Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: setton    09/09/2014    3 recensioni
JeanMarco.
ho scritto questa cosa di rigetto in un momento di sconforto, io non ho mai scritto angst e di solito non farei mai soffrire Jean e/o Marco, li amo troppo, ma mi sentivo depressa, quindi dovevano soffrire più di me.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Armin Arlart, Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un tuono in lontananza, presto il sarebbe arrivata la pioggia.


Tutti dicevano che il cattivo era lui, ma era stato lui ad essere stato lasciato solo.

Era seduto in un angolo buio della sua stanza, i capelli attaccati alla fronte, si era appena fatto la doccia, non per essere pulito, ma per piangere senza che nessuno lo sentisse.
Erano giorni ormai che lui se n'era andato, l'aveva lasciato per sempre, avevano avuto una litigata prima che succedesse, ora si pentiva che le sue ultime parole fossero state "sei un'idiota!", ora invece pensava solo che gli mancava, che lo rivoleva con se.
Le gambe strette al petto, il viso scavato, le occhiaie marcate, non dormiva e non mangiava da giorni. Il suo unico pensiero era Marco. Voleva raggiungerlo, voleva rivederlo, ma la religione diceva che i suicidi sarebbero andati all'inferno, non in paradiso e lui era sicuro che il moro fosse in paradiso visto che era un ragazzo splendido.
Non chiedeva mai nulla, aiutava sempre gli altri, li metteva perfino al primo posto.

Le prime gocce di acqua iniziarono a cadere, se ne sentiva il rumore mentre picchiettavano sulla finestra, sempre più forti, sempre di più. Ebbe un brivido, si rese conto che era coperto solo da un asciugamano, doveva almeno coprirsi, si alzò da terra e si avvicinò all'armadio, lo aprì e prese dei boxer neri ed una maglietta del medesimo colore.
Strinse con forza gli occhi e si morse le labbra cercando di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di iniziare ad uscire.
Fu tutto vano, un gemito di dolore gli uscì dalle labbra e le lacrime gli iniziarono ad uscire copiose.
Come sarebbe andato avanti senza di lui? Come avrebbe fatto ad andare al suo funerale? Come avrebbe fatto sopravvivere se la sua unica ragione di vita se n'era andata per colpa di un pirata della strada. Non si era fermato allo stop e non si era neppure fermato a soccorrerlo, eppure Marco era ancora vivo, se quell'idiota avesse fatto qualcosa probabilmente non sarebbe finita a quel modo, sperava lo prendessero e lo mettessero dentro a vita, non credeva nella vendetta.
Gli mancavano le sue labbra, le sue lentiggini, le sue spalle larghe, i suoi capelli corvini, il suo sorriso. Gli sarebbe mancato tutto di lui.
Si passò una mano fra i suoi biondi capelli ancora umidi, si poggiò una mano sugli occhi cercando di fermare le lacrime. Voleva farla finita, voleva ma non l'avrebbe fatto, non poteva o non l'avrebbe più rivisto.
Qualcuno bussò alla sua porta, era Armin, voleva sapere come stava, ancora un tuono in lontananza, coprì l'ennesimo singhiozzo troppo forte.
 Si asciugò gli occhi e andò ad aprire la porta, fece finta che non gli interessava nulla, i suoi occhi ancora rossi e lucidi tradivano i suoi modi di fare. Non voleva essere compatito. Armin lo guardò con un espressione triste, non conosceva Marco come lo conosceva lui, ma conosceva Jean e sapeva che stava male, che aveva bisogno di qualcuno.
Chiuse la porta. Con fare impacciato il biondino gli si avvicinò, lo tirò a se e lo abbracciò. Jean dal canto suo chiuse gli occhi e riprese a singhiozzare. -Perché proprio a lui? Perché deve essere successo proprio a lui?- disse con voce rotta dalle lacrime.
 Armin non fiatò, capiva il dolore di Jean, aveva perso tutti anche lui. Lo continuò a stringere a lungo, finché il più grande non si calmò.

  
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