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Autore: Xandalphon    09/09/2014    3 recensioni
ATTENZIONE! Questa è una storia scritta a quattro mani, da Lullaby1992 e Xandalphon.
Al villaggio del vortice avviene un furto, dalla grande biblioteca vengono sottratti importanti rotoli contenenti una potente tecnica di sigillo. Meno di un mese dopo una chunin di Konoha, Rin Nohara viene catturata e un cercoterio sigillato al suo interno, con le inevitabili conclusioni.
Ora il villaggio del vortice accusa, sebbene non direttamente, Konoha del furto, e Hiruzen manda una squadra ad investigare, irritando ulteriormente la Tsunamikage che interpreta il gesto come se gli avessero dato dell'incapace. Tra tensioni crescenti e un irritante squadra di ragazze.. riuscirà la squadra a portare a termine le indagini senza causare un pericoloso incidente diplomatico?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genma Shiranui, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Raido Namiashi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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26)Confessione

 

“Oh, eccoti qua, finalmente! Pensavo che in questi giorni stessi evitando... Ora mi devi raccontare per filo e per segno tutto quello che è successo!”

 

“Mamma...”

 

“Qualcosa non va, Inazuma? A me puoi dirlo, lo sai.”

 

A me puoi dirlo? No, Inazuma non era affatto convinta che quello che stava per domandarle rientrava nella lista di cose di cui avrebbe discusso volentieri con la madre. Decisamente.

 

Prese un bel respiro, come per decidersi a tirare fuori d'un colpo la frase che aveva in gola. Poi, disse: “Ho scoperto di avere lo sharingan.”

 

D'un tratto il volto gioioso di Akari si incupì, come se un temporale fosse passato proprio sopra di lei. Poi sospirò e le rispose, tentando di rimanere tranquilla ma con un evidente tremito nella voce: “E vorresti sapere come, è possibile, esatto?”

 

“Se non ti fa proprio schifo...” Inazuma tentò un timido sorriso, cercando di alleggerire la tensione, ma era tutto inutile. Percepiva anche lei che di colpo l'atmosfera si era fatta più pesante del piombo.

 

Akari, inizialmente distolse lo sguardo dalla figlia, poi, come colta da un ripensamento, si volse di nuovo verso di lei e si forzò a fissarla bene negli occhi.

 

“Sono stata stuprata, Inazuma. Da un Uchiha di Konoha.”

 

La figlia sgranò gli occhi dallo stupore e spalancò la bocca.

 

“Co- Co-COSA??”

 

***

 

“Akari, lasciatelo dire... Sembra che tu non abbia niente di Uzumaki...”

 

“Akiko sama, me lo dite un giorno sì e l'altro pure, che ci devo fare, è il mio carattere!”

 

“Beh, in questo caso non lo intendevo necessariamente come un male. Sei la persona più adatta per trattare con la foglia, in questo momento. Ho lettere dalla tua giovane parente. Kushina le sta tentando tutte per convincere Konoha a portarci aiuto. L'Hokage è anche d'accordo, ma è il consiglio che rogna. In particolare gli Hyuga e gli Uchiha. Credo sia perché non vogliono correre il rischio di mettere in pericolo i loro “preziosi occhietti” per questioni non strettamente correlate al loro villaggio. Per cui...”

“...Per cui io sarei l'unica con la capacità diplomatica adatta per farli ragionare in tutto Uzushi...”

 

“Vedila così, Akari: se ci andassi direttamente io, probabilmente rischierei di buttargli addosso un tavolo di legno massello dalla rabbia. E probabilmente Kushina mi darebbe man forte!”

 

Trattenendo a stento una risata, Akari annuì: “Capito, Akiko sama, non c'è problema. Mi spiace solo che se la cosa andrà per le lunghe, dovrò rimandare il mio matrimonio con vostro fratello minore...”

 

“Tranquilla ragazza, Kyoshi lo tengo buono io. E comunque siete fatti della stessa pasta, per cui non sarà difficile. Tremo solo al pensiero di come potrà venire su un pargolo educato da voi due!”

 

All'ennesima battuta sul tema, la ragazza si limitò a sorridere. Si accomiatò cortesemente dalla Tsunamikage e si preparò per la missione diplomatica a Konoha. Non poteva permettersi un insuccesso, ne andava della sopravvivenza del suo villaggio di fronte alle orde di nemici che si preparavano ad un imminente attacco.

 

Al suo arrivo, venne accolta con calore e benevolenza da Sarutobi. In effetti, la sua figura non coincideva esattamente con la descrizione che ne aveva dato Akiko, ma, forse, avrebbe dovuto immaginarselo. La Tsunamikage tendeva a dare giudizi un po' troppo trancianti e dettati dall'umore del momento per essere considerabile una fonte affidabile...

 

Anche se ne avrebbe voluto fare volentieri a meno, Akari si trovò costretta a porgere i propri saluti a tutti i rappresentanti delle grandi famiglie del villaggio, ed anche ai membri influenti del consiglio. Molti le fecero un'ottima impressione: quantomeno sembravano sinceramente ben disposti nei confronti dell'alleanza con il vortice. Su tutti i Nara, gli Akimichi e gli Yamanaka (ovviamente, se uno decideva una cosa, gli altri due a ruota seguivano...). Ma anche i Katou, gli Shiranui e tanti altri clan minori. Rimase particolarmente impressionata dalla forza e dalla saggezza che emanavano dalla figura di Sakumo Hatake, il grande “zanna bianca”. Non era per niente una figura scostante ed altera, come aveva temuto, anzi. Le spiegò che era necessario, a suo dire, cambiare il codice: la salvezza del compagno doveva essere valutata di più del successo della missione. E così doveva essere anche nei rapporti tra alleati.

 

Allora non era completamente vero che Konoha era piena di ninja potenti, ma arroganti ed egoisti?

 

Beh, quasi. Non tutti infatti sembravano altrettanto ben disposti verso il vortice, la “palla al piede” di Konoha, come le era sembrato di sentir dire sottovoce.

 

I capofila di questa fazione sembravano essere gli Hyuga, che, a quanto pare, dopo il rapido declino dei Senju, erano divenuti il clan più potente di Konoha. Con i loro occhi di perla la guardavano con palese disprezzo. E persino un animo tranquillo come il suo aveva dei seri problemi a trattenersi dal non controbattere alle loro battute provocatorie con male parole. Subito dietro venivano gli Utatane ed i Mitokado, famiglie piccole, ma comunque influenti. Ed infine venivano loro, gli Uchiha. Cosa pensavano realmente? Al contrario degli Hyuga, non le avevano mancato di rispetto in modo palese ed intenzionale. Pur tuttavia erano chiusi dietro una maschera di rispetto formale molto freddo, che non lasciava presagire nulla di buono. Cosa celavano i loro volti indecifrabili, i loro inquietanti occhi neri come l'inchiostro, che non riusciva a guardare senza rabbrividire?

 

L'avrebbe scoperto molto presto.

 

Il giorno dopo, infatti, si trovò a perorare la causa di Uzushi e delle gravi difficoltà in cui versava, davanti all'intera assemblea dei Jonin. Lei in piedi e loro seduti a semicerchio sulle poltroncine della sala. Gli Uchiha sedevano in fondo a sinistra. Cercava di evitare il loro sguardo.

 

Giunta alla conclusione del suo discorso, però, giunse il momento delle domande. E a quel punto le divenne impossibile ignorarli.

 

Smontò le arroganti, ma ingenue, insinuazioni degli Hyuuga con una precisione chirurgica, fino a rinchiuderli in un silenzio ammirato. Erano saccenti e boriosi, ma onesti. Avevano riconosciuto il suo valore dalle sue parole ed erano molto più benevoli nei suoi confronti. I Sarutobi le chiesero perlopiù dei dettagli di natura tecnica: pareva quasi che in cuor loro avessero già deciso che avrebbero combattuto volentieri per lei. Da ultimo venne il turno degli Uchiha. Uno di loro sembrò prendersi particolare cura di torturarla con insinuazioni di ogni tipo. Molto più subdole e sottili di quelle degli Hyuga, cui non sempre fu semplice rispondere. Sentiva che il clan stesso era diviso e qualcuno mormorava contro il proprio rappresentante. Ma quello continuava imperterrito a porre questioni. Lei schivò con abilità retorica tutti i trabocchetti ed i tranelli che quello le stava ponendo di fronte. Alla fine, si sedette, sconfitto ma per nulla soddisfatto. Per un attimo vide brillare del rosso sangue, nei suoi occhi. A lui come a diversi altri. Lo capiva bene, per il solo fatto di aver sventato i loro attacchi, non per questo li aveva convertiti alla sua causa. Piuttosto, li aveva rinchiusi dentro ad un odio rancoroso nei suoi confronti per la meschina figura che gli aveva fatto fare in seno al consiglio e davanti all'Hokage.

 

Hiruzen le fece gentilmente cenno di lasciare la sala, per poter permettere loro di discutere del problema e votare. Le accennò un sorriso ed un cenno d'assenso. Che Sarutobi le stesse dicendo con lo sguardo di non temere, che aveva convinto anche i più recalcitranti con le sue abili parole?

 

In effetti, la conferma della sua supposizione giunse poco dopo. L'Hokage stesso venne da lei a comunicarle che la mozione di mandare un'ingente forza d'attacco in supporto al vortice era stata approvata in maggioranza schiacciante.

 

“Se posso, Sandaime Hokage sama... Chi si è detto contrario?”, chiese Akari.

 

“Oh, non ti preoccupare per questo. Solo un terzo degli Uchiha, qualche Hyuga ed Aburame ed il gruppo di Shimura, niente di che.”

 

“Oh. Capisco. Allora posso riferire che...”

 

“...Dì pure a quella brontolona che gli manderò le forze migliori di cui posso disporre al momento.”

 

La Uzumaki sorrise. Era proprio un tipo simpatico, l'Hokage, in fondo...

 

“Certo. Partirò stasera stessa. Non ho voglia di far attendere troppo la bront...Ahem, la Tsunamikage.”

 

“Come desiderate, Akari hime.”

 

Chissà per quale incoscienza, Akari decise di mandare avanti la propria scorta di sicurezza, giusto per controllare se il tragitto da Konoha ad Uzushi fosse sicuro. Si trovò quindi ad attraversare nel silenzio e nel buio, sola, l'ultimo quartiere della foglia, di fronte alla porta orientale.

 

Arrivarono in dieci. Con la maschera da Anbu calata sul viso e l'accerchiarono.

 

“Ehi, puttanella dai capelli rossi, te ne vai senza passare a salutarci?”

 

“Chi siete. E che diavolo volete?” Dieci contro uno. Era il caso di rimanere calmi.

 

“Vogliamo impartire una bella lezioncina alle troiette che vengono nel nostro villaggio e pretendono di comandarci a bacchetta, anche se sono delle nullità.”

 

“Sono una kunoichi. Armata e pericolosa. Se mi attaccate, lo farete a vostro rischio e pericolo.” Magari passare alle minacce sarebbe bastato, per far capire che non li temeva affatto.

 

“Oooh... Ma che paura ci fa, la puttanella dai capelli rossi! Non è il caso che le facciamo vedere chi è che comanda veramente, a Konoha?”

 

Gli altri sghignazzarono, fiondandosi su di lei contemporaneamente.

 

Riuscì ad abbatterne due con un sigillo neurale, ma quelli non si fecero spaventare: erano tutti stranamente troppo abili e veloci. Finché, attraverso la maschera vide, e capì. Sharingan. Erano degli Uchiha. Probabilmente gli stessi che aveva affrontato qualche ora prima nel consiglio.

 

La immobilizzarono. Sentiva l'eco delle sue urla echeggiare per le strade deserte. Le imposte delle case erano tutte abbassate o chiuse. Certo...Nessuno voleva sapere cosa stava succedendo... Nessuno voleva intromettersi. Le rimanevano solo i graffi, contro i suoi avversari, ma erano poca cosa. Prima le sue lacrime, poi il suo sangue bagnarono l'asfalto. Uno dopo l'altro furono dentro di lei. Senza che avesse potuto fare nulla per impedirlo.

***

 

“Ma...Ma perché l'hai...Avresti dovuto dirlo! Sarebbe partita un'inchiesta, avrebbero fatto delle indagini e...”

 

“Inazuma. Calmati...Ero giovane. Non molto più grande di te. E mi sentivo sola. Sola e sporca. Tanto, tanto sporca. Affrontare un nemico che ti vuole uccidere è molto più facile che affrontare la propria vergogna.”

 

“Ma non è stata colpa tua!”

 

“Saperlo e ripeterselo tutti i giorni davanti allo specchio non rende le cose più facili, bambina mia...”

 

Bambina mia. All'udire quelle due parole, il contorcimento allo stomaco di Inazuma si sciolse in un pianto dirotto. Akari le voleva bene. Le aveva voluto bene per tutti questi anni anche se... Anche se i suoi occhi le ricordavano tutti i giorni quell'incubo? Ora, ora era tutto più chiaro, quando da bambina aveva quello sguardo così freddo...

 

“Mamma... Tu... Tu mi vuoi bene, vero? Nonostante...”

 

“Nonostante COSA, Inazuma? Tu sei MIA figlia, e sempre lo sarai, chiaro? E' vero, all'inizio ho fatto un po' fatica a trovare il coraggio di guardarti negli occhi e non vedere qui lampi neri dalle fessure della maschera... Ma tu non sei loro. Sei Inazuma Uzumaki, kunoichi di Uzushi e la mia bambina, cui voglio un bene dell'anima! Dài, fatti abbracciare, scemotta!”

 

Come se aspettasse solo questo, Inazuma si lanciò tra le braccia aperte della madre per farsi stringere nel suo calore, proprio come molti anni prima.

  
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