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Autore: Hilary Anne Carstairs    08/09/2014    1 recensioni
Dal testo:
-Rose?-
Lui abbasso lo sguardo, era stanco di tenersi tutto dentro, ed era il momento di parlarne. E con chi avrebbe potuto se non con lei? Non poteva di certo tonare indietro, parlare con Jack o con Martha o Micky.
-Il suo nome… Il suo nome era Rose. Rose Tyler.-
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminando per quei lunghi corridoi si poteva vedere la metafora stessa che il TARDIS era, all'esterno piccola e dall'aspetto facile, all'interno invece estremamente grande, complessa e forte. Aveva resistito a migliaia di attacchi e tentativi di rapimento.
Una volta il dottore aveva pensato che il TARDIS potesse sembrare la giusta metafora della vita umana. Vista da lontano poteva sembrare piccola, insignificante ed inutile mentre se si andava nel dettaglio si poteva scoprire un intreccio di eventi e accadimenti che potevano fare la differenza sul futuro della razza umana.
Quella notte si trovava proprio a riflettere su quello mentre passeggiava per il TARDIS con indosso il suo pigiama e la vestaglia blu. Quella vestaglia l'aveva trovata in giro per camera sua, l'aveva riconosciuta subito. Era quella che indossava il giorno in cui si era rigenerato nella sua decima forma.
Mise la mano in tasca e quando la tirò fuori aveva in mano una mela rossa, non comprendeva il perché. Lui odiava le mele. E non era ancora riuscito a capire come facesse l'amico di Jackie ad avere fame mentre dormiva. Sarebbe rimasto per sempre un mistero per lui. E la cosa che non riusciva proprio a capire era.. Perché la frutta? Insomma, se uno ha fame la notte può farsi un panino. Perché una mela?
Si rimise la mela in tasca e continuò per la sua strada, fu solo quando notò una luce proveniente da una delle stanze del TARDIS che si fermò.
Si guardò intorno e poi sospirò andando verso la stanza. Dopotutto sulla nave spaziale oltre lui c'erano solo Amy e Rory. E se avesse dovuto tirare ad indovinare avrebbe detto che nella stanza stava per trovare Amy.
Come previsto lei era lì, seduta sul bordo di una poltrona che guardava un vecchio album di foto.
Il dottore corrugò la fronte e prima di entrare bussò per richiamare l'attenzione della ragazza. Lei alzò gli occhi su di lui e sorrise per salutarlo.
Amy era cosi dolce, ma nel contempo cosi forte. Era la prima persona che quella versione di lui aveva visto, era speciale ed era la sua migliore amica, o almeno la considerava tale. Amelia Pond, la ragazza che lo aveva aspettato per quattordici anni. La ragazza che lo aveva salvato.
« Ma cosa ti sei messo? »
Si stava sforzando di non ridere, era palese. Amy ed i suoi modi, era incredibile.
« Oh è semplicemente un pigiama con una vestaglia, che c'è di strano? »
Chiese allora lui sulla difensiva, era la prima volta che incontrava Amy di notte, si chiedeva come mai non fosse nella sua stanza occupata a dormire o a fare altro con Rory.
« Non credevo che usassi pigiami sinceramente, sei quello che indossa sempre gli stessi vestiti. Non sapevo nemmeno che dormissi. »
Amy rise e richiuse l'album di fotografie riportando l'attenzione del signore del tempo su di esso. Sulla copertina c'era inciso il disegno di un lupo che ululava, ed in un'elegante calligrafia le lettere R.T. risplendevano argentate alla fioca luce della sala.
La giovane individuò lo sguardo dell'amico e nascose l'album nella scatola dove lo aveva trovato facendo sobbalzare cosi il dottore.
« Mi dispiace, non riuscivo a dormire quindi stavo andando in cucina ed invece mi sono ritrovata qui e ho trovato questo scatolone con le foto di una ragazza bionda. »
Lui si riscosse ed andò a sedersi vicino ad Amy, il suo sguardo era triste, malinconico. Lo sguardo di qualcuno che rimpiange qualcosa che ha perso e che se gli fosse concesso tornerebbe indietro per avere ciò che gli è stato tolto o al quale egli stesso aveva rinunciato.
« Non è colpa tua, solo.. Credevo che il TARDIS avesse eliminato questa stanza. »
Dicendo ciò si guardò attorno. Amy non ci aveva fatto caso all'inizio ma mentre seguiva lo sguardo del suo compagno di viaggio notava che quella era una stanza da letto. Estremamente grande.
La cosa sorprendente di quella stanza era la bellezza, il dottor stesso si stupiva di come il TARDIS l'avesse sistemata. Sembrava che fosse riuscito a capire che voleva che lei avesse tutto quello che desiderava.
Ed infondo era quello il punto. Lui aveva sempre cercato di darle quello che desiderava nei limiti del possibile. L'aveva portata ovunque avesse voluto, le aveva dato anche ciò che lei voleva di più in un certo senso, tutto assicurandosi che lei fosse finalmente al sicuro.
« Dottore, chi era? »
« Cosa? »
« La ragazza, questa è la stanza di una ragazza, quella delle foto credo. Chi era? »
« Una mia compagna di viaggio »
Non riusciva a guardare Amy mentre parlava, fissava il letto ormai vuoto ricordando tutte le volte che era andato a svegliarla per dirle che la loro nuova avventura stava per cominciare. Tutte le volte che lo faceva lei era lì mezza addormentata che si rigirava nel letto finché lui non avesse deciso di raccontarle che sarebbe stata una cosa che sarebbe successa una sola volta nella vita, e lei che non poteva resistere sarebbe allora balzata in piedi e sarebbe corsa con lui verso le stelle.
« Dov'è ora? »
Lui si voltò verso Amy allora, senza nascondere ciò che provava, lei lo fissava con uno sguardo pieno di apprensione, e gli mise allora una mano sulla spalla.
« E' al sicuro, questo è l'importante. »
Amelia appoggiò la testa sulla sua spalla e gli strinse il braccio, come se potesse sentire tutto il dolore che ancora provava quando ripensava a lei.
« Vuoi parlarne? »
« Non c'è niente da dire Amy, lei è il mio passato, era una persona importante per me, ma lo era tantissimo tempo fa »
« Tu la amavi? »
La domanda che aveva fatto era legittima, lei di certo non era la prima persona che glielo chiedeva.
Ma come poteva ora rispondere? Era abbastanza distaccato da poterlo dire come se niente fosse? No, non lo era. Ma forse se almeno una volta l'avesse detto, forse avrebbe smesso di sentirsi come si sentiva.
« Si. Si, la amavo. »
Era una sensazione strana parlare di quello con lei, Amelia era pur sempre la madre di River, che era sua moglie. Parlare della donna per la quale un tempo avrebbe distrutto il mondo con la madre di sua moglie era una cosa assurda. Però preferiva vederla come la sua migliore amica più che la madre di River. Riusciva ad accettare meglio la cosa cosi.
« Stai pensando che forse non dovresti parlare con me di lei vero? Per via di River dico. »
« Oh, Pond. Certe volte credo che tu mi legga nel pensiero. »
Lei gli diede un pugno scherzoso sul braccio come risposta, però aveva davvero descritto con le parole ciò che lui sesso stava pensando.
« Lei e River sono diverse. »
Non lo disse per Amy, lo disse per se stesso, aveva bisogno di sentirlo, di sapere che tutto aveva un senso.
« Che cosa intendi? »
« River, beh.. Ti hanno portato via Melody quando era una neonata. E' stata cresciuta per essere la mia psicopatica su misura. L'hanno creata appositamente cosi. In modo che potesse uccidermi. Rose invece… Lei non era cosi. »
« Rose? »
Lui abbasso lo sguardo, era stanco di tenersi tutto dentro, ed era il momento di  parlarne. E con chi avrebbe potuto se non con lei? Non poteva di certo tonare indietro, parlare con Jack o con Martha o Micky.
« Il suo nome… Il suo nome era Rose. Rose Tyler. »
Prese dalla scatola l'album con le iniziali incise e le accarezzo distrattamente prima di aprirlo.
« Rose era, speciale. Vedi nell'universo ci sono dei punti fissi te l'ho raccontato no? Lei era uno di questi. Lei era il mio punto fisso. Io sono un signore del tempo. Vedo lo scorrere degli eventi, so quali sono i punti fissi nel tempo che non devono essere cambiati. E lei era uno di essi. Io dovevo incontrarla. Ho cercato di impedirlo, credimi. Non volevo che andasse cosi. Eppure sembrava quasi che tutto l'universo si concentrasse su di lei, portandomi ad incontrarla sempre quella volta. »
« E allora hai deciso che se l'universo voleva che lei venisse con te doveva davvero venire con te? »
« A me non piace viaggiare da solo, sapevo che non era giusto nei suoi confronti, glielo chiesi lo stesso però. Rose era fantastica, bellissima e cosi straordinariamente umana. Penso che sia stato questo a colpirmi di lei. Fui colpito da lei sin dalla prima volta. Poi lei mi salvò la vita, lo fece rischiando di morire lei stessa. Osservare il vortice del tempo non è consigliabile per nessuno. Per gli umani è impossibile. La vostra mente non supporta tutte le informazioni e.. E lei stava morendo. E quindi presi in me l'intero vortice del tempo e mi rigenerai. »
Indicò sull'album prima una foto di Rose con la nona rigenerazione mentre i due cercavano di ballare sul TARDIS, doveva averla scattata Jack. Poi indico una foto dove c'era un uomo smilzo che abbracciava Rose sulle strade piene di gente i Londra.
« Dopo quella rigenerazione fui a pezzi per un bel po'. Tornammo nel suo tempo, nella sua città a Londra. Lei mi portò a casa sua e mi curarono. Vedi questa vestaglia? Era del fidanzato di sua madre. »
Tirò fuori dalla tasca la mela e gliela porse
« Perché hai una mela in tasca? »
« Abitudine, c'era sempre qualcosa in tasca. »
« Perché teneva del cibo nella vestaglia? »
« Jackie diceva che gli veniva fame. »
« Mentre dormiva? »
« Lo so! E' stata la stessa cosa che le dissi io! Comunque tornando al punto, dopo quello ritornammo alla solita vita finché non ci fu una guerra. Fu denominata la guerra dei fantasmi. »
« Oh dottore mi dispiace… »
« No Amy, lei non morì. Fu confinata in un'altra dimensione. Non potevo fare niente per lei. Non avrei mai potuto fare qualcosa per lei. Cosi andai a salutarla. Lei lo disse. Mi disse che mi amava. Volevo dirglielo anche io, ma prima che ne avessi la possibilità le due dimensioni si chiusero. »
« E non l'hai più rivista? »
« Una sola volta. Successe un gran casino. Stavamo tutti per morire, l'universo stava per essere distrutto, tutti gli universi stavano per essere distrutti. Lei quindi tornò. Ma per salvarci tutti successe una cosa che non mi sarei mai aspettato. »
« Cosa? »
« Ci furono due dottori. »
Indicò allora la foto di rose con i due dottori, erano alla baia del lupo cattivo, quando lui le aveva detto addio per sempre.
« Lui, me, era pieno di rancore. Era un soldato. Reduce della guerra del tempo. Ma soprattutto lui era umano. Aveva un solo cuore. Un giorno ti spiegherò perché. Insomma, la lasciai con lui. Lui doveva essere cambiato e lei avrebbe avuto ciò che desiderava di più. E sarebbe invecchiata con lui. Avrebbero avuto una vita felice. Rose Tyler ed il suo dottore. »
« Glielo hai detto? »
« Che cosa? »
« Che la amavi? »
« Lei me lo chiese, mi chiese di terminare la frase che avevo iniziato, ma non potei. Lo fece lui per me. »
Indicò allora una foto di Rose più grande, era più grande che in tutte le altre foto ed indossava un bellissimo abito bianco da sposa ed abbracciava l'altro dottore. Era bellissima, come sempre, però c'era dell'altro. Era felice, nel suo sguardo c'era una nota di rimpianto, ma era felice. E di certo aveva ottenuto il suo lieto fine.
Ci si aspetterebbe che guardando la foto della donna che si ama che sposa un altro possa provocare un attacco di gelosia. Per il dottore non era cosi. Lui non era quel tipo d'uomo che se la prende se non lo ricordi. Lui voleva semplicemente che la sua Rose fosse felice ed avesse la vita che desiderava e che si era meritata. Ma soprattutto la vita che lui non avrebbe mai potuto darle.
Sentì qualcosa come un bruciore leggero agli occhi.
« E' ora di dormire, buonanotte Amelia. »
Lei annuì e lo abbracciò forte per poi andarsene verso la sua stanza.
Era stanco anche lui, di certo dormire qualche ora non gli avrebbe di certo fatto male. Nonostante ciò decise di tornare in camera sua e di rivestirsi.
Aveva per la mente un'idea sul perché il TARDIS avesse deciso di conservare quella stanza, ma non poteva accettarlo. Era una persona nuova. Doveva poter dimenticare il passato dopo una rigenerazione ed invece non ci riusciva.
Davanti allo specchio si sistemò il cravattino e uscì dalla porta della vecchia cabina telefonica.
Come si era aspettato era piena notte, corse il più veloce che poté cercando di fare anche più silenziosamente possibile e ad un tratto si trovò lì.
Nella sua stanza, nella sua vera stanza. Quella che lei aveva arredato. Non quella che il TARDIS aveva creato per lei.
Lei era stesa sul letto che dormiva. Il calendario diceva che era il 23 febbraio del 2005.
Lui non l'aveva ancora incontrata.
Era assurda la vita di Rose Tyler, conosceva da tutta la vita l'uomo che avrebbe cambiato il suo mondo e la sua esistenza. L'uomo che l'avrebbe fatta andare in un'altra dimensione. L'uomo che in un certo senso lei avrebbe sposato.
Ci era tornato spesso da Rose, nel suo passato, non era riuscito a farne a meno, ed ogni volta finiva per piangere.
Poteva non essere molto dignitoso certo, ma lei era Rose e quando si parlava di lei non gli interessava la dignità, gli interessava solo rivederla ancora per qualche secondo.
In alcuni momenti pensava che sarebbe realmente stato meglio non averla mai incontrata, ma se non fosse stato per lei che tipo d'uomo sarebbe stato il dottore? Era lei che l'aveva cambiato più di qualsiasi altro.
Lei si rigirò nel sonno. Era cosi tenera quando dormiva, era serena e fragile, ed era anche meravigliosa e naturale. Era Rose. La sua Rose. La stessa Rose per la quale avrebbe fatto a pezzi tutto l'universo.
Le diede un baciò sulla fronte attento a non svegliarla, e poi tornò verso la porta pronto per andarsene, si fermò però sulla soglia.
Sapeva che lei non l'avrebbe sentito ma si girò verso di lei, si appoggiò allo stipite e la guardo qualche altro istante.
« Non mi senti lo so, e so anche che se mi sentissi non capiresti quello che sto per dire. »
I suoi occhi si abbassarono sul pavimento mentre le lacrime scivolavano sulle guance.
« Grazie Rose, sei stata la persona più fantastica che io abbia mai conosciuto e non so come avrei fatto senza di te. E c'è un'ultima cosa che ti devo dire. Avrei dovuto farlo tanto tempo fa. Rose Tyler, io ti amo. E ricordalo quando seguirai quel pazzo con la cabina blu. Ricorda che lui non ti dimenticherà mai. Nemmeno fra un milione di anni. Ti prometto Rose Tyler che se qualcuno ti torcerà mai un capello, farò a pezzi il tempo e lo spazio per te. Chiunque in questo universo ricorderà per sempre il tuo nome amore mio. »
Con queste parole il dottore lasciò la stanza. Alle sue spalle sentì un movimento e la voce di Rose che assonnata e spaventata chiedeva se c'era qualcuno nella stanza.
Era sempre stata cosi straordinariamente umana, era quello che l'aveva colpito cosi tano di lei la prima volta.
  
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