Complicated

1
- Silence -

Il buio della notte è denso, quasi dà l'impressione di avere una consistenza propria.
Le stelle scrutano, insieme al satellite, la città, nel suo silenzio.
Ma in questo silenzio, un'ombra scura si avvicina fluida e precisa.
La colonna aderisce alla superfice di mattoni e cemento, mentre i passi si fanno più lenti.
L'erba sotto gli stivali osa frusciare, un rumore flebile e quasi inudibile.
L'abitazione è buia, all'interno solo tranquillità.
Le mani eleganti afferrano la grondaia che percorre il tetto, facendo forza sulle braccia e sollevando il corpo agile.
Piegando le ginocchia si siede sulle tegole rossastre, scrutando intorno.
Sospirando, riprende la posizione eretta, mentre con passo felino si avvicina alla fiestra che spunta dal tetto.
La mansarda.
Il guanto che fascia il palmo destro forza senza fatica la serratura, permettendo all'ombra si entrare.
Nella penombra scorge il letto, le coperte verdi trapuntate tradiscono il movimento di un torace, mentre la luce lunare illumina i piedi della figura.
Rapida, veloce.
Letale.
Estrae rapida qualcosa dal marsupio posto sui pantaloni, lanciandolo alle coperte, che smettono improvvisamente di muoversi, tingendosi lentamente di cremisi.
La figura non reagì, uscendo silenziosamente com'era entrata.
Una volta fuori dalla stanza richiuse l'infisso, guardandosi attorno, onde evitare testimoni scomodi.
Scivolò giù dal tetto, camminando tranquillamente verso il centro, ghignando.
Percorse il viale, per poi imboccare una via secondaria, diretta fuori città.
Un fruscio.
Una risata.
Si voltò rapidamente, alzando le braccia e piegando le ginocchia, in posizione di difesa.
"Calmati... sono io"
Dalla boscaglia emerse un ragazzo ben piazzato, dalle spalle larghe avvolte in un giubbotto di jeans che copriva la t-shirt nera, mentre le gambe magre e muscolose erano fasciate da pantaloni del medesimo materiale del giubbino.
Le braccia incrociate al petto, mentre gli occhi scuri la scritavano, leggermente nascosti dalla frangia rosa (sì, ROSA) dei capelli vaporosi.
"Oh... "
Si ricompose, scuotendo i capelli e scoccando unocchiata aspra al ragazzo.
"Dovevi essere là mezz'ora fa, te ne rendi conto, vero?"
L'altro sbuffò, estraendo dalla giacca un paio di chiavi tintinnanti e indicando qualcosa dietro l'interlocutrice.
S'incamminò, arrivando fino ad una motocicletta coperta dal fango, vecchia e consunta.
Montò, imitato dalla compagna.
Un rombo, e partirono nella notte.
"Hai avuto problemi?"
Il passeggero sbuffò, facendo schioccare la lingua.
"Io non ho mai problemi, dovresti conoscermi, Marl..."
Il pilota sgasò, sorpassando una C3 scura.
"Lo so, Larx... lo so..."
La notte scura, densa e silenziosa li inghiottì, mentre la luna e le stelle osservavano la città, quasi in attesa di qualcosa...