bellamy Blake. Sa che tutte le parole sarebbero superflue, non servirebbero.
Allora si inginocchia vicino a Clarke, la avvolge con le braccia, stringendola a sé. La sente tremare contro il suo petto, la sente singhiozzare e invocare il nome di sua madre. Clarke si aggrappa alle sue braccia, si tiene forte, come se potesse cadere da un momento all’altro, come se la terra potesse aprirsi e inghiottirla in un attimo. Bellamy non dice niente, perché non c’è niente da dire. Non le dice “andrà tutto bene”, perché sa che non è così. Non le dice “calmati”, perché sa che Clarke ha bisogno di piangere, di urlare il suo dolore e non di calmarsi.
Rimangono così per quella che sembra un’eternità, senza dire niente. Bellamy ascolta il pianto di Clarke che si affievolisce lentamente, quasi fino a scomparire, ma gli sembra di vedere sulle spalle della ragazza il peso del dolore, lo stesso che sente su di sé e che non lo lascia mai. Troppo dolore.
Sa che Clarke ora vorrebbe lasciarsi andare, annegare nel dolore. Sa che vorrebbe chiudere gli occhi e non riaprirli più, ma la tiene stretta a sé, affondando il viso nei suoi capelli e pensando: “Non te ne puoi andare, Clarke.”
Clarke gli stringe un braccio, mentre singhiozza piano, ma Bellamy scuote la testa: non l’avrebbe lasciata andare. Mai. Avrebbe continuato a stringerla per l’eternità, se fosse servito.
Non si sarebbe mosso mai; sarebbe rimasto immobile a stringerla cercando di calmare il suo dolore.
Note:
Ciao a tutti i coraggiosi che sono arrivati fino a qui. Che dire, adoro la serie “The 100” e i personaggi di Clarke e Bellamy. Credo che questa scena non sia stata sviluppata molto bene nella serie tv; mi sarebbe piaciuto vedere di più di questo momento così drammatico, quindi ho deciso di scrivere una flash-fic. E’ davvero tanto che non scrivo e mi sento un po’ “arrugginita”, ma spero che questo lavoretto non sia così pessimo. Un bacio.