L’ANGELO IN GABBIA
Libero.
Dopo
sei anni di prigione, senza una visita, senza nessuno, senza
lei, era
libero.
E
mai , pensò in quel momento, avrebbe sentito ancora
più opprimente dentro di se
quella sensazione di claustrofobia.
Lo
avevano rinchiuso ad Azkaban, perchè essendo una spia
dell’Ordine, per salvarsi
il culo aveva dovuto fare per forza un imperio a quegli stupidi ometti
raccomandati e corrotti del ministero.
E
lo avevano incastrato, per un imperio! Quando suo padre girava fino a
poco
tempo fa libero anche avendo commesso i peggiori crimini di quello
schifo di
mondo! Lo avevano fregato e punito con qualcosa di gran lunga peggiore
di
Azkaban.
Facendogli
perdere ciò che di più prezioso ci fosse nella
sua vita.
Lei
La
sua mezzosangue.
Sapeva
per certo che non era morta. Quando lo avevano rinchiuso lei stava li
davanti
al Wizengamot con le lacrime trattenute a forza. La sua orgogliosa
mezzosangue
lo sapeva che lui odiava i deboli. E lei più di ogni altra
cosa detestava
esserlo. Ma adesso era proprio così che si sentiva. Debole,
vulnerabile davanti
al mondo e senza lei. Cazzo! Non sapeva dove si trovava, se stava
bene… niente,
non sapeva un cazzo di dove fosse finita! Si era volatilizzata nel
nulla.
Magari
ora aveva una famiglia ed era felice con qualcuno che non era lui.
Brividi
di rabbia, gelosia e terrore gli percorsero la schiena al solo pensiero
che
qualcun altro l’aveva toccata.
Ripensò
al loro ultimo anno a Hogwarts, quando era successo tutto, ai loro
pomeriggi
sotto la quercia, abbracciati, persino Potter si era arreso
all’idea che non
c’era niente da fare.
La
amava.
E
non glielo aveva mai detto.
Doveva
farlo.
Per
questo era da tre giorni che faceva su e giù alla sua
ricerca, invano.
Aveva
pensato di chiedere allo sfregiato, ma dopo la sconfitta del signore
oscuro,
quell’idiota se l’era squagliata per un anno in
Italia con Daphne Grengrass.
Per
“sciogliere il nervosismo”
Non
s’erano mai visti insieme poi alla fine dell’anno
“magicamente” avevano
annunciato a tutta grifondoro e serpeverde il loro fidanzamento,
facendo
collassare le due case, a parte naturalmente lei e la
mezzosangue che
erano al corrente di tutto già all’inizio della
tresca.
La
mezzosangue… qualsiasi pensiero che andava a lei, si
riaffacciava a quella
sottile e dura sponda della sua vita quando era stato veramente felice.
FLASHBAK
-Draco-
lo chiamò mentre erano abbracciati sotto il loro
albero.
-Si?-
-sono
felice- una piccola pausa per levare l’imbarazzo –e
penso che non lo sarò mai
più tanto come in questo momento, o almeno finché
sei qui con me-
Un
attimo infinito di silenzio.
-tu
sei felice?- gli chiese ancora, con la voce un po’ incrinata,
timorosa di una
risposta che non era più sicura di voler sapere.
-tanto,
ma non ancora completamente- le rispose tranquillissimo.
-oh-
lei si incupì –mi dispiace-
-e
perché?- gli chiese veramente sorpreso.
-perché
non sono riuscita a renderti felice allo stesso modo di come tu hai
reso me-,
poi continuò,-e… posso chiederti se io
riuscirò mai a vederti felice completamente?-
chiese ancora in un sussurro mordendosi la lingua per la sua
sfacciataggine.
Lui
sorrise e avvicinò il viso della ragazza al suo
sussurrandole all’orecchio: -si
che ci riuscirai,-sarò felice completamente quando qua- e le
appoggiò con
delicatezza un mano sul ventre- ci sarà l’altra
metà, che non può sarà
più tua, della mia anima- concluse facendola
diventare rossa per
l’imbarazzo e la felicità causate da
quelle parole, poi la baciò
assaporando e pulendole via le lacrime marachelle scappate via dopo
quella
dichiarazione.
Si
rotolarono sull’erba abbracciati e contenti, poi dopo un
po’ lui la prese in
braccio e la portò nei dormitori di serpeverde.
Fecero
l’amore.
E
mentre erano ancora l’uno nell’altra lei gli aveva
sussurrato –non vedo l’ora
di vederti felice completamente-
E
poi, il piacere.
Insieme.
Finche
dopo pochi istanti non s’addormentarono abbracciati e
sorridenti.
FINE
FLASHBAK
Sorrise.
Ma
si riprese subito, quello era stato il giorno più bello e
più brutto della sua
vita.
Uno
di quelli in cui si fa una promessa che non si riesce a mantenere. (?)
Uno
di quelli in cui hai trovato qualcosa di veramente bello, ma poi scopri
che è
solo permanente e ti odi per esserti illuso. (illuso?)
Uno
di quelli che ti sembra essere il più bello della tua vita,
ma che poi finisce
e non si prolunga. (sicuro?)
Uno
di quelli di cui vorresti pentirti per esserti esposto tanto ma che nel
profondo sai che è stata la cosa più giusta della
tua vita.
E
mentre si perdeva nei meandri della sua mente si ritrovò in
una piccola radura
dove vagò per poco tempo rilassandosi dai sui pensieri fino
a che non sentì un
sussurro, un sibilo.
Serpentese
Si
avvicinò fino a quando non scorse una vipera che scuoteva la
testa come se
stesse annuendo.
Insolito
ma non impossibile per lui.
Rivide
se stesso che parlava con il pitone di suo padre. Pegaso. Lucius gli
aveva dato
il permesso di dargli un nome e lui aveva scelto quello del cavallo
alato di
Hercules. Lo aveva scelto perché una volta, da piccolo era
andato a casa di
Blaise, il suo migliore amico, e visto che a sua mamma, pur essendo una
purosangue, piacevano gli oggetti babbani avevano visto un cartone
animato, Hercules,
e gli era piaciuto tantissimo.
E
così aveva deciso di chiamare quel serpentello Pegaso.
Gli
raccontava tutto: i problemi che aveva con suo padre,
l’adorazione per sua
madre l’eccitazione che aveva sin da quando era bambino
sapendo che sarebbe
andato in una scuola bellissima che a quanto aveva capito si chiamava
Hogwarts.
Si
Hogwarts… era stato l’inizio di tutto, era grazie
a quelle vecchie ,mura, piene
di magia, sesso, odio e amore che l’aveva
incontrata…
lei
Si
risvegliò dai suoi pensieri tornando ad osservare il
serpente.
Incuriosito
da quella scena, non molto di routine volle vedere chi fosse il
rettilofono in
questione e quasi rimase folgorato.
Una
bambina piccola con una cascata di riccioli biondissimi, quasi bianchi
stava
seduta su delle foglie secche e agitava le manine come per spiegare
meglio la
situazione.
-Sai
Grace- iniziò con una vocina deliziosa -. Sono preoccupata
per la mamma, è
sempre triste. Si si, -ripeteva come per giustificarsi- le ho chiesto
di nuovo
il perché, e lei ,mi risponde sempre che hanno messo il suo
angelo in gabbia e
poi per cambiare discorso mi ha presa in braccio e mi ha portata qui ai
giardinetti. Uffa!-
Ripensando
alle ultime frasi che aveva detto, la bambina, sbatté gli
occhioni grigi
contornati da ciglia lunghissime e si alzò di scatto
esclamando sempre in
serpentese: -mi starà cercando come una matta
sarà preoccupatissima e io non so
neanche come tornare al parco!-.
Il
serpente d’altro canto fece qualcosa di molto simile ad un
ghigno e indicò con
il muso quello che finora era stato il nascondiglio del biondo.
La
bambina annuì e si avvicinò prudentemente al
luogo indicato, e così Draco, si
trovò davanti una nanetta di neanche un metro
“davanti”.
-ciao-
le disse lei allegra.
La
mamma le aveva sempre detto che non bisognava avvicinarsi agli
sconosciuti ma
quel signore le dava particolarmente fiducia. (chissà
perché?)
-ciao-
rispose lui a disagio
-come
ti chiami?- gli chiese
-Draco
Malfoy-
Lei
allungò la manina paffuta e orgogliosa disse –io
Narcissa, piacere-.
L’altro
sgranò gli occhi facendo scoppiare a ridere la bambina
– perché allarghi gli
occhi?- gli chiese genuinamente
-perché
non è un nome molto comune e anche mia mamma si chiama
così- rispose lui,
dimenticandosi di parlare con una bambina che avrà avuto si
e no sei anni, poi
gli chiese –ma ce lo hai un cognome?- voleva saperne di
più, non era normale
trovare una bambina che parlava serpentese e aveva portava per di
più uno dei
più noti nomi della famiglia Black.
-non
lo so- rispose la piccola con un musino costernato
-ma
se stavi parlando di tua mamma, lei ti avrà detto come ti
chiami- disse lui
stranito ma sempre con un tono dolce.
Ora
fu la volta della bambina di sgranare gli occhi, cosa che fece
scoppiare a
ridere a sua volta Draco.
-riuscivi
a capirmi? Sono rarissimi quelli che parlano il serpentino!-.
Draco
sorrise-anche io sono un rettilofono, e poi si dice serpentese non
serpentino-
la corresse.
Narcissa
agitò la manina come scocciata da quella correzione
–sì anche mamma me lo dice sempre,
ma a me piace di più così- rispose tornando a
sorridere.
-hai
ragione- concesse lui –allora, mi dici qual è il
tuo cognome?- insistette
-anche
io glielo ho chiesto tanto a mamma, ma lei dice che me lo
dirà solo quando
verrà liberato l’angelo- rispose scuotendo la
testina a mò di negazione come
per evidenziare quanto la madre fosse testarda.
E
lui lo sapeva bene
-Draco?-
chiamò lei dopo un po’ di silenzio.
-si?-
rispose lui un po’ stranito da tanta confidenza, non capitava
molto spesso che
le persone gli dessero tanta fiducia.
“E’
soltanto una bambina” si disse
(una
bambina)
-tu
sai ritornare al parco? Mia mamma sarà preoccupata e se non
mi vede tornare non
mi fa vedere Hercules, mi accompagni?- chiese sbattendo gli occhioni
per
ammorbidirlo.
Lui
sorrise a quella coincidenza (coincidenza?)
-si
ma dammi la mano che ci sono le radici e non mi va che cadi - rispose
stupendo
anche se stesso per tanta affettuosità.
La
bambina sorrise prese la mano di Draco e s’incamminarono nel
sentiero.
Intanto
al di là della radura, una Hermione Granger angosciosissima
stava per chiamare
una scorta di Auror del ministero, sua figlia era scappata di nuovo
avventurandosi per chissà quale luogo, alla ricerca di
serpenti da intontire.
Sua
figlia era rettilofona.
Come
lui
FLASH
BACK
Un
giorno erano sedute sul divano e per almeno la cinquantesima volta
stavano
guardando Hercules. Narcissa era fissata con quel cartone animato. E
mentre
vedevano Zeus che creava Pegaso sua figlia di punto in bianco aveva
esclamato:
-Mamma!-
-dimmi
amore- aveva risposto lei colpita. Sua figlia quasi la uccideva se
mentre guardavano
il cartone animato non c’era un religioso silenzio.
-
oggi al parco ho conosciuto un’amica! È
simpaticissima-
-sono
contentissima!- e lo era veramente, di solito sua figlia non era molto
socievole anzi, a pensarci era la prima volta che le diceva di aver
conosciuto
qualcuno –e come si chiama?-
-Grace-
-Ma
che bel nome! E dimmi, ha la tua età?-
E
qui la bimba, aveva sfoderato un sorrisone sdentato da capogiro
scuotendo la
testolina boccolosa.
-e
quanti anni ha?- chiese iniziando ad insospettirsi, quando sua figlia
sorrideva
così, c’era solo che da preoccuparsi
-centododici-
-COSA?-aveva
esclamato, non capitava tutti i giorni che tua figlia ti diceva di aver
conosciuto un’amichetta di centododici anni!
-Si!
E poi è bellissima tutta grigia con le strisce azzurre e
chiacchiera un sacco!-
le aveva detto tutta contenta
-
Nar? Ma che stai dicendo? Una bambina non può ne avere
centododici anni, ne
tanto meno essere grigia con le strisce azzurre!-
-ma
chi ti ha detto che parlavo di una bambina?- le aveva risposto con il
tono un
po’ alterato
-e
di cosa parlavi scusa?- le aveva chiesto Hermione notevolmente
preoccupata
-di
un serpente!- le aveva risposto come se fosse la cosa più
normale del mondo
-un
serpente? Ma sei una rettilofona!-
-una
retti cosa?- le aveva domandato con il visino contratto in un smorfia
di
stupore dolcissima
-
c’era da aspettarselo…- aveva mormorato tra se e
se in tono malinconico
-cosa
c’era da aspettarselo mamma?- aveva domandato ancora, la
piccola curiosa
-
nulla amore, nulla, ora ti accompagno a letto che domani devi andare
all’asilo-
e così l’aveva presa in braccio, rimboccato le
coperte, baciato la fronte e
fatta addormentare, mentre lei se ne andava in camera sua con un
sorriso
malinconico sulle labbra e una lacrima birichina che le bagnava la
guancia.
FINE
FLASHBAK
Mentre
sorrideva triste a quel pensiero vide degli svolazzanti riccioli
biondissimi
che si apprestavano ad uscire da una radura.
Sollevata
vide sua figlia si apprestava a venire verso di lei… tirando
a se una mano
diafana.
Qualcuno.
Stava
per dirigersi a passo di carica verso quel maniaco che stringeva sua
figlia
quando si bloccò, portandosi istintivamente le mani alla
bocca.
Lui
-Mamma!-
Narcissa
strattonò di più la presa vedendola e Draco si
girò rimanendo di sasso alla
vista della donna che gli stava a poco più di un metro di
distanza.
Lei
-perché
ti sei fermato Draco?- chiese la bambina vedendo che non si muoveva
-c-cosa?-
balbettò lui
-
perché ti sei fermato? Non vuoi conoscere la mia mamma?- gli
chiese dispiaciuta
-chi
è tua mamma?- chiese lui, non poteva essere, non lei!
-quella
lì!- esclamò la bambina entusiasta –con
i ricci marroni!-
Se
lo sentiva, stava per morire, aveva il cuore a mille non sarebbe
riuscito a
fare un altro passo se Narcissa con tutta la sua poca forza non
l’avesse
incitato a camminare.
E
così Hermione Jane Granger e Draco Lucius Malfoy dopo sei
anni di distanza si
trovarono uno di fronte all’altra con in mezzo un bambina.
-
mamma!- esclamò Narcissa verso la madre che non rispondeva e
continuava a
fissare il biondo incantata.
Un
po’ scocciata delle poche attenzioni cercò di
arrampicarsi sul biondo che senza
distogliere gli occhi da Hermione la prese in braccio.
In
quel momento a Hermione scappò una lacrima. Vederli
così abbracciati, loro due,
era qualcosa di meraviglioso.
-mamma!
Lui è Draco Malfoy e parla con i serpenti come me!-
esclamò entusiasta la
piccola.
-Draco,
lei è Hermione Granger mia mamma- disse poi finendo
“le presentazioni”
-Tesoro,
io e Draco ci conosciamo da tanto tempo- parlò finalmente
Hermione che nel
frattempo era scoppiata a piangere al come me di
Narcissa.
-Veramente?
Eravate amici ?- chiese curiosa
-No-
risposero insieme trovando di nuovo l’uso della parola
-oh-
la piccola si rabbuiò
-quindi
eravate nemici- chiese ancora
-anche-
rispose questa volta Draco che era scandalizzato alla vista della sua
mezzosangue piangente, infatti nei suoi occhi si poteva leggere una
muta
domanda rivolta alla grifoncina.
Lei
“non gli ripose”.
-mamma!
Andiamo a casa che ho sonno?- chiese improvvisamente la bambina
sbadigliando e
interrompendo quel gioco di sguardi.
-certo
amore-
-e
può venire anche Draco?- chiese ancora ingenuamente Narcissa.
Un
istante di silenzio
-va
bene- rispose emozionata e facendo respira Draco che aveva trattenuto
il
respiro finche lei non aveva risposto.
Si
dovevano smaterializzare cosicché Hermione prese la mano di
Draco provocando
una scossa ad entrambi e un istante dopo si trovavano sulla soglia di
una
villetta bianca.
Hermione
prese le chiavi dalla borsa e facendo passare prima
Grattastinchi che era
arrivato come un razzo dal giardino, entrò precedendo Draco
e Narcissa che
neanche un minuto era già crollata sulla spalla del biondo.
-
Dov’è il letto così la metto a dormire?-
chiese lui piano per non svegliare la
bambina e cercando di smorzare la tensione.
Hermione
sorrise per tanta apprensione e sempre a voce bassa rispose: -vieni ti
faccio strada-.
E
lo condusse in una camera dai toni verde chiaro che gli fece spuntare
un ghigno
a lui e fece alzare gli occhi al cielo.
Sempre
il solito.
Dopo
aver messo a letto la bambina si diressero verso la cucina, e il biondo
si
sedette.
-vuoi
del whisky incendiario?- chiese lei ricordandosi i suoi gusti non
propriamente astemi.
-si
grazie, come mai hai una bottiglia di whisky incendiario in casa, non
eri
astemia mezzosangue?- indagò lui bevendo il liquido ambrato
e iniziando a
preoccuparsi.
Lei
come leggendogli nel pensiero gli sorrise, lui stava morendo di
crepacuore, -no
tranquillo non sono un alcolizzata è la bottiglia di
emergenza che tengo per
Harry quando viene e si deve “sfogare”-
-mh
dovevo immaginarlo…- rispose lui pacato
Poi
si fece improvvisamente serio e Hermione vide perfettamente i suoi
tratti
indurirsi, infatti si allarmò subito.
-
cos’hai?-
-è
di Weasly vero?- chiese lui cercando di mantenere la calma
-cosa?-
rispose lei non capendo a cosa alludesse
-
mezzosangue ti facevo più intelligente, Narcissa!-
-mi
stai prendendo in giro?- gli chiese scandalizzata
-scusa
tanto se non ho dato per scontato che subito dopo che mi hanno
rinchiuso ci hai
dato dentro con lenticchia, per sfogare il dolore!- rispose lui duro
alzandosi
e aumentando il tono di voce
Lei
sgranò gli occhi e cercò di colpirlo con uno
schiaffo, ma i riflessi del biondo
erano più veloci, e in un batter d’occhio si
ritrovò spiaccicata fra il muro
della cucina e il corpo di Malfoy e con il cuore che minacciava
furiosamente di
uscire dal petto.
A
quel punto non le rimaneva che giocare sull’ironia.
-Furetto,
ti facevo più intelligente- iniziò usando le sue
stesse parole – infatti
c’erano il 100% delle probabilità che se avessi
avuto una figlia da Ron sarebbe
uscita con i capelli biondi quasi bianchi come i tuoi gli
occhi grigi come
i tuoi e soprattutto rettilofona come te
vero?- disse sfoderando un
ghigno degno di lui.
Draco
appena assimilato le parole che aveva detto allentò la presa
sui polsi e
rimanendo con la bocca leggermente socchiusa.
-
… e poi naturalmente se avessi avuto una figlia da Ron
l’avrei chiamata come
tua madre, mi sembra molto logico- concluse perfida.
-quindi,
Narcissa- iniziò Draco - si, ecco, insomma lei
è…- ma non finì la frase che
Hermione la quale non resisteva più alla
tentazione, l’aveva baciato a
stampo, e poi staccandosi di un centimetro gli aveva sussurrato a fior
di
labbra: -…tua figlia-, -nostra figlia- correggendosi subito
dopo, sorridendogli
e baciandolo con più passione di prima.
Quel
secondo bacio però lui, a differenza del primo, non se lo
fece scappare, le
prese delicatamente il viso fra le mani possessivo, poi si
staccò di un millimetro
e guardandola intensamente tanto da trapassarla come a volerle
imprimere e
imprimersi quel momento le sussurrò parole troppo a lungo
rimaste mute
-Ti
amo-
-anche
io, sempre- gli rispose con gli occhi che brillavano per la
felicità
Lui
la fissava ancora, mentre lentamente uccideva quel poco spazio che li
distanziava questa volta però furono interrotti da un
piccolo tornado biondo
che stava arrivando e che fortunatamente non li vide visto che era
intento a
stropicciarsi gli occhioni ancora impastati del sonnellino pomeridiano.
Draco,
quando la vide gli si sciolse il cuore, pieno della consapevolezza che
quella
bimbetta era sua figlia e sorrise vedendola andare in braccio alla
madre.
Le
sue donne. Le donne della sua vita, uniche, per sempre.
-mamma!-
-amore
già sveglia?- chiese Hermione sfoggiando un sorriso
bellissimo.
-si,
ma perché sorridi così tanto?- le chiese la
piccola un po’ stranita
-perché
sono felice-
-e
perché?- chiese ancora ingenuamente
-perché
hanno liberato il mio angelo- le disse semplicemente scambiando
un’occhiata con
Draco che le guardava innamorato.
-mamma?-
chiese ancora Narcissa
-si?-
-come
mi chiamo?-
-
Narcissa Malfoy amore mio- le rispose baciandola sulla testolina e
prendendo
una mano a Draco
Appena
sentite quelle parole la piccola si girò di scatto verso
Draco allungando le
braccine per andare in braccio a lui ed esclamando:
-Papà!-
Sentendosi
chiamare così gli scese una lacrima sulla guancia, e quando
prese in braccio la
sua bambina lei gliela asciugò dandogli un bacio con lo
schiocco sorridendogli
e poi, facendo ridere tutti e due i suoi genitori aveva esclamato:
-papà,
non sapevo fossi un angelo!-