Anime & Manga > Creepypasta
Ricorda la storia  |      
Autore: New Moon Black    07/09/2014    5 recensioni
[[CreepyPasta][CreepyPasta] ][[CreepyPasta][CreepyPasta] ]La rabbia, la frustrazione, il desiderio di vendetta e la voglia di uccidere fanno bruciare l'anima, annebbiano la mente e fanno muovere il corpo.. compiendo azioni spietate, crudeli e violente.
Nemmeno quel piccolo briciolo di umanità può salvarti dal pericolo imminente.
Questi risentimenti possono far cambiare radicalmente le persone e trasformarle in mostri senza cuore.
Tutti noi siamo pedine di una scacchiera.
Se compiamo un passo falso, la nostra vita è segnata da un fato a cui non si può più sfuggire.
Io sono diventata una sua vittima e non potrò più ritornare ad essere me stessa.
Ormai appartiene al passato, l'unica cosa che importa, invece, è il futuro.
Qualunque cosa succeda a voi, rischiosa o disperata che sia, dovete fare sempre la scelta giusta.
Se in caso contrario, la vostra vita sarà appesa ad un filo.
Dite le vostre ultime preghiere...
Mi - Tsu - Ke - Ta!
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

目覚  -  Mezame            

Era una notte come tante altre, le stelle emanavano le proprie luci quel cielo notturno autunnale mentre la luna e i suoi caldi raggi lunari illuminavano una selva fitta e dall’aria sinistra.
Un lieve venticello fece scuotere leggermente la chioma dalle tonalità calde di un albero alto quasi due metri, il cui suono venne poi susseguito da tante altre foglie di quelle piante, provocando un dolce e sonoro fruscio.
Uno di quei flebili raggi di luna illuminò una figura incappucciata di rosso, era appoggiata ad una corteccia di uno di quei grandi alberi, le gambe esili e nere sostenevano la sua figura slanciata e delle scarpe nere con dei lacci, del medesimo colore del cappuccio, toccavano quella terra fertile.
Sembrava che quella figura misteriosa gradisse il fruscio di quelle foglie.
Fece dei respiri profondi e alzò lievemente il capo verso l’alto.
Erano uscite allo scoperto delle piccole e sottili labbra femminili e una pelle diafana candida e vellutata.
Accennavano ad un timido e dolce sorriso.
-“Le foglie degli aceri tridenti.. hanno sempre emesso dei fruscii meravigliosi.
Creano un’armonia bellissima  e facendoti trasmettere quella sensazione di pace, le tue orecchie vorrebbero udire fino all’infinito quei suoni.”
Pian piano, quelle foglie cominciarono a cadere silenziosamente dai rami.
Fluttuavano nell’aria, come se stessero danzando in sincronia.
La ragazza guardò quello spettacolo ammaliata.
Dentro di se, sentiva che niente l’avrebbe disturbata, nemmeno quell’aria umida e pungente notturna, che nel frattempo, era penetrata nella sua pelle facendole rabbrividire il corpo, l’avrebbe scalfita.
Ma la sorte, aveva voluto che accadesse.
Venne distratta da dei rumori strani.
Sembravano dei passi felpati di animali e dei battiti potenti d’ali, che probabilmente dovevano appartenere ad una civetta.
Ma li ascoltò a fondo, udii dei ghigni malefici che le fecero gelare il plasma e un forte odore di sangue e carne bruciata le fece mancare, per una frazione di secondi, l’ossigeno.
Riconosceva  quell’odore nauseabondo e raccapricciante fra mille.
Era l’odore dei demoni.
-“Saranno loro?”
Con un potente balzo, arrivò tra i rami dell’acero e si mimetizzò tra le foglie.
“Con queste, non possono avvertire la mia presenza.”
Attese in silenzio per qualche minuto finché, davanti ad un cespuglio, non spuntarono tre creature dall’aria sospetta.
Il primo era un lupo dalla pelliccia grigia e dagli occhi giallo ocra che scrutavano attenti la selva, il secondo era un corvo, grosso quanto il lupo, le piume nere e le iridi rossi come il sangue guardavano gli alberi uno a uno, infine, il terzo era una volpe esile dalla pelliccia bianca come la neve, con lo sguardo azzurro ghiaccio.
Ad occhio e croce, sembravano dei normalissimi animali da foresta fuorché il colore degli occhi e le dimensioni del volatile erano anormali.
“Andiamo, non saranno mica così aggressivi?”
Ma scrutandoli attentamente, notò qualcosa dai musi del lupo e della volpe e dalle zampe del corvo.
Le loro fauci e pellicce erano ricoperti da un liquido scarlatto e  tra i loro denti affilati, c’erano dei resti di quello che sembrava essere carne umana mentre tra gli artigli, l’uccello brandiva un braccio mutilato con alcuni graffi che partivano dall’avambraccio fino al palmo della mano.
Fuoriusciva ancora del sangue fresco che finii sul terreno fertile macchiandolo di scarlatto, segno evidente che quella bestia aveva ucciso da poco la sua preda.
Alla visione di quei mostri, la ragazza rimase scettica.
“Come non detto..”
Li scrutò attentamente e notò un piccolissimo particolare che prima non si era soffermata di vedere.
Sul petto di ognuno di loro, avevano un piccolo simbolo a forma di un occhio nero con alcune striature dorate.
A quella visione, serrò i pugni e strinse i denti furiosa.
-“Merda, sono veramente quei demoni!”
Sbuffò amareggiata e si toccò la tempia.
“Fino a quando quel dannato Ningyotsukai continuerà a mandare quelle marionette da strapazzo!?
Per quanto tempo, devo subire tutto questo?”
Alzò di poco il capo e guardò ancora una volta quei demoni.
-“Bhé, a quanto pare.. non ho altra scelta.”

*

L’autunno era appena arrivato in una foresta giapponese, le nuvole avevano coperto il cielo azzurro con un soffice manto bianco immacolato e le foglie degli aceri tridenti stavano cadendo dagli arbusti con grazia e accompagnate dal vento, quelle foglie rosse fluttuavano nell’aria aggraziate.
Una bambina che doveva dimostrare sui nove anni era l’unica e sola spettatrice di quell’incantevole spettacolo.
Due piccoli occhi bicromici tra il nero manto della notte e i tenui raggi lunari argentati guardavano con grandissimo stupore e meraviglia i loro movimenti.
Un piccolo venticello fresco le accarezzò gentilmente il viso bianco latte e i lunghi e fluenti capelli corvini con alcuni riflessi blu notte e bianchi.
Due ciocche erano legate da un piccolo fiocco bianco, lasciando che alcuni ciuffi gli solleticassero le iridi scure.
Sorrise timidamente guardando conquistata quel paesaggio suggestivo.
-“Sembra una pioggia di foglie rosse.
Sono meravigliose.”
Dopo un po’, le sue gote s’imporporarono di un tenero rosso ciliegia.
-“Chissà se, a Tomoki-san piacerebbe vederle.”
Era seduta sul terreno verde prateria appoggiata sulla corteccia di quei tanti aceri ed aveva portato le gambe al petto per poi tenerle salde con le mani, a sua volta stringeva il  kimono, che portava lungo fino alle caviglie dalle tonalità azzurro pastello ed avorio con alcuni disegni di fiori di ciliegio che partivano dal petto al braccio destro mentre l’obi blu teneva saldamente il vestito.
I piccoli piedini scalzi sfioravano l’erba del terreno provocandole un leggero solletico.
-“Ma che dico, a lui lo annoierebbe di sicuro!”
Sospirò amareggiata.
“Sono l’unica a vedere queste bellezze che solo le divinità della natura sanno dare ma con gli occhi degli altri sembra tutto noioso e monotono.”
Una voce maschile calda e gentile le parlò con ironia.
-“Pensi davvero che mi annoierei a morte vedendo questa meraviglia, Ayame?”
A quelle parole, la piccola Ayame sussultò spaventata e si girò di scatto per vedere di chi fosse quella voce.
“Quella voce.. io la conosco!”
Vide un ragazzino di dodici anni, abbastanza alto e magro; i cui occhi neri come la pece scrutavano curiosi quella bambina, la sua pelle era chiara e rosea, i capelli castano scuro leggermente lunghi e scompigliati dal vento davano l’aria di essere un ragazzino spericolato.
La corvina notò che indossava un kimono molto semplice lungo fin sopra le caviglie dalle tonalità tra il marrone e l’arancio scuro e dalla pancia in giù aveva una specie di cintola nera che reggeva l’abito.
Nella mano sinistra aveva una katana coperta dal fodero nero ed anch’egli era scalzo.
“Sapevo, che fosse lui!”
Quando  incontrò i suoi occhi, alla corvina s’imporporarono le guance e la sua bocca cercava invano di far uscire qualsiasi parola o suono.
Ma sussurrò il suo nome con un sorriso sulle labbra.
-“T – Tomoki-san.”
Il ragazzino le sorrise e, accovacciandosi piano a terra per sedersi vicino a lei, appoggiò la sua spada sulla corteccia.
-“Ero venuto a cercarti, non ti sei fatta vedere per tutta la mattinata.”
Ayame si toccò la nuca imbarazzata.
-“Mi dispiace, non volevo farti preoccupare.”
Lui scosse appena la testa e le sorrise nuovamente.
-“Tranquilla, sapevo che l’unico posto in cui ti avrei trovata sarebbe stato questo qui.”
Anch’egli osservò quella pioggia di foglie rosse.
-“Adori startene qui a vedere le foglie degli aceri cadere dai rami, quando ti è capitato qualcosa di brutto.”
Alle sue parole, lei ne rimase turbata.
“Come ha fatto a sapere di quella cosa?
Sarà stata Junko-chan?”
Lui continuò a parlarle.
-“Ho saputo da Junko che.. hai litigato con Shinya, è vero?”
Sentendo quel nome, il viso di Ayame divenne cupo e lo nascose tra le sue ginocchia.
Lui inclinò la testa cercando di scorgere invano il viso di lei.
-“Hey, ti ha detto qualcosa di brutto?”
La ragazzina era in conflitto con se stessa, non sapeva infatti se mentire al suo prezioso amico o dirgli le sue maggiori preoccupazioni.
“Cosa faccio!?
Non ho detto nulla hai miei genitori, perché non voglio che si preoccupino per me.. ma adesso, non so se.. io sono in grado di resistere a tutto questo.
Tomoki-san.. cosa dovrei fare?”
Alzò lievemente il capo e le tremarono le labbra.
Tomoki la tranquillizzò accarezzandole dolcemente la testa e, con le sue sottili dita, sfiorò i capelli morbidi e lisci di lei.
La guardò negli occhi e le sorrise nuovamente per confortarla.
-“Va tutto bene, a me puoi dirlo.
Ti prometto che non lo dirò a nessuno, nemmeno a Junko.”
Ayame guardò intensamente le iridi scure del suo amico senza battere ciglio per poi annuirgli.
“Io mi fido di te, quindi te lo dirò!”
Voleva parlargli ma la sua voce non voleva uscire dalla sua bocca.
Sentiva la gola morirle e deglutiva a stento il vuoto.
“Eh no, non un’altra volta!
Almeno lui, lo deve sapere!”
Chiamò tutto il suo coraggio e gli parlò.
Ad ogni parola, lei lasciava la frase in sospeso per poi continuare cominciando anche a balbettare.
-“L – lui.. mi ha detto delle cose orribili.. su mamma, papà e me.
Disse che sono.. dei d – demoni s – spaventosi.. e che vogliono m – mangiare la c – carne u – umana.. e m – mi ha detto c – che sono.. un mostro.. o – orrendo e.. e che d – dovrei m – mo – morire come tutti gli altri.. d – demoni.. e.. e..”
Non riuscì più a continuare il discorso  che delle lacrime amare stavano uscendo incessantemente dai suoi occhi bicromici, cominciando a singhiozzare frustrata.
-“I – io non gli ho m – mai fatto n – niente di male.. m – ma come gli a – altri b – bambini, l – lui ha c – continuato ad insultarmi p – p – per tanto t – tempo.
I – io.. i – io, n – no – non riesco a – a s – so – sopportarlo!”
Ayame si buttò sul petto di Tomoki disperata e ad ogni singhiozzo, chiamava il suo nome.
Su una cosa aveva ragione Shinya, il fatto che sia lei che i suoi genitori fossero dei demoni.
Lei aveva scoperto i suoi poteri quando aveva solamente sei anni.
Si ricordò anche di come l’avesse scoperto.

{Flashback}

Era nel giardino di casa e assisteva suo padre che si allenava con la spada vicino a lei, mentre sua madre era in cucina intenta a preparare il thè verde con le palle di riso.
La bambina guardava quell’uomo silente.
Alto e robusto, dei profondissimi occhi neri con piccole scaglie di grigio scrutavano attenti i movimenti delle sue braccia e folti e corti capelli mori si muovevano in sincronia con il corpo.
Indossava un kimono bianco panna con una  cintola nera che manteneva l’abito, ma era leggermente aperta facendo intravedere, di poco, il petto con alcuni solchi profondi.
Ayame poteva udire i fendenti metallici della spada che tagliavano l’aria e il battito cardiaco accelerato del padre.
Per una strana ragione, voleva provare anche lei ad impugnare una spada e fendere l’aria.
“Non dovrei pensare a queste cose.
Solo gli uomini possono possedere le armi.
Che stupida.”
A distrarla dal suo allenamento fu una voce.
Era spettrale ed inquietante.
-“Evocami!”
Lei si girò intorno al giardino ma non vide nulla di sospetto.
Guardava i piccoli boccioli di camelie in procinto di sbocciare.
“Forse me lo sono immaginato.”
Ma come si girò per vedere il padre, i suoi occhi incontrarono il nulla.
Era tutto bianco.
Non c’era anima viva in quel luogo sperduto e si domandò come fosse finita in quel posto.
“Dove sono?”
Notò di essere sospesa in aria e percepì una strana presenza.
Sembrava potente.
Una grande nuvola di polvere investì la corvina, che si coprì gli occhi con le mani.
Dopo un po’, Ayame aprii le palpebre e vide una creatura.
Aveva le sembianze di una volpe dalla pelliccia arancio scuro e dagli occhi rossi.
Intorno a quella creatura, c’erano delle piccole scintille e dei fuochi fatui.
Inizialmente, la bambina non sapeva cosa fare e cominciava ad avere paura.
La volpe le parlò con un leggero tono autoritario.
-“Vedo che hai udito il richiamo, piccola Ayame.
E’ insolito che una come te desideri avere una spada tra le mani.”
La piccola corvina sgranò gli occhi sorpresa e cominciò ad avere meno paura di quella volpe, anzi era curiosa.
Come faceva a sapere il suo nome?
La tempestò di domande.
-“Perché, non dovevo?
Chi sei?
Cosa ci faccio qui?
E come fai a sapere il mio nome?”
A quelle parole, la volpe rise di gusto.
-“Vedo che la faccenda si fa interessante.
Per le domande, ogni cosa a il suo tempo.
Ma lascia che ti dica queste parole.”
Lei alzò un sopracciglio con fare sospetto.
Intorno alla volpe, le scintille aumentarono e i fuochi fatui sprigionarono delle fiammate intense.
Gli occhi della bambina divennero privi di luce e sembrava che fosse caduta in uno stato di trance.
-“Ascoltami bene, Ayame.
So cosa hai provato quando il piccolo Shinya ti ha definito un mostro.
Scommetto che morivi dalla voglia di vendicarti con la forza..non è così, Mostro?”
Calcò bene la parola ‘Mostro’ con disprezzo, ricevendo un piccolo ringhio da parte della bambina.
Il sorriso della volpe divenne ampio facendo intravvedere una lunga fila di denti affilati e seghettati.
-“Bene, allora invocami.
Così potrai seguire la tua strada.
Ti bastano solo due parole..”
La volpe si avvicinò ad Ayame, le sussurrò all’orecchio per poi scomparire nel nulla.
-“Koi, Faiyā.”
La bambina si stava risvegliando pian piano dallo stato di trance e si accorse che quella volpe era svanita.
La sua vista era offuscata e udiva a malapena le voci dei genitori.
Ma l’unica cosa che la lasciò particolarmente scioccata era che tra le mani stava impugnando un oggetto cilindrico con una lama argentata, lunga quanto quella di suo padre.
Finalmente capii cosa era successo.
La volpe aveva esaudito il suo desiderio.

{ Fine Flashback}

Da quella volta, comprese la verità agghiacciante di essere un demone e non ebbe più il coraggio di parlarne con nessuno.
Nemmeno a Junko e a Tomoki.
“Non posso rischiare..
Se dico a loro.. ai miei unici veri amici la mia vera natura.. non oso immaginare cosa mi succederà.”
Man mano che ogni giorno passava, più il suo cuore sprofondava nella completa disperazione, più sentiva il bisogno di confidarsi con qualcuno.
-“T – T – To – Tomoki.. To – Tomoki.. Tomoki!”
Il castano rimase sbigottito per un po’ e si morse il labbro inferiore, nervoso.
Ripresosi dal suo stato di trance grazie ai singhiozzi della corvina, la guardò intensamente e pian piano la strinse a se in un abbraccio.
-“Hey, Ayame.. non piangere.”
Lei continuò a piangere e a singhiozzare con forza.
-“T – Tomoki.. f – fa m – male..”
Lui appoggiò piano il suo mento sulla nuca della corvina e la strinse ancora di più, sentendo il suo dolce profumo di iris e il suo piccolo cuore battere forte.
-“Shhh, lo so.. lo so.
Va tutto bene, Ayame.
Sono qui.. e ti prometto che Shinya la pagherà cara, vedrai.”
 La piccola Ayame si riscosse dai singhiozzi e lo guardò negli occhi ancora in lacrime, spaventata.
-“No, non farlo, T – Tomoki.
La tua salute.. ne risentirebbe.”
Lo sguardo del castano, da sconvolto e rassicurante, divenne a serio e più consapevole di quello che avrebbe fatto in futuro.
-“Non posso fare finta di niente e sapere che tu subisca tutto questo dolore.
Ayame, io non lo accetto.
Sarò la tua ombra e nessuno ti farà del male.”
Le iridi bicromiche della corvina s’inumidirono dalla commozione e sorrise piano.
-“Tomoki..”
Fin dall’inizio, sapeva che Tomoki, il suo migliore amico, era di salute cagionevole.
Ma nonostante tutto, lui voleva proteggerla perché teneva a lei.
Alcune volte, quando era al suo fianco, Ayame provava delle strane sensazioni provenirle dal suo cuore.
Il battito cardiaco accelerava e il fiato sembrava mancarle ogni secondo quando si specchiava in quelle piccole sfere scure.
All’inizio pensava che fosse l’aritmia a provocarle tutto quello, ma pian piano nemmeno la sottoscritta non era più così sicura.

{Dieci anni dopo..}

Era una fresco martedì pomeriggio del 22 Settembre.
L’equinozio d’autunno aveva sostituito il solstizio d’estate con le giornate fresche e umide.
Ayame aveva compiuto da poco il suo diciannovesimo compleanno ed era diventata una donna di bell’aspetto, rispettabile, astuta ed abbastanza introversa.
Notò anche che i suoi poteri demoniaci stavano diventando sempre più potenti e pericolosi.
Aveva paura di ferire le persone a lei care e non sapeva come comportarsi.
Dal villaggio, quasi tutti gli uomini provenienti da altri molti clan potenti, che posavano solo uno sguardo alle sue iridi bicromiche, chiedevano la sua mano per una proposta di fidanzamento, ignari della sua vera natura.
Ma la giovane aveva sempre rifiutato le loro richieste spezzando inconsciamente i loro cuori con una frase.
Non era un rifiuto qualsiasi, bensì una minaccia di morte.
“Sono desolata, ma il mio cuore  non appartiene a nessuno.. di voi esseri imperfetti, se oserete intralciarmi.. la vostra vita si spegnerà prima che ve ne accorgiate.”
A quelle parole, molti dei tanti pretendenti rimanevano increduli e di conseguenza lasciavano perdere la proposta, ritornando nei loro rispettivi clan.
I genitori della giovane Shirou erano abbastanza preoccupati per lei, non solo rifiutava le richieste dei giovani pretendenti con uno sguardo folle e un sorriso malato, ma ogni volta che la ragazza scrutava quei visi terrorizzati, lei moriva dalla voglia di giocare con le sue vittime.
Il padre capii che lo spirito demoniaco situato dentro di lei, stava incominciando ad impossessarsi della sua psiche.
Inoltre, la sua presenza era così potente e devastante che il demone avrebbe potuto risvegliarsi completamente da un momento all’altro per poi farla trasformare in un mostro assetato di sangue.
Quando la giovane corvina era sotto stress per via dei pretendenti, e soprattutto in cerca di pace, spesso si rifugiava in un vastissimo prato dove crescevano camelie di varie forme e dai colori possibili e inimmaginabili.
Quel luogo era diventato il suo nascondiglio segreto.
Stava raccogliendo delle camelie bianche dalle lievi sfumature rosa per creare un piccolo bouquet.
Alcuni petali caddero sulla gonna del vestito dalle tonalità azzurro pastello e bianco.
Ayame sospirò amareggiata e, alzando lo sguardo, si perse in quell’infinito cielo azzurro.
“Mi chiedo quando ritornerà Tomoki a casa…”
Quando Tomoki fece ritorno in America, sua terra d’origine, la giovane Shirou soffriva di solitudine e faceva delle lunghe passeggiate per calmare il suo animo tormentato.
Non aveva più sue notizie da tanto tempo ormai e cominciava a preoccuparsi per lui.
Durante la sua assenza,  la corvina trovò la risposta che, fin dalla tenera età, agognava tanto sapere.
Capii che lei, Ayame Shirou, era innamorata di Tomoki Daisuke.
Il più caro amico che avesse.
Molto spesso, quando la ragazza passeggiava solitaria, lei lo immaginava alto, slanciato, i soliti capelli castani mossi dal vento, le iridi scure che la rasserenava e il suo bellissimo sorriso bianco come neve appena caduta.
Al solo pensarci, diventava rossa quanto un pomodoro.
Però, se i suoi genitori avessero scoperto il suo segreto, la vita di Tomoki sarebbe stata appesa ad un filo.
Sapeva che il rapporto tra i demoni e gli esseri umani non andava mai a buon fine.
“Se lui venisse a sapere della mia vera natura, come minimo mi odierebbe come Shinya.”
Le iridi di Ayame cominciarono a pizzicarle finché due lacrime solitarie bagnarono le sue guance.
-“Perché.. perché non posso essere libera di amare?”
Quelle piccole gocce bagnarono i petali delle camelie e la ragazza lasciò cadere i fiori dalle mani.
Provò ad asciugarsi le lacrime ma il nodo alla gola glielo impediva così si ritrovò a sfiorare quelle gocce amare.
“Tomoki, vorrei tanto vederti..”
La ragazza singhiozzò silenziosamente in quel prato solitaria e il vento le accarezzò gentilmente le guance bagnate e arrossate dalle lacrime.
“Tomoki..”
Chiuse gli occhi e inspirò a fondo con il profumo delle camelie, espirò e riuscì a calmarsi.
Quando riaprì gli occhi, il sole stava tramontando sfiorando il prato e il cielo diventava sempre più scuro con il contrasto del colore dorato e rossiccio.
-“Sarà meglio che ritorni a casa..”
Ma come si alzò lentamente da terra, notò che davanti alla sua visuale, c’era una figura esile che la guardava silente.
Lei scrutò attentamente quello strano individuo, era un bel ragazzo e doveva avere la sua età.
I folti e corti capelli mori danzavano al vento, i grandi occhi dorati risplendevano di una luce propria, indossava una specie di cappotto nero che gli arrivava fino alle ginocchia dove all’interno c’era una felpa argentata, il palmo della mano destra aveva un piccolo disegno di un occhio nero con alcune striature dorate, i pantaloni erano nel medesimo colore di quel cappotto e delle converse grigie calpestavo le camelie rosse.
Assomigliava terribilmente a Shinya, anche se i tratti del suo viso non erano molto marcati.
-“Alla fine sei tu, ad emanare quell’energia potente.
Interessante.”
Lui si avvicinò alla giovane corvina e le sottili labbra si allargarono in un sorriso sinistro.
-“Chi sei!?
Non osare ad avvicinarti!”
Ayame indietreggiò spaventata quando vide la mano destra dell’individuo che stava quasi per sfiorarla.
Voleva scappare ma le gambe non rispondevano al suo richiamo.
“Merda, perché non riesco a muovermi!?”
Il ragazzo riuscì a prendere il braccio sinistro della corvina e come stava per avvicinarla a se, le diede una sberla in piena faccia e si liberò dalla sua presa.
Mentre lo strano aggressore si stava riprendendo dal colpo, lei lo guardò con i suoi occhi freddi e distaccati.
Aveva avuto la sensazione di aver sfiorato degli aghi appuntiti per poi non sentire più la sensibilità sulla pelle.
-“Ti avevo avvertito che non dovevi toccarmi, lurido stronzo!”
Ad un certo punto, il palmo della mano destra s’illuminò di una luce dorata e tra le sue dita, spuntarono dei sottilissimi e lucenti fili dorati.
Quei fili legarono all’istante il braccio sinistro della ragazza e strinsero la presa.
Lui le parlò con un sorriso malato sulle labbra.
-“Accidenti, per essere una bella bambolina, hai fegato per parlarmi in quel modo.
Peccato che.. ora verrai con me.”
La ragazza cercò di dimenarsi come meglio poté ma quella stretta le stava facendo troppo male al braccio, in più aveva la sensazione che delle lame taglienti le stessero pian piano tagliando la carne.
Sentii qualcosa di bagnato dall'avambraccio fino alle dita.
Sembrava che stesse sfiorando l’acqua, ma era torbida.
Alzò lo sguardo e sgranò gli occhi scioccata.
Il suo braccio stava copiosamente perdendo sangue e alcune gocce finirono sul  vestito e sulle camelie bianche.
“Se continuo a dimenarmi.. di questo passo dovrò per forza seguirlo.
Non ho intenzione di morire!”
In quel momento, i suoi occhi ebbero un’illuminazione.
Scrutò sia il suo braccio da cui fuoriusciva il plasma a non finire, sia l’aggressore che gioiva nel vederla in quello stato pietoso.
Fece un lungo respiro.
“E’ la mia unica possibilità di salvezza!”
Fulminò il moro con lo sguardo e urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
-“ Kōi, Chi!”
Dal palmo aperto della sua mano destra spuntarono vari Shuriken illuminati di rosso acceso con dei strani simboli in nero.
Con quella mano libera, lo colpì in pieno petto e al palmo destro, affinché quei fili dorati lasciassero il suo braccio.
Infatti, accadde come lei aveva previsto.
“E’ meglio che levi le tende.”
Avendo ancora due Shuriken, si ferì al braccio con le punte delle lame e trattene il dolore mordendosi il labbro inferiore.
Le iridi bicromiche s’illuminarono di una luce purpurea e sentì il suo corpo farsi più leggero per poi svanire nel nulla.

{10 minuti dopo..}

Ayame si riprese con fatica e si rimise in piedi.
Il braccio sinistro aveva smesso di sanguinare da un bel po’ ma faceva troppi sforzi per muoverlo.
La luna la guardava silente con il suo cielo stellato e le faceva da guida nell’oscurità.
Si rese conto che non era più in quel prato fiorito, bensì nel cuore della foresta con i suoi alti aceri tridenti.
Non vedendo le tracce del sosia di Shinya, sospirò sollevata.
-“Ora che ho un problema in meno, devo sbrigarmi a tornare a casa.” 
Come mise un piede avanti, udì un piccolo splash di una pozzanghera ma per qualche strana ragione non si bagnò.
Insospettita, guardò quella piccola pozza d’acqua e la ragazza sussultò spaventata.
I suoi capelli erano legati in una lunga e morbida treccia di lato con i riflessi rossi tra lo scuro e il chiaro, le piccole corna rosse erano sopra al cranio e i piccoli canini affilati bianchi rifletterono la luce della luna.
Notò anche che non aveva più il suo vestito bianco dalle tonalità azzurro pastello ma bensì una felpa di un rosso carminio con alcune strisce bianche che andavano dalle braccia fino all’orlo della felpa, dei pantaloni di tuta neri e delle converse del medesimo colore dei pantaloni con l’eccezione dei lacci rossi.
Per un attimo rimase scioccata per il suo aspetto ma si riscosse, cominciando a correre.
“Non posso perdere tempo!”
Dopo qualche ora di corsa, Ayame arrivò a destinazione.
Era una piccola casetta in legno, dove all’ingresso della porta scorrevole fatta nel medesimo elemento della casa, si apriva un meraviglioso giardino pieno di fiori colorati.
Avanzò svelta e come aprì la porta, udì le urla strazianti e disperate dei suoi genitori.
Indietreggiò spaventata e vide uno spettacolo agghiacciante.
Uno di quelli che non potrà mai più dimenticare.
C’erano alcuni demoni giganti dalla pelle violacea, dagli occhi rossi e le grandi corna che spuntavano dalla loro fronte stavano distruggendo la sua casa.
Non si soffermò su di loro, ma bensì su due creature spaventose sulla cui nuca, avevano entrambe il simbolo di un occhio nero.
“Li ha manipolati... quella persona...”
Un demone serpente con il viso di una giovane donna, dai lunghissimi e fluenti capelli neri come la pece, beveva assettato il liquido scarlatto della sua preda, ovvero sua madre.
Era a terra, in una pozza di sangue che fuoriusciva presumibilmente dal basso ventre e aveva alcuni tagli al viso e alle braccia che erano visibili dal suo kimono bianco ormai diventato scarlatto.
I capelli bianchi come la neve si stavano inzuppando dal suo stesso plasma e alcune ciocche coprivano le iridi violacee dove sgorgavano le lacrime.
“No.. no.. NO!
 Non può essere!
Madre..
MADRE!”
La ragazza alzò lo sguardo spaventata, ma ben presto si pentì di averlo fatto.
Accanto al demone vide suo padre appoggiato su una parete, col sangue che sgorgava prepotentemente sulle labbra con un’enorme ferita profonda al petto, da cui fuoriusciva lo stesso liquido scarlatto.
Notò con orrore che non aveva più il braccio destro.
“Questo è un incubo.. non può essere vero!
Padre.. padre vi prego, ditemi che sto facendo solo un incubo!
PADRE!”
Ad attirare la sua attenzione fu un demone gatto che aveva la stessa statura dell’uomo morente, era inginocchiato davanti a lui e mangiucchiava un braccio mutilato.
Poteva vedere chiaramente le sue fauci affondare in quella carne rossa per poi sporcarsi la bocca.
A quella vista, la corvina trattenne a stento un conato di vomito e s’inginocchiò stremata.
Suo padre faceva tantissima fatica a respirare ma quando i suoi occhi argentati incontrarono le iridi bicromiche di una Ayame spaventata, fece un piccolo sorriso.
-“A – Aya.. me.”
Pronunziato quel nome, smise di respirare.
La ragazza spalancò gli occhi ed era in procinto di urlare ma schiuse semplicemente la bocca non facendo uscire nessun suono.
La madre alzò di poco la testa e vedendo il viso pallido della loro bambina, sorrise sollevata e pianse al tempo stesso.
La sua voce strozzata riecheggiava in quell’inferno senza fine e poco a poco si spense anche lei.
-“F – figlia mia.. prego.. con la speranza.. che N – ni – ngyotsukai  non ti t – trovi..”
Ayame rimase impietrita e le lacrime cominciarono a bagnarle le guance.
Provò ad urlare ma non ci riuscì, emise solo dei piccoli sussurri disperata.
-“No.. no.. madre.. padre..”
In quel momento, qualcosa si stava muovendo dentro di lei.
Era dannatamente potente e aveva la sensazione di sentirsi bruciare.
Sul suo viso, si stampò un sorriso malato e folle.
“Loro.. devono.. morire.”
Stava provando questi forti e devastanti risentimenti e pian piano iniziarono a corrompere la sua anima.
Ira, disperazione, follia, frustrazione e dolore.
“Li ucciderò!
Gli strapperò l’anima!
Manderò all’inferno quei bastardi!”
Stava perdendo il controllo di se stessa e della sua psiche.
“Shinya.. è tutta colpa tua..
A causa del tuo egoismo, ho sofferto per anni.
La mia felicità, la mia vita, Tomoki.. e ora mia madre e mio padre..
Tu.. me li hai portati via!
MALEDETTO!”
Un’aura demoniaca dalle tonalità violacee e rosso sangue avvolse la giovane Shirou, che si rimise in piedi.
-“Kōi, Faiyā..”
Brandiva una katana dai lacci rossi e la sua lama argentata rifletté i raggi di luna.
La ragazza si avvicinò piano ai demoni.
-“Non ti perdonerò..”
Le sue piccole corna si allungarono e i suoi canini divennero sempre più affilati.
-“Non ti perdonerò.”
La sua voce divenne rauca e spettrale ed urlò a pieni polmoni.
-“ NON TI PERDONERO’!”

*

Nell’aria c’era un forte odore di sangue e le carni lacerate e tagliate a pezzi dei demoni deceduti erano sparse ovunque, ma alla ragazza non dispiacque affatto.
Anzi, lo trovava gradevole sia alla vista che all’olfatto.
I caldi raggi lunari illuminarono lei, la sua katana sporca del loro sangue corrotto e i cadaveri di quei mostri.
-“Ora che li ho tolti di mezzo, dovrò stare lontana da casa per un bel po’ di tempo.
Quel maledetto bastardo non la smetterà di darmi la caccia tanto facilmente.”
Con un gesto fulmineo della sua spada, il plasma scomparve dalla lama e divenne luminosa e purpurea.
La corvina alzò lo sguardo verso la luna e il suo sorriso folle si allargò, lasciando intravedere i suoi canini.
Due occhi bicromici tra il rosso sangue della vendetta e il giallo oro del tramonto autunnale guardavano curiosi l’oscurità della notte.
-“Ucciderò chiunque oserà intralciare il mio cammino.
Nessuno,vedrà la luce del sole, perché io sarò il peggior incubo della loro misera e disgustosa vita.”
Alzò il cappuccio rosso lasciando intravedere due piccole orecchie da gatto e lasciò la foresta dagli aceri tridenti.
Non aveva una meta precisa, ma il suo unico desiderio era quello di vedere la disperazione negli occhi di quel mostro.
“Watashi wa.. Aka Oni.”
 
Angolo dell'autrice: Buonsalve! ^-^
Questa è la mia primissima creepypasta che scrivo in questo fandom, quindi per favore.. non uccidetemi T.T
Devo ringraziare immensamente la carissima Amekita che mi ha dato dei preziosissimi consigli su come potevo scrivere questa one-shot ^-^
Ti ringrazio di cuore, Ame-chan T^^T
Inoltre, ho intenzione di costruirci una serie su di lei più le mie 6 Creepypasta ma per ora mi concentrerò sulla loro caratterizzazione e poi farò una long-fic su di loro *^*
(Aiuto, questa pazza vuole farne addirittura sei personaggi!?
Si salvi chi può! >.<)
Se vi piace, potete recensire e dirmi cose ne pensate di questa storia ^_^
Anche se la leggete soltanto, mi va bene lo stesso :D
Ed ecco a voi, care lettrici, la nostra Aka-tan ;3




Già, sono io l'autrice di questi disegni.. che personalmente adoro ;3
Ma se devo essere sincera, preferisco di gran lunga l'ultima >//<
Ora se mi permettete, devo lavorare alle altre Creepypasta *^*
Per ora è tutto, gente! ;)
Baci,
Black-chan
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Creepypasta / Vai alla pagina dell'autore: New Moon Black