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Autore: check_for_double_meanings    09/09/2014    1 recensioni
[ Una lacrima solitaria gli rigò il volto, e Nitori aprì gli occhi.
La luce mattutina filtrava dalla finestra della sua stanza del dormitorio e lui sentiva un mal di testa tremendo.
Ma, un secondo. Mattina? Quando era diventata mattina? Un attimo prima stava baciando Rin e l’attimo dopo..? Oh, ovvio. ]
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre pensato che fosse Nitori la persona perfetta per Rin, vi prego di non odiarmi se Rintori non è la vostra OTP ma sentivo il bisogno fisiologico di scrivere questo.
Ambientata all'incirca tra la prima e la seconda serie, quando Rin ancora non aveva cambiato stanza.


Just close your eyes and hold your breath because it feels right



-“Senpai! Matsouka-senpai riesci a camminare?”-
 
Nitori cercava di tenere in piedi il suo senpai che, ubriaco come altre rare volte lo aveva visto, continuava a crollargli addosso sulla via di ritorno per i dormitori.
Erano usciti quella sera, erano andati insieme ai ragazzi dell’Iwatobi in un posto chiassosissimo che aveva trovato quel folle di Nagisa, dove venivano offerte uno sproposito di bevande dai colori improbabili e dal tasso alcolico* spaventoso.
Rin era felice, si era complimentato per i progressi di Ryugazaki-kun, aveva riso alle battute di Hazuki-kun, aveva conversato amabilmente con Tachibana-kun, e naturalmente si era messo in disparte con Nanase-kun, tornando paonazzo e sbronzo a fine serata.
E ora lui stava cercando di trattenere il groppo che gli si era formato in gola, che gli si formava sempre quando il senpai stava con Nanase-kun, e che lo deteriorava dentro ogni giorno di più, quando tornava poi ubriaco a piangere da lui.
 
Era una sensazione orribile, che non avrebbe augurato mai a nessuno, nemmeno alla persona che detestava di più al mondo. Era un dolore incommensurabile.
Avere davanti agli occhi la persona della tua vita, ma vederla scivolare via dalle tue mani perché semplicemente non puoi averla, perché il suo cuore non ti appartiene nonostante tutti i tuoi sforzi per dimostrarle che ti meriti il suo amore più di chiunque altro, nonostante tu faccia di tutto per starle accanto quando nessun altro c’è e ti carichi sulle spalle anche il peso del suo dolore. Ma comunque non puoi averla perché semplicemente non sei abbastanza.
È come un traguardo irraggiungibile, un premio che per quanto ti sforzi di conquistare non vincerai mai, perché c’è chi in fondo lo possiede da sempre.
Ti procuri del dolore da solo, sai già che ti farà del male, ma tornerai sempre da lui, perché tu non puoi vivere senza di lui, non sapresti cosa farne delle tue giornate, del tuo amore. Probabilmente lo terresti dentro ed esploderesti, scoppieresti e tutto il tuo amore andrebbe perduto nel vento, e sarebbe uno spreco immenso, perché ne hai così tanto di amore tu.
Ed è un dolore tremendo, che ti divora ogni giorno peggio del precedente, perché sai già a cosa vai in contro ma il tuo amore è così vivo che ti annebbia la mente e ti impedisce di ragionare.
Forse una delle cose peggiori è che sai che anche lui prova lo stesso, ma naturalmente non per te. Anche lui spasima per un cuore che non è destinato ad avere. E ti senti affranto anche per questo, in fondo vorresti che fosse felice, se fosse ricambiato non starebbe così male, e se fosse felice forse anche tu riusciresti a sorridere perché l’importante è che lo sia lui. Se solo si voltasse troverebbe te a braccia aperte a offrirgli una vita intera solo per lui, ma non è così che deve andare.
È una maledizione che non puoi spezzare, ed è frustrante, perché faresti di tutto per lui, solo che davvero non c’è nulla che tu possa fare.
È come uccidersi ogni giorno senza poter mai morire.
 
-“Ai? Ai che cos- hih cosa c’è?”- La voce del senpai è interrotta dai singhiozzi tipici della sbronza, mentre lo guarda confuso, praticamente addosso a lui a peso morto.
Nitori non capiva bene di cosa stesse parlando, comprendendo solo quando sentì una mano calda del senpai su una guancia, portando via con sé una scia di lacrime che non si era accorto di star versando.
-“Perché piangi? Non è-eh una bella cosa. Parla-ha-mene, sono il tuo senpai, farò tutto quello che posso per aiutarti.” -
Si era fermato e si era appoggiato con la schiena ad un muro in un vicolo buio, completamente vuoto ormai a quell’ora, illuminato dalle sole lanterne colorate appese fuori dai negozi e le insegne degli stessi.
Nitori si lasciò scappare un sorriso. Rin era così diverso quando era ubriaco, sembrava quasi gentile, era alquanto strano in realtà, ma non era male.
-“Senpai non puoi fare niente, non preoccuparti.”-
Rin si imbronciò e incrociò le braccia, facendo un altro singhiozzo.
-“Ma non è giusto. Tu fai sempre tutto per me, posso ricambiare per una volta.”-
Nitori sorrise ancora, nonostante le lacrime continuassero a scendere inesorabili dai suoi occhi. Il senpai non aveva idea di cosa stesse dicendo, e probabilmente non se ne sarebbe nemmeno ricordato la mattina dopo. Non si sarebbe staccato da quel muro quindi tanto valeva.
-“Scherzi? Sai che non puoi fare niente. Io ti amo senpai, più di quanto sarebbe mai in grado di fare Nanase-kun. L’unica cosa che potresti fare per me sarebbe donarmi il tuo cuore, ma sappiamo entrambi che non potresti. Quindi torniamo a casa senpai, andiamo.”-
Nitori tese verso di lui una mano, che fu afferrata e in un attimo si ritrovò aderente al corpo del senpai, con la vita cinta da un suo braccio e il viso ad un soffio dal suo.
Scosse leggermente la testa e cercò di staccarsi, ma la presa dietro alla sua schiena non sembrava intenzionata ad allentarsi. Continuò a scuotere debolmente la testa, ma Rin lo fermò poggiandogli un palmo sulla guancia.
-“Non devi farlo per me, ti prego non farlo per me, non devi.”- si sentiva un pesante macigno sul petto, era sbagliato, non era sua intenzione forzare nessuno.
-“No, no, per favore, Ai. Sono stanco di stare male.”- la sua voce era ora più ferma e il suo sguardo sicuro e disperato, ma le guance arrossate a ricordare che era sempre ubriaco e non completamente consapevole di ciò che faceva.
-“Proviamoci, non abbiamo niente da perdere. Per te ne vale la pena?”.-
Nitori chiuse gli occhi e cercò di declinare ancora, ma Rin gli carezzò la guancia e lo costrinse a guardarlo negli occhi .
-“Cosa sono per te, Ai?”- il senpai era serio, davvero voleva dargli una possibilità.
Ma se l’avesse sprecata? Il suo cuore non avrebbe retto un trauma simile, preferiva rimanere com’era, in un equilibrio precario, nell’incertezza, per paura di soffrire ancora.
 
Che poi, cosa aveva intenzione di rispondergli? Poteva davvero esprimere a parole ciò che era per lui? Poteva dirgli che per lui era l’unica cosa buona che gli fosse mai capitata nella vita, che continuava a vivere solo per poterlo vedere ogni mattina, che si faceva in quattro solo per renderlo orgoglioso? Poteva essere così esplicito e dirgli che gli donava senza remore anima e corpo per l’eternità? Poteva realmente dirgli che era l’unica persona che voleva nel suo futuro e nel suo presente, che non gli sarebbe dispiaciuto un giorno sposarsi e magari anche avere una famiglia, senza perdere mai un solo frammento di tutto l’amore che provava per lui?
Era una domanda troppo difficile, troppo generica.
Per lui Rin era tutto, come spiegarlo? Era il suo sole, tutto orbitava intorno a lui, e poi, bello com’era non era nemmeno esagerato come paragone, era l’unica persona di cui gli fosse mai importato veramente, l’unica che non si sarebbe mai perdonato di aver perso. Era la stella sull’albero di Natale, la canzone più bella dell’album, il tè più profumato della confezione, la sua maglia preferita, era il suo peluche più morbido, il film aderente al libro da cui è tratto, il capitolo con il primo bacio dei protagonisti, una vacanza in un posto che non hai mai visitato, il vento fresco ad Agosto, la storia più bella della raccolta, era tutte le cose più belle che gli potessero venire in mente, ognuna di esse, e anzi le superava tutte.
Ma sarebbe mai riuscito a dirlo?
 
Sentì il senpai ridacchiare e avvicinare il suo viso al proprio. -“Non sono l’unico che ha alzato il gomito stasera, vero? Quando sei brillo devi imparare a distinguere il pensare dal parlare. Sai, per evitare di fare confessioni d’amore a tutti quelli che ti capitano a tiro.”-
Cazzo, lo aveva fatto davvero?
Il senpai rise ancora mentre si avvicinava ancora di più al suo viso, -“Davvero, proprio quello che intendevo, modera il linguaggio.”-
Nitori avrebbe anche provato a ribattere se solo non fosse stato impossibilitato dalle labbra di Rin che premevano delicatamente sulle sue. Il suo stomaco si chiuse all’istante, impedendo alla miriade di farfalle che svolazzava al suo interno di uscire, il macigno sul suo petto si smaterializzò e il suo cervello si liquefò.
Stava baciando Rin?
Tanto l’indomani nemmeno se ne sarebbe ricordato.
I suoi palmi si posarono sul suo petto, talvolta scivolando timidamente sul suo collo a sfiorare dei ciuffi di capelli più lunghi, i suoi piedi si alzarono fino a rimanere ancorati a terra solo con le punte, le sue labbra si incontrarono più e più volte con quelle del senpai, portandolo ad un passo dal paradiso.
Le sue braccia rimanevano avvolte attorno alla sua schiena, dondolano appena come a volerlo cullare, trasmettendogli tutto il loro calore, e lui non poteva che pensare di essere nell’unico posto al mondo cui si sentisse di appartenere.
 
 
 
Una lacrima solitaria gli rigò il volto, e Nitori aprì gli occhi.
La luce mattutina filtrava dalla finestra della sua stanza del dormitorio e lui sentiva un mal di testa tremendo.
Ma, un secondo. Mattina? Quando era diventata mattina? Un attimo prima stava baciando Rin e l’attimo dopo..? Oh, ovvio. L’aveva semplicemente sognato, come sempre.
Però la luce gli arrivava da un’angolazione diversa dal solito. E non indossava il suo pigiama, anzi, una maglietta ce l’aveva in realtà, solo molto più grande delle sue, e i pantaloni non li indossava. Oh cielo, non indossava proprio niente lì sotto.
Da quando in qua andava a dormire praticamente nudo? Lui moriva di freddo la notte, inverno o estate che fosse, a meno che non avesse dormito con un calorifero, cosa alquanto improbabile, doveva essere successo qualcosa di veramente speciale.
E diamine, ma questo terribile mal di schiena come accidenti gli era venuto?
Ma certo, di sicuro era perché aveva preso freddo durante la notte, lo sapeva.
E per ultima cosa, ma decisamente più importante delle altre, che realizzò troppo tardi, come ci era finito nel letto del suo senpai?
 
Rin arrivò sbadigliando dal bagno, con i capelli ancora spettinati e senza maglia, e prima che Nitori riuscisse a formulare una frase di scuse, gli sorrise e si abbassò sul letto, scoccandogli un bacio seguito da un -“Buongiorno splendore”- che non fece altro che incasinargli il cervello ancora di più.
Il senpai alzò la coperta e ridendo si infilò sotto di essa, intrufolandosi accanto a lui, infilandosi sotto al suo braccio e appoggiando la testa sulla sua spalla.
Vedendo che non aveva intenzione di staccarsi da lui, pensò a come potergli chiedere perché fosse dentro al suo letto con lui appiccicato addosso.
-“Umh.. senpai?”-
Rin rise come se avesse appena sentito la battuta più divertente del secolo.
-“Hai ancora il coraggio di chiamarmi ‘senpai’ dopo tutto quello che abbiamo fatto? Io ho male ovunque, com’è possibile che tu non ricordi?**”-
Nitori sgranò gli occhi e l’improvvisa consapevolezza del suo mal di schiena gli fece venire i brividi. Questo spiegava molte cose.
-“Mi piacevano tutti i coloriti appellativi che mi davi ieri notte. E tu che credevi che non avrei ricordato niente. In realtà ho delle immagini piuttosto nitide del tuo corpo che si muove sul mio, e dio se sono belle.”-
Con una mano prese ad accarezzargli la pancia, e Nitori lo lasciò fare anche perché era piuttosto confuso e voleva che continuasse a chiarirgli la situazione.
-“Penso che sia stata un’ottima idea questa prova, perché io mi sento benissimo.”-
Dunque il senpai stava bene? Era felice? Lui, Aiichirou Nitori, aveva reso felice Rin Matsouka? La sua vita aveva raggiunto uno scopo finalmente.
-“Ci ho pensato sai, poco fa intendo, a noi. Sei l’unico che non mi ha mai abbandonato e sono sicuro che non lo farai mai, anche se tra noi due non dovesse funzionare. Mi piaci. Voglio provare, proviamoci. Vuoi?”- chiese alzando il viso per incontrare quello di Nitori.
 
Si sentì un immenso calore nel cuore, sorrise e annuì convinto, tendendo il collo, intrappolando il viso del senpai tra le mani, chiudendo gli occhi e prendendo il respiro, affogando in un lunghissimo bacio.
 
 
 
Quando riaprì gli occhi vide le stelle. Le stelle? Non era mattina un secondo prima?
Va bene, questo era un problema che andava risolto al più presto perché iniziava davvero ad infastidirlo. Perché si doveva addormentare ogni volta che baciava Rin?
 
-“Papà! Ho sonno! Papà mi porti a letto? Dai papà, domani mattina mi devo svegliare per andare a fare la mia prima lezione di nuoto! Papà dai ho sonno! Domani non posso arrivare tardi! Ma lo sai che figura ci farei?”-
-“Ci penso io principessa.”-
Nitori però questa volta non era confuso, gli erano bastate quelle due voci per farlo sorridere. Erano inconfondibili, quella acuta e pimpante di sua figlia, Aiko°, e quella calda e profonda di suo marito, Rin.
Volse la testa e vide Rin prendere la loro bambina in spalla e portarla dentro casa. Chiuse gli occhi e sorrise, pensando a come da una notte qualunque, da ragazzini, completamente ubriachi, fossero riusciti a tirare fuori una cosa tanto meravigliosa.
                                                                                 
Aprì gli occhi quando sentì un braccio passargli dietro al collo e tirarlo delicatamente sul prato su cui era sdraiato, e vide le stelle. Finalmente la stessa visuale, grazie.
Sapeva perfettamente a chi apparteneva quel braccio, e non ci pensò due volte a seguirlo e ad arpionarsi al suo proprietario.
Gli arrivò un bacio sulla fronte e non poté fare a meno di sorridere.
-“Ho sognato la notte in cui abbiamo deciso di provarci.”-
-“Te ne sei mai pentito?”- chiese Rin.
-“Certo che no!”- rispose quasi offeso Nitori. -“E tu? Te ne sei mai pentito?”-
Fu travolto da un bacio all’improvviso, cui si abbandonò completamente e prolungò fino a che i suoi polmoni gli concessero.
-“Sei l’unica scelta giusta che abbia mai preso, l’unica che non ho mai rimpianto. Mi hai fatto tanto di quel bene che nemmeno immagini.”-
Rin gli passò anche l’altro braccio intorno al collo e lo abbracciò forte, ridendo e riempiendogli il viso di baci.
-“Non ci posso ancora credere che non ti ricordi la nostra prima volta.”-
Nitori, seppur in minima parte rattristato dalla cosa, si mise a ridere. Era impossibile che non si ricordasse una cosa del genere. Anche perché a giudicare dai graffi sulle spalle e sulla schiena e su praticamente tutto il corpo di Rin, e il dolore alla schiena che lo aveva perseguitato per quasi quattro giorni, doveva essere stata magistrale, epica, indimenticabile. Piuttosto ironico.
-“Che ne dici di crearti un ricordo?”- chiese Rin con quel suo tono persuasivo, mentre gli tormentava i capelli sulla nuca con le dita, facendolo rabbrividire da capo a piedi.
-“Però questa volta evita di urlare perché invece dei compagni di dormitorio potresti svegliare Aiko.”-
Disse prima di scoppiare a ridere e seppellirgli il viso nel collo.
 
 
 
Quando riaprì gli occhi era nella sua camera da letto, sudato e tremolante, con il respiro affannato, sdraiato accanto a Rin, che con gli occhi chiusi e un braccio dietro al collo, sorrideva e gli carezzava i capelli, sospirando e mormorando una frase che alle sue orecchie suonava come la canzone più bella dell’album, era il tè più profumato della confezione, la sua maglia preferita, la storia più bella della raccolta, la vacanza più bella, il vento ad agosto. Era una frase breve, ma che per lui significava tutto, che non avrebbe mai dimenticato.
-“Ho fatto la scelta giusta.”-

 

 
 
                                                                                            FIN.
 

 
 Note

*bugia enorme, in Giappone non si può bere sotto i vent’anni.
**altra cagata, quando si è ubriachi marci è difficile avere un erezione e dunque un rapporto seriamente ‘impegnativo’, anche se aiuta a smaltire l’alcol in circolo.
° Aiko significa ‘bambina d’amore’, e vista la situazione mi sembrava il nome più azzeccato.

  
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