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Autore: ioanna drysia laine    08/09/2014    1 recensioni
Ho avuto un passato oscuro, sempre nascosto dall’ombra di mio fratello, se io facevo una cosa Thor la faceva cento volte meglio; non volevo che mia figlia passasse quello che ho passato io, senza una figura che l’amasse e la sopportasse in tutto quello che faceva.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L’amore vince tutto.'
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                                          And in the moment I knew you best
Londra:
la vita era movimentata come l’ospedale, ecco un altro caso.
Sabato sera, tutti ubriachi e tutti in ospedale.
Poi conobbi lui:
occhi azzurri come il mare, capelli neri, come la pece, pelle bianca come la ceramica.
-Dove sono?- mugolò spostandosi i capelli lisci come seta.
-Ospedale di Londra.- cercai di tranquillizzare quell’uomo strambo.
Dopo due giorni fu dimesso e mi chiese l’indirizzo di casa, ci provava con me e lo accontentai.

 
Cara Catarina,
grazie per avermi salvato la vita, scusa se son sembrato altezzoso, non era il mio intento.
Quando ho visto i tuoi occhi color nocciola ho capito che eri la donna giusta per me.
Loki.

 
Il postino continuava a bussare incessantemente, feci capolino dalla porta e mi consegnò la posta.
Era lui.
Lessi la lettera e pensai che andava troppo in fretta, ma anche io mi sentivo attratta da lui.
Cercai nella borsa quel foglietto con il suo indirizzo.
Entrai in macchina e partì per casa sua.
Suonai e il suo viso si illuminò.
-Ciao Loki.- feci cenno con la mano e gli diedi due baci sulla guancia.
-Ciao Catarina!- aveva proprio un bel sorriso, ed era strano, nessun uomo mi faceva questo effetto.
-Dai, vieni con me, ti offro un caffè.- continuò.
Quando c’era lui ero felice, e ripeto, sembra strano non ci conoscevano bene.
 
***due anni dopo***

La pelle pallida e fredda era posata sul mio petto, sentivo il suo respiro e le sue mani accarezzarmi le braccia, le mie labbra ancora rosse per via del rossetto della sera prima si adagiarono sulla chioma corvina di Loki.
Si alzò e così feci io, spostai le lenzuola grigie e posai i piedi a terra.
Ero decisa di fare il test di gravidanza.
Lo feci e chiamai Loki con un strillo della felicità.
-Loki diventerai papà!- esclamai mentre vidi il suo volto esplodere dalla felicità.
Ben presto arrivarono regali da Asgard, regali per la bambina, tanti vestitini, nonostante Loki Laufeyson, dio degli inganni su Asgard non aveva una bella nominata su Midgard era un uomo dolce, il contrario di ciò che dicevano sull’altro regno.
I genitori adottivi: Odino e Frigga, avevano capito che Loki in realtà era un uomo dall’indole dolce e decisero di ritirarlo dall’esilio, ma conobbe me e rifiutò il suo posto.

***sei anni dopo***

Nella nostra famiglia si era unita anche lei: Elsa, un mostriciattolo di sei anni con lunghi capelli ricci e biondo cenere e occhi blu, come quelli di Loki.
-Papà, posso dormire con te?- strattonava il piumone che copriva il corpo dell’uomo.
-Perché?- spesso Elsa voleva dormire nel lettone solo perché aveva fatto un brutto sogno.
-Ho fatto un brutto sogno.- piagnucolava, solite scuse accampate solo per accaparrarsi il centro del lettone.
-La lucina non ha scacciato nessun incubo?- domandò posandola al centro del letto mentre le rimboccava le coperte.
-Non ha scacciato l’incubo!- strinse le mani in piccoli pugnetti e abbracciò il papà.
-Tranquilla, sei al sicuro.- ribatté mentre accarezzava la chioma riccia per poi stamparle un bacio sulla fronte.
Era la cosa più bella successa nella sua vita.
-Papà?- sibilò mentre constatava se il padre era effettivamente sveglio oppure no.
-Dimmi!- esclamò silenziosamente per poi guardare negli occhi la bambina.
-E’ vero che fai la pasta e che domani mi porti al parco?- due domande in un colpo, Loki si alzò mentre la fulminava con gli occhi.
-Vado a prepararti qualcosa mostriciattolo, sì, domani andiamo al parco. Ma mi prometti una cosa? Cena quando mamma prepara da mangiare!- poi si avviarono verso la cucina, Elsa strattonava il pantalone del pigiama e con gli occhi gli faceva capire che era troppo buio e si sentiva a disagio, accese la luce e iniziò a pasticciare con le uova.
-Questo per te e quello è per me, dopo andiamo a dormire.- rimproverò la bambina, si sedette sulla sedia portandosi alla bocca quel pezzo di pasta con l’uovo.
-Non ho sonno!- asserì Elsa incrociando le braccia al petto e guardando in cagnesco il padre.
Loki prese la bambina tra le braccia e iniziò a coccolarla, poi l’adagiò sul lettino e iniziò a raccontarle una favola.
-C’era una volta una principessa di nome Elsa, ella era la principessa di Asgard.
Aveva lunghi capelli ricci e occhi blu ornati con una coroncina d’oro.- la bambina si addormentò con sorriso appena accennato.
Mi alzai ed entrai nella cameretta di Elsa, la lucina rifletteva sul viso di Loki di una sfumatura di blu acceso, mi tranquillizzai e tornai tra le braccia di Morfeo.
Le gambe poggiate sul lettino e il mento puntato sul torace, i capelli scendevano lungo il viso leggermente arricciati alle punte.
Quell’uomo era il migliore al mondo, sempre pronto a difendere sua figlia.

Loki’s pov:

Ho avuto un passato oscuro, sempre nascosto dall’ombra di mio fratello, se io facevo una cosa Thor la faceva cento volte meglio; non volevo che mia figlia passasse quello che ho passato io, senza una figura che l’amasse e la sopportasse in tutto quello che faceva.
Non voglio che Elsa diventerà malvagia come me, è per il suo bene.
Io sono stato abbandonato perché gracile, lei sarà anche gracile ma è il sangue del mio sangue e non io, Loki Laufeyson non l’abbandonerò, cascassero i regni.
Quando si alzò come promessa la portai al parco, iniziò a dondolare mentre la sua chioma svolazzava al vento Londinese.
-Papà, guarda vado più in alto!- esclamò spingendosi al limite dell’altalena.
Il palmo della mia mano afferrò la catena della giostra e la fermai.
-Non devi andare troppo in alto, rischi di farti male!- la rimproverai per poi afferrarle l’arto.
-Vuoi le patatine?- domandai portandola nel bar.
-Sì!- rispose con uno sguardo tipo ‘scusa papà’.
-I nonni verranno tra un mese, per natale, sei contenta?- chiesi mentre lei assaporava quelle patatine al pomodoro.
-Sì, e noi quando andiamo?- ribatté mettendosi a sedere.
-Quando torniamo a casa.- sparai veloce e indolore. Lei lo sapeva che non ero un umano, ma un jotun.
-Devo dire una cosa a Nonna Frigga!-  era veramente entusiasta.
-Andiamo a casa e poi andiamo ad Asgard, portiamo anche la mamma!- scappò verso la macchina e si adagiò sul sedile anteriore dell’auto con la cintura di sicurezza che le strizzava il giubbotto rosa shocking.
-Papà.- mugolò.
-Dimmi.- sbuffai dalle troppe domande di quella bambina.
-Cos’è un Jotun?- ecco, la fatidica domanda che attendevo da quando iniziò a parlare.
-Sono dei giganti.- mi arrivò un’occhiataccia e poi –ma tu non sei gigante!- ecco, mi facevo prendere per il culo da una bambina.
-Lunga storia, poi te la spiego!- esclamai mentre parcheggiavo la vettura.
Aprì la porta e trovai Catarina che puliva la cucina.
-Facciamo un saltino su Asgard?- la voce più tenera al mondo parlò.
-Vacci con tuo padre, io ho paura di andarci.- la sua voce era un misto di paura e ironia mischiata in una frase.
Dopo un paio di minuti ci ritrovammo nel regno.
-Madre, Padre.- ero arrivato nel momento peggiore, un banchetto.
-Loki, figliolo, se vuoi unirti sei il benvenuto.- parlò Odino tacendo tutti gli altri.
-Torno su Midgard a prendere Catarina, con permesso.- Elsa rimase su Asgard mentre i nonni la coccolavano.
Presi la ragazza sotto braccio e la portai nell’altro regno.
-Ciao.- disse imbarazzata mentre le sue guance si tingevano di rosso.
Prendemmo il nostro posto e dopo un po’ si unirono Thor e Jane.
Pranzammo felici e ritornammo sulla Terra, afferrai la penna e le scrissi una lettera.


Cara Catarina,
sei la cosa più importante che mi sia capitata in tutta la mia vita,
grazie per avermi donato una bellissima bambina.
Grazie di tutto, dal momento che ti ho visto ho capito che eri la persona giusta per me,
il mondo in cui i tuoi capelli ti scendevano sulle spalle, i tuoi occhi color nocciola,
il tuo camice verde, ti donavano e io me ne sono completamente innamorato.
Non so perché sto scrivendo questa lettera, ti ho ringraziato fin troppe volte,
voglio solo farti sapere che senza di te probabilmente sarei in prigione ad Asgard.
Odiato dai miei genitori e da mio fratello.
Loki.

Chiusi la lettera e la posai sulla scrivania.

Catarina’s pov:

Entrai in camera e trovai quell’epistola pieghettata sulla scrivania color frassino.
-Loki!- esclamai.
Senti i suoi passi avvicinarsi mentre il mio viso era solcato dalle lacrime.
Lo guardai fisso negli occhi –Ti amo!- gli sussurrai nell’orecchio.
Quel giorno conobbi il meglio di lui.

 
 
 
 





Angolo autrice di questa disagiata:-)
Alloraaaaaah, come mi è venuta questa storia?
Non ne ho idea,
se non vi piace non rompete con critiche negative.
Il titolo è preso dalla canzone di Ed Sheeran.
  
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