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Autore: miseichan    09/09/2014    4 recensioni
Roberto deve resistere un mese.
Un mese nell'Aia. Un mese a suon di cruciverba.
Peccato che il ventiseiesimo giorno arrivi l'imprevisto: lei con i suoi occhi arrossati e la voglia di cioccolata.
Perché si sa, la cioccolata guarisce tutte le ferite.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il Diavolo Tentatore

 

 

 

“Lo hai finito?”
Roberto trasalì penosamente, la penna che quasi volava dall’altro lato del tavolo. 
Sollevò di scatto lo sguardo in direzione della voce e sorrise a Miranda. Sorrise senza quasi rendersene conto. 
“Ciao.”
“Ciao.” sorrise anche lei, sedendosi al suo fianco.
“Non l’ho finito.”
“Come?”
“Volevi che lo finissi?”
Si guardarono in silenzio, consci del reciproco fraintendimento. 
“Ricominciamo con un minimo di chiarezza in più?” ridacchiò Roberto, il capo inclinato.
“Giusto. Il cruciverba.” Miranda indicò il giornale “Hai finito il cruciverba di ieri?”
Roberto adocchiò rapidamente l’orologio: “Sono le due.” disse. Di notte, ponderò, o di mattina? “Certo che l’ho finito. Ne ho finiti altri cinque da allora. Questo è il sesto.”
“E non imbrogli mai?”
“Mai.”
Miranda assottigliò lo sguardo: “Bugiardo.”
“Davvero, no.” rise lui “Tu, invece!” accusò “Scommetto che tu bari.”
“Forse.” nicchiò lei “Giusto qualche volta. Inserendo alcune lettere a casaccio, sai com’è. Chi vuoi che se ne accorga?”
Roberto scosse il capo, incredulo. 
“Non guardarmi così!” scattò Miranda, colpendolo senza forza sul braccio “Tu a cosa ti riferivi invece? Cos’è che non hai finito?”
“Il dolce.” rispose Roberto “Ce n’è ancora metà se lo vuoi.” aggiunse, le parole che uscivano faticosamente. Perché dalla notte precedente non aveva fatto altro che chiedersi se per caso non si fosse immaginato tutto. Quale modella, in fin dei conti, viene a chiederti dei dolci?
C’era quella torta, tuttavia, proprio lì in bella mostra. Ed era una prova. 
“Magnifico!” le labbra di Miranda si piegarono in un sorriso radioso “Così spizzico quella mentre tu prepari qualcos’altro.”
Roberto sgranò gli occhi, esterrefatto. 
“Cosa?” chiese lei, accorgendosi della sua sorpresa. 
“Vuoi la torta?”
“Certo. Cosa credevi?”
“Io...” Non riuscì a dar voce al resto dei pensieri. Lui credeva che a spingerla la sera prima fosse stato solo il dolore per la rottura appena avvenuta. Era convinto di non rivederla più, o quantomeno non in quella cucina. Sicuro che non avrebbe mai acconsentito ancora alla cioccolata, a lui. Perché lei era perfetta e i suoi dolci rischiavano di minare quell’assoluta perfezione. 
Un popolare Robert.” lesse allora, cercando di togliersi d’impaccio. 
Miranda si piegò oltre il suo braccio, scrutando gli incroci che lui aveva già riempito. 
De Niro.” rispose, annuendo sicura “Simpatico, molto simpatico.”
“Hai conosciuto Robert De Niro?” trasecolò Roberto. 
“Le odi proprio le modelle, non è vero?” controbatte Miranda “Ho girato buona parte del mondo, mio caro.”
“Perché vuoi un’altra torta?” buttò lì Roberto, raccogliendo il coraggio “Non dovresti volere un’altra torta. Non è sensato. Io non... non ne vedo il senso.”
“Il senso è che le tue torte sono divine.”
Roberto scosse il capo, per niente convinto: “No. Non è un senso bastante.”
“Cosa vuoi sentirti dire?” fece spallucce Miranda. 
“Stai soffrendo ancora per lui? E’ così? Affoghi il dispiacere nella cioccolata?”
Miranda s’irrigidì. “Come sai che c’è un lui?”
C’era.” la corresse “C’era un lui ed è evidente.”
“Non vedo perché dovrebbe essere evidente.”
“Lo è per me, te lo assicuro.” mormorò Roberto “Ieri avevi anche pianto.”
Miranda chiuse gli occhi, solo per un attimo. 
“Massimiliano.” sputò alla fine “Nessuno di importante.”
“Ti ha fatta piangere, un minimo di importanza deve averla.”
“Siamo usciti insieme per qualche mese, nient’altro.” scosse la testa lei, mostrando una costruita indifferenza “Ieri mi ha lasciata.”
“Un grandissimo idiota, insomma.” 
“Tu credi?” un leggero tremore le scosse la voce. 
“Dev’essere così.” rimarcò Roberto “Quale persona sana di mente ti lascerebbe?” 
Miranda accennò un sorriso, meno luminoso dei precedenti: “Ho i miei difetti, lo sai? Quei difetti che chi guarda solo la copertina di una rivista non può nemmeno immaginare.”
“Incredibile!” Roberto si coprì la bocca con le mani “Russi?” 
“Oh. Lo sai che non lo so?”
Roberto piegò il gomito, il mento poggiato sulla mano: “Non lo sai?”
“Dovrei chiedere in giro. Chiederò a Stana.” decise Miranda “Non parlavo del russare, però. Ho altri difetti.”
“Sono tutto orecchie.”
“Sono stonata, terribilmente stonata.” cominciò lei “E adoro cantare, il che rende il difetto  a dir poco enorme. Soprattutto in macchina e sotto la doccia. Me ne infischio di tutto e tutti e inizio a cantare.”
“Stonata.” ripeté Roberto “Mmm, niente di eccessivo. Se sei bella al punto da finire sulle copertine delle riviste ti assicuro che a nessuno interessa se sei stonata.”
Miranda aggrottò le sopracciglia. “Mi mangio le unghie.”
“Esistono le unghie finte.”
“Non finisco mai il dentifricio: quando manca pochissimo lo abbandono e ne apro uno nuovo.” 
“Oh.”
“Cosa?”
“Io adoro spremere il tubetto del dentifricio.” ridacchiò Roberto “Ci completiamo.”
Miranda gli colpì uno stinco. 
“Ehi!” 
“Non mi stai prendendo sul serio!”
“Tu non stai elencando difetti che vadano presi sul serio!”
“Sono banale.” mormorò Miranda, e Roberto smise di sorridere. Capì che non stavano più scherzando e sentì quasi fisicamente l’atmosfera appesantirsi. Parlava sul serio. 
“Non sei banale.”
“Massimiliano ha detto così.” disse lei “Ha detto che sono banale.”
Roberto non trovò parole per rispondere.
“E’ sempre uscito con donne bellissime, lui, sai? Il meglio del meglio. E ieri mi ha detto che non ero diversa dalle altre: carina, certo, ma niente di eccezionale. Si era divertito ma ne aveva avuto abbastanza.”
“Non sei banale.”
Miranda accennò un sorriso fatuo: “Per te siamo tutte galline stupide.”
“Ehi!” l’accusò “Avevi detto di avermi perdonato.”
“L’ho fatto.”
“Allora smettila di parlare di galline.” si raddrizzò, cercando quegli occhi appena appena umidi “E tu non sei banale: sei stonata, ti mangi le unghie e non finisci il dentifricio.”
“Roberto...”
“E hai mangiato la mia torta Pan di Stelle.”
Miranda dimenticò cosa voleva dire, presa in contropiede.
“Non puoi essere banale se sei scesa fin quaggiù per mangiare la mia torta Pan di Stelle.”
“Quello è successo ieri.”
“Motivo in più.” si accalorò lui “Ora sei di nuovo qui, pronta a chiedere un nuovo dolce. Di certo non sei la solita, banale modella.”
Miranda sentì qualcosa che le si scioglieva all’altezza del petto. “Grazie.” mormorò.
Fece per coprire la mano di lui con la propria ma Roberto saltò in piedi in un attimo, sfuggendole, le dita a scompigliargli i capelli già spettinati.
“Ancora non si è spiegato perché sei qui.” disse, recuperando il ruoto della sera prima. 
“Il semplice fatto che mi piace il cioccolato non basta?”
“No.” negò lui “Me lo farò bastare, però.” le consegnò la torta “Cheesecake al cioccolato.”
“Cheesecake al cioccolato?”
“Quello che ti preparo adesso.”
Miranda, la bocca piena di Nutella, approvò la scelta: “Mi piace già il nome.”
“Il sapore non ti dico.” 
“Cosa ci serve?” domandò lei, spazzolando un altro terzo della torta.
Roberto sentì quel ci entrargli dentro. Cosa ci serve? 
“Ci servono tante cose.” rispose. Oh, sì. Quel plurale gli piaceva fin troppo. 
“Ti ascolto.”
“Biscotti secchi, cioccolato, burro, ricotta, philadelphia, uova e vaniglia.” elencò Roberto “E lo zucchero, ovviamente.” aggiunse poi, quasi testandola. 
Miranda si limitò a scoccargli l’ennesimo sorriso. 
“Hai detto che la mia presenza qui non ha senso.” disse, sempre sorridendo, mentre lui cercava la teglia più adatta. 
“Non ho detto proprio così.”
“Hai detto proprio così.” ribatté lei “Questo, però, non spiega perché ti aspettavi che sarei tornata.”
Roberto si bloccò, la teglia giusta fra le mani: “Chi ti dice che mi aspettavo saresti tornata? Non me lo aspettavo proprio. Credevo il contrario, in realtà.”
“Hai fatto incetta di ingredienti, però.” mormorò Miranda, mettendo da parte il cucchiaino “Ora hai burro, ricotta e persino la vaniglia a portata di mano.”
Roberto non proferì parola. 
“Senza contare che avevi già in mente il Cheesecake.”
Miranda lo raggiunse e incrociò le braccia sul petto: “Ti aspettavi che sarei tornata.”
“No.” scosse appena il capo lui, il movimento che terminava in una scrollata di spalle “Non me lo aspettavo ma ci speravo comunque.”
Miranda schiuse le labbra e non ne uscì alcunché. 
“Sarà un Cheesecake angelico.” le sorrise lui, afferrandole il polso “Prendi quegli orribili biscotti che mangiate voi ragazze.”
“Si chiamano biscotti secchi.” lo corresse Miranda mentre lui accendeva il forno e metteva il burro su un fornello. “Ora?”
“I biscotti vanno frullati.” le porse l’occorrente “Poi ci si aggiunge il burro fuso,” indicò il fornello “ci pensi tu?”
Miranda annuì e si mise all’opera. Quando dei biscotti non rimase altro che una polvere amalgamata al burro, saltellò verso di lui, curiosa. 
“Cosa fai?”
“La crema.” rispose Roberto “Uova, ricotta, zucchero e philadelphia vanno mischiati sino ad ottenere una crema liscia e senza grumi. Poi ci si aggiunge una spolverata di cacao in polvere.”
“E la vaniglia.”
“Giusto.” Roberto sentì la testa di Miranda appoggiarsi sulla sua spalla “E la vaniglia.” ripeté, la voce leggermente strozzata. 
“I biscotti frullati, invece?”
Roberto scivolò via per controllare la cioccolata che stava sciogliendo a bagnomaria.
“Quelli vanno pressati sul fondo della teglia imburrata.”
Miranda fece scherzosamente il saluto militare: “Faccio io.”
“Non lasciare spazi.”
“Non lascerò spazi.”
“E attenta a non creare dislivelli.”
“Cielo, sei tremendo.” ridacchiò lei “Fin troppo rigido. Dovresti lasciarti un po’ andare.”
“Io non... sono rigido solo in fatto di dolci.”
“I dolci sono il tuo lavoro.”
Roberto decise che non era il caso di inoltrarsi in quell’argomento. Proprio no.
“Il cioccolato, poi, va aggiunto alla crema al formaggio.” disse, deviando l’attenzione della ragazza e raggiungendola alle spalle “Questa crema che ora verso nella teglia.”
“I biscotti andavano bene?” sorrise Miranda.
Roberto le concesse un quasi invisibile cenno di assenso. 
“Posso assaggiare?” si leccò le labbra, lo sguardo sulla crema scura avanzata nel mixer. 
Roberto infornò la torta, regolò il timer e afferrò il mestolo: lo ricoprì di crema prima di passarglielo. “Niente in confronto a quello che sarà una volta cotta.”
Miranda sorrise con labbra scure di cioccolato. “Magnifico.”
“Ci vorrà un po’, però, e questa volta non puoi imbrogliare.”
“Ho questo.” si strinse nelle spalle lei, brandendo il mestolo “E abbiamo un cruciverba da concludere.”
Sedette a gambe incrociate al tavolo, la penna nella mano libera. 
Gli abitanti di Porto Torres.” 
Roberto si piegò su di lei per contare le caselle e non seppe decidere se a profumare meglio fosse la torta appena infornata oppure lei. 

 

 

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