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Autore: ciccina_chan    07/09/2014    3 recensioni
e non vuole assolutamente avere a che fare con il bellissimo ragazzo della porta di accanto!
Ecco questa è la mia prima fiction...spero vi piaccia!! Sennò dovrò fare fagotto e partire per mete sconosciute haha... quindi siate buoni!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Camminavamo da poco, una mano a tenere i tacchi assassini, e l'altra stretta nella sua.
Quel contatto mi trasmetteva una piccola scossa, che arrivava al cuore e lo faceva battere sempre più forte. Probabilmente stavo entrando in imperventilazione, dopo tutto quello che era accaduto quella sera: i complimenti, ballare, la ripicca con Utau, quei baci... e ora questo. Come potevo sopravvivere ad una serata del genere?
< Di qua > la sua voce dolce mi aveva riscosso, e le sue mani si erano strette sulla mia vita, per issarmi su una sporgenza < Dove mi stai portando? >
un sorriso furbo si allargò sul suo bel viso < Sorpresa >
< Uff, e se non mi piacessero le sorprese? > avevo detto, fingendomi imbronciata mentre scavalcavo un cespuglio
< Allora non ti piace la vita > aveva uno sguardo serio, concentrato sulla mia reazione
< A no? >
< No... la vita è un po' come gli ovetti kinder, non sai mai cosa puoi trovarci dentro >
il suo ragionamento, nonostante fosse insolito, aveva una sua strana logica
< Be' allora la vita è anche bella... l'ovetto è buono, e ciò che trovi dentro è sempre qualcosa che, quando hai finito di costruire dopo essere impazzita su quelle istruzioni in miniatura, ti riempie di orgoglio... > lui mi guardò stupito e io arrossii, che cosa stavo dicendo?
< Scusami, ho esagerato > avevo detto, distogliendo lo sguardo
< No, anzi, mi sembra molto giusto > non era ironico, davvero pensava che ciò che avevo detto non era un ragionamento da psicopatica mangia – cioccolato – kinder!
Con il sorriso sulle labbra, rimasi in silenzio per il resto del tragitto, godedo di quel contatto con la sua mano, del batticuore, del rumore rilassante del mare e della fievole luce della luna.
< Eccoci > disse semplicemente, scostando un ramo e rivelando un paesaggio mozzafiato: davanti a noi c'era una ringhiera in ferro, che riluceva alla luce della luna; in alcuni punti era rovinata, sopraffatta dall'edera che vi si avvolgeva intorno e copriva i piccoli boccioli che il ferro ricreava. Delle piccole mattonelle bianche ricoprivano lo stretto spazio tra noi e la balaustra, e tra una e l'altra crescevano dei piccoli fiori gialli, teneri e delicati come tante piccole stelle.
Oltre, uno spettacolo ancora più meraviglioso: il mare si infrangeva sugli scogli a poca distanza da noi, e gli schizzi d'acqua salata mi schizzavano i piedi, facendomi risalire piccoli brividi sulle gambe.
Mi appoggiai alla ringhiera, e il mare attirò il mio sguardo: era tranquillo, ma si abbatteva con un rumore sordo contro gli scogli bianchi.
A circondare tutto questo, c'erano le luci della città. Vedevo le strade, le case, le luci sulla spiaggia riflettersi su quella lastra nera, che brillava come se una stella vi si fosse tuffata. La luna vi ci si specchiava benevola, infiltrando i suoi raggi nell'acqua scura e accarezzandone ogni millimetro, come a non volerlo lasciare solo neanche per un istante prima che il giorno li separasse ancora.
Non riuscivo a sentire nessun rumore se non quello della risacca del mare, che continuava instancabile a scontrarsi contro gli scogli.
Mi voltai, e i miei occhi si incatenarono ai suoi
< Sai, non ho mai portato nessuno qui... io vengo qui al mare con i miei da quando sono piccolo. L'ho scoperto il terzo anno, e da allora ci sono sempre venuto da solo, non so il perchè, ma mi è sempre sembrato un posto magico.. > aveva spostato lo sguardo verso il mare, e i suoi occhi avevano riflesso la luce fievole che ci illuminava.
In quegli occhi vedevo tante emozioni diverse rincorrersi, lottare, conquistarlo e sconvolgerlo, e tutto in un solo momento.
Capivo, o perlomeno, credevo di capire cosa mi stava dicendo: io ero una ragazza speciale, l'unica con cui aveva voluto condividere quello scenario magico, sede dei suoi pensieri più profondi... un posto privato, personale, che voleva condividere con me.
Era come se si fosse esposto, avesse messo il suo cuore nelle mie mani.
< Hai ragione, è bellissimo... e sono felice che tu abbia voluto condividerlo con me >
e con un improvviso moto di coraggio l'avevo preso per mano, agganciandomi ai suoi occhi zaffiro.
< Amu io... > era la prima volta che sentivo quella nota nella sua voce, imbarazzo misto a.. insicurezza ? Possibile che Ikuto Tsukiyomi fosse insicuro? E soprattutto che lo fosse per una come me ?
< Si? > sentivo il cuore battere all'impazzata, e la consapevolezza del suo corpo a pochi  centimentri dal mio si faceva sempre più netta.
Il suo calore, il suo profumo, il suo respiro mi attiravano sempre di più, come quegli scogli attiravano inesorabilmente le onde.
Sentivo il respiro accellerare, le guance farsi rosse e gli occhi brillare.
Lui fece per dire qualcosa, ma poi ci rinunciò e si avvicinò piano, a quanto pare godendosi ogni secondo, mentre quella a me sembrava più una tortura.
Stavamo per spezzare quella nostra fragile amicizia.
Stavamo per spezzare incertezze, delusioni e gelosie.
Stavamo per aprire due cuori che fino a quel momento avevano voluto rimanere chiusi.
Stavamo per baciarci, e lui andava a rallentatore!
Al diavolo, non sarei riuscita a sopportare un altro istante senza quelle labbra sulle mie!
Con uno slancio superai la minima distanza che ci superava, quella distanza che fino a poco prima mi sembrava un abisso.
Le nostre labbra si toccarono, le scarpe mi caddero dalla mano con uno schiocco e iniziò la vera magia.
Sentii le sue mani sui fanchi che mi attiravano a lui, sentivo il suo respiro mischiato al mio e le nostre labbra che si muovevano in una danza meravigliosa.
Si fermò un momento, e con la lingua percorse il mio labbro superiore, come per assaporarne il sapore
< Dio, da quanto aspettavo un bacio così > aveva sussurrato, per poi farmi appoggiare alla ringhiera e continuare a baciarmi.
Io stringevo le mani dietro al suo collo e stavo sulle punte, come le principesse nelle fiabe, mentre continuavamo quella danza antica, ma che ogni volta aveva risvolti diversi.
Non so per quanto continuammo, mi sembrava di non verne mai abbastanza, e anche a lui a quanto pare dato che dovetti usare tutto il mio autocontrollo per far ricomporre sia me che lui
< Uffa che scocciatrice sei.. > aveva detto imbronciato
< Io scocciatrice? Ti ricordo che domani le prove iniziano prestissimo, e io ho bisogno almeno un pochino del mio letto! >
< E se ti facessi io da letto? > aveva proposto, con il suo sguardo da perfetto pervertito
< C – Cosa?! Che gattacio pervertito sei! > avevo esclamato , arrossendo come un peperone
< Ecco questa storia non la capisco, perchè gattaccio? >
< Be' ecco... è un soprannome che mi è venuto spontaneo... per tante cose: il tuo portamento sempre elegante, leggiadro ma forte... lo sguardo misterioso, che cela pensieri ed emozioni un po' come quello dei gatti... ma anche la dolcezza che hai con le persone che ti stanno a cuore e si prendono cura di te ecco.. > avvevo farfugliato rossa in viso, mentre per la prima volta elencavo i perchè di quel soprannome
< Ah, quindi... ti piacerebbe se ti facessi le fusa? > aveva sussurrato con un sorriso malizioso
< M – Ma cosa capisci?! > avevo esclamato, arrossendo ancora... e arrossendo ancora di più a causa del fatto di arrossire eccessivamente, molte volte arrivando a somigliare ad una lanterna o a una caffettiera in pronta esplosione, cosa affatto bella!
Ridendo mi aveva circondato le spalle con un braccio, ed eravamo rimasti così, battibeccando mentre camminavamo nella strada buia nella sera più bella della mia vita.
  
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