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Autore: Mai Valentine    09/09/2014    1 recensioni
Minako era felice, serena, spostò i capelli sudati dalla fronte di Rei. La guerriera di Marte strinse le dita intorno a quelle di Venere. Gli occhi dell'aspirante idol brillavano nell'oscurità della piccola stanza. Aleggiava nell'aria una calma surreale, perfetta, ma era solo un'illusione.
«Rei vuoi diventare la mi fidanzata?». Le parole erano fuoriuscite dalla sua bocca prima che i suoi neuroni comunicassero tra loro. Si morse il labbro; il danno era stato fatto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Minako/Marta, Rei/Rea
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Il mio posto nel mondo
 
 
 
Una giovane donna dai lunghi capelli corvini si girava e rigirava nel proprio letto, non riusciva proprio a rilassare la mente.  Guardò la sveglia che segnava le  due e un quarto, accasciò il corpo sul futon portando un braccio sulla fronte. Con la coda dell'occhio osservò la figura che dormiva accanto a lei. Capelli biondi come il sole le incorniciavano il viso pulito, le palpebre chiuse non permettevano a Rei di ammirare gli occhi azzurri come il cielo, proprio quegli occhi che la sera prima l'avevano guardata con tutta la gioia del mondo. Ingoiò la saliva. "Perché non ho risposto alla  domanda di Mina?" era quella la causa della sua insonnia: una domanda. Si torturava, ancora e ancora, come se provasse un mero piacere nel rivangare il suo non coraggio. Mangiavano spesso insieme, guardavano film insieme, uscivano insieme, dormivano nello stesso letto condividendo qualcosa di importante; eppure non aveva saputo rispondere a quella dannata domanda che ancora aleggiava nella sua mente. Si alzò; era inutile continuare a dormire. Il santuario era un'oasi di pace, sopratutto a notte fonda, nessuno poteva disturbarla né suo nonno, né i visitatori. Uscì. Aveva bisogno di sentire il lieve vento accarezzarle il viso, aveva bisogno di respirare. La sua stanza era diventata troppo calda e soffocante.  Alzò il collo verso l'alto,  la luna troneggiava  nel cielo, padrona e signora, e tutte le cose erano al loro posto nel mondo.
 «Quale è invece il mio posto?»
         Non riusciva a darsi una risposta, aveva paura. Rimase a fissare Phobos e Deimos che volavano alti e felici, liberi, a loro bastava solo quello. Mentre a lei? Non riusciva ad esprimere i suoi sentimenti, si sentiva la donna di ghiaccio quando doveva essere la guerriera della passione e del fuoco. Sospirò. Le aveva comprato anche un regalo, era stata vicina a donarlo, ma alla fine, come sempre, era stata sconfitta dal suo stesso orgoglio:  aveva riposto e nascosto il dono nello scatolino all'interno della giacca che aveva indossato il giorno precedente. Portò le gambe al petto, appoggiando il capo sulle ginocchia. Pensò che tutto il suo essere era stato sconvolto da quella semplice, troppo semplice richiesta, alla quale avrebbe dovuto rispondere senza problemi, infondo già sapeva cosa volesse dirle...  Non le restava che perdersi nei ricordi.
 
***
 
         Era un sabato sera come tanti altri e Rei e Minako avevano programmato, sotto le insistenze della guerriera dell'amore, una cena in un piccolo ristorantino italiano. La mattina era stata dedicata allo shopping sfrenato, almeno per quanto riguardava Sailor Venus, mentre  per Sailor Mars  il suo unico acquisto era stato un ciondolo d'argento che aveva conservato nella tasca della giacca. Finalmente, dopo una lunga giornata passata a correre tra un negozio all'altro, poteva sedersi e mangiare qualcosa. Pr qualche oscuro motivo Minako aveva voluto provare la cucina italiana, lei, invece, era abbastanza scettica: amava i cibi tradizionali. Erano sedute una di fronte all'altra, il sorriso smagliante della guerriera dell'amore la metteva in imbarazzo. L'aspirante idol allungò una mano sul tavolo nel tentativo di incrociare le dita con le sue, ma la miko la scostò subito: un cameriere si stava avvicinando per prendere ordini. Venus rimase delusa, ma come sempre con una  battuta riuscì ad allontanare via la tristezza. Mars abbassò il capo guardandosi le mani, perché dopo due mesi aveva ancora così tanta difficoltà nell'accettare, in pubblico, un semplice gesto d'affetto? In realtà, non solo in pubblico, ma anche a casa e a dirla tutta provava imbarazzo anche nell'essere osservata da Artemis.
«Ehi tutto bene? Forse questo posto non ti piace? Ho sbagliato qualcosa?» l'assillò di domande la biondina.
«No, no, tutto bene, semplicemente pensavo» rispose Rei portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Minako sussultò: un semplice gesto della sacerdotessa le faceva perdere i sensi.
«Oh capisco» portò alle labbra il vino rosso cercando di non pensar all'avvenenza della giovane donna che aveva di fronte.
         Fu una cena piacevole e rilassante. Avevano mangiato, bevuto, parlato e il cameriere aveva lasciato il suo numero di telefono alla futura Star. Rei non aveva detto nulla, eppure aveva provato una folle gelosia. Aino subito si era resa conto del cambiamento d'umore della guerriera di Marte e aveva iniziato a punzecchiarla.
«Sei gelosa?» portò le mani sulle labbra ridacchiando.
«Per nulla» ribatté posando il fazzoletto sul tavolo.
«Oh, oh, Hino fa la dura e forte. Avanti ammettilo che sei gelosa» si spinse in avanti appoggiando i palmi delle mani sulla tovaglia guardando in maniera maliziosa Rei. La miko girò il volto, non voleva attirare troppa attenzione. In realtà nessuno pensava a loro, erano tutti intenti a cenare.
«Smettila e andiamo via, non ho più voglia di stare qui. Pago io» lo sguardo di Marte era serio e non ammetteva repliche. Minako alzò le spalle e fece come richiesto,senza capire totalmente quella fretta che la spingeva a lasciare il locale; tuttavia l''aspirante idol disobbedì all'ultimo ordine: pagare il conto. Rei sbuffò, adesso si sentiva anche in debito.  
         Si trovarono a passeggiare tra una delle arterie pulsanti e principali del cuore di  Tokyo: Shinjuku. Quei colori accesi dei cartelloni pubblicitari, le luci dei locali, le strade affollate rendevano la sacerdotessa nervosa. Minako tentò di afferrarle la mano, ma lei si scansò.
«Cosa ti ho fatto?» chiese la guerriera dell'amore.
«Nulla». Quando Hino fuggiva, Aino la inseguiva. Era il loro gioco.
«Perché fai sempre la misteriosa e non mi dici mai ciò che provi?» urlò l'aspirante idol fermandola per un braccio.  Rei si voltò verso la compagna, rimase per un minuti in silenzio, alla fine si fece coraggio e rispose.
«Perché sono gelosa di te». Si sentiva una sciocca, una quindicenne alla sua prima cotta e lei che cosa poteva saperne dell'amore? Lei che aveva allontanato chiunque le si avvicinasse? Minako la tirò a sé, la tenne ben stretta tra le braccia e la baciò  sulle labbra e a Rei non importò che qualcuno potesse vederle.  
«Che ne dici di andare a casa?» domandò la biondina con voce passionale. La miko annuì.           
         Venus alzò un braccio per chiamare un taxi quando una Toyota  bianca, ultimo modello decapottabile, si fermò a pochi metri dalle due guerriere.
«Heilà bellezze avete bisogno di un passaggio?» esordì la  protetta di Urano aprendo le portiere della macchina. La miko e l'idol si guardarono negli occhi, erano al quanto sorprese, sembrava che Haruka le seguisse. Michiru alzò una mano in segno di saluto.
«Avanti venite con noi!» disse con fin troppo entusiasmo. Rei e Minako  salirono sull'auto sportiva e la guidatrice non perse tempo a punzecchiarle, quando in realtà lei sapeva tutta la verità.
«Passeggiata romantica in cerca di ragazzi?» si voltò leggermente verso di loro.
«Lasciale stare Haruka» l'ammonì la guerriera di Nettuno.
«Non proprio, abbiamo solo fatto shopping e cenato nelle vicinanze» rispose pacatamente la pallavolista.
«Si vede che sei cresciuta, Minako. In passato avresti fatto follie per uscire con un bel ragazzo o sbaglio?»  disse la violinista. Rei guardò la compagna che annuì contenta.
«Sai, infondo, mi sono resa conto, da molto tempo, che non ho bisogno di uomini» alzò le spalle. La miko la fulminò con lo sguardo. Non poteva dimenticare il giorno in cui aveva pronunciato quella frase sul tetto della scuola mentre aspettavano i Three Lights e si ricordò che erano passati due anni dalla sconfitta di Gakaxia: da quel momento erano cambiate tante cose.
«Che rivelazione interessante» ribatté la test driver.
«Haruka!» esclamò Michiru non riuscendo, tuttavia,  trattenere una risata: alle sue spalle la miko si contorceva sul sedile in pelle dopo le scottanti  dichiarazioni della biondina.
«Allora dove vi porto?».
         Rei, prima che Minako potesse dire qualcosa, scattò in avanti e annunciò a gran voce il luogo dove dirigersi, stupendo tutti.
«Santuario Hikawa». L'aspirante idol non riusciva neanche più a parlare, era la prima volta da quando era iniziata quella loro strana relazione che la miko la portava al Santuario. Haruka passò le mani tra i capelli e spinse l'acceleratore.
        
        
         L'arciera lasciò le scarpe a spillo all'entrata, seguita dalla pallavolista. Senza far rumore, o quasi, attraversarono tutto il corridoio centrale; il nonno dormiva e Rei tirò un sospiro di sollievo. Con estrema  accortezza aprì la porta della sua camera da letto. La stanza era piccola, ma accogliente. Minako, esuberante come sempre, si lasciò cadere sul futon al centro della camera.
«Da quanto tempo che non venivo qui, mi mancava».
«Potresti fare silenzio? Il nonno dorme e non vorrei svegliarlo!» esclamò.
         Venus si alzò e con passo felino si trovò alle spalle di Mars:  l'abbracciò. La guerriera dell'amore le scostò i lunghi capelli, affondando le labbra nel collo latteo della miko. Rei si lasciò sfuggire un gemito di piacere.
«Perché mi hai portato qui?» chiese, mentre abilmente con le dita affusolate apriva il bottone dei jeans chiari.
«Non lo so, ho seguito l'istinto» rispose nel voltarsi verso la compagna.
«Hai le guance tutte rosse e mi piace». Minako fece scivolare la giacca dalle spalle della sacerdotesse. La spinse verso il futon. Marte si lasciò guidare da Venere. Erano una sull'altra, si guardavano negli occhi con desiderio bruciante. La guerriera dell'amore sovrastava la guerriera della passione. Con uno scatto Rei capovolse la situazione, lasciando sorpresa l'aspirante idol. Senza pensare troppo la spogliò degli abiti e Minako seguì il ritmo della compagna. Erano pelle contro pelle, viso contro viso. Mani che cercavano, volevano ardentemente il corpo dell'altra. L'arciera baciò con lussuria la pallavolista facendo scendere oltre la vita le dita esili. Si abbandonarono una nella braccia dell'altra....
         Minako era felice, serena, spostò i capelli sudati dalla fronte di Rei. La guerriera di Marte strinse le dita intorno a quelle di Venere. Gli occhi dell'aspirante idol brillavano nell'oscurità della piccola stanza. Aleggiava nell'aria una calma surreale, perfetta, ma era solo un'illusione.
«Rei vuoi diventare la mi fidanzata?». Le parole erano fuoriuscite dalla sua bocca prima che i suoi neuroni comunicassero tra loro. Si morse il labbro; il danno era stato fatto. Il cuore le batteva all'impazzata e sembrava che dovesse schizzarle fuori dal petto, guardava la compagna e attendeva una risposta. Rei non disse nulla, si girò dall'altro lato. Era delusa si sé stessa; perché non aveva risposto? Aino ricacciò indietro le lacrime, fece passare le braccia sotto il seno della donna abbracciandola. Sprigionava calore.
«Scusami, avevo promesso di aspettarti, solo che mi avevi portata qui e ho pensato... Volevo solo definire i contorni di questo nostro rapporto, ma forse non è il momento. Buona notte mia guerriera».
 
***
 
 
         Rei aveva percorso con la mente tutta la giornata e aveva sperato di poter cambiare quello che non aveva detto, purtroppo non era bastato. Aveva bisogno di aiuto... di una madre.  La guerriera del fuoco aveva sempre fatto affidamento su sé stessa e pochissime volte si era ritrovata a pensare a sua madre, adesso era una di quelle.
«Madre cosa devo fare?».
         Una forte volata di vento le scompigliò i capelli, scuotendo anche le fronde dei rami e in quello stesso istante la porta che dava verso l'esterno venne aperta. Riconobbe subito quei passi.
«Rei cosa ci fai qui? Sono le due e quarantacinque è presto anche per i tuoi esorcismi» sbadigliò Minako sedendosi accanto alla mora. La miko rimase in silenzio. L'osservò per qualche istante, ma sembrava assorta nei suoi pensieri. Decise di andare via.
«Ho capito, ti lascio sola» stava per alzarsi quando Rei la fermò appoggiando il palmo della mano sulla gamba della compagna. Aino rimase e aspettò quello che Hino volesse dirle. La sacerdotessa prese fiato e coraggio.
«Mi dispiace per non aver risposto subito alla tua domanda — Minako stava per aprire bocca, Rei la zittì appoggiando l'indice sulle labbra  — . Ascoltami e non fiatare: ho avuto paura e ho paura del passato, del presente e di quello che siamo e rappresentiamo. Siamo guerriere che combattono per un futuro, per proteggere la nostra principessa e rinasciamo ogni volta, in ogni epoca, sempre con lo stesso scopo». Fece una breve pausa, Minako la guardava sempre più confusa. Rei riprese.
«Eppure so bene che dobbiamo vivere la nostra vita, comunque vada e se a te va bene, la mia risposta è si. Scusami per il mio poco coraggio». Le guance erano diventate color rosso acceso, più delle sue fiamme. Giocava nervosamente con le dita delle mani intrecciandole tra loro. Sailor Venus, forse intontita per il sonno o forse perché era più furba di una volpe, non capì subito a cosa si riferisse.
«Di quale domanda stai parlando?».
«Voglio — balbettò — stare con te» le ultime parole le pronunciò tutte d'un fiato. Un sorriso magnifico si disegnò sulle labbra di Minako e senza preavviso la sollevò da terra e senza più badare alla regola imposta da Rei: non fare confusione; corse per tutto il santuario con la miko tra le braccia. La sacerdotesse  superata la fase dello stupore  si rese conto di quello che era accaduto e iniziò a sbraitare contro quella che adesso poteva definire la sua dolce metà.
«Sei cretina? Mettimi giù!» urlò.
«No, sono felice!» rispose tenendola ferma, nonostante Rei calciasse forte.
«Appena mi metterai giù faremo i conti» gridò ancora premendo la mano destra sul volto della compagna. Minako non ascoltava e sentiva più niente, era felice e le bastava solo quello. Hino, anche se sbraitava, in cuor suo era contenta. Si ricordò del ciondolo, troppo tardi; Aino già l'aveva lasciata cadere sul futon, mentre la stringeva tra le braccia. Ci avrebbe pensato il giorno dopo. Infondo avevano tutta la vita davanti.
 




THE END
 
Eccomi qui con questa specie di continuo della precedente Fanfiction: Una Notte. Spero che sia venuto bene e che non abbia scritto cose strane. Ho cercato di mantenere IC i personaggi, sebbene non sia stato per nulla semplice. E ora scappo a studiare. Grazie per l'ascolto. A presto, Mai Valentine.
 

P.S: Consigli e critiche sono sempre graditi.
 
 
   
 
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