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Autore: Lunastorta7    08/09/2014    1 recensioni
‹‹Sono quarantadue, Katniss. Quarantadue merdose nomine››, sibilasti con rabbia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Insieme a te posso farcela, Catnip"

 

Il Distretto 12 era scaldato dall’insoddisfacente sole di una mattina di fine maggio.  
Un leggero venticello alleggiava sulle abitazioni. 
Si sentiva appena appena, in lontananza, il cinguettio degli uccelli. 
Un croccante profumo di pane caldo si diffondeva nella parte più ricca del Distretto; un intenso odore di fiori invadeva invece il Giacimento. 
Buona parte dei cittadini erano indaffarati al Forno o in miniera.
I bambini e i ragazzi fino ai diciott’anni erano tutti a scuola. 
Tutti tranne te e Katniss. 
Avevate saltato la scuola, fingendovi malati e avevate scavalcato la recensione non elettrificata che circonda il Distretto. 
Vi eravate rincorsi attraverso il bosco, fino a raggiungere la vostra collina. 
Katniss si sedette sul prato, ancora bagnato di rugiada nonostante fossero passate le nove del mattino. 
Ti sedesti accanto a lei, più vicino del solito. 
Avevi l’aria preoccupata, spaventata; Katniss ti conosceva troppo bene per non accorgersene. 
‹‹Gale, cosa c’è?››
Tu scuotesti la testa, un sorriso amaro affiorava sulle tue labbra. 
‹‹Dimmi cosa c’è››, ti disse ancora. 
Ti voltasti nella sua direzione e rimanesti ad ammirarla per un paio di secondi. 
Sembrava così piccola ma, lo avevi imparato molto tempo prima, non lo era. 
Probabilmente era la persona più coraggiosa che tu conoscessi. 
Era così bella, la treccia da un lato, gli occhi grigi così espressivi. 
Il vento ti soffiò invadente e fastidioso sul viso, riportandoti alla realtà. 
Katniss si era avvicinata, ad un palmo da te, la mano destra sulla tua come a darti conforto. 
“Non era da lei”, pensasti, “dimostrare affetto così apertamente”. 
Con la mietitura alle porte, diventavano tutti più solidali, perfino Katniss Everdeen. 
Le ti avvicinasti, fino ad essere più vicini di qualunque altra volta. 
Sentisti gli occhi pizzicare. 
‹‹Gale››, sussurrò lei. 
Ti girasti di lato, asciugandoti le lacrime affiorate agli angoli degli occhi. 
Lei ti accarezzò una guancia, facendoti capire che con lei non serviva nasconderti. 
‹‹Sono quarantadue, Katniss. Quarantadue merdose nomine››, sibilasti con rabbia. 
Katniss ti tirò a sé per il maglione e ti circondò il collo con le braccia, racchiudendoti in un rassicurante abbraccio. 
Le posasti le mani sulla schiena e la stringesti a te, affondando il viso nella sua spalla libera, quella da cui non pendeva la treccia. 
Inspirasti l’odore dolce della persona che meglio ti conosceva al mondo. 
Forse iniziasti a piangere, forse sentì le lacrime contro la pelle del collo e della spalla, perché ti strinse più forte e ti sussurrò all’orecchio: ‹‹Sst. Gale, sst. Non preoccuparti.›› 
Tu ti staccasti dall’abbraccio e ti asciugasti malamente il viso. 
‹‹Come faccio a non preoccuparmi? Ho tre fratelli e mia madre. Se mi sorteggiano, io non potrò più occuparmi di loro. Moriranno.›› 
‹‹Nel caso ti sorteggiassero, e non è detto che lo facciano, ci sarei io qui a provvedere a loro, di questo puoi starne certo››, ti rispose risoluta. 
Sorridesti grato che si sarebbe occupata della tua famiglia se ti fosse successo qualcosa, magari anche grato perché ti rassicurava come nessuno. 
Ti avvicinasti di nuovo a lei, le prendesti il mento tra il pollice e l’indice e le sollevasti il mento verso di te. 
Ti chinasti per baciarla e la sentisti trattenere il fiato, tremava quasi. 
Ti bloccasti a metà e la guardasti: aveva gli occhi chiusi a forza, il respiro irregolare, la mano poggiata a terra tremava appena. 
Le lasciasti un innocente bacio all’angolo della bocca. 
Katniss aprì gli occhi di scatto, sorpresa. Sorridesti e abbassasti il capo, scrollando le spalle. 
‹‹Pensavo che…››, sussurrò scioccata lei. 
‹‹Volevo farlo, ma tremavi››, rispondesti. 
Katniss sospirò e si lasciò cadere lunga distesa sull’erba. 
La guardasti di nuovo e ti chiedesti come potresti spiegare quello che provavi per lei. 
Le parole ti uscirono da sole.
‹‹Catnip, ti amo.›› 
Katniss poggiò un gomito sull’erba, si girò verso di te e si tenne la testa con una mano. 
Tu ti avvicinasti in modo da poterla guardare negli occhi. 
Lei ti accarezzò la guancia teneramente, sorridendo. 
‹‹Lo so››, rispose. 
Ti avvicinasti ancora, lei continuava ad accarezzarti la guancia, sorridevate entrambi. 
‹‹Ti amo››, ripetesti sorridendo, se possibile, ancora più luminosamente. 
Katniss si sporse e ti baciò sulle labbra delicatamente. 
Si scostò quasi subito, scoppiaste a ridere entrambi. 
Lei si ficcò le mani dentro le maniche del maglione e si mise in ginocchio. 
Ti prese la testa tra le mani e ti baciò di nuovo, soffermandosi un po’ di più. 
Le poggiasti le mani sui fianchi e lei si sedete a cavalcioni su di te, continuando a baciarti. 
Immerse le mani nei tuoi capelli, giocherellandovi. 
Ti baciava a scatti. Tra un bacio e l’altro ripetevi la stessa cosa: 
‹‹Ti amo tantissimo, Catnip.›› 
Lei sorrideva, talmente raggiante che pensasti che l’avevi mai vista tanto felice. 
Katniss si staccò un attimo, poi ti abbracciò, con le mani intorno al collo. 
La stringesti a te più forte che potesti. 
Le baciasti una spalla e sentisti una lacrima non tua bagnarti la pelle del collo. 
Ti scostasti e la guardasti negli occhi lucidi. 
‹‹Lo so, Catnip. Ho paura anch’io››, sussurrasti e la baciasti con più passione e dolcezza a un tempo. 
Quando vi staccaste, ti lasciò un piccolo bacio all’angolo della bocca; si alzò in piedi e ti porse una mano, invitandoti a fare altrettanto. 
Una volta in piedi le cingesti la vita con braccio, lei si strinse contro il tuo fianco. 
Vi avviaste verso il Distretto, abbracciati. 
Arrivati in prossimità della recensione, a malincuore vi separaste. 
La rete non era elettrificata come si poteva dedurre dalla mancanza del ronzio della corrente. 
Il Distretto era avvolto in una patina grigiastra che lo caratterizzava da che avevi memoria. 
Era tutto così insapore, eppure quando ti voltasti a guardarla, il suo sorriso illuminò anche il Distretto oltre che il suo viso. 
Scavalcaste di nuovo la rete e attraversaste il Prato, raggiungendo il Giacimento. 
Vi nascondeste dietro una casa: lei addossata al muro, le sue mani sui tuoi fianchi, tu che le carezzavi le guance e la guardavi adorante. 
Ti baciò una volta, poi un’altra ancora. 
-Rimani con me.- ti chiese, implorante. 
Non l’avevi mai vista così. Forse era per Prim. Sarebbe stata la sua prima mietitura. 
-Okay.- rispondesti e la portasti dentro casa tua. 
L’abitazione era deserta, sua madre probabilmente era andata a raccattare abiti da lavare e i suoi fratelli erano a scuola. 
Prendesti una coperta e vi accoccolaste sul letto: la sua testa poggiata sul tuo petto, le tue braccia intorno alle sue spalle, le sue ad avvolgerti i fianchi. 
La baciasti piano sulla bocca e l’abbracciasti più forte. 
-Anche io, Gale.- 
La guardasti confuso, lei alzò gli occhi al cielo ridendo debolmente. 
-Ti amo anch’io, Gale Hawthorne.- 
Per un attimo avesti l’illusione di vivere in un mondo parallelo. 
Avresti tanto voluto che esistesse davvero quel mondo parallelo.
“Insieme a te posso farcela, Catnip.”, pensasti. 


 
ANGOLO DELL'AUTORE: 

Ciao, ragazzi! 
Sono tornata dopo mesi, con una nuova storia, stavolta su Hunger Games. Spero vi piaccia e che mi facciate sapere le vostre opinioni. 
Per quanto riguarda le altre due storie incomplete, ci sto lavorando, spero di poter creare qualcosa di decente. 
Alla prossima. 
-Lunastorta7
  
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