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Autore: gocciolepavesi    08/09/2014    3 recensioni
Prese un lungo respiro e “Vorrei tanto non essermi innamorato di te, Louis Tomlinson” esordì.
La voce gli si incrinò nel pronunciare quell’ultima frase.
Fu in quel momento che morii dentro. Mi sentii talmente debole da non riuscire a stare in piedi, infatti mi accasciai a terra appena lui mollò la presa dalla mia maglia.
Chiuse lentamente gli occhi e poi si voltò, dandomi le spalle.
Stavo lottando contro me stesso per trattenere le lacrime che minacciavano di fuoriuscire, ma non volevo piangere, non davanti a lui. Non volevo dargli quella soddisfazione.
Harry fece qualche passo in avanti, allontanandosi da me e “Credo sia meglio farla finita, Louis” disse.
Non poteva essere, avevo sicuramente capito male.
“Scusa” mormorò poi, chiudendosi alle spalle la porta d’ingresso e lasciandomi solo.
E fu allora che non riuscii più a trattenermi, scoppiando in un pianto disperato, battendo i pugni sul pavimento.
E fu allora che realizzai che mi aveva davvero lasciato solo.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo girovagando per le strade di Londra da ore, ormai.
Non avevo una meta precisa, volevo solo scappare. Scappare da tutto.

Credevo mi amassi, invece non ti importa un cazzo di me.

Quella voce continuava a riecheggiare nella mia testa.

Mi hai sempre mentito.

Iniziai a tremare, e non solo perché stavo letteralmente morendo dal freddo.

Vorrei tanto non essermi innamorato di te, Louis Tomlinson. 

Scossi la testa come per scacciare via quei ricordi che erano impressi nella mia memoria, non volevo versare altre lacrime.
Il gelido vento londinese di quella sera di metà febbraio mi travolse, scompigliando quei capelli che, un po’ troppo lunghi, non avevano una vera e propria forma. Mi appuntai mentalmente che avrei dovuto tagliarli, ormai erano diventati davvero osceni.
Mi strinsi nel mio cappotto rigorosamente di tre taglie più grandi e continuai a camminare finché, allo stremo delle forze, mi accasciai su una delle panchine che si trovavano lì in giro.
Se qualcuno sarebbe passato di lì mi avrebbe sicuramente scambiato per un barbone, ma non me ne curai.
Estrassi il mio Iphone bianco dalla tasca destra dei pantaloni della larga tuta che indossavo e lo riaccesi. Quando vidi lo sfondo dello schermo sentii un grosso peso nel petto, all’altezza del cuore. Portai una mano proprio lì, come per constatare se quest’ultimo battesse ancora.
Sul cellulare si illuminava una nostra foto, entrambi avevamo un sorriso da mozzare il fiato.
Eravamo felici, insieme.
Avrei voluto immediatamente cancellare quella foto, più la guardavo e più sentivo il mio stomaco stringersi, contorcersi.
Fui distratto, però, dal continuo lampeggiare di una scritta sullo schermo.

26 chiamate perse e 49 nuovi messaggi ricevuti.

Erano tutte chiamate di Zayn, Liam e Niall, naturalmente. Ipotizzai lo stesso per i messaggi ma, incuriosito, decisi di controllare lo stesso.
Ne lessi qualcuno:

Lòu, dv 6 fnito?!?!?!?!

Quello era un messaggio di Niall, lo avrei riconosciuto anche se non avessi letto il mittente.
Certo, gli volevo un bene dell’anima, ma se c’era qualcosa che non sopportavo erano gli errori grammaticali. Ero sempre stato un tipo pignolo, e questo soprattutto quando si trattava di lessico. Da piccolo, infatti, non facevo altro che correggere i miei familiari quando commettevano errori di quel genere. Lo facevo anche adesso, naturalmente. Insomma, perché rovinare una così bella lingua come la nostra?
Lottie, ecco cosa mi sembrava Niall. I due scrivevano e si esprimevano nello stesso modo, ed ero sempre costretto a trattenermi dal tirare giù tutti i santi quando mi arrivavano messaggi contenenti termini come “nn”, “tnt”, “tvttb”, “xkè” e cazzi vari.
Ma quello non era l’unico aspetto nel quale si somigliavano.
Il biondo, infatti, aveva una vera e propria cotta per Justin Bieber, esattamente come mia sorella.
Ricordo ancora quando il Bieber seguì la band su twitter e Niall pianse perché non lo aveva seguito per primo, ma dopo di me. Non mi parlò per due mesi. Due mesi, non so se rendo l’idea.
O quando ci invitò sul set di quello che era il suo nuovo singolo e Horan si fece la pipì addosso per l’emozione – o per la paura (già, Niall aveva una vera e propria fobia per Nicki Minaj, sosteneva fosse un alieno con il culo un po’ troppo grande).

Ti prego, rispondi al cellulare.

Breve e coinciso, ecco perché mi stava tanto simpatico quel ragazzo.
Liam era molto apprensivo, era la mammina del gruppo.
Era divertente, gentile (forse un po’ troppo) e soprattutto capiva.
Già, Liam capiva chiunque anche solo guardandolo per qualche secondo.
Riusciva a leggere l’animo delle persone, e non potevo fare altro che pensare che il mio amico avesse un dono. Spesso lo invidiavo. Sempre così disponibile con tutti, pronto a tenderti una mano e a starti vicino in caso di bisogno. Ancora non capivo come facesse a sopportarmi, sul serio. Ero consapevole di comportarmi come una donna mestruata, a volte. Okay, quasi sempre. Ma ehi, sapevo anche come farmi perdonare e diciamocelo, Liam somigliava più ad specie di santo pronto ad assolverti da tutti i peccati commessi che ad una giovane popstar, quindi no problem.
benedetto ragazzo mi ero ritrovato spesso a pensare mentre copriva me ed Harry quando decidevamo di intraprendere una delle nostre fughe romantiche o quando, prima di un’esibizione, ci rinchiudevamo nel bagno per farci una sana scopata per alleggerire la tensione.

Già, Harry.

Sospirai, passando a leggere il messaggio successivo.

Se non rispondi immediatamente, giuro che quando torni ti prendo a cazzotti. :)

Sorrisi, Zayn sarebbe rimasto sempre lo stesso.
Lui per me ci sarebbe sempre stato, eravamo inseparabili.
Non che volessi meno bene agli altri, ma tra me e il moro c’era un rapporto speciale.
Se uno stava male, stava male anche l’altro.
Io e Zayn eravamo davvero troppo simili. Entrambi testardi, competitivi, a volte davvero troppo stronzi.
Ecco perché spesso ci eravamo ritrovati a litigare anche solo per chi avrebbe dovuto mangiare l’ultima fetta di torta o per il programma televisivo da guardare in tv.
Insomma, io non mi sarei mai perso una sola puntata dei Simpson, e Zayn voleva sempre guardare quel maledettissimo campionato di pugilato.
Così, dopo esserci quasi presi a pugni, finivamo sempre con il ridere insieme fino alle lacrime senza un motivo preciso mentre fumavamo chissà cosa sul pavimento del cesso di chissà quale squallido locale.
Si, il nostro era davvero un rapporto speciale.

Lessi un ultimo messaggio, prima di spegnere l’Iphone.
Non volevo far preoccupare i miei amici, ma in quel momento avevo solo voglia di stare da solo e piangere.

Louis, siamo tutti preoccupati per te, è da ore che sei sparito.

Anche se arrivato a quel punto stentavo a credere che i miei occhi fossero in grado di cacciare altre lacrime, le avevo sicuramente esaurite.
Mi rincuorai del fatto che almeno qualcuno ci tenesse a me (a parte le milioni di fans che avevo in tutto il mondo, ovvio.) e sospirai profondamente, posando il cellulare in tasca.
Alzai gli occhi al cielo e mi incantai ad osservare le stelle.
Così belle, luminose, lontane.
 
Come Harry.
 
Basta Louis, davvero. Di questo passo impazzirai sul serio e tu non vuoi finire in una clinica per psicopatici, giusto?
Giusto.
Parlavo anche da solo, incredibile. Ormai anche il cervello aveva deciso di abbandonarmi. Certo, lo avrei capito. Insomma: me lo stavo letteralmente bruciando a causa di tutta la merda che fumavo.
 
Rivolsi di nuovo lo sguardo verso il cielo, perdendomi nell’oscurità dell’universo, dal quale ero sempre stato affascinato.
E riconobbi in esso la stessa oscurità che vidi in quegli occhi dove, fino a qualche ora fa, avevo sempre visto il verde della speranza.
 
 
“Tu ed Eleanor cosa?!”
Harry era vicino a me, talmente vicino che potevo sentirne il battito accelerato e il respiro irregolare.
“Harry, per favore, calmati” riuscii ad articolare, la gola secca e le guance in fiamme.
“Ma mi spieghi come cazzo faccio a stare calmo? Mi hai appena detto che dovrai sposarti con Eleanor. Il mio ragazzo deve sposarsi con quella puttana ed io non ne sapevo niente, capisci? Non puoi chiedermi di calmarmi!” aveva invece sbraitato, serrando i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
Sentii la rabbia ribollirmi dentro quando udii il modo con il quale aveva definito quella povera ragazza. In fondo lei che colpa ne aveva? 
“Non chiamarla così. El è una brava persona e non merita questo. Non è colpa sua se è costretta a coprirci” dissi.
Harry aveva gli occhi lucidi, il labbro inferiore torturato tra i suoi denti bianchi e le braccia ancora tese come le corde di un violino lungo i fianchi. Bellissimo. 
“Bene, ora la difendi anche? Cos’è questa, una cospirazione contro di me? Assurdo. Sai che ti dico? Vai, corri a sposare Eleanor e lasciami in pace!”
Amore, non fare lo stupido, ti prego. Sai che amo solo te.
“Harry, io-“  provai a dire, ma “Non possono arrivare a tanto, quei figli di troia” aveva sputato, interrompendomi.
Ed ero davvero combattuto. Avrei tanto voluto rassicurarlo, abbracciarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma in quel momento mi sembrava così fragile che avevo paura si sgretolasse al più piccolo tocco.
Una lacrima gli rigò il viso immacolato, fino a soffermarglisi sulla guancia.
Allora allungai una mano verso di lui, come per raccogliere quel frammento di dolore sul mio pollice, ma prima che potessi anche solo sfiorarlo lui fece un passo indietro e “Non mi toccare” mormorò, chinando leggermente il capo verso il basso.
Ritrassi lentamente la mano, cercando di riavvicinarmici ugualmente, ma “Ti ho detto di non toccarmi!” urlò, con una voce che stentavo a riconoscere fosse la sua.
A quelle parole mi arresi, fermandomi a poca distanza dal ragazzo che avevo davanti.
“Avresti potuto rifiutare una proposta del genere, avresti potuto opporti e invece non lo hai fatto. Hai accettato così, senza problemi”.
La sua voce era carica di rabbia e rancore.
In quel momento avrei davvero voluto dirgli qualcosa, ma la mia bocca si rifiutava di emettere alcun suono, così aspettai che Harry continuasse il suo monologo.
“E io che credevo mi amassi, che avresti lottato per noi due. Ma al quanto pare mi sbagliavo, a te non importa un cazzo di me”.
Stava davvero mettendo in discussione l’amore sconfinato che provavo per lui? Avrei voluto controbattere, ma ancora una volta aspettai che riprendesse la parola.
Finalmente risollevò il capo, e i nostri occhi si incontrarono. Stava piangendo. Quella volta non riuscii a vedere niente se non il buio che aveva ormai sostituito quelle distese verdi che tanto adoravo. 
“E mi sento solo un idiota ad averti creduto tutte le volte che mi dicevi che ben presto saremmo stati liberi di amarci” sputò tra un singhiozzo e l’altro, un sorriso malinconico sulle sue labbra, “e io ti credevo cecamente, non sapendo che mi mentivi, che mi hai sempre mentito”.
Ed allora scoppiai.
“Credi davvero che a me questa situazione piaccia? Credi davvero che a me stia bene sposare Eleanor? Se la pensi così mi dispiace deluderti, caro mio. Non sei l’unico a soffrire, qui dentro. Anche io sono stufo di dover far finta di essere chi non sono e di amare chi non amo. Ma devo farlo, per il bene della band” avevo sbraitato.
Forse ero stato un po’ troppo rude, ma ormai lo avevo detto.
Vidi la faccia di Harry mutarsi in qualcosa che non avevo mai visto prima.
Si avvicinò pericolosamente a me e solo allora mi accorsi di stare tremando.
In quel momento sentivo di avere seriamente paura del mio ragazzo.
Mi afferrò per il colletto della maglia per portarmi alla sua altezza e notai che i nostri visi erano davvero troppo vicini.
Continuò a guardarmi con quegli occhi accecati dal rancore e “Credi che a me invece questa situazione stia bene? Sono costretto a stare lontano dalla persona più importante della mia vita a causa di quel fottutissimo contratto. Non ce la faccio più a dover fingere di essere il classico puttaniere di turno che se ne sbatte una diversa ogni notte, quando l’unica persona con la quale vorrei passare il resto dei miei giorni sei tu, Louis” disse, facendo qualche piccola pausa tra una frase e l’altra.
Sentii il mio stomaco contorcersi a quell’ultima affermazione. 
“E non so nemmeno perché te ne sto dando la colpa. Dopotutto sono stato io a volere la fama, no? E spesso maledico quel dannato giorno in cui decisi di voler fare un provino per xfactor. Oppure maledico me stesso perché avrei potuto evitare tutto ciò, ma davvero non sapevo che sarebbe potuta accadere una cosa del genere” sentii una risata roca e triste uscire dalla sua bocca, come per beffeggiare le sue stesse parole.
Prese un lungo respiro e “Vorrei tanto non essermi innamorato di te, Louis Tomlinson” esordì.
La voce gli si incrinò nel pronunciare quell’ultima frase.
Fu in quel momento che morii dentro. Mi sentii talmente debole da non riuscire a stare in piedi, infatti mi accasciai a terra appena lui mollò la presa dalla mia maglia.
Chiuse lentamente gli occhi e poi si voltò, dandomi le spalle.
Stavo lottando contro me stesso per trattenere le lacrime che minacciavano di fuoriuscire, ma non volevo piangere, non davanti a lui. Non volevo dargli quella soddisfazione.
Harry fece qualche passo in avanti, allontanandosi da me e “Credo sia meglio farla finita, Louis” disse.
Non poteva essere, avevo sicuramente capito male.
“Scusa” mormorò poi, chiudendosi alle spalle la porta d’ingresso e lasciandomi solo.
E fu allora che non riuscii più a trattenermi, scoppiando in un pianto disperato, battendo i pugni sul pavimento.
E fu allora che realizzai che mi aveva davvero lasciato solo.

 

“Tommo?”
Sentii una voce chiamarmi. Di chi cazzo poteva essere?
“Tommo!”
Il tono di voce questa volta era più autoritario, non più gentile come prima.
Lasciatemi dormire, vi prego. Voglio dormire in eterno, non svegliarmi più. Si può fare?
“Alzati immediatamente, boo”.
Questa volta il tizio che parlava aveva usato un tono di sfida. Ma che vuole questo qui?
Sentii il materasso cigolare sotto il peso di qualcuno e l’aria gelida accarezzarmi la pelle appena mi furono tolte le coperte di dosso.
Una fragorosa risata invase l’intera stanza. Una risata che avrei potuto riconoscere ovunque.
Aspetta, una.. stanza? Un materasso? Delle coperte? Ma cosa cazz..?
Provai ad aprire gli occhi, ma non feci in tempo a formulare qualsiasi pensiero che mi ritrovai la faccia zuppa d’acqua.
“Zayn, io -- ti ammazzo. Letteralmente”.
“Uh, finalmente la diva si è decisa ad aprire gli occhi e a degnarci della sua presenza! L’ho sempre detto che l’acqua fredda funziona sempre. Sempre”
“Ha ha ha. Molto divertente, Zay” emisi una risata scocciata, tanto per prenderlo per culo. Afferrai l’estremità del lenzuolo e mi ci asciugai la faccia.
“No, non pulirti con-“
“Troppo tardi” esordii con un sorrisetto soddisfatto sulla faccia.
“Piuttosto” aggiunsi, “che ci faccio qui, a casa tua, nel tuo letto?”
Il suo sorriso si piegò in un’espressione dispiaciuta.
Mi guardò e “Ieri, dopo averti tempestato di telefonate e messaggi che al quanto pare ti sei preso la briga di ignorare, ti siamo venuti a cercare. Eravamo tutti preoccupati e se ti fosse successo qualcosa io-“  abbassò il capo stringendo i pugni, fino a far diventare le nocche bianche.
“Zay” riuscii a dire, posando una mano su uno dei suoi pugni serrati. Lo avevo fatto preoccupare e sembrava seriamente incazzato per ciò. Sapevo che Zayn sarebbe arrivato ad uccidere pur di proteggermi, e ieri, al quanto pare, ho rischiato di mandarlo in galera sul serio.
Si rilassò a quel tocco e rialzò il capo, puntando i suoi occhi scuri nei miei.
“In ogni caso, dopo aver passato ore ed ore a setacciare la città ti ho trovato lì, su quella gelida panchina. Avevi perso i sensi Lou, eri congelato. Ho pensato subito che fossi morto, ma dopo ho constatato che il cuore, per fortuna, batteva ancora” fece una piccola pausa, deglutendo.
Per sfortuna, vorresti dire. Perché non ci ho lasciato le penne su quella panchina? Perché?
Lo incitai a continuare stringendogli di più la mano.
“Ho chiamato subito Paul per avvisarlo che ti avevo trovato e poi ti ho caricato sulle spalle. Per fortuna il mio appartamento non distava molto da lì. E poi tu sei una piuma, Lou! Certo, avrei fatto prima a portarti nell’hotel più vicino, ma sarebbe stato troppo rischioso. Sicuramente nel giro di qualche minuto sarebbero arrivati centinaia di giornalisti e fotografi pronti a non perdersi lo scoop del secolo. Già me la immaginavo, lo notizia: Zayn Malik, famoso cantante degli One Direction, nonché membro più bello e fascinoso della band, è stato fotografato mentre trascinava il cadavere dell’amico Louis Tomlinson in uno squallido motel di Londra. Fonti sicure ci affermano di aver visto il cantante uccidere l’amico per poi trascinarne il corpo senza vita fino all’hotel in questione, probabilmente per staccarne la pelle e squagliarla nell’acido per ricavarne una crema fai da te da applicare sul suo bellissimo viso. A questo punto c’è ancora una domanda che ci tormenta: Zayn potrebbe mai essere più bello di così? Noi crediamo proprio di no, ma mai dire mai” scherzò, per poi ridere fino a far ridere anche me.
Da quanto tempo era che non mi sentivo così.. bene?
“Sei senza speranze, Malik”
“Ma sono pur sempre bello!”
E di nuovo il silenzio di quella stanza fu sostituito dal suono delle nostre risate.
Mi era mancato troppo. Purtroppo non avevamo avuto l’occasione di vederci in quei giorni, ero stato costretto a farmi vedere in compagnia di Eleanor praticamente sempre, a causa dell’ennesima notizia su Larry Stylinson.
Si era infatti diffusa in rete una foto di me ed Harry sorpresi in atteggiamenti un po’ troppo intimi per due “amici”. Perciò si era alzato per l’ennesima volta un grande polverone sulla nostra relazione, scatenando così la terza guerra mondiale su internet tra le nostre sostenitrici, le larry shippers, e quelle della relazione tra me ed Eleanor, le elounor shippers.
Okay, ammetto che forse portare Harry in un pub ed ubriacarsi quasi fino a perdere i sensi per poi prendere a limonare lì, davanti a tutti, non era stata di certo una delle mie idee più geniali.
Sapevo di avere un problemino con l’alcol, di perdere il controllo e la ragione con un bicchierino di troppo, ma la mia era una testa di cazzo ed ero consapevole anche di questo.
Non mi era bastata la lezione quando, ubriaco fradicio, avevo urlato ad Harry quel “boyfriend” noncurante delle telecamere che ci riprendevano. E non solo, ricordo anche che quella volta tentai anche di baciarlo ma lui, con un minimo di lucentezza, mi aveva fermato.
Quella volta i manager ci andarono leggeri, in fondo avevamo un decimo delle fans che abbiamo ora.
Ma questa volta non l’avevamo passata liscia, infatti mi stavano praticamente obbligando a sposare la mia copertura, quei bastardi.
“Lou, ci sei?” mi aveva chiesto il moro.
“Uh, si, credo. Ero immerso nei miei pensieri” risposi.
Vidi un sorriso nascere sulle sue labbra, per poi sentirmi stritolato tra le sue braccia.
Ricambiai subito l’abbraccio, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo e inspirando profondamente.
Profumava di tabacco.
“Non farlo mai più, ok? Intendo -uh- sparire in quel modo” disse serio, prima di tornare a sedersi affianco a me.
Mi distesi di nuovo nel letto e “ok” mormorai.
“Sai, anche Niall e Liam erano qui fino a poco tempo fa. Ci siamo presi cura di te, avevi la febbre molto alta, stanotte” deglutì rumorosamente, “ora saranno con Harry, neanche lui se la passa bene.”

Harry.

Sentire il suo nome mi aveva letteralmente destabilizzato. Il respiro si fece pesante, tutto iniziava a girare vorticosamente intorno a me.
“Louis, stai bene?” chiese.
“Si, Zayn, non preoccuparti” mentii.
“Louis, guardami negli occhi, non devi mentirmi. So tutto, ok? Non c’è bisogno di continuare a fingere. Come stai realmente?”
Ed allora alzai lo sguardo, perdendomi nei suo occhi color cioccolato.
Ingoiai piano la mia stessa saliva e “Come vuoi che stia, Zayn? Mi sento uno schifo, un fallimento. Mi ha lasciato, sai? Mi ha detto che non avrebbe mai voluto innamorarsi di me subito dopo aver affermato di voler passare con me il resto dei suoi giorni. Assurdo, no? Ed io che credevo di essere il più lunatico, tra noi due” sputai. A quest’ultima frase mi sentii emettere una ristata stanca, isterica, malinconica.
“Sono una pessima persona, capace solo di far soffrire gli altri. E la verità è che sarebbe stato meglio se ci fossi morto, ieri, su quella panchina!” mi sfogai, iniziando a singhiozzare.
Uno sbattere di ciglia e mi ero ritrovato la guancia destra in fiamme, il segno di cinque dita impresse su di essa. Zayn mi aveva appena mollato un ceffone, incredibile. Oltre il danno anche la beffa. Qualcuno lassù si stava davvero divertendo a mie spese, al quanto pare.
Portai una mano a sfiorarmi la guancia rossissima, mentre con la bocca spalancata continuavo a fissare il ragazzo di fronte a me.
“Non dire più una cosa del genere, capito? Mai più!” disse con tono serio, arrabbiato.
Poi “e comunque sei una bellissima persona. Sei sempre così allegro nonostante tutto, sempre pronto a strappare un sorriso a chi ne ha bisogno. Certo, in questo periodo sei particolarmente scazzato, ma okay, capisco che magari è quel periodo del mese” aggiunse, sottolineando il quel. Mi stava dando della donna mestruata? In ogni caso riuscì a farmi sorridere, anche se una lacrima comparve all’angolo dell’occhio.
Lui parve accorgersene e “ti ho fatto così male?” chiese, con tono seriamente dispiaciuto.
“Non è per lo schiaffo, Zay. E’ che io – io non ce la faccio, senza di lui” scoppiai. Iniziai a singhiozzare senza ritegno, portandomi le mani a coprirmi gli occhi. Zayn allora mi afferrò i polsi e spostò le mie mani, costringendomi ancora una a guardarlo volta negli occhi.
“Piangi, Louis. Sfogati senza vergogna. Non cercare sempre di mostrarti forte agli altri con la scusa del sono il più grande e devo dare il buon esempio” mi fece il verso, per poi sorridermi.
Non me lo feci ripetere due volte. Mi lasciai andare in un pianto isterico, iniziando a colpire ripetutamente il suo petto con i pugni serrati, senza però farlo realmente male. Lui mi cinse il fianco con una mano per stringermi a sé, mentre con l’altra prese ad accarezzarmi la nuca finché non mi fui calmato del tutto.
Mi sentivo meglio dopo essermi sfogato, anche se non troppo.
Mi ero accucciato al suo petto e lui continuava a stringermi a sé, come se potessi scappare.
Rimanemmo in quella posizione per un bel po’ di tempo, finché lui “Vedrai, si risolverà tutto. Sai che non le pensava davvero le cose che ha detto, era semplicemente arrabbiato e allora ha dato di matto. Sai com’è fatto, si?” disse, continuando ad accarezzarmi i capelli.
Poi si alzò e “Vado a cucinarti qualcosa da mangiare—suppongo tu abbia fame, no? Insomma, sono le due del pomeriggio!” decretò, sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli. Non mi diede neanche il tempo di ribattere che si era già fiondato giù per le scale.
No, non avevo fame. In quel momento il bisogno di nutrirmi era l’ultimo dei miei pensieri. Sentivo ancora un nodo nello stomaco e l’irrefrenabile voglia di vomitare, ma riuscii a trattenermi.
Scostai lentamente le lenzuola e feci per alzarmi, ma un rumore alle mie spalle mi fece sobbalzare.
La porta si spalancò.
Oh Gesù, sto per morire, me lo sento.
“I soldi sono nella cassaforte nascosta nella parete sotto al quadro alla mia destra!” urlai, “Prendete tutto quello che volete, anche Zayn se necessario! Ma risparmiatemi, vi prego!”
“Lou?” sentii chiamarmi dalla voce di Zayn.
“Ah, sei tu!” urlai con voce forse un po’ troppo eccitata mentre gli saltavo al collo, “Dio Zayn, stavo per farmela addosso!”
Lui mi si scrollò di dosso e “Ma sei impazzito?” chiese, con un’espressione alla metà tra il divertito e lo scandalizzato.
“Credevo che – uh, lasciamo perdere che è meglio!”
“Al momento vorrei farti tante di quelle domande, ma ne sceglierò solo una. – Come sai dove tengo i soldi?” chiese, con tono alla metà tra l’arrabbiato e il divertito.
“Uh, ecco –  io ehm – Tu non vuoi saperlo sul serio”
Si portò una mano alla fronte come per di disperazione per poi “Comunque ero tornato per dirti che ho appena finito di parlare con Niall. L’ho avvertito del fatto che ti sei svegliato e che stai meglio”. Sorrise.
Si avviò di nuovo verso la porta ed io feci per seguirlo, ma lui mi ammonì.
“Devi rimanere a letto, Tommo. Sei ancora troppo debole. Tornerò tra poco con qualcosa da mettere sotto i denti. Tu riposati ancora un po’, si?” io annuii e mi coricai ancora una volta.
“Ah – Lou?”
“Si?”
“Scusami per – quello” disse, indicando la mia faccia.
Portai una mano a tastarmi la guancia e “Nah, non preoccuparti. Non mi hai fatto neanche tanto male. Meni come una checca, Malik!”
“Mmmh, picchio come Louis Tomlinson allora!”
“Ehi!” incrociai le braccia al petto, mettendo su un finto broncio. Lui mi si avvicinò e mi fece il solletico e quest’ultimo, è risaputo, è un vero e proprio tallone d’Achille per famiglia Tomlinson.
Iniziai a dimenarmi ma fu tutto inutile.
Risi così tanto da avere le lacrime agli occhi e il fiatone e no, non riuscivo neanche a far finta di essere arrabbiato con lui, dannazione.
Gli sorrisi e lui ricambiò. Poi lo vidi sparire nel corridoio, chiudendosi la porta alle spalle.
Ed era in momenti come quelli in cui capivo di essere davvero fortunato ad avere un amico come Zayn Malik.
 

Rimasi per non so quanto tempo a fissare il soffitto della camera da Zayn.

Vorrei tanto non essermi innamorato di te, Louis Tomlinson.

Cazzo Louis, no. Pensa a cose felici.

Credo sia meglio farla finita, Louis.

Merda, merda, merda. Le lacrime no, ti prego. Unicorni, Louis. Pensa a dei semplici, innocui unicorni. O almeno a cavalli. No Louis, non Grimshaw. Un pony, okay?
Cosi, forza. Sei a Poniville, ed ora stai giocando allegramente con Pinkie Pie, uno dei tuoi pony preferiti.
(Okay, forse guardare un cartone animato per bambini non è una delle cose di cui vado estremamente fiero ma ehi, quei pony sono così carini!)
Bene, ora stai accarezzando Pinkie e lei ti rivolge quello sguardo così… verde.
No, aspetta… ma Pinkie non aveva gli occhi azzurri? Merda, la faccia di Pinkie ora ha assunto le sembianze di quella di Harry, che ti sta guardando con rabbia, disprezzo, delusione.
Cazzo, ma sei scemo? Cose felici Louis, non il tuo ex che ti guarda come se volesse ucciderti. Ci credo che ti ha lasciato, sei pure rincoglionito. 
Ora Harry – o la sua faccia sul corpo di un cavallo – ti sta urlando contro e ti sta dicendo cose orribili e tu scappi via piangendo come un codardo. Certo, scappare è la cosa che ti riesce meglio, no?
Scossi subito la testa per cacciare quell’immagine così… terrificante.
Si, avevo davvero immaginato un pony rosa con la faccia di Harry che mi attaccava.
Si, stavo davvero parlando da solo.
Si, stavo impazzendo.
Si, ero consapevole di tutti e tre i punti precedenti.
 
Sospirai riaccendendo il cellulare e rimasi incantato a guardare lo sfondo del blocca schermo per qualche minuto, giusto per consolarmi un po’.
Si, ero un tipo davvero masochista.
No, non avevo ancora avuto il coraggio di cancellare quella foto.
Poi il mio sguardo si posò sulla data del giorno segnata al centro della schermata.

22 gennaio 2015
 
Una stretta allo stomaco, il battito accelerato.
 
Harry.
 
 
 

Guardai il cellulare e.. nessuna nuova chiamata, nessun nuovo messaggio ricevuto.
Sospirai.
 Louis fatti sentire, ti prego. Mi manchi così tanto, amore.
Osservai poi la data sul display e gli occhi mi si inumidirono.
Oggi doveva essere il nostro quarto anniversario, cazzo.
Ed io ieri avevo mandato tutto a puttane. Ma quanto potevo essere coglione?

Credo sia meglio farla finita, Louis.

Già, un coglione. Ecco cosa ero, perché solo un coglione può lasciarsi sfuggire la cosa più bella e preziosa di tutto l’universo, alias Louis Tomlinson. Me l’ero presa con lui, sbraitandogli contro le cose più brutte che avessi mai detto. Manco fosse colpa sua, dannazione. Cioè, un po’ lo era. Lui aveva accettato di sposare Eleanor senza neanche discuterne prima con me ed era venuto a dirmelo così, con un sorrisetto stampato sulla faccia.
Liam mi guardò ed “Harry-“ sussurrò, con tono dolce e apprensivo, “stai di nuovo piangendo?”
Mi passai velocemente il pollice sotto agli occhi per asciugare le lacrime e “No” risposi, deciso.
“Oh, Hazz” disse, stringendomi a sé. Mi sentivo così protetto tra le braccia di Liam, così a casa. Una volta erano le braccia di Louis casa
Iniziai a singhiozzare senza ritegno sulla spalla del castano e “Ci siamo lasciati, Lee. Lasciati” dissi con voce flebile, “no, Anzi, io l’ho lasciato. Avresti dovuto sentirmi, credo sia meglio farla finita” mi feci il verso, “sono un coglione, Lee, ecco tutto. E la cosa più divertente è che sono ancora irrimediabilmente arrabbiato con lui, ma senza il mio Boo bear mi sento così – così vuoto”.
Lui mi strinse ancora più forte e “E’ che sono così dannatamente orgoglioso e non riuscirò mai a chiedergli scusa per prima ma Dio, se mi manca” conclusi con voce tremante.
“Vedrai che si sistemerà tutto, Harry” mi sussurrò dolcemente all’orecchio mentre con la mano mi accarezzava piano con la schiena per tranquillizzarmi, “avete superato tanti ostacoli, insieme. Sai, certe volte vi invidio. Invidio i vostri sguardi, che sono capaci di far sentire di troppo chiunque. Invidio i vostri baci, i vostri sorrisi, il modo in cui appartenete l’uno all’altro“.
“No, Liam. Il nostro è un amore talmente malsano da corrodere l’anima e credimi, dovresti invidiare chi non ha mai conosciuto tale sentimento. E’ come se non potessi fare a meno di soffrire e – ed è così sbagliato, Liam. Noi siamo sbagliati—“ risposi, ma lui mi interruppe posando l’indice sulla mia bocca per zittirmi e “Non c’è niente di sbagliato in voi, Harry. Cosa importa di quel che pensa la gente, se voi siete felici?” disse, facendomi l’occhiolino.
Lo abbracciai più forte.
“Era Zayn a telefono, dice che Louis si è svegliato e che sta bene!” urlò un Niall felice rientrando nella camera di Liam.
Mi irrigidì udendo il suo nome. Liam parve accorgersene e incenerì con lo sguardo Niall, infatti sembrava volesse dire ehi amico, ma sei impazzito? Sto facendo tanto per consolare la testa di cazzo qui presente e tu non puoi rovinare tutto così, ok? Ma al quanto pare era riuscito a trattenersi.
Sciolsi l’abbraccio e fui spettatore di uno dei soliti quadretti dei miei amici:
“Cosa?” chiese Niall, non capendo a cosa fosse dovuto l’ammonimento del castano.
“Ma sei idiota?” rispose quest’ultimo.
“Senti chi parla! Il signorino per poco non faccio saltare in aria il tour bus.” gli fece il verso il biondo, alludendo all’episodio di qualche tempo fa in cui eravamo in Australia per le ultime tappe del Take Me Home Tour e una sera particolarmente gelida Liam si era gentilmente offerto di preparare del thè caldo per tutti dimenticandosi però di spegnere il gas rischiando di ucciderci, anche perché Zayn si era accorto di quella sua distrazione solo dopo qualche ora e probabilmente se non fosse stato per lui ci avremmo lasciato le penne. Eravamo praticamente vivi per miracolo.
Non ne ero sicuro, ma forse Liam tentò intensionalmente di farci fuori, quella sera. Insomma, è sempre stato come una sorta di Gesù Cristo e si sa, quelli che sembrano dei santarelli sono sempre i peggiori.
“Quando finirai di rinfacciarmelo? E’ stato solo un fottutissimo incidente, una piccola distrazione accaduta tre secoli fa, per giunta!”
“Già, e per quella tua piccola distrazione” disse Niall, marcando intenzionalmente le ultime due parole e mimando delle virgolette con le dita, “per poco non ci facevi tutti fuori!”
“Intanto il thè te lo sei bevuto lo stesso, eh?” gesticolò nervoso Liam, “e ti sei anche leccato i baffi, dopo averlo finito. Incredibile, non apprezzate mai quello che faccio per voi!”
“Basta, non vi sopporto più!” urlai sdraiandomi di nuovo nel letto, girandomi su un fianco dalla parte opposta alla quale erano i miei amici, dandogli così le spalle, per poi coprirmi con le coperte fin sopra i capelli.
Si ammutolirono per qualche secondo, ma “Amico, non puoi restare in quello stato pietoso per sempre!” sentii dire a Niall, “finirai per fare la muffa!”
“Lasciatemi in pace!” L’idea era quella di avere una voce autoritaria, ma probabilmente quello più che un ordine sembrava quasi una preghiera e la voce che mi si era incrinata all’ultima parola mi aveva fatto sembrare ancora più pietoso di quanto non lo fossi già. Ma ehi, accontentiamoci.
Chiusi per un attimo gli occhi, sentendo le coperte che mi venivano bruscamente tolte di dosso, la pelle quasi del tutto scoperta. Era stata l’aria gelida a farmi ricordare che ero ricoperto soltanto da dei boxer striminziti.
Poi sentii il materasso cigolare, un tonfo, un dolore lancinante al culo.
“Chi” mi portai una mano a tastare il sedere, come a constatare se fosse ancora intatto e si, per mia fortuna lo era ancora. “Chi è stato?” sbottai ancora, incenerendoli con lo sguardo.
I due si guardarono negli occhi e si indicarono a vicenda con l’indice della mano, tutto contemporaneamente.
“Se vi metto le mani addosso, io—Ah!” il dolore si faceva sempre più forte e cavolo, di quel passo non avrei potuto più sedermi, ne ero sicuro. Anche se beh, in situazioni come quelle c’ero già passato: insomma, quello era un dolorino confrontato a ciò che sentivo dopo essermi fatto fottere per bene dal mio super dotato ragaz- ex ragazzo.
Mi distesi sul pavimento freddo a pancia in giù, dandogli la vista del mio splendido culo e iniziando a piagnucolare.
“Sei pietoso” mi ribadì Niall e “lo so, grazie” risposi.
“Che ne dici di andare a fare un giro? Magari con una bella camminata ti sentirai meglio” mi consigliò Liam.
“Bell’idea, Payne. Vedi? Allora servi a qualcosa!” scherzai.
Gli tesi la mano e lui l’afferrò, aiutandomi ad alzarmi. Una volta in piedi, però, mi diede un piccolo buffetto sulla guancia, come per vendicarsi della precedente presa in giro.
“Io—uh, sarà meglio che vada a vestirmi, se esco in questo stato finirei per prendere una polmonite.” dissi, afferrando i vestiti che portavo la sera prima, dopo il litigio.
“Ma quelli sono fradici!” mi urlò Liam da dietro, mentre mi affrettavo a raggiungere il bagno.
“Me ne sbatte altamente, Lee. Anzi, prestami solo un paio di boxer puliti!” dissi.
Lui mi raggiunse porgendomi la sua biancheria e “Dato che ci sono ne approfitto anche per farmi una bella doccia rilassante, grazie Lee” decretai.
Lui mi sorrise e “Contento tu” disse, voltandosi per raggiungere Niall.
In genere amavo farmi la doccia: stavo lì ore ed ore e praticamente passavo la maggior parte del tempo a pensare e non a lavarmi, ma.
L’acqua tiepida scorreva lentamente sul mio corpo magro e slanciato.
Mi persi così nei miei pensieri, mentre il ricordo della sera precedente affiorava nella mia testa.



“Vorrei tanto non essermi innamorato di te, Louis Tomlinson”
Lo avevo detto, ormai. Il viso rigato dalle lacrime, la voce incrinata.
Vidi la sua espressione mutare in qualcosa che non avevo mai visto e la mia rabbia si trasformò immediatamente in consapevolezza e senso di colpa.
La consapevolezza di aver davvero rotto qualcosa di prezioso, di unico: il nostro amore.
Il senso di colpa per averlo ferito con quelle parole, sapendo di aver toccato un tasto fin troppo delicato.
Ma ormai non si può più tornare indietro, giusto?
Le mani mi iniziarono a tremare, così fui costretto a lasciare la presa sulla sua maglia.
Lo vidi accasciarsi a terra, debole.
Sentii una fitta al cuore nel vederlo così fragile a causa mia.
Non potevo e non volevo vedere il suo sguardo carico di rancore e frustrazione una volta che avrei pronunciato quelle parole che stavano iniziando ad annebbiarmi la testa da qualche tempo, così chiusi lentamente gli occhi e mi voltai, dandogli le spalle.
-E’ la cosa giusta da fare, Harry-
Scusami, amore mio.
-Sarà un bene per tutti e due-
Presi un profondo respiro e dopo aver fatto qualche passo “Credo sia meglio farla finita, Louis” mi sentii dire.
Amore, perdonami, ti prego.
“Scusa.” mormorai poi, la vista che iniziava a sfocarsi a causa delle lacrime.
Aprii frettolosamente la porta d’ingresso e una volta chiusa mi ci accasciai contro, iniziando a singhiozzare.
Sentii il pianto disperato di Louis e i suoi pugni abbattersi contro il pavimento.
Così fa ancora più male, Harry.
Lo avevo ridotto io in quello stato, ero un mostro.
-Ma hai fatto la cosa giusta-
La cosa giusta una minchia. Perché devo sempre dare ascolto a questa vocina del cazzo che ho in testa?    
Mi alzai e percorsi velocemente il vialetto di casa nostra.
-Perché scappi, Harry?-
Ma io non sto scappando. O forse si.
Iniziai a correre, correre lontano.
Doveva essere tardi, davvero molto tardi data l’oscurità del cielo.
Rallentai non appena capii di essermi perso.
Sentii il desiderio di ubriacarmi, di lasciare che l’alcol mi circolasse nelle vene e mi annebbiasse la testa fino a farmi dimenticare persino chi ero.
Mi fermai così davanti ad un pub che più che altro sembrava una casa stregata e vi entrai.
Una volta dentro sentii una terribile puzza di sudore ed alcolici, mentre i miei occhi scrutavano la massa di persone che ballava nella speranza di non incontrare qualcuno di inopportuno. Dovevo essere capitato in un posto non frequentato da gente famosa, fortunatamente. E non dovevo neanche preoccuparmi di non farmi riconoscere perché erano tutti troppo presi a strusciarsi e ad ubriacarsi per riconoscere Harry Styles.
Mi feci strada tra una gomitata e un’altra verso il bancone ma mentre stavo per ordinare da bere sentii qualcuno poggiarmi una mano sulla spalla.
No, ti prego.
Mi voltai lentamente e vidi Nick che mi mostrava uno dei suoi sorrisi più raggianti.
“Due birre, grazie. Pago tutto io” Disse, facendomi l’occhiolino.
Perché proprio a me, Dio.
Ricambiai con il sorriso più falso che potessi fare e “Hey, Grimmy!” urlai per farmi sentire, data la musica troppo alta.
Lui si sedette accanto a me e “Harold!” esclamò, “Che ci fai qui?”.
Non poteva fare una domanda più intelligente, davvero.
“Io uhm— ero venuto a fare del giardinaggio, non si vede?” risposi ironico.
“Vedo che hai portato con te il tuo solito senso dell’umorismo” disse, portandosi il bicchiere di birra alla bocca.
“Già” 
Sperai con tutto il cuore che gli alieni mi rapissero in quel preciso momento, per poi portarmi su una sorta di navicella spaziale e salvarmi da Nick Grimshaw. Ciò ovviamente – sfortunatamente – non accadde.
Mi affrettai a bere la mia birra quando “Altre due!” ordinò lui al barista.
Perché si ostinava a non lasciarmi in pace?
“In realtà io—“ tentai di oppormi, ma “Non fare i complimenti, Styles. Offro tutto io” mi interruppe.
Che accollo, Cristo.
Per carità, rimaneva pur sempre uno dei miei migliori amici ma in quel momento avrei solo voluto riversare il mio dolore nell’alcol bevendo fino a perdere i sensi, da solo.
Dopo aver bevuto una quantità indefinita di birre ed alcolici che non riuscivo nemmeno ad identificare iniziai seriamente a sentirmi male.
Le tempie iniziarono a pulsare, le pareti del locale a stringersi e ad allargarsi ripetutamente, la folla attorno a me a girare vorticosamente.
Ebbi però un piccolo momento di lucidità nel quale mi resi conto di stare ballando praticamente appiccicato a Grimmy, tutto preso a strusciarmisi addosso.
“Cosa diavolo c’era nel drink che mi hai dato prima?” domandai.
Lui mi fece segno di non aver sentito a causa del volume della musica eccessivamente elevato e “Ti ho chiesto dirmi cosa c’era nel drink che mi hai dato prima!” ripetei, urlando e scandendo bene le parole e lui parve capire la domanda.
Ci pensò per qualche secondo e “Non ne ho idea!” rispose ridendo.
Di quel passo avrei commesso un omicidio, ma non ci tenevo minimamente a vedere il mio nome sulle copertine seguito da aggettivi poco carini come “assassino” o “delinquente”, grazie.
La testa riprese a farmi male, tutto ricominciò a girare, la vista tornò a farsi sempre più sfocata.
Mi parve di vedere Grimshaw avvicinarsi sempre di più a me, fino ad avvinghiarsi alle mie labbra.
Rimasi fermo, immobile, permettendo al ragazzo di fronte a me di ficcarmi la lingua in gola.
Non riuscivo a muovermi, come se non fossi stato in grado di analizzare quello che stava accadendo.
Fortunatamente, però, il mio cervello parve riprendere vita e iniziare ad elaborare i dati, mandando dei messaggi ben precisi al mio corpo.
Qualche secondo dopo, infatti, mi ritrovai la faccia di Grimmy spiaccicata sul pugno, o forse era il mio pugno ad essersi scagliato sulla faccia di Grimmy, chi lo sa.
Fortunatamente però nessuno lì dentro parve accorgersi di noi, erano tutti troppo presi a fumarsi il cervello.
Tutto mi sembrava sempre più irreale, più sfocato. Ed era come essere circondati dalla nebbia, che impedisce di vedere nitidamente, ma che tralascia comunque vedere delle ombre, delle sfumature.
E non riuscii a vedere Nick accasciarsi a terra mentre si massaggiava con la mano la guancia già livida: stavo già correndo.
E non mi curai delle persone che mi insultavano mentre le spingevo e le prendevo a gomitate per farmi strada tra la folla.
Non mi curai della voce di Nick che urlava il mio nome.
Non mi curai dei passanti che mi guardavano straniti.
Non mi curai di niente, neanche del fatto che probabilmente il giorno dopo avrei trovato foto mie e di Nick in cui pomiciavamo su tutti i giornali.
In quel momento corsi soltanto, volevo solo andare via da lì.
Inciampai un paio di volte ma alla fine riuscii a raggiungere la mia destinazione.
Bussai al campanello e un paio di minuti più tardi la porta si aprì.
“Ma chi cazzo è a quest’or—Harry!”
“Liam..”
Avevo un aspetto terrificante, ne ero sicuro. La maglietta nera a maniche corte che indossavo era sgualcita e presentava una piccola macchia rossa (probabilmente era un residuo del sangue di Nick), il viso rigato dalle lacrime, gli occhi rossi e gonfi, i capelli sparati in tutte le direzioni, il naso rosso per il freddo.
Un mostro.
Mi avvicinai all’uscio della porta mentre battevo i denti e incrociavo le braccia al petto per ripararmi dal freddo.
Non riuscivo ad identificare l’espressione di Liam in quel momento: avevo ancora la vista sfocata.
Forse a causa dell’alcol, forse a causa del pianto.
Mi sentii mancare le forze, la testa che continuava a farmi troppo male.

Louis.

Gli occhi mi si chiusero lentamente, mentre le gambe iniziarono a cedere.
“Harry!”

Louis.

“Harry! Harry!”
Sentivo la voce di Liam chiamarmi, ma non riuscivo a reagire.
E mentre probabilmente perdevo i sensi, la mia mente era annebbiata da un unico nome:

Louis.
 
 

Per fortuna mi ero ripreso subito dopo e Liam mi aveva aiutato a smaltire la sbornia portandomi a vomitare quando ne avevo avuto il bisogno.
Ma la nausea non era provocata solo dalla sbronza colossale che mi ero procurato: Louis era praticamente scomparso.
I ragazzi lo avevano cercato in ogni dove e nessuno era riuscito a trovarlo.
Avevo provato a chiamarlo tante volte con il cellulare di Paul, ma niente, lo aveva spento.
Così, ad ogni minuto che passavo senza avere sue notizie sentivo lo stomaco contorcersi e la paura percuotermi.
Fortunatamente, però, verso le quattro e mezza circa di mattina Zayn lo aveva trovato svenuto su una panchina e se ne era preso cura insieme a Liam e a Niall.
Avrei tanto voluto prendermi cura io del mio Louis, ma sentivo di non esserne più in grado.
Dopotutto lo avevo ridotto io in quello stato, no?
E poi ormai non ci legava più niente se non un rapporto puramente professionale.
Già, ora non siete più nulla.
Mi rattristii a quel pensiero, mentre mi affrettavo a vestirmi per seguire il consiglio di Liam.
Mi imbottii per bene indossando capi pesanti e mi acconciai in modo da non essere riconosciuto: non avevo proprio voglia di firmare autografi o di fare foto, in quel momento.
Uscii di casa avvertendo Niall e iniziai a camminare senza sosta, non avendo una meta precisa. 
Volevo solo distrarmi dato che da lì a poche ore ci sarebbe stata una conferenza stampa in cui Louis e Eleanor avrebbero annunciato il loro presunto matrimonio.
Già mi immaginavo le copertine di tutti i giornali che avrei letto:
“Louis Tomlinson chiede all’amore della sua vita Eleanor Calder di sposarla”
“Louis Tomlinson ed Eleanor Calder presto all’altare”
Louis Tomlinson ragazzo padre” e altre boiate simili.
Mi saliva la rabbia a mille al solo pensiero perché cavolo, io ero l’unico a possedere il cuore di Louis e viceversa.
Probabilmente avrei dovuto rinchiudermi in casa e rimanerci per il resto della vita per non impazzire.
Passai davanti ad un bar e sentii l’inconfondibile odore della cioccolata calda.
Okay, forse entrare e berne una bella tazza fumante non era poi un’idea così cattiva, così una volta dentro ne ordinai una.
Mi appoggiai di spalle al bancone in attesa di ricevere la mia cioccolata quando, seduto ad un tavolo poco distante, scorsi una figura abbastanza familiare.
“Giovanotto, la cioccolata è pronta!” sentii dire al barista alle mie spalle e con aria distratta posai del denaro sul bancone, afferrai la mia ordinazione ed iniziai ad avanzare verso la figura che avevo scrutato prima.
Mi ci fermai davanti e lui alzò lo sguardo dal suo caffè fumante.
Come avevo fatto a non riconoscerlo prima?
Stupido, stupido Harry.
“Zayn” mormorai e lui mi mostrò uno dei suoi sorrisi più belli, invitandomi a sedermi con lui.
 
 

Il livello di stronzaggine dei nostri manager aveva superato i limiti, dato che la conferenza stampa si sarebbe tenuta il giorno del nostro del nostro quarto anniversario.
 
-Già, doveva essere, Louis. Ora lui ti ha lasciato-
 
Basta, basta, basta. Devi smettere di pensare ad Harry.
Mi guardai più e più volte nello specchio del bagno degli uffici della Modest!Menagement dove tra poco avrei tenuto la conferenza stampa.
Ero un vero e proprio schifo: le occhiaie marcate, i capelli sparati in tutte le direzioni, gli occhi ancora rossi per il pianto. Probabilmente neanche Teasdale sarebbe stata in grado di acconciarmi come una persona degna di essere chiamata tale, ne ero sicuro. In quel momento infatti sembravo più uno zombie che un essere umano ma ehi, accontentiamoci.

Guardati, Louis. Lui era troppo perfetto per stare con uno come te. Sei così brutto…

Sentii lo stomaco annodarsi.
 
Così grasso..
 
La testa prese a girarmi.
 
Così imperfetto…
 
Un conato, due conati e poi rigettai tutto nel cesso, anche l’anima.
 
Mi lavai per bene la faccia e uscii dal bagno andando in contro ad Eleanor che mi aspettava all’ingresso dell’edificio. Lei era bellissima come sempre: i capelli mossi le cadevano morbidi sulle spalle, adornando quel viso da bambina poco truccato che si ritrovava. Era adorabile. Indossava un tubino verde acqua di chiffon che si intonava perfettamente al mio abito blu notte tessuto in Italia. Aveva abbinato all’abito un paio di decolté fin troppo alte dello stesso colore del vestito. In quel modo sembrava quasi più alta di me, che umiliazione.
Mi avvicinai alla ragazza e la salutai dandole un bacio all’angolo della bocca, tanto per far scena davanti ai paparazzi. Poi le diedi la mano e ci dirigemmo nella stanza affianco alla sala conferenze.
“Come stai, Louis?” mi chiese gentilmente lei.
“Uno schifo, El..” risposi torturandomi le mani.
“Ho saputo che le cose tra te e Harry non vanno bene, ultimamente.. Mi sento così in colpa” disse sinceramente dispiaciuta mentre mi abbracciava.
“Non dispiacerti, Eleanor. Non è colpa tua” La consolai stringendola più forte.
“Lui mi odia..” mormorò mortificata. Provai tanta pena per quella ragazza che in tutta quella faccenda non c’entrava assolutamente niente. Certo, all’inizio la odiavo a morte, ma mi ci ero affezionato man mano sempre di più, fino a considerarla come una sorella. Avevo imparato a rispettarla e ad amarla, anche se non nel modo in cui speravano tutti. Ricordo ancora quando inaugurai sul mio diario i “cento modi per liberarmi della mia copertura” e mi veniva da ridere al sol pensiero della sua faccia di terrificata quando, dopo essere diventati amici, glielo mostrai.
“Non ti odia sul serio – è solo geloso, fin troppo geloso” le risposi sorridendole.
Lei ricambiò il sorriso e mi scostò con la mano una ciocca ribelle dalla fronte.
“Sei bellissimo” Sussurrò poi, facendo colorare lievemente di rosso le mie guance. Sapevo di piacerle e già il fatto che mi avesse fatto un complimento del genere quando in realtà sembravo uscito da uno dei peggiori film horror era una delle tante conferme. Abbassò il capo, come se pentita da quell’affermazione e Dio, odiavo vederla soffrire a causa mia.
Le posai un bacio sulla nuca e “anche tu sei splendida, El. Se solo non fossi palesemente gay e così fottutamente innamorato di Harry io—“ mi interruppe posando il suo indice sulla mia bocca per zittirmi.
“Va tutto bene Louis, ok? A me va bene così” disse sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli. Avrebbero dovuto farla santa assieme a Liam, sul serio.
Nei secondi successivi ci fu un imbarazzante silenzio che venne interrotto però da lei che “Ascoltami bene, Louis” richiamò la mia attenzione mentre mi prendeva le mani e mi costringeva a guardarla negli occhi.
“Così mi fai paura, Calder!” tentai di sdrammatizzare.
“Non è il momento di scherzare, Lou. Devo parlarti di una cosa seria” disse con tono severo.
Deglutii e annui per incitarla a continuare.
“Io e i ragazzi ne abbiamo parlato molto negli ultimi tempi e -- e non sei obbligato a fare tutto ciò”
Provai a ribattere ma lei continuò il suo monologo.
“Potete anche stracciare quel dannato contratto, a noi starebbe bene così. Certo, io perderei il lavoro e la band ne subirebbe qualche lieve conseguenza ma credimi, niente vale più della libertà e della vostra felicità. Tutto ciò che vogliamo è vedervi felici Louis, insieme. Tu ed Harry” concluse seria mentre stringeva di più le mie mani.
“Ma io devo farlo, El. Non possiamo mandare tutto a monte per il nostro stupido egoismo.”
“Ma tu non devi farlo se non vuoi, Louis..”
“Si che lo voglio!” quasi urlai. Lei abbassò lievemente la testa e “Scusa” mormorai, rendendomi conto di aver alzato troppo il tono di voce.
Mi diressi nella stanza accanto dove stavo per dare il tanto aspettato annuncio ed Eleanor mi seguì a ruota.
Un flash.
Due flash.
Tre flash.
Venni accecato da quelle luci abbaglianti mentre prendevo posto dietro quel tavolo dove mi sentivo carne da macello perché si, da lì a poco sarei stato interamente divorato da quei giornalisti affamati di scoop.
Mi sentii male alla sola consapevolezza che l’inferno era appena iniziato.
 
Harry, per favore, vieni a salvarmi.
 
 

“Ma non potete farlo!” quasi sbraitai.
Brutti bastardi di merda, non potete obbligarmi a fare una cosa del genere.
“Si che possiamo, ricordi? Avete firmato un contratto” disse l’uomo davanti a me.
“Ma questa è esagerazione! Non farò mai una cosa del genere!” gli urlai in faccia, sebbene sapessi che fosse il mio capo.
“Ah beh, se non vuoi farlo tu dovrà farlo Harry. Chi potremmo fargli sposare? Kendall Jenner, forse. O anche Taylor Swift, certo! Ne ricaveremmo un sacco di pubblicità da un matrimonio del genere!” decretò lui.
“Sapete pensare solo ai soldi. Le persone come voi mi fanno altamente pena” sputai, pentendomi qualche attimo dopo dell’affermazione che avevo appena detto.
“Ah, ragazzo mio” disse, poggiandomi una mano sulla spalla, “Non dovresti rivolgerti a me in questo modo, sai? Potrei anche rovinarti, ma guardati! Il tuo bel faccino mi serve ancora!” aggiunse, portando la mano che poco prima giaceva sulla mia spalla a tirarmi la guancia, per poi darmi un piccolo buffetto.
Ribrezzo. Quella era l’unica emozione che provavo verso quell’uomo oltre lo schifo totale.
Dopo qualche minuto di silenzio riprese a parlare e “Sai, lui accetterebbe subito. E’ troppo buono e farebbe qualsiasi cosa per il bene dei suoi amici, anche se ciò dovesse significare soffrire come un leone in gabbia” concluse.
No, non dovevano azzardarsi a toccare Harry anche se dannazione, il pallone gonfiato che avevo davanti aveva ragione. Harry avrebbe accettato subito e io non volevo che lui soffrisse.
Così “D’accordo” Esordii deciso, serrando i pugni. Non avevo la minima idea di quale santo lassù mi stesse trattenendo dal tirargliene uno in faccia.
“Ma non dovete torcere un solo capello ad Harry, okay? Non dovete coinvolgerlo in questa storia” aggiunsi balbettando leggermente.
L’uomo mi squadrò per un attimo e mi porse poi un foglio senza dire una sola parola.
Mi rigirai il documento tra le mani finché “Firma” disse ponendomi una penna.
Ubbidii.
Mi girai di spalle e lottai con tutto me stesso per impedire alle lacrime di fuoriuscire.
Mi avvicinai alla porta e “Sai, Louis?” sentii chiamarmi.
Non mi voltai, ma aspettai che l’uomo finisse il suo monologo.
“Non saremmo mai voluti arrivare a questo punto ma voi dannati froci riuscite sempre a rovinare tutto e a buttarvi la zappa sui piedi da soli. Avreste dovuto pensarci prima di slinguazzarvi in pubblico” commentò.
Sentii la rabbia ribollirmi nelle vene, ma non dissi nulla. Semplicemente mi limitai a tenergli le spalle tacendo: non mi sarei mai abbassato ai suoi livelli, anche se la tentazione di rompergli il setto nasale era troppa.
Posai la mano sulla maniglia dorata e sentii un rumore di passi provenire dal corridoio, come se qualcuno stesse fuggendo. Non ci feci molto caso e aprii la porta del suo ufficio, varcai la soglia e uscii da quell’ambiente corrotto, tornando finalmente a respirare.
 


Solo Dio poteva sapere quante persone avessi spinto per farmi strada e quanti insulti avevo ricevuto in cambio.
Avevo addirittura fatto cadere a terra la spesa di un’anziana signora senza degnarmi neanche di aiutarla a raccoglierla. Mi limitai semplicemente ad un “Mi scusi!” mentre continuavo a correre.
Una signora sulla quarantina, invece, mi aveva preso a borsate in testa dopo averle tirato per sbaglio una gomitata mentre cercavo di avanzare tra la folla. Beh, in un certo senso me le meritavo.
Ma la mia era una causa più che giusta, no?
Sentivo l’affanno aumentare ed un incredibile dolore alla milza, ma non mi importava.
Dovevo raggiungere quella dannata conferenza stampa al più presto, non potevo permettermi neanche un solo secondo di pausa.
 


“Ascoltami bene, Harry. So che siete entrambi troppo orgogliosi per chiedere scusa per prima, ma so anche che non riuscite a stare un solo minuto l’uno senza l’altro e già il fatto che sia passato un giorno dal vostro litigio mi sorprende incredibilmente”
Litigio? Quale litigio? Quello era stato più di un litigio. C’eravamo lasciati, anzi, io l’avevo l’asciato.
“In ogni caso devi mettere da parte il tuo stupido desiderio di sentirti superiore a tutti e a tutto e andare da lui” concluse il ragazzo seduto davanti a me.
Con quale coraggio me lo stava dicendo? Serrai i pugni a quelle parole e li sbattei sul tavolino del bar.
Lo vidi sussultare, probabilmente non si aspettava una simile reazione.
“E’ stato lui a firmare quel cazzo di foglio senza neanche parlarmene prima, quindi tecnicamente la colpa è sua, non mia”
Sapevo di sembrare un bimbo di cinque anni che cerca di scaricare la colpa su un altro bambino dopo che insieme hanno combinato qualche marachella, ma sinceramente non me ne fregava più di tanto.
Sbuffò sentendo la mia risposta e “Dio, Harry. Perché non capisci?” disse.
“Cosa dovrei capire, Zayn? Che per lui conto talmente poco da non essere nemmeno messo al corrente del suo felice matrimonio con Eleanor?” sputai, marcando quel felice con amarezza.
Senza pensarci un secondo “Ma sei rincoglionito?” rispose esasperato.
“Lo ha fatto per te, non capisci?” aggiunse.
“In che senso lo ha fatto per me?” chiesi. Al quanto pare mi era sfuggito qualcosa.
“Ha firmato quel foglio per non farti soffrire.” disse, come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo. 
Stavo iniziando sul serio a non capire. Lui parve accorgersi della mia confusione e dopo aver alzato gli occhi al cielo riprese a parlare, chiarendomi le idee.
“Se non avesse accettato di sposare Eleanor, i manager avrebbero obbligato te a sposare qualche altra copertura, quindi ha preferito prendersi lui quest’impegno per proteggerti”
Sentii una fitta al cuore. Davvero Louis lo aveva fatto per me?
“Quindi si è sacrificato per il mio bene?” chiesi incredulo.
“Fa tanto da film romantico e scontato ma si, in un certo senso è così”
Gli occhi mi si inumidirono, non riuscivo ancora a crederci. Ed io lo avevo anche trattato una merda.
“Sono uno stronzo, Zayn” sussurrai, la voce spezzata.
“Non lo sei, Harry. E’ comprensibile quello che hai fatto. In fondo non potevi saperlo, giusto?” tentò di consolarmi.
Mi sorrise dolcemente e “Ora non piangere, su. Va da lui e fate pace. Magari si risolverà tutto con una sana scopata!” quasi urlò. 
Sorrisi a quell’ultima affermazione e mi asciugai con il pollice le lacrime agli angoli degli occhi.
Feci per alzarmi, quando “E tu come facevi a sapere tutto ciò?” domandai.
Lui parve pensarci per un attimo e “Ho origliato tutto, semplice!” mi fece l’occhiolino, “E per poco non mi sgamavano! Sono anche inciampato mentre correvo per non essere colto sul fatto!” aggiunse, portandosi una mano sulla fronte tanto per fare il drammatico.
“Anche se con un po’ di intuito chiunque sarebbe potuto arrivarci.” Concluse poi.
Mi venne da ridere vedendo la smorfia che compariva sulla sua faccia, ma la mia risata fu interrotta da lui che “Cosa ci fai ancora qui? Corri da Louis!” mi urlò contro.
“Agli ordini, capitano!” scherzai, portandomi una mano sulla fronte per imitare il saluto militare, per poi prendere a correre fuori dal bar mentre “Grazie, Zay!” gli urlavo.
 



“Allora, signor Tomlinson, perché ha convocato la stampa?” chiese un uomo sulla cinquantina in prima fila.
“Ha forse deciso di lasciare la boyband?” domandò allarmata una donna seduta poco più dietro.
“Io in realtà-“ cercai di dire, ma fui accecato dall’ennesimo flash che mi fece perdere il filo di quello che sarebbe dovuto essere un discorso.
Chiusi lentamente le palpebre e mi concentrai per qualche secondo, facendo il punto della situazione.
Harry.Eleanor.Menager.Conferenza.Matrimonio.
Okay, da lì a poco sarei sicuramente impazzito.
Feci un bel respiro e “In realtà non voglio lasciare la band. Ho un annuncio da fare riguardo me e la mia ragazza, Eleanor Calder”
 



Mancava poco e sarei morto, ne ero sicuro.
Sentivo le gambe cedermi e capii che no, tutti i duri allenamenti a cui mi sottoponevo ogni giorno non servivano ad un cazzo, se questo era il risultato.
Mi fermai un attimo per riprendere fiato, piegandomi in avanti e appoggiando le mani sui ginocchi mentre cercavo di riprendere fiato.
Notai poi una ragazza poco distante da me chiamare un... taxi.
Come avevo fatto a non pensarci prima? Che coglione, Dio mio.
Fortunatamente c’erano abbastanza taxi nei paraggi, quindi mi avvicinai ad uno di essi e salii nell’auto sbattendo bruscamente lo sportello.
Vidi attraverso lo specchietto retrovisore interno del veicolo la faccia stranita del conducente alla metà tra lo spaventato e lo stupito.
Evidentemente non avevo un bell’aspetto, ma in quel momento apparire bello era l’ultimo dei miei pensieri.
“Ma lei è Har-“ balbettò incredulo, ma “Si sono Harry Styles, ma ora mi porti agli uffici della Modest!Menagement!” gli urlai contro, interrompendolo.
Mi guardò sconcertato. Già, forse ero stato un po’ troppo rude.
“Per favore” aggiunsi poco dopo, cercando di rimediare. Okay, forse lo avevo seriamente spaventato. Insomma, a nessuno piacerebbe ritrovarsi nella propria auto una celebrità scazzata che ti urla contro terrorizzandoti. Ma quello era il suo lavoro quindi ehi, di cosa ti lamenti amico?
Mi lanciò un altro sguardo furtivo e Dio, perché non si sbrigava? Avevo una relazione da salvare.
Così non riuscii più a trattenermi e “Che problemi hai, amico?! Che cazzo aspetti a far partire questa cazzo di auto?!” gli sbraitai contro, guardandolo in cagnesco.
Lui parve capire che ero particolarmente suscettibile e non disse nulla, facendo partire finalmente il veicolo e iniziando a guidare il più velocemente possibile.
Benissimo, uno a zero per me.
Presi il cellulare e mi sintonizzai sulla diretta della conferenza e lo vidi.
Louis era bellissimo come sempre, anche se riuscivo a vedere l’angoscia e la paura nella sua espressione.
Era distrutto.
Vicino a lui si trovava Eleanor che non smetteva di sorridere, anche lei bellissima.
Sembravano davvero una coppia felice e non potei fare altro che pensare che noi , ormai, una coppia non lo eravamo neanche più. Tutto per colpa mia. Complimenti vivissimi, Harry.
I giornalisti presenti continuavano a fargli domande stupide come “Hai forse deciso di lasciare la boyband?” e andiamo, se c’erano solo lui e “la sua ragazza” non era neanche troppo difficile intuire il motivo della conferenza. Idioti.
“In realtà non voglio lasciare la band. Ho un annuncio da fare riguardo me e la mia ragazza, Eleanor Calder” sentii dire a Louis, e in quel momento volevo davvero morire.
Stava per annunciare il matrimonio. Il loro matrimonio.
Lo vidi sospirare, ma proprio mentre stava per parlare sbattei la fronte contro il poggiatesta del sedile del taxista e il cellulare mi cadde da mano, finendo sotto i sedili posteriori.
Mi portai una mano alla testa e “Perché ha frenato così all’improvviso? Cosa succede?” chiesi cercando di sembrare meno stronzo di prima.
L’uomo al volante si voltò e “Guardatevi intorno, signor Styles. Siamo intrappolati nel traffico di Londra.” 
Girai la testa verso il finestrino e si, eravamo praticamente inscatolati.
“Porca puttana!” esclamai, colpendomi la faccia con una mano. Ci mancava solo questa.
“Arriveremo tra una mezz’oretta al massimo, non si preoccupi.” Cercò di rassicurarmi il conducente.
Spalancai gli occhi: mezz’oretta? Era troppo, davvero troppo.
Mi chinai per recuperare il cellulare, per poi riporlo in tasca. Presi cento sterline e le posi all’uomo che mi stava fissando sconcertato.
“Grazie e tenga il resto!” esclamai. Già, mi piaceva così tanto dire quella frase, suonava così incredibilmente figa.
“E scusi per il comportamento poco educato che ho avuto prima” aggiunsi prima di uscire frettolosamente dall’auto e sotto lo sguardo interrogativo del taxista prendevo a correre come mai avevo fatto in vita mia.



 
Forza Louis, puoi farcela.
Espira, inspira.
O era inspira, poi espira? Oddio, stavo andando in panico.
Concentrati, Louis. Concentrati.
Mi alzai in piedi e “Ehi bella gente, come butta? La conferenza era dovuta al mio matrimonio con Eleanor ma, sapete, in realtà io sono finocchio e mi piace tanto prenderlo in bocca da Harry, anche se mi ha lasciato e io sono un povero disperato che sbava ancora dietro al suo bel culetto che ho sfondato ogni notte fino all’altro ieri!”
No, non potevo decisamente dire una cosa del genere.
No, non ero neanche pronto ad annunciare il matrimonio con El.
L’unica soluzione era temporeggiare.
Pensa, Louis. Pensa.
“Io –“
Dovevo trovare un diversivo, e dovevo farlo anche in fretta.
Così “Guardate, c’è un UFO!” urlai mentre mi alzavo in piedi ed indicavo l’unica finestra della sala, alla mia destra.
Un UFO, sul serio? Ma ero impazzito o cosa?
Vidi con la punta dell’occhio Eleanor portarsi una mano sulla fronte per disperazione, mentre continuavo ad indicare la presunta navicella spaziale, fingendo un’espressione stupita e terrorizzata allo stesso tempo.
Non potevi trovare una scusa migliore, Louis. Complimenti.
Okay, forse non era stata una delle mie idee più brillanti, ma sembrava funzionare.
Mi chiedevo seriamente se fossi io dannatamente bravo a fare l’attore o se fossero tutti così scemi da crederci, perché tutte le persone presenti si voltarono verso il punto che stavo indicando mentre iniziavano a scattare foto a caso, convinte che ci fossero davvero gli alieni e che stessero fotografando lo scoop del secolo.
Sicuramente era la seconda opzione.
Idioti.
 
 
 

Avevo perso l’uso delle gambe, ne ero sicuro.
Avevo percorso circa un chilometro in una decina di minuti, se non qualcosa in più.
Riuscii finalmente ad intravedere da lontano l’edificio in cui si stava tenendo la conferenza stampa e Dio, finalmente.
Dovevo solamente fare un ultimo, piccolo, piccolissimo sforzo.
Coraggio, Harry, credo in te.
Dovevo essere caduto proprio in basso per autoconsolarmi, ma accontentiamoci.
Che poi, esiste davvero la parola Autoconsolarmi? Boh.
In ogni caso avevo cose più importanti a cui pensare.
Però proprio mentre credevo di essere vicinissimo alla mia meta, caddi.
Probabilmente avevo poggiato male un piede a terra, o forse ero inciampato in qualcosa.
In ogni caso mi ritrovai con la faccia spiaccicata al suolo e il culo all’aria, e come se non bastasse uno stupido gatto seduto sul muretto a poca distanza da me continuava a fissarmi mentre cercavo di rialzarmi.
“Cos’hai da guardare, eh?” dissi rivolgendomi al gatto, “non te l’hanno detto che fissare la gente è cattiva educazione?”
Niente, quella sottospecie di palla di pelo obesa continuava a fissarmi. Anzi, stava anche ridendo di me sotto i baffi, ne ero sicuro.
“Maleducato.” Aggiunsi mentre mi alzavo e “aih!” esclamai massaggiandomi la caviglia dolorante.
Probabilmente me l’ero slogata, ma poco importava.
Ripresi a correre ancora più velocemente, seppur con una possibile frattura alla caviglia, non avendo neanche idea del perché lo stavo facendo. Il matrimonio ci sarebbe stato lo stesso, no? Con o senza il mio intervento. Magari però avrei potuto fare una di quelle entrate in scena alla tipo film e fermare la conferenza. Geniale.
Frena la fantasia, Harry.
Okay, forse guardavo troppa televisione. Ma che importava? Avrei fatto qualcosa.. dovevo solamente capire cosa, però. Tutto qui. Un gioco da ragazzi.




Sfortunatamente il diversivo non era durato a lungo, ma almeno ci avevo provato.
Probabilmente non avevo mai fatto una figura di merda epica come questa, dopo la conferenza la gente mi avrebbe visto come “il pazzo che gridava agli UFO”, ne ero sicuro.
Pensandoci bene, però, c’è da valutare quella volta in cui ero proprio sul punto cruciale con una ragazza e- non mi si alzò. Non era una semplice ragazza, per niente. Hannah è stata la mia prima ed ultima ragazza, l’ho amata davvero molto, ma il destino non era dalla nostra parte. A causa quindi di crudeli avversità e forze superiori -la mia preferenza per l’uccello- fui costretto a lasciarla, guadagnandomi probabilmente il suo odio (anche se probabilmente ci saremmo lasciati comunque. Insomma, chi starebbe mai con uno che fa cilecca durante la sua prima volta?). In ogni caso non era stata colpa mia. Che colpa potevo averne io se le ragazze non mi attizzavano più? Troppo complicate, troppo.. morbide, per non parlare di quelle cose sporgenti che avevano sul petto. Tette, che schifo. Mi veniva da vomitare al solo pensiero.
Sentii Eleanor strattonarmi verso il basso, facendo segno di sedermi e -- oh. Ero in piedi indicando un punto remoto della finestra mentre la mia figura di merda era stata ripresa dalle innumerevoli telecamere presenti e probabilmente avrebbe fatto il giro del mondo rendendomi lo zimbello di internet, benissimo.
 
 

“Dio, finalmente!” quasi urlai mentre mi accasciavo a terra e prendevo a.. baciare il terreno.
Ma quello non era semplice asfalto ricco di germi e sporcizia di ogni genere (sperai che qualche cane non avesse deciso di svuotare la propria vescica in quel preciso punto.)
Mi trovavo infatti davanti quel cazzo di edificio di merda della Modest!Management e al suo interno c’era il mio Loulou, ed ero deciso a recuperarlo a tutti i costi.
Mi rialzai in piedi e presi il cellulare, risintonizzandomi sulla diretta della conferenza stampa. Dovevo assolutamente vedere se avevano già annunciato il matrimonio.
Guardate, c’è un UFO!”
Oh mio Dio. Lo aveva detto sul serio.
Mi piegai in due dalle risate quando vidi la sua faccia alla metà tra il mortificato e il terrificato.
Un vero spasso.
Hahaha, Louis ha un grande senso dell’umorismo!” cercò di parargli il culo Eleanor. Imbarazzante.
Tutto in quella sala era esilarante. L’intera conferenza era una vera e propria barzelletta, sul serio.
Vidi Louis ricomporsi, ma sgranò leggermente gli occhi alla domanda “Tornando seri, Signor Tomlinson, perché ha deciso di convocare la stampa? Ha forse deciso di annunciare il suo tanto spettegolato matrimonio con la signorina Eleanor Calder?”, posta da una giornalista.
Merda, dovevo sbrigarmi.
Entrai di corsa nell’edificio e iniziai a cercare la stanza in questione, ma niente.
Avevo setacciato ormai l’intera sede e non avevo ancora trovato la sala interessata.
Camminai spazientito per l’intero corridoio del terzo piano e vidi due omaccioni stare di guardia ad una porta.
Doveva essere sicuramente quella.
Mi avvicinai con disinvoltura e “E’ qui che si tiene la conferenza stampa di Louis Tomlinson?” chiesi.
I due si guardarono per un istante e poi quello pelato annui nella mia direzione.
Feci qualche passo per avvicinarmi di più, ma “Non può passare, mi dispiace” disse invece quello capellone.
Così “Senta, ma lo sa chi sono io?” chiesi con finta disinvoltura al tizio che mi aveva impedito di passare poco prima.
Okay, odiavo giocare quella carta, ma era una questione di vita o di morte.
Lui parve squadrarmi per qualche secondo, e poi “Certo, uno di quei cinque coglioni per cui le mie bambine vanno matte.” rispose.
Ma coglione a chi? Toh, ora mi toccava anche essere insultato da una palla da bowling con le gambe.
Se un paio di giorni qualcuno mi avesse detto che io, Harry Styles, sarei finito in una situazione del genere, probabilmente gli sarei scoppiato a ridere in faccia.
“Sa che potrei farla licenziare?” risposi cercando di mantenere un tono calmo.
Vidi l’altra guardia sussultare alle mie parole e “Senta, non importa di chi lei sia. Noi non possiamo lasciar passare nessuno” affermò deciso.
“Ma io devo passare, è una cosa importantissima!” quasi urlai mentre cercavo di spintonare le due rocce davanti a me.
“Mi spiace, ricciolino, ma non puoi passare” commentò una delle due palle da biliardo.
“Diamine, fatemi passare ho detto!” sbraitai, cominciando a spintonare invano l’uomo pelato che si mise a ridere.
Che cazzo mi rideva?
L’altro intervenne e mi spinse leggermente, spostandomi di qualche centimetro.
“E io ho detto che non possiamo farti passare” disse deciso mentre il tizio pelato continuava a ridere.
“E se vi facessi un autografo da portare a casa per le vostre figlie?” provai, ma “No” affermò irremovibile il capellone.
“Vi pago!” riprovai quasi supplicandoli.
I due si guardarono di nuovo per qualche attimo e parvero riflettere sulla mia proposta.
Un lume di speranza si accese dentro di me, ma morì appena uno dei due mi si avvicinò pericolosamente e, afferrandomi con forza, mi trascinò bruscamente per tutto l’edificio fino a condurmi all’entrata.
“E non farti più vedere!” Urlò mentre praticamente mi sbatteva fuori.
“Animali!” commentai quando fui sicuro che l’uomo fosse abbastanza lontano da non sentirmi. Insomma, non ero tanto rincoglionito da mettermi contro due palle da bowling quasi il mio triplo. In un’ipotetica lotta ci avrei sicuramente lasciato le penne.
Sospirai sconsolato, tanto ormai ero sicuro che in tutto quel tempo si fossero già sposati e avessero avuto pure dei bambini.
Sii positivo, Harry. Sii positivo.
Magari ero ancora in tempo per rovinare tutto. Dovevo solo trovare il modo di entrare in quella cazzo di sala e urlare “Fermi tutti, in realtà è tutta una falsa!” No, okay. Quello sarebbe stato decisamente troppo da film.
Se avessi fatto una cosa del genere mi avrebbero rinchiuso in un ospedale psichiatrico per il resto della mia vita, ne ero sicuro. Ma tentar non nuoce, no?
Mi guardai intorno e vidi uno sportellino, probabilmente il condotto dell’aria.
Mi avvicinai e “Se questo è l’unico modo..” pensai ad alta voce.

E’ per Louis, Harry. Lo stai facendo per lui.
 
 
 
 
“Tornando seri, Signor Tomlinson, perché ha deciso di convocare la stampa? Ha forse deciso di annunciare il suo tanto spettegolato matrimonio con la signorina Eleanor Calder?”
Merda.
“Emh – ecco, io-“ dovevo parlare, ma quelle parole proprio non volevano uscire dalla mia bocca.
Il problema era che temporeggiare, in ogni caso, non sarebbe servito a nulla. Questa specie di messa in scena sarebbe andata avanti ugualmente, che io lo avessi voluto o meno.
In quel momento non potei fare a meno di pensare a Harry.
Pensai ai suoi ricci indomabili che lui cercava di tenere a bada con quelle bandane dalle strane fantasie. Amavo immergere le mani tra i suoi capelli e accarezzargli dolcemente la testa, come a cullarlo.
Pensai ai suoi occhi che a qualsiasi persona sarebbero potuti sembrare semplicemente verdi, ma io mi ci ero perso dentro talmente tante volte da capire che i suoi occhi, in realtà, non erano verdi. Gli occhi di Harry erano di uno smeraldo vivo e se li osservavi bene potevi scorgere anche delle pagliuzze dorate al loro interno. Per non parlare del fatto che cambiavano colore a seconda del tempo e cazzo, a volte sembravano più azzurri dei miei.
Amavo svegliarmi la mattina e ritrovarmi quegli occhi ancora impregnati di sonno squadrarmi, per poi baciarglieli più e più volte. Harry lo faceva spesso, osservarmi nel sonno. Diceva che ero una delle cose più belle di questo universo e che ero adorabile anche mentre dormivo. In realtà la cosa più bella dell’universo era lui non so perché si ostinava a non capirlo.
Pensai al suo sorriso contagioso e a come ultimamente sorridesse così raramente. Certo, lui a differenza mia cercava di mostrarsi sempre felice al resto del mondo, ma io sapevo quanto in realtà stesse soffrendo. E sapevo anche che i suoi sorrisi reali, quelli più bellicon tanto di fossette e rughette agli angoli degli occhi, erano riservati solo ed esclusivamente a me. E quando mi sorrideva non potevo fare altro che ritenermi il ragazzo più fortunato del mondo per essere in grado di cogliere quella luce che il suo sorriso emanava, illuminando tutto ciò che lo circondava.
Pensai all’incavo del suo collo e a quanto amavo appoggiarci la testa e respirare il suo profu-
“Louis”
Mi voltai e vidi Eleanor guardarmi con degli occhi che mi supplicavano di dire qualcosa, qualsiasi cosa.
Non devi farlo se non vuoi, Louis.
Aprii la bocca per un istante solo per poi richiuderla.
Non ce la faccio, scusa” mimai ad Eleanor, mentre mi rivolgevo al resto della sala.
Presi un bel respiro e “Eleanor è una delle persone più genuine che conosca. E’ bella, simpatica, gentile e ha altre mille qualità che non sto qui ad elencare. E’ sicuramente una delle donne più importanti della mia vita..” dissi per poi fermarmi un attimo per guardare il suo viso stupito. Notai il suo sorriso, era sicuramente in imbarazzo a causa di tutti quei complimenti. Mi invitò a continuare il mio monologo con lo sguardo, avendo già capito le mie intenzioni.
“Ma non è lei la persona che amo”
Nella stanza si innalzarono delle voci, sicuramente questo nessuno se lo aspettava. O forse si.
“Siamo tutti maledettamente stanchi di questa falsa che forse è stata portata avanti per troppo tempo, ma ora la recita è finita. Io ed Eleanor non siamo mai stati insieme, siamo semplicemente amici e tutto questo è stato messo in scena per nascondere la mia omosessualità” dissi.
Potevo vedere le facce stravolte di alcuni uomini della M!M, uno addirittura si passò la mano davanti al collo, facendomi capire che avrebbe voluto tagliarmi la testa. Letteralmente. Non potevo dargli torto.
“Per tutto questo tempo ho finto di essere qualcuno che non sono, ma ora ho capito che niente vale più di stare al fianco della persona che più amo. Né la fama, né i soldi, né-“
Fui interrotto da un grande boato e riuscii a vedere qualcosa di nero cadere dal soffitto, seguito da una gran parte dell’intonaco bianco.
Credetti di avere le allucinazioni, ma tutto mi fu confermato quando anche Eleanor sgranò gli occhi ed indicò quella figura a me fin troppo familiare.
“Harry!” quasi urlai prima di affrettarmi a raggiungerlo per poi tendergli una mano per aiutarlo ad alzarsi dal freddo pavimento.
Lui si alzò e mi avvolse tra le sue braccia. Non vorrei essere in nessun altro luogo.
Ricambiai l’abbraccio e poggiai il mento sulla sua spalla. Mi era mancato tantissimo.
“come-“ provai a chiedergli, ma lui mi interruppe sussurrando “Non importa, ti spiego dopo. Ho sentito tutto quello che hai detto, Louis. Hai fatto coming out superando la tua costante paura di essere giudicato da tutto e tutti soprattutto per il tuo orientamento sessuale. Sono così dannatamente fiero di te. Ti amo” che mi fece sciogliere il cuore.
Lo strinsi più forte.
Sul serio, saremmo potuti rimanere così per l’eternità se solo non mi fossi ricordato di essere in una sala piena di paparazzi che continuavano a scattare foto.
Allentai la presa dalle sue spalle e “anche io ti amo, Harry Styles” dissi prima di alzarmi sulle punte dei piedi, prendere il suo viso tra le mani e baciarlo.
Lui sorrise sulle mie labbra per poi ricambiare il bacio, cingendomi la vita con le sue braccia.
Sentimmo tanti flash e voci alle nostre spalle ma non ce ne curammo.
In quel momento eravamo solo Louis ed Harry.
 
 
 
 
La vita è qualcosa di così imprevedibile. Un attimo prima sembra di essere all’inferno e quello dopo in paradiso e viceversa. E’ davvero come le montagne russe, piena di rilievi e depressioni. Però, alla fine, c’è sempre un arrivo, che sembra sia una sorta di compromesso tra le salite e le discese. E la mia vita, in quel momento, doveva decisamente essere un arrivo.
Dopo la conferenza io e Louis ci rimettemmo insieme subito, senza neanche chiarire: i nostri sguardi parlarono per noi, come avevano sempre fatto. Inutile dire che quella sera facemmo l’amore per ore ed ore: avremmo dovuto recuperare il tempo perduto.
Qualche giorno dopo partimmo per una vacanza alle Hawaii con Zayn, Liam e Niall: dopo aver strappato il contratto con la Modest!Management decidemmo di comune accordo che i One Direction si sarebbero presi una pausa per poi tornare a dominare i palcoscenici di tutto il mondo più carichi di prima.
E avevamo anche deciso di darci un taglio con quelle canzoncine infantili e commerciali: noi stavamo maturando e la nostra musica sarebbe maturata con noi.
Anche i nostri fan stavano maturando: la notizia del bacio che io e Louis ci eravamo scambiati di fronte a tutti quei paparazzi si diffuse velocemente e creò molto scalpore. Però, a differenza di quel che avevano sempre pensato tutti, la band non ebbe conseguenze negative, anzi. I fan aumentarono e Io e Louis diventammo una specie di “icona” per la comunità omosessuale. Grazie al nostro gesto molte persone riuscirono a trovare la forza di essere loro stesse e molti divennero accesi sostenitori della coppia “Larry Stylinson”.
 Per quanto riguarda Eleanor, invece, diciamo che il mio odio per lei svanì quasi completamente. Lei e Louis continuarono a sentirsi di tanto in tanto e avevano addirittura organizzato un appuntamento a quattro invitando il ragazzo con cui El aveva iniziato ad uscire, Max, suo amico d’infanzia.
Tutto sembrava stesse andando per il verso giusto ed io mi sentivo così incredibilmente felice.
Potevo finalmente camminare mano nella mano con la persona che più amavo al mondo o baciarla in pubblico come una vera coppia.

Mi sentivo come se fosse finalmente spuntato l’arcobaleno dopo la brusca tempesta.
“Amore, a cosa stai pensando?” mi chiese Louis all’improvviso, distraendomi dai miei pensieri.
“Che sei bellissimo e che finalmente posso urlare al mondo che sei mio” risposi sorridendogli.
Lui mi posò un bacio delicato sulla tempia per poi ricambiare il sorriso e cavolo, non mi sarei mai abituato a quello.
Ogni volta che mi sorrideva sentivo di innamorarmi sempre un po’ di più, anche se sapevo che era impossibile: non avrei mai potuto amarlo più di così.
 “Non posso ancora credere che hai davvero trattato di merda un povero taxista innocente, fatto cadere la spesa ad un’anziana e non averla neanche aiutata a recuperare le buste, parlato con un gatto, baciato un marciapiede e aver tentato di corrompere quei due bestioni che stavano fuori alla sala giocando la carta del sono famoso e posso fare quel che cazzo voglio. Cosa è successo, ci siamo scambiati i ruoli? Sono sempre stato io la sassy qui e non voglio concorrenza!” urlò divertito il mio ragazzo, cambiando discorso.
“Per non parlare del fatto che hai gattonato all’interno del condotto dell’aria e poi sei caduto dal soffitto e cazzo, se non fossi stato nel pieno di un discorso serio sull’amore infinito che provo per te ti avrei riso appresso perché andiamo, avresti dovuto vedere la tua faccia!” aggiunse poi, ridendo.
Lo rifarei altre mille volte solo per sentire il suono della tua risata all’infinito.
Eravamo sdraiati su una delle tante sdraio della costosissima spiaggia hawaiana in cui ci trovavamo in vacanza mentre i ragazzi erano in acqua a fare i coglioni, come sempre.
Io gli cingevo la vita con un braccio mentre con l’altro gli accarezzavo dolcemente i capelli. Nonostante la sdraio non fosse abbastanza larga da ospitarci entrambi, eravamo riusciti ad entrarci tutti e due perché anche se lui era disteso a pancia in su e occupava praticamente tutto lo spazio, io gli stavo letteralmente spalmato addosso ed ero girato su un fianco, in modo da poter guardare il suo profilo perfetto. Lui invece aveva lo sguardo rivolto al cielo ed io non potevo che definire adorabile il modo in cui gesticolava mentre parlava.
Era così spensierato e felice, era da tanto che non lo vedevo così e sapere di essere io il motivo della sua felicità mi faceva venire le farfalle nello stomaco.
Dovevo darmi un contegno, cazzo. Non ero di certo una di quelle ragazzine alla loro prima cotta.
Mi accorsi di essermi incantato di nuovo e mi affrettai a riprendere il discorso di prima, così “Ma la smetti di prendermi in giro? E pensare che doveva essere una cosa tipo romantica” commentai fingendomi scocciato.
“Oh andiamo Harold, stavi forse cercando di imitare qualche telefilm argentino? Perché sai, sembrava una di quelle scene ad effetto del Mondo di Patty. Se avessi avuto le treccine e la bicicletta e saresti stato perfetto!”
“Io più che altro mi sentivo in un episodio di Kim possible!”
“Taci, Patty”
Alzai gli occhi al cielo perché dannazione, sapevo benissimo che quello sarebbe diventato il mio nuovo soprannome.
“Hai anche dato un pugno a Nick faccia di cavallo! Non sono mai stato così fiero di te, ora mi commuovo” disse portandosi teatralmente una mano agli occhi per asciugare le sue finte lacrime. Sorrisi.
“Non chiamarlo così, Lou. Tanto lo so che non lo odi così tanto come vuoi far credere”
“Stai scherzando? Per quattro anni ci ha provato con il mio ragazzo e appena mi sono distratto un attimo ti ha praticamente drogato e poi ha ficcato quella sua lingua viscida nella tua bellissima boccuccia di rosa. Ovvio che lo odio.”
“Non era droga, Louis. E poi si è scusato e ha detto di aver capito che tra noi non potrà mai esserci niente. Io amo te e solo te”
Lui si voltò completamente verso di me e “Anche io amo solo e solo te” disse, per poi posarmi un bacio casto sulle labbra.
Staccò la sua bocca dalla mia qualche secondo dopo, per poi appoggiare la testa nell’incavo del mio collo.
“Promettimi che niente ci dividerà più e che staremo sempre insieme.”
“Te lo prometto, Louis. Ti amo. Sempre”
Lui mi strinse più forte ed in quel momento, tra le sue braccia, sentii che tutto sarebbe andato bene.



 


 
"Perchè nessuno mi salva nel modo in cui mi salvi tu."




(Oops) Hiiiiiiiiiiiiii
Non ho molto da dire in questo spazio autrice, spero solo che ci abbiate capito qualcosa (siete persone intelligenti, mi fido di voi) e che vi sia piaciuta.
L'idea di scriverla è nata mesi fa, verso marzo, però ho sempre rimandato.
Ho provato ad immaginarmi un possibile coming out larry nel giorno del loro anniversario dato che l'anno quest'anno il tanto aspettato annuncio di Louis Tomlinson era una cazzata, ma okay.
So che molte cose sono abbastanza scontate, ma cosa posso farci? Sono un'inguaribile romantica e probabilmente ho visto troppi film.
Il titolo di questa os è dovuto alla nuova canzone dei ragazzi, uscita poche ore fa (sto ancora sclerando).
Non so più che altro dire, mi sembra solo strano che io non abbia scritto qualcosa dal rating rosso (Miriam, se stai leggendo, spero tu mi capisca).
Okay, fondamentalmente so di essere una tipa abbastanza noiosa, quindi ora torno ai miei scleri da fangirl e la smetto di rompere i coglioni.
:)
  
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