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Autore: Briciole_di_Biscotto    09/09/2014    4 recensioni
[Ares x Eris / brothership / Ares child! Eris child!]
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-Promettimi che rimarremo amici per sempre.
-Promesso. Non ci dividerà mai niente.
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Storia che partecipa al Contest Child!Characters indetto da gnarly sul forum di Efp.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Ares, Gli Dèi
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nome dell'autore su EFP: Darck_Angel
Nome dell'autore sul Forum: Dark_Wolf
Titolo della storia: Addio
Fandom: Percy Jackson
Ranting: Verde
Coppia (eventuale): //
Avvertimenti e Note: missing moments, OoC
Eventuale NdA: 
Okay. premetto che non so proprio come mi sia uscita fuori. Ero in macchina per tornare da Napoli a Roma, ascoltando "Change" delle Little Mix, quando ho iniziato a pensare ad alcune coppie di fratelli divini, come Artemide/Apollo e, of course, Ares/Eris.
Su questa divinità minore ci sono diverse leggende, ma quella che più mi piace è quella in cui questi due sono gemelli (in seguto si sposeranno, ma questa è un'altra storia).
Sarà per la mia mente sclerata da figlia unica con un forte desiderio di fratello maggiore, ma è così.
Lo so, fa veramente schifo, ma dovevo scriverla.
Chiedo perdono per l'Ares OoC, but nella mia testolina Ares diventa quello che è (un pallone gonfiato tutto muscoli e niente cervello (no, papi, non è vero. Non penso sul serio queste cose, lo giuro su... ehm... sul Signor D., ecco u.u)) in seguito. Insomma, una cosa che viene insieme alla crescita e dal suo ruolo di divinità guerriera (insomma, stress da troppo lavoro).
Spero che qualcuno di voi sarà così clemente da lasciarmi una recensioncina, anche piccolissima.
Grazie per essere arrivati fino alla fine. Vi voglio bene.
E per chi ha un fratello o una sorella: teneteveli stretti, che c'è gente che pagherebbe per essere al vostro posto (non sapete quanto è noioso vivere da sola con due genitori che rompono sempre e neanche un cricetino da strapazzare T.T)

Angel
Beta-reader (eventuale): //




-Fratellone, aspetta!
Ares rise di gusto e continuò a correre, girandosi ogni tanto a guardare la gemella che arrancava con fatica dietro di lui:-Avanti Eris! Non ti facevo così pappamolle!
La bambina gonfiò le guance offesa, in un gesto che il fratello trovò assolutamente adorabile e, con un ultimo slancio, lo raggiunse, saltandogli sulla schiena e facendolo cadere. Rotolarono insieme per gli imponenti corridoi dell'Olimpo, sotto lo sguardo amorevole e divertito di loro padre Zeus.
-Bambini, attenti, finirete col rompere qual...- CRASH! -...cosa.
Ares ed Eris, rincorrendosi, erano finiti addosso ad un bellissimo vaso, il preferito di loro madre, facendolo cadere e rompendolo in mille pezzi.
I due bambini si bloccarono, guardando spaventati il vaso.
Eris corse da Zeus e gli circondò le gambe con le sue piccole braccine:-Padre, non lo dite alla mamma, vi prego! Si arrabbierà!
Il fratello, dietro di lei, annuì con convizione, guardando il padre supplichevole.
Zeus si massaggiò le tempie con una mano, poi guardando i figli che gli facevano gli occhioni dolci, cedette:-Va bene, ho capito, ma ora andate, prima che vostra madre...
Come non detto.
-Ares! Eris! Dove siete? Cos'è questo chiasso?
I due bambini diedero un veloce bacio al padre, poi corsero via, lasciandolo solo contro la furia della consorte.
Dovevano aver corso parecchio, visto che ormai erano nel giardino di loro zia Demetra, dall'altra parte dell'Olimpo rispetto alla sala del trono.
Quando i due fratelli constatarono di essere abbastanza lontani dal pericolo, si buttarono per terra a riprendere fiato.
La bambina cercò con la propria mano quella del fratello, e quando la trovò sorrise e la strinse.
-Noi rimarremo amici per sempre, vero?
Il fratello si girò a guardarla:-Ma che discorsi fai, sorellina? E' ovvio!
Eris scosse la testa, facendo ondeggiare i capelli neri e lucenti:-Promettilo! Promettimi che rimarremo amici per sempre.
Il bambino la guardò un po' sorpreso, ma poi sorrise ed annuì:-Promesso. Non ci dividerà mai niente. 
Le si avvicinò per darle un bacio, poi si ributtò per terra.
La piccola immortale rise deliziata sotto lo sguardo dolce del fratello, che le strinse più forte la mano.
Rimasero così, l'uno accanto all'altra, con le dita intrecciate, a guardare le nuvole gareggiare nel cielo, fino a che non si addormentarono.


 ::: 10 anni dopo :::

-Fratellone!
Eris spalancò la porta della camera di Ares senza neanche bussare e vi si precipitò dentro. Il ragazzo era seduto sul letto intento a lucidare un pugnale, ma appena vide la sorella lo lasciò perdere, allargando le braccia in modo che la ragazza ci si potesse fiondare.
-Buon quindicesimo compleanno, fratellone!
Ares rise:-Anche a te, sorellina! Pronta al verdetto? Oggi papà ci assegnerà il nostro ruolo.
Eris sorrise:-Tanto lo sanno tutti che uno di noi due diventerà il dio della guerra. E puoi scommetterci che sarò io!- disse alzando il mento con falsa superia.
Infatti scoppiò a ridere subito dopo con il fratello.
-Aspetta e spera, sorellina!
La ragazza sorrise malandrina. Ad un tratto, il suo sguardo si posò sulla finestra.
Quando metabolizzò che il sole era già giunto nel punto più alto del suo corso, spalancò gli occhi terrorizzata:-Non perdiamoci in chiacchiere! Siamo già in ritardo!
Scattò in piedi mentre afferrava la mano del fratello e, trscinandoselo dietro, corse a perdifiato verso la sala del trono. Spalancarono la porta con ben 36 minuti e 24 secondi di ritardo, sotto gli sguardi divertiti o scocciati degli dei.
I due ragazzi non si fecero intimidire e avanzarono sicuri fino al trono del padre, dove si inginocchiarono.
-Figli miei, finalmente! Ce ne avete messo di tempo, ma penserò più tardi a sgridarvi.
I due fratelli sorrisero divertiti notando che il padre non era serio.
-Tornando alle cose serie. So che voi due odiate i discorsi, quindi faremo in fretta. Ares!
Il ragazzo si alzò e guardò il padre, in attesa della sentenza:-In onore della tua forza, il tuo coraggio e la tua abilità nel maneggiare le armi, senza contare la tua violenza e il tuo amore per le guerre, io, Zeus, re e padre degli dei, ti nomino ufficialmente Ares, dio della guerra. Vai a sederti sul tuo trono.
Il dio si diresse fiero verso lo scranno, accompagnato da uno scroscio di applausi. Quando si sedette, però, guardò preoccupato la sorella: sapeva bene quanto lei tenesse a quel posto.
Ma la corvina lo rassicurò facendogli l'occhiolino e una bella linguaccia.
Zeus riprese a parlare:-In quanto a te, Eris...- la ragazza si alzò -ho notato che sei brava ad ingannare, far arrabbiare e far litigare le persone e gli dei stessi. Per questo ti nomino Eris, dea della discordia.
La ragazza sorrise soddisfatta e si guardò intorno alla ricerca del suo trono. Che non c'era.
-Padre, ma cosa...
-Mi spiace, figlia mia. Non è qui con noi il tuo posto, ma con loro.
Con un gesto della mano indicò il numeroso gruppo degli dei minori.
La ragazza si voltò furente verso il padre:-Che significa? Perché Ares sì e io no? Non ho niente di meno rispetto lui!
-Padre, ha ragione!- Ares fece per intromettersi, ma Zeus non glielo permise:-Ares, stanne fuori. Questa questione non ti riguarda. A meno che tu non voglia cedere il trono a tua sorella.
Ares si zittì subito, lanciando uno sguardo mortificato a sua sorella, che lo guardò furiosa:-Avete paura! Avete solo paura! Perché sapete che diventerei troppo potente! Non è forse ciò che ti preoccupa, padre? Ma sappi che pagherai per questo affronto! La pagherete tutti! Quant'è vero che sono la dea della discordia!
Eris si voltò, e con grandi falcate attraversò l'immensa sala, raggiungendo la soglia.
L'ultimo sguardo fu per quel traditore di suo fratello, che la guardava con uno sguardo indecifrabile. Poi uscì, sbattendo forte la porta.
E Ares non potè far altro che guardarla andare via, rimproverandosi di non averla difesa, di non aver mantenuto la promessa.


La rivide solo molto tempo dopo. Si diceva in giro che si fosse pentita della sfuriata di molti anni fa, e che fosse tornata per scusarsi con il padre e prendere il posto che le spettava sull'Olimpo.
Ma Ares la conosceva. Era la sua gemella, la sua metà, l'altro pezzo della sua anima.
Erano nati e cresciuti insieme. Conoscevano l'uno i segreti dell'altra.
E il dio sapeva che la sorella non si sarebbe mai arressa; sapeva che non sarebbe mai finita così facilmente.
E infatti, dal giorno del suo arrivo tutto iniziò ad andare male: Zeus ed Era litigavano come mai prima d'ora, tanto che la dea arrivò addirittura a proggettare il tradimento verso il consorte; non passava giorno che Artemide e Apollo non si dichiarassero guerra. Era addirittura buttò giù dall'alto del palazzo divino il suo ultimo figlio, Efesto. Molti semidei videro la morte per mano di dei e dee che non avevano accettato il tradimento del compagno.
Un forte malcontento aleggiava per tutto l'Olimpo.
E per quanto amasse la guerra, Ares non ne poteva più di quella situazione, forse perchè era ormai da un po' di tempo che non faceva altro che scontrarsi con Afrodite.
Così decise di andare a parlare con la sorella.
La trovò nella sua camera intenta a pettinarsi i lunghi capelli corvini.
-Eris!
La ragazza si voltò e gli sorrise amabilmente:-Fratellone! Da quanto tempo!
Fece per abbracciarlo, ma lui la bloccò per le spalle:-Sei tu, vero?
La dea lo guardò sorridendo con falsa innocenza:-Cosa intendi?
-Tu non ti sei pentita! Sei tornata qui solo per seminare discordia e attuare la tua vendetta.
Eris rise. La sua risata era proprio come se la ricordava: allegra, decisa, squillante, con le due immancabili fossette ai lati della bocca. Ma c'erano anche rabbia, cattiveria e tristezza, a rovinare quella risata così bella, quella che per anni era stata la preferita del dio.
-Buffo che sia proprio il dio della guerra e della vendetta a dirmi certe cose. Forse potrebbe essere così, forse no. Fatto sta che io sono la dea della discordia. Faccio solo il mio lavoro, vendetta o meno. Ora scusami, ma Ade e Persefone stanno ridendo. Un po' troppo per i miei gusti. Non sarebbe divertente farli litigare?
La ragazza si diresse verso la porta e l'aprì. Si fermò alcuni secondi sulla soglia, pensierosa.
Secondi che Ares avrebbe voluto utilizzare per scusarsi. Per non aver mantenuto la promessa, per non averla difesa, per averla lasciata andare. Scusarsi di non essere riuscito a rimanere suo amico per sempre.
Eris si voltò:-Addio fratellone. Stammi bene.
-Non chiamarmi fratellone. La prossima volta che ci incontreremo, sarà da nemici.
Eris sorrise mesta, poi uscì lasciandolo solo.
Il dio rimase a guardare la porta bianca, mentre nell'aria aleggiava una risata.

Promettimi che rimarremo amici per sempre.
Promesso. Non ci dividerà mai niente.

 
Sorrise.
Addio, sorellina. Stammi bene.
  
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