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Autore: With H    09/09/2014    1 recensioni
Una partenza piena di lacrime ed un addio doloroso ad un amore che dovrà lasciare per sempre, ecco cosa pensa Helis quando lascia quel posto.
(Questo shot è il seguito immaginario de "L'animatore". Lo shot "Incontri" può essere considerato uno spin-off di questi due.)
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’autista del pullman mise in moto quando tutti presero posto nei vari sedili, Helis era seduta accanto a un uomo piuttosto grasso, ricordava vagamente di averlo visto durante quei giorni, forse ci aveva anche parlato dato che in quell’autobus erano tutti italiani di ritorno in patria, eppure non gli prestò attenzione.
Non prestò attenzione a nulla mentre il pullman lasciava il villaggio, rimase solo a fissare il sedile davanti al suo, con gli occhiali da sole che non coprivano del tutto il suo pianto silenzioso.
La tappezzeria grigia del sedile sembrava riflettere le immagini di quei quattordici giorni. La prima sera c’era stato il “Party on the Beach” e le era bastato quello per conoscere gran parte dell’animazione e capire che quella sarebbe stata una bella vacanza; il giorno successivo era stato incredibile e quella che la sera precedente sembrava solo un’ipotesi, le apparve invece come una conferma: in quel villaggio ci avrebbe lasciato il cuore.
Era la seconda sera quando lo conobbe, era stata scelta per partecipare ad una serie di giochi per Miss e Mister Eretria Village ed aveva perso, quando era scesa dal palco alla fine dello show, lui l’aveva seguita al bar della piscina.
— Come ti chiami? 
— Helis... — rispose perdendosi per la prima volta in quegli incredibili occhi color acquamarina nei quali si sarebbe persa più volte durante la sua vacanza. 
Durante i giochi lui non aveva mai smesso di guardarla ed Helis in quel momento si sentiva insieme imbarazzata e lusingata delle sue attenzioni.
— Bel nome... Quanti anni hai? 
— Ventuno. — continuò a rispondere alle sue domande e lui la guardava con dolcezza, ma Helis percepiva anche un po’ di desiderio, come se fosse la sua torta preferita.
Le sue attenzioni continuarono nei giorni successivi, aveva iniziato a guardarla ogni volta che augurava il buongiorno in italiano per annunciare l’inizio delle attività in varie lingue cercando la conferma di averlo detto bene e spesso si dirigeva verso il suo lettino per parlare un po’ con lei. 
Un paio di anni prima Helis aveva fatto l’animatrice ed era consapevole che un animatore non poteva focalizzarsi solo su una persona, ma sembrava che a lui non interessasse e in pochi giorni le loro chiacchierate diventarono più lunghe e personali. Era bello scherzare con lui, riusciva a farla sorridere in un modo diverso da chiunque altro.
E poi, nonostante Helis fosse diventata il suo bersaglio preferito da prendere in giro, era sempre molto dolce con lei. A Ferragosto, tre giorni dopo il suo arrivo al villaggio, avevano già legato abbastanza; partecipò a tutti i giochi di quel giorno particolare e, quando si diressero sulla spiaggia dove ne avrebbero fatti altri, lui la prese in braccio per aiutarla a scendere un muretto alto poco più di un metro senza che lei si facesse male. In quei pochi secondi tra le sue braccia, l’aveva guardato per la prima volta avvertendo una strana sensazione.
Quella sera, dopo lo spettacolo, avevano ballato un po’ insieme, molto vicini, molto provocanti l’uno con l’altra e lei si era allontanata solo perché c’era ancora sua madre che poteva vederla e le avrebbe dato fastidio. Ma si sentiva decisamente strana.
Helis deglutì provando ad asciugarsi le lacrime con la mano senza farsi notare dal suo vicino, avvertiva vagamente i suoi sguardi preoccupati su di sé e anche quelli di sua madre qualche sedile più dietro, ma continuò a fissare lo schienale davanti a sé senza preoccuparsi più di cercare di smettere di piangere. Le sembrava impossibile.
Ci aveva pensato tutta la notte a come si fosse sentita tra le sue braccia, per questo era andata via prima della fine della discoteca; il giorno dopo lui era un po’ arrabbiato, le aveva chiesto di stare insieme dopo la serata, ma Helis aveva una certa familiarità con richieste del genere da parte di un animatore. Ma alla fine non era riuscito a tenerle il broncio per troppo tempo, dopo le attività della mattinata, era andata come al solito al bar a prendere un po’ d’acqua e lui le si era avvicinato.
— Mi stai ignorando. — non era una domanda, ma una constatazione.
Spalancò i suoi occhioni chiari — Ignorando? — ribadì un po’ sorpreso — Perché dovrei?
— Perché ieri non sono rimasta...
Scrollò le spalle senza smettere di guardarla negli occhi — No, non potrei mai ignorarti... Resti qui per altri dieci giorni e... Abbiamo tempo, spero. — poi sorrise malizioso
— Però potresti farti perdonare con un bacio...

Helis sorrise leggermente imbarazzata e cercò le parole adatte in inglese —Perderesti il tuo lavoro, se ti baciassi.
— No... — mentì.
— Se io avessi baciato un ospite, avrei perso il mio lavoro.
— Che lavoro facevi?
Fece un cenno con la testa alla sua maglia — Anche io l’animatrice.
Lui sorrise ancora, malizioso — Quindi sai che potrei perdere il lavoro perché tu l’hai provato sulla tua pelle?
Non riuscì a fare a meno di ridere e con lui le veniva spontaneo sempre, gli diede uno schiaffo leggero sul braccio per giocare e lui le rivolse uno sguardo raggiante, poi l’abbracciò, giusto per qualche secondo eppure furono sufficienti per farle capire che lui provasse qualcosa per lei diverso dalla semplice attrazione.
Ripensò poi a qualche giorno dopo, l’unico giorno in cui era piovuto per qualche ora al villaggio; Helis e sua madre avevano appena finito di pranzare e lei era decisa a tornare in camera per indossare qualche vestito più caldo del pareo che aveva addosso e lui era fuori, vestito da clown a fare un po’ di animazione per i villeggianti, avevano iniziato a scherzare e poi dopo un po’ Helis l’aveva minacciato di buttarlo in piscina. Naturalmente non riuscì a spostarlo, lui invece la prese dolcemente per i fianchi guardandola intensamente negli occhi, Helis si lasciò distrarre da quel contatto forte e, quando si rese conto di essere sul bordo della piscina, non poté fare niente per liberarsi della sua presa e non cadere in acqua.
Uscì dalla piscina con i vestiti e i capelli bagnati e, doveva ammetterlo, un po’ se l’era presa. Tornò in camera, si fece un bagno caldo perché quello era stato l’unico giorno più fresco lì al villaggio e poi aspettò l’inizio delle attività pomeridiane per la sua vendetta. Aveva deciso di ignorarlo.
Lui come al solito diede il buon pomeriggio in varie lingue e poi la salutò in italiano dalla console, ma lei continuò ad ignorarlo. Probabilmente se l’era aspettato e si era reso conto di aver un po’ esagerato, per cui dopo un po’ si avvicinò al suo lettino, Helis non poté fare a meno di osservare i suoi occhi da cucciolo prima di distogliere lo sguardo.
— Volevo chiederti scusa. — mormorò sotto lo sguardo incuriosito di sua madre ed altri villeggianti.
— No.
Le mostrò una tavoletta di cioccolato — Ti avrei portato dei fiori, ma non sapevo dove prenderli...
— Non mi piace il cioccolato. — la buttò lì, non era del tutto vero, ma non le venne in mente nulla di meglio da dire perché era troppo sorpresa per quel gesto, lo erano anche gli altri.
— Ti sto chiedendo scusa, Helis... Non volevo buttarti in piscina, ma sono più forte di te, non puoi buttarmi...
Notò che sua madre cercava di nascondere lo stupore e cercò di immaginare come dovesse apparire lei in quel momento.
— Per favore... — mormorò lui.
Helis si alzò e gli avvolse le braccia al collo — Ok... — sussurrò dandogli un bacio sulla guancia e lo intravide chiudere gli occhi come per godersi meglio il momento — Grazie...
— Mangiala, ok?
— La mangiamo insieme, stasera.
Lesse la sorpresa sul suo viso, ma quella sera, sebbene lei fosse entrata - senza permesso - in console da lui durante la discoteca, non mangiarono la cioccolata; in quel piccolo spazio si creò in poco tempo una carica elettrica che Helis non aveva mai provato prima e probabilmente anche lui se ne accorse perché dopo un po’ le chiese di uscire dato che lei non poteva stare lì. Si videro la sera successiva, dopo che aveva passato tutta la giornata ad Atene e non aveva fatto altro che pensare a lui.
Si incontrarono nella sala conferenze sopra la reception e, dopo aver diviso il cioccolato, avevano preso a baciarsi e si erano lasciati prendere dalla passione; Helis non avrebbe voluto fermarsi, non si era mai sentita in quel modo con nessuno. Si era ritrovata a cavalcioni sulle sue gambe, mentre entrambi si spogliavano, poi lui l’aveva presa in braccio per farla alzare e levarle anche i pantaloncini e allora l’aveva avvertito. Era stato dolce con lei e comprensivo, avevano passato il resto del tempo a giocare, a baciarsi e a parlare abbracciati e lei si sorprese di come fosse naturale essere nuda tra le sue braccia.
Non riuscì a trattenere un singhiozzo che fece girare alcuni passeggeri seduti sui sedili più vicini. Alcuni di loro dovevano sicuramente aver capito che lei aveva avuto una relazione con un animatore; il signore accanto a lei, che in quel momento Helis ricordò essere il padre di un ragazzino dello Junior Club che l’aveva quasi beccata durante una delle sue fughe romantiche di notte, la guardò decisamente atterrito e per un attimo lei ebbe l’impressione che volesse darle una pacca sulla spalla per confortarla. Fu contenta che non lo fece e lasciò che le lacrime continuassero a bagnare la canottiera blu dell’animazione che aveva comprato qualche giorno prima, lui l’aveva portata nella stanza dell’animazione - in cui tecnicamente non potevano accedere i villeggianti - e le aveva chiesto un piccolo strip-tease, scherzando.
Ne avevano passate tante durante la seconda settimana, rischiando più volte di farsi scoprire. Lui aveva infranto numerose regole pur di stare con lei: avevano ballato un lento su “Napul’è” prima dell’acquagym della mattina, sul palco davanti a tutti; si erano più volte punzecchiati o lasciati andare in atteggiamenti un po’ troppo intimi per essere semplicemente una villeggiante ed un animatore che scherzavano; avevano fatto l’amore insieme in un posto in cui avrebbero rischiato di essere scoperti da chiunque, fregandosene di cosa sarebbe potuto succedere; lui aveva ballato ancora con lei davanti a tutti la sera prima e poco prima che lei partisse, si erano detti addio nella stanza dell’animazione ed avevano pianto entrambi.
E, anche se le aveva detto di non innamorarsi, Helis si era innamorata e l’aveva amato con tutta sé stessa, perciò lasciarlo era stata una delle cose più difficili che aveva mai fatto.
Un’ora e mezza più tardi, arrivarono all’aeroporto di Atene dove li aspettava una ragazza dell’agenzia, la stessa che li aveva accolti al loro arrivo lì e aveva dato loro le prime informazioni riguardo quel villaggio che Helis non avrebbe mai dimenticato. Aveva smesso di piangere da un po’, anche se gli occhi le bruciavano ancora e non osava togliere gli occhiali che avrebbero smascherato definitivamente ciò che provava.
Sua madre provò ad abbracciarla, ma lei si allontanò, voleva essere lasciata sola con il suo dolore.
Mentre seguiva la fila per il check-in, si sentiva come un automa, svuotata della sua anima, quasi incosciente mentre fissava un punto fisso e si concentrava a non far cadere altre lacrime.
— Helis!
La voce rimbombò nell’aeroporto anche se era abbastanza affollato, solo la seconda volta che si sentì chiamare si svegliò dal torpore riconoscendo la voce profonda e familiare ed il suo cuore riprese a battere. Si girò e lo vide correre verso di lei come un pazzo, o almeno così dovevano vederlo tutti gli altri; indossava ancora la maglia dell’animazione, ma aveva i jeans e le scarpe da ginnastica al posto del costume ed infradito. Corse verso di lei e l’alzò da terra stringendola a sé, sotto lo sguardo stupefatto degli altri ex villeggianti in fila per il check-in per Bari.
— Che ci fai qui? — gli chiese troppo sorpresa per dire altro, poggiando le mani sulle sue larghe spalle mentre lui la rimetteva piano a terra.
Lui sorrise e le levò piano gli occhiali e ridacchiò — Hai pianto? 
— Per tutto il viaggio. — ammise facendo spallucce.
— Anche io, pensavo di non arrivare in tempo. Il taxi ci ha messo un secolo ad arrivare al villaggio e io volevo dirti che ti voglio bene non mi piaceva molto. — mormorò
— Io ti amo, Helis. 

Helis si lasciò sfuggire un versetto per la sorpresa e poi sorrise accarezzandogli il viso con dolcezza — Ja te volim. — sussurrò di rimando.
Poteva leggere la felicità negli occhi acquamarina del ragazzo serbo che la teneva tra le sue braccia, lui sorrise ancora e poi la baciò mentre i loro spettatori si lasciavano andare in apprezzamenti ed applausi 
— Non dovevamo essere più discreti? — gli chiese ripetendo una frase che lui le aveva detto circa una settimana prima.
— Sì e dovevamo anche evitare di innamorarci. Non ci siamo riusciti a quanto pare. — ribadì facendola ridere — Io devo finire la mia stagione, resterò lì fino ad ottobre e poi verrò da te e troveremo un modo per stare insieme, non importa quanto lontano viviamo... Ti amo. — concluse nel suo italiano non proprio perfetto.

   
 
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