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Autore: Shayla_the_angel    27/09/2008    7 recensioni
Questa storia l'ho scritta qualche giorno fa, pensando a quanto mi è successo, ovvero dicendo al mio migliore amico di essere innamorata di lui...a voi eventuali commenti
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo treno

 

Passeggio lentamente affianco alla ferrovia.

Sono giorni che penso a quanto è accaduto.

Giorni che non mangio, che non sorrido, che non esprimo nessuna di tutte le emozioni che la mia anima sta provando quasi contemporaneamente.

L’mp3 cerca di consolarmi, ma non ci riesce più da tanto tempo.

Un campanello lontano mi intima di spostarmi dai binari. Un fischio altrettanto distante.

No, non è ancora il momento. Non è ancora giunto il tempo esatto.

Mi sposto qualche secondo prima che passi il treno. Uno di quelli scassati, distrutti dai vandali.

Il vento freddo mi sferza il viso, gelandomi la pelle, ma ormai non sento nemmeno il freddo.

Sbuffo una nuvoletta di vapore, desiderando ardentemente che sia il fumo di una sigaretta, ma ti avevo promesso che avrei smesso, quindi posso solo accontentarmi del mio fiato che si condensa con il freddo di novembre.

Mi infilo le mani in tasca. Nonostante i guanti sento le dita che si gelano pian piano. Mi stringo nel cappotto scuro ed alzo il volume della musica, finché non mi alieno completamente dal mondo.

Sbuffo nuovamente e guardo l’ora dal cellulare. Sono quasi le cinque. Il tramonto mi accoglie non appena supero la cima della collinetta. L’arancio del sole domina su qualunque cosa.

Sorrido, ma non di gioia. Credo sia un riflesso dovuto allo splendore della natura. L’unica cosa che per il momento non mi ha mai delusa.

Sospiro, poi mi avvio verso casa. Estraggo le chiavi dalla tasca destra ed apro la porta, richiudendola quasi subito per non far uscire il caldo, o per non far entrare il freddo a seconda delle interpretazioni.

Mia madre è in cucina e sta preparando la cena. Mio padre in bagno a fare la doccia, mio fratello minore all’allenamento di calcio.

Io vado in camera, non saluto nessuno.

Sanno tutti che non sto bene, che non sono più la ragazza contenta e solare di una volta.

Mi spoglio e mi metto il pigiama, poi mi collego ad internet e vado sul mio blog.

Ovviamente nessun commento, ma non m’importa. Pubblico un nuovo intervento, poi guardo un po’ la posta elettronica.

Spam…solo quella.

Cancello, senza nemmeno aprire i messaggi.

Sbuffo, questa volta senza che una nuvoletta fredda si formi davanti al mio naso.

Certe volte vorrei essere invisibile, per poter sparire.

Sospiro, poi spengo il computer e mi sdraio nel letto. Non ho sonno, o almeno non ne ho più da tempo.

Una lacrima solitaria finisce sul coprimaterasso candido e la cosa mi stupisce. Pensavo di averle esaurite tutte almeno tre giorni prima.

Già. Da tre giorni la mia vita ha completamente perso significato.

Ho preso il coraggio a due mani e ho detto di amarti, che nonostante tu sia il mio migliore amico io ti amo con tutta me stessa. Certo, sapevo che questa mia dichiarazione ti avrebbe spaventato, ma non credevo potessi rivelarti un bastardo.

Un bastardo come tutti gli altri.

Ancora non capisco perché mi eviti…

Perché non mi parli più. Non ho mica detto di aver ucciso nessuno. Sono sempre la stessa, solo che ora sai anche tu quello che penso. Ti ho reso partecipe di un grande segreto della mia vita e pare che tu sia schifato da questa cosa.

Non sono diversa da prima, sono la stessa di una settimana fa, sono la stessa di sette anni fa…già, a giugno sono stati sette anni. Sette anni di intensa amicizia, di complicità e di sogni nascosti, sì perché ho saputo che all’inizio eri tu quello che aveva un debole per me, ma io ero cieca…accecata da qualcun altro, quel qualcun altro che si è rivelato la persona sbagliata.

Un bastardo, come tutti gli altri.

Già, siete tutti così voi uomini.

Chissà perché ogni volta che venite a sapere che piacete ad una ragazza vi rivelate degli stronzi di prima categoria. Iniziate a fare i superiori. A credervi al centro del mondo e a snobbare tutti, diventando nient’altro che degli idioti, dei palloni gonfiati senza cervello.

Anche tu, nonostante io pensassi che fossi diverso. Nonostante credessi che tu mi avresti capita, avresti sicuramente accettato questa cosa.

Mi sarebbe bastata una qualsiasi risposta, persino un rifiuto, un semplice “No, restiamo amici”. Me ne sarei fatta una ragione, invece ti ho trasformato in un mostro.

In uno di quelli che mi avevi promesso non saresti mai stato.

E io ti ho creduto, tutti ci hanno creduto, perfino tu.

Sei un ipocrita. Hai mentito a te stesso e non c’è cosa peggiore. Io ti amavo, sì amavo quel ragazzino innocente che ascoltava le colonne sonore dei film, invece della musica commerciale. Quel ragazzino che nonostante avesse diciassette anni ancora non sapeva nulla dell’amore, che ancora se ne stava davanti alla tv a guardare i cartoni. Uno come me, che non si faceva problemi se io, a diciotto anni ancora me ne fregavo di non aver mai avuto un ragazzo, di non aver mai dato un vero bacio. Quel ragazzino che non mi aveva mai detto che ero una sfigata e che mai aveva parlato di aspetto fisico. Che andava oltre le apparenze e che per questo avevo imparato ad amare.

Già, probabilmente mi sono illusa che tu fossi quello giusto. Mi sono illusa che tu fossi veramente diverso, veramente unico, veramente te stesso.

Ora devo andare. Il treno sta arrivando e questa volta non mi scanserò.

Il colpo arriva rapido, indolore. Sento solo una cosa…riesco a sentire l’anima che si stacca dal corpo, poi più nulla.

Ho sprecato la mia vita inseguendo sogni irrealizzabili, alla fine sono riuscita a farne avverare uno.

Sono riuscita a volare, in alto.

Lontana da tutti e da tutto…

Felice per la prima volta da quando mi hai spezzato il cuore.

   
 
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