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Autore: VeRoFuSa    10/09/2014    3 recensioni
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Quell'incubo mi ha scosso.
Rivedere gli occhi dei miei amici, terrorizzati mentre li uccidevo. Ho paura. Non né ho mai avuto così tanta. I miei occhi si stanno chiudendo da soli. No, non devo addormentarmi! Non voglio rivedere quegli sguardi, il sangue che tinge ogni cosa, risentire le loro voce che mi supplicano di non farlo.
Alzo lo sguardo cercando qualcosa che mi distragga. Osservo la fiamma che si muove nella torcia appesa al muro. Distolgo subito lo sguardo, ha solo un effetto ipnotico e dormire adesso è l'ultima cosa che voglio fare.
(Capitolo 1)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Itachi, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Le orecchie mi fischiano ancora, il mio corpo è scosso dei tremiti di paura, gli occhi mi bruciano ma le lacrime hanno smesso di scendere da molto. Stiamo correndo ormai da due ore per raggiungere l'akatsuki, un gruppo di criminali, è tutto quello che so. Già. Adesso siamo criminali di livello S e siamo ricercati in tutte le terre. Quello che abbiamo fatto questa notte sarà sicuramente ricordato da tutti. Adesso le uniche persone rimanenti del clan Uchiha siamo io, Nii-san e Sasuke che non sa nulla delle vere motivazioni di questo nostro gesto.

I suoi occhi pieni di lacrime mi fanno venire un tuffo al cuore, tremava quando l'ho preso in braccio svenuto per le troppe emozioni e per lo sharingan ipnotico di Itachi. Lo abbiamo portato al sicuro dal terzo Hokage, lui sa tutto e l'abbiamo pregato di non dir niente a nessuno.

Itachi mi lancia delle occhiate preoccupate ogni tanto. Vorrebbe dire qualcosa ma si trattiene.

-fermiamoci un attimo- dice ad un certo punto.

La sua voce sembra tranquilla e controllata come sempre, ma non lo è per niente.

Ci sediamo su ramo abbastanza robusto per sostenere il peso di entrambi. Mi appoggio al tronco stringendo le gambe al petto. Nii-san si siede al mio fianco senza dire una parola. Lo guardo negli occhi di sottecchi, sono spenti e impauriti.

Gli prendo la mano tra le mie sperando di infondergli un po' di coraggio. Lui mi afferra per il polso tirandomi a sé, stringendomi tra le sue braccia. Le lacrime tornano a rigargli le guance. Gli metto le braccia intorno al collo abbracciandolo e lui si stringe a me piangendo.

-t-ti prego perdonami...- sussurra cercando di controllarsi, ma alla fine scoppia a piangere disperato. Anche i miei occhi tornano a lacrimare cadendo lungo le guance bagnando i capelli di Nii-san

-smettila! È stata una mia scelta seguirti... tu non hai colpe- gli dico accarezzandogli i capelli, lui prende la mia mano e la stringe tra le sue.

Rimaniamo così fino a che il nostro respiro si calma. Il cielo inizia a schiarirsi, le tenebre piano piano arretrano lasciando spazio alla luce.

-riprendiamo il cammino?- mi chiede timidamente ad un certo punto

Annuisco e ci rimettiamo in marcia, possano solo un paio d'ore da quando arriviamo a destinazione. Il sole d'estate inizia ad alzarsi e inizia anche a fare caldo.

-e questo sarebbe un nascondiglio?- domando osservando il tempio che si staglia davanti a noi

-no... questo è solo il luogo prestabilito per l'incontro. Andiamo-

Mi chiedo come hanno saputo così in fretta quello che abbiamo fatto.

Appena entriamo ci troviamo difronte a 4 persone, le squadro tutte da capo a piedi cercando di non dare nell'occhio:
l'ultimo sulla sinistra è il più basso di tutti, porta la cappa nera con le nuvole rosse segno di appartenenza all'akatsuki, un pezzo di stoffa gli copre la faccia, i suoi occhi iniettati di sangue mi fissano e mi fanno rabbrividire. Da dietro gli spunta una specie di coda che ogni tanto muove a suo piacimento. E quella sarebbe una persona?! Mi mette i brividi solo a guardarlo.

Vicino a lui c'è un ragazzo l'esatto contrario di quello di prima: alto, con uno spadone enorme dietro la schiena, i capelli di un blu un po' più scuro della carnagione, sulla fronte porta il copri-fronte della nebbia segnato da una riga verticale, altro segno dei componenti dell'akatsuki. Anche lui mi sta fissando, ma il suo sguardo non è omicida anzi è divertito. Mi sembra anche di averlo già visto da qualche parte.

Il ragazzo al suo fianco ha i capelli arancioni, dei pircing gli ornano il viso, quello che attira la mia attenzione sono il colore dei suoi occhi. Sono lilla... Il rinnegan! Rimango basita, certo che l'Akatsuki ha proprio degli strani componenti.

La quarta persona invece la conosco: Orochimaru!

Che cosa ci fa uno dei tre ninja leggendari nell'akatsuki? Sapevo che aveva tradito il villaggio e che gli anbu l'avevano sempre tenuto d'occhio.

Ci sta guardando con molto interesse e questo non mi piace neanche un po'!

-siete arrivati- dice il ragazzo dai capelli arancioni -Tobi ci ha informati- si limita a dirci

Tobi?! Madara Uchiha sarebbe Tobi?

Ok, le sorprese continuano ad arrivare.

-vado dritto al sodo... volete unirvi davvero all'akatsuki?-

-si- risponde convinto Nii-san

-si- rispondo a mia volta con la stessa convinzione

-molto bene. Allora seguiteci!- esordisce incamminandosi all'uscita seguito dagli altri ed alla fine anche da noi.

Dove ci sta portando?

Corriamo per tutto il giorno attraversando il paese del fuoco verso est, arrivando al confine con il paese dell'acqua. Verso il tramonto l'attraversiamo raggiungendo il mare aperto dove ci aspetta una barca. Il villaggio della nebbia. Ecco dove stiamo andando.

Al timone c'è un uomo con la cappa dell'akatsuki, un bavaglio gli copre quasi tutto il volto, il copri-fronte della cascata gli copre la fronte e la testa invece è coperta da un cappuccio bianco, l'unica parte scoperta sono gli occhi verdi come le foglie a primavera iniettati di sangue.

-c'è ne avete messo di tempo! Siete in ritardo di 2 ore!- esclama con una tale calma che mi mette i brividi

-non rompere Kakuzu!- lo riprese lo strano essere con la coda -siamo in perfetto orario!-

-vi aspettavo per le sei! Sono le otto! Chi è in ritardo? Il tempo è denaro!- gli risponde

-smettetela!- li riprese il ragazzo dai capelli arancioni -forza salite- ci dice guardandoci appena.

Sulla nave mi sedetti lontano da tutti, il litigare di quei due mi faceva solo impazzire. Ho bisogno di silenzio più di ogni altra cosa.

-quindi sei qui-dice una voce che per poco non mi fa prendere un colpo -scusa non volevo- continua

-ero solo avvolta nei miei pensieri-

-posso sedermi?- domanda l'uomo con i capelli blu

Annuisco

-non ho mai visto due criminali così giovani-

Abbozzo appena un sorriso

-e io non ho mai visto dei criminali come voi-

Ride

-perché noi come siamo?-

-quei due non hanno fatto altro che litigare da quando siamo partiti-

-loro sono fatti così, non fanno altro che litigare dalla mattina alla sera... quel ragazzo è il tuo...-

-lui è solo mio fratello- lo anticipai prima che potesse dire qualche idiozia

-questo era un dettaglio che non ci avevano detto-

-Asuka-

-Kisame-

Contro ogni mia aspettativa mi g la mano ed io ricambio la stretta. La sua mano è grande almeno il doppio della mia, fresca e non sudaticcia come mi aspettavo.

-tu sei originario di questo villaggio-

-già... casa come direbbero alcuni-

-per te no?-

-no... lì sono soprannominato...-

-il fantasma del villaggio della nebbia- finisco la frase al suo posto. Adesso mi ricordo chi è.

-quindi mi conosci-

-ho sentito parlare di te quando ero appena entrata negli ambu-

-mi sento onorato che una mocciosa come te mi conosca-

È da tanto che non venivo considerata una mocciosa. Da quando sono diventata un anbu, tutti compreso i miei genitori mi consideravano già adulta. Per loro non avevo 13 anni e questo mi ha sempre dato un dispiacere.

Il sole ormai è sceso lungo l'orizzonte e le ultime luci si spengo colorando il cielo di un azzurro più chiaro.

-siamo quasi arrivati- dice guardando la terra ferma che sia avvicina sempre di più a noi.

“ci siamo”

Un ombra si avvicina a noi, la guardai dall'alto al basso, Nii-san. Il viso tirato, d dimostra molti più anni di quelli che ha veramente. Si siede al mio fianco e io senza pensarci due volte mi sistemo tra le sue braccia.

Quelle braccia mi danno protezione e mi fanno sentire al sicuro. Gli occhi di Kisame sono puntati su noi due. Uno sguardo curioso proprio come nel tempio.

-sei stremata, dovresti riposare- mi sussurra

Scuoto la testa

-anche tu allora dovresti riposare- rispondo guardandolo negli occhi facendolo sospirare.

Mi stringo di più a lui, nascondendo il viso nella sua spalla.

-TERRA!- esclama qualcuno probabilmente Kakuzu

Ci siamo. Adesso non si torna più indietro.

Chiudo un attimo gli occhi, ma la stanchezza del viaggio e dalla notte passata in bianco si fa sentire e alla fine mi addormento cullata tra le sue braccia.

******

Le labbra mi si incurvano in un timido sorriso vedendola dormire tranquilla dopo notte insonne e soprattutto dopo quello che è successo.

-siamo arrivati- dice quello con i capelli arancioni comparendo all'improvviso e scomparendo poco dopo.

La barca attracca in un insenatura lontana da occhi indiscreti circondata da enormi pareti di roccia, impossibili da superare se non fosse per una piccola radura e un sentiero che si intravede.

-c'è la fai a portarla?- mi domanda l'uomo vicino a me -da qui al covo ci sono ancora diverse ore di cammino-

-non sono un poppante!- rispondo guardandolo in cagnesco.

Non sopporto le persone che giudicano ancor prima di conoscerle.

-hai fegato da vendere. E questo mi piace- dice prima di togliersi lo spadone e in seguito la cappa rimanendo a dorso nudo, Con mio grande stupore sistema la cappa addosso ad Asuka coprendola per bene.

-la notte fa più freddo. Non è saggio girare con la divisa da ambu-

Lo guardo incredulo mettendomi in piedi barcollando, sono al limite. Anch'io non dormo da giorni e se ci sono ancora ore di viaggio non so come farò ad arrivare al covo. L'uomo si avvicina continuando a fissarmi divertito prendendo Asuka in braccio

-poche storie, sei allo stremo anche tu e rischi solo di cadere-

Sospiro rassegnato.

Se ne è accorto, annuisco arrossendo leggermente. Non sono il tipo che va in giro ad esprimere quello che prova. Lo sento ridacchiare e noto che mi fissa con quel ghigno di prima stampato sulla faccia.

-io sono Kisame- dice presentandosi di punto in bianco

-Itachi.-

-bene, adesso che abbiamo fatto le presentazioni possiamo andare-

Senza aggiungere altro si avvia, lo seguo restando in silenzio. Ogni tanto guardo Asuka di sottecchi, mi sono ripromesso che non l'avrei più fatta soffrire dopo quella notte. Non voglio più vedere i suoi occhi pieni di lacrime. Lei è tutto per me, se non ci fosse lei io a quest'ora sarei morto. I suoi occhi che mi guardano, il suo sorriso dolce che mi rassicura. Quando le ho detto quello che mi era stato ordinato, il suo sorriso si era spento e i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. Si era coperto il viso con le mani cercando di controllare il pianto e le troppe emozioni, io non ci avevo pensato due volte, la presi tra le mie braccia coccolandola cercando di calmarla senza tanti risultati. Era scoppiata in un pianto senza controllo. Aveva pianto tra le mie braccia per ore e appena si era calmata un attimo si era addormentate stretta a me.

Quando il giorno dopo si era svegliata mi aveva supplicato di potermi aiutare, provai in tutti i modi a dissuaderla, avevo anche trovato un posto dove vivere lontano dal villaggio. A quelle parole si era arrabbiata parecchio dicendomi che avrebbe preferito morire piuttosto che vivere lontana da me, nascosta come una fuggiasca. La determinazione nei suoi occhi mi fece capire che mi avrebbe seguito a qualunque costo.

-siamo arrivati- dice Kisame destandomi dai miei ricordi.

Non è possibile.
Questo non può essere davvero il covo. Una casa scavata nella montagna?!
Su uno dei fianchi si notano alcune finestre nascoste da dell'edera. Anche l'ingresso è nascosto è mi ci è voluto un attimo per rendermi contro che è l'entrata.

-non dirmi che credevi che il covo fosse un buco, umido pieno di ragnatele e robe del genere?-

-a-a dire il vero si...-

Quelle parole lo fanno ridere

-lo credevo anch'io...-

Non assomiglia per niente a come me lo ero immaginato. E credo che anche dentro sia completamente diverso.

Entriamo e rimango una seconda volta a bocca aperta: il pavimento è completamente di legno, appena dentro il classico ingresso di qualsiasi altra casa, noto subito il paio di sandali riposti con cura di lato. Si intravede una delle stanze e quelli che sembrano... divani? Davvero non riesco a credere che questo è il covo di un gruppo di criminali. Forse non è così male.

Faccio un passo verso l'ingresso, ma Kisame mi ferma.

-se non vuoi fare una brutta fine ti consiglio di toglierti i sandali. Poi capirai- dice mentre fa leva con la punta del piede contro l'altro sandalo per sfilarlo.

Lo imitai abbandonandoli vicino ai suoi.

-siete in ritardo- ci ammonisce una voce femminile che non capisco da dove arriva

-s-scusa- risponde il ragazzo dai capelli arancioni intimorito da quella voce

Ma non è lui il capo?
-io l'avevo detto.- conferma uomo imbavagliato fino ai denti

Una ragazza dai capelli blu-viola raccolti in uno shignon e na rosa bianca come fermaglio fece capolino davanti a noi, in mano ha un mestolo che sventola subito sotto il naso del ragazzo

-non mi interessa! Adesso mangiate quello che trovate! E non voglio sentire scuse chiaro Kakuzu?- l'uomo per tutta risposta sbuffa scomparano alle sue spalle

-quindi saresti tu il nuovo arrivato- dice mentre sorride sventolandomi poco dopo il mestolo sotto il naso -qui si mangia a un orario preciso! Non voglio ritardatari a tavola.-

-o-ok...- rispondo tirandomi leggermente indietro, capisco cosa intendeva prima Kisame

-vedo che almeno i sandali li ha tolti... che è successo?- domanda preoccupa notando Asuka tra le braccia di Kisame

-niente, il viaggio la stremata- risponde l'uomo che la tiene in braccio

-allora non stare lì impalato! Accompagnali in stanza!-

Senza risponderle si avvia nel lungo corridoio alla nostra sinistra, lo seguo ripensando a quella ragazza, credo che lei Asuka andranno molto d'accordo

-quella era Konan. L'unica persona in grado di far abbassare la testa a tutti noi. Lei insieme a Pain, quello con i capelli arancioni, hanno fondato l'Akatsuki. Ti consiglio di seguire i suoi ordini- ad un certo punto si ferma davanti a una porta -bene, siamo arrivati- con un calcio l'apre, lasciandomi di nuovo a bocca aperta, due finestre si aprono sulla parete di fronte a noi, sotto due letti fatti alla perfezione come solo una donna sa fare, ai piedi di entrambi una cassapanca, sulle pareti più corte due armadi e diverse librerie piene di libri, per completare il tutto una scrivania completa di fogli e penna. Solo dopo notai un'altra porta, molto probabilmente il bagno.

Kisame sdraia Asuka su uno dei letti sistemandole la coperta, andando poi a tirare la tenda alla finestra sopra il suo letto.

Konan non tarda ad arrivare entrando come un uragano con in mano un vassoio, l'uomo con i capelli blu la guarda basito.

-non guardarmi con quella faccia!- risponde mentre appoggia il vassoio sulla scrivania -ti conviene mangiare finché è caldo-

Asuka si mette a sedere di scatto in preda a chissà quale incubo, mi avvicino sedendomi vicino a lei. La giovane si avvicina appoggiando una mano sul viso asciugandole una lacrima

-va tutto bene-

Per tutta risposta lei si butta tra le mie braccia chiudendo forte gli occhi, a mia volta la stringo a me coccolandola

-è meglio lasciarli da soli- dice Kisame avviandosi alla porta, Konan si limita ad annuire seguendolo.

-g-grazie- sussurra Asuka ad entrambi

L'uomo arrossisce notevolmente tenendo la testa girata dall'altra parte in imbarazzo, credo che nessuno gli abbia mai detto grazie.

-di niente- risponde invece Konan con un sorriso prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.

******

Quell'incubo mi ha scosso.

Rivedere gli occhi dei miei amici, terrorizzati mentre li uccidevo. Ho paura. Non né ho mai avuto così tanta. I miei occhi si stanno chiudendo da soli. No, non devo addormentarmi! Non voglio rivedere quegli sguardi, il sangue che tinge ogni cosa, risentire le loro voce che mi supplicano di non farlo.

Alzo lo sguardo cercando qualcosa che mi distragga. Osservo la fiamma che si muove nella torcia appesa al muro. Distolgo subito lo sguardo, ha solo un effetto ipnotico e dormire adesso è l'ultima cosa che voglio fare.

-hai fame?- mi domanda in un sussurro Nii-san

Scuoto la testa

-in questo momento mangiare è l'ultimo dei miei problemi- rispondo con lo stesso tono di voce appena percettibile.

Qualcuno bussa alla porta e questo mi fa prendere uno spavento. Senza aspettare una risposta quella persona entra. La ragazza di prima.

-penso che questi ti possano essere d'aiuto- dice appoggiando una scatola vicino al vassoio -ti aiuteranno a dormire-

Senza aspettare una risposta esce com'è entrata.

-dovresti prenderne una-

La sua calma è solo apparente, sento il suo cuore che batte all'impazzata. Sicuramente appena chiudo gli occhi ne prenderà una anche lui.

-d'accordo- dico scostandomi da lui

-però prima. Mangi qualcosa-

Gli sorrido e lui mi riprende dolcemente tra le sue braccia. Anche se non lo da a vedere ha paura e dentro di sé avrà un fiume in piena che riesce a controllare, non so fino a quando. Se mi avesse fatto scappare come aveva programmato, sarebbe morto dentro. Mi sistemo meglio tra le sue braccia sorridendo timidamente.

Mi tiene stretta a sé per quella che mi sembra un'eternità, mi sento così sicura tra le al suo fianco. Poco dopo consumiamo quello che ci ha portato la ragazza: ramen. Non stravedo ci stravedo, ma è meglio che niente. Finito la cena, mi porge la scatola. La fisso da ogni angolo. Odio le medicine. Ogni volta che mi viene un attacco mi devo imbottire di antidolorifici e altri farmaci.

Faccio una smorfia contrariata mentre ne tiro fuori una. La metto sul palmo e la fisso.

-invece che aiutarti a te i farmaci fanno l'effetto contrario- dice sdrammatizzando la situazione

-lo sai che odio dover prendere i farmaci-

La prendo buttandola giù con un sorso d'acqua.

Mi sdraio sul letto aspettando che il sonnifero faccia effetto

-che ne pensi?- chiede

-non era quello che immaginavo-

-dovevi vedere la mia faccia nel vedere il covo da fuori-

Le palpebre iniziano a farsi pesanti

Nii-san si avvicina e mi da un bacio sulla fronte.

-buonanotte-

-tanto lo so... che appena chiudo gli occhi... ne prenderai una anche tu...- la mia voce si affievolisce e le palpebre si chiudono facendomi scivolare in un sonno senza sogni.

******

L'effetto dei sonniferi ormai sta svanendo, apro gli occhi e la luce del sole mi acceca.

-buongiorno dormigliona- mi dice Itachi

-c-ciao- rispondo sbadigliando

-dormito bene?-

-fortunatamente si... niente sogni- rispondo mentre mi siedo.

La tenda della finestra dietro al suo letto sono tirate ed entra la luce del sole. Konan entra come un tornado senza bussare.

-'giorno!- dice con un sorriso sul viso mi prende per un braccio e mi tira verso la porta.

-ehi ma...-

-non puoi andare in giro vestita così-

Fissai il mio abbigliamento ho ancora indosso la divisa degli anbu, ieri sera avevo tolto i para-bracci, la corazza e la katana sistemandoli sulla cassapanca, adesso porto solo i pantaloni corti fino al ginocchio e la canottiera. Ha ragione, non è l'abbigliamento adeguato.

Mi conduce in camera sua, anche qui ci sono due letti

-con chi dormi in stanza?- chiedo curiosa

Il suo viso avvampa

-non dirmi che è il ragazzo con i capelli arancioni?- azzardo, tra tutti mi sembra il tipo da avere la ragazza.

Abbassa la testa imbarazzata.

-ho indovinato?-

-q-questa dovrebbe andarti bene- dice con le guance rosse cambiando discorso

Ridacchio mentre prendo il top e la maglia a rete

-v-vai pure in bagno- dice a testa bassa indicando una porta

Dentro chiudo a chiave.

Tolgo la maglia e le fasce alle braccia e al petto, rimanendo in reggiseno. Fisso a lungo la cicatrice in mezzo al petto, il ricordo è ancora così chiaro, l'odore di disinfettante di quella stanza d'ospedale, l'ago della flebo nel braccio, decine di elettrodi sul petto, quel “bip” incessante che controllava il battito del mio cuore, la mano di mio fratello e di madre che stringevano la mia, il dolore lancinante al petto che mi aveva perseguitata per un mese intero. Avevo solo quattro anni e a quell'età così giovane avevo avuto il primo attacco, il dottore si era sorpreso del fatto che non avessi urlato neanche una volta per il dolore.

-tutto bene?- chiede la ragazza facendomi tornare alla realtà

-si. Dammi un attimo-

Mi vesto ed esco senza guardarmi allo specchio

-w-wow- esclama nel vedermi

Mi squadra da capo a piedi incredula

-ma... ma...-

-che c'è?-

-le tue braccia...- dice sfiorandomi un braccio con la mano

-è da quando ho imparato a camminare che mio padre mi allena-

I muscoli delle mie braccia, così come quelli addominali, sono più sviluppati rispetto a una ragazza della mia età.

È sbalordita.

-Konnie!- esclama il ragazzo con i capelli arancioni entrando senza bussare, e rompendo quel momento imbarazzante che si era creato. Le sue labbra distese in un sorriso che non credevo mai di vedere sul suo volto.

-non si bussa?-

-bussare? Ma se è anche la mia stanza-

Ridacchio sotto i baffi. Ho indovinato.

Anche lui mi fissa a bocca aperta, le mia guance avvampano e subito distolgo lo sguardo. Lei se ne accorge e lo spinge fuori in malo modo

-ma... io ero venuto...-

-niente ma... ciao Pain- dice prima di chiudergli la porta in faccia.

-non dovresti trattare il tuo ragazzo così- le dico provocandola

Le sue guance prendono lo stesso colore delle mele mature.

-a-allora t-tu-

-io cosa?-

-con il ragazzo con cui sei arrivata-

Rido

-che c'è di divertente?-

-che tutti ci scambiano per fidanzati. E mai per fratelli gemelli-

Mi guarda ancora più incredula.

Raccolgo i capelli in una coda bassa, come quella di Nii-san.

-adesso?-

-sei identica-

-che ti avevo detto-

-se vai in giro così farai girare la testa a tutti-

-indubbiamente... l'unico problema è che io detesto mettere in mostra il mio corpo-

-cosa cosa cosa?! Ci sono ragazze che farebbero a gara per avere il tuo fisico-

Improvvisamente scoppia a ridere

-è da mezz'ora che stiamo parlando e non ci siamo ancora presentate-

-hai ragione... Asuka-

-Konan o per gli amici Konnie-

Ci stringemmo la mano

Qualcuno bussa alla porta: Pain. Questa volta ha un mano una cappa.

-è per te- mi dice porgendomela

-g-grazie-

La prendo sotto gli occhi vigili di entrambi. Pain mi squadra da capo a piedi con uno sguardo basito. -ho capito me ne vado... però vi voglio tra 20 minuti al salone- dice appena incrocia lo sguardo con Konan e così esce nuovamente.

Fisso quel pezzo di stoffa che stringo tra le mani: nero, l'interno rosso, con delle nuvole rosse bordate di bianco.

-provatela provatela!- sembra una bambina che ha appena ricevuto un regalo.

La indosso e subito mi trascina in bagno per mostrarmi il mio nuovo aspetto. Sembro più vecchia, ma mi da un aspetto... che non saprei descrivere, ma mi piace.

-stai bene-

-si... mi piace-

-forza allora andiamo... Pain sta per affidarti il tuo primo incarico- esclama mentre mi spinge verso l'uscita. Appena fuori c'è Nii-san, anche lui deve essere stato chiamato da Pain.

Indossa a sua volta la cappa, anche lui sembra molto più grande e molto più bello. Konan si blocca appena lo vide, anche lei l'ha notato.

Gli sorrido e lo raggiungo camminando al suo fianco, la ragazza si mette d'avanti facendoci da guida.

Raggiungiamo una sala vuota, completamente vuota. Illuminata solo da della torce poste sul muro. Dentro ci sono tutti e ci fissano appena entriamo.

-bene ci siamo tutti. Asuka e Kisame voglio che vi alleniate insieme. Kakuzu, Sasori andate a riscuotere quello che dovete. Itachi e Orochimaru l'attuale Mizukage possiede una lista dei criminali ricercati con una taglia sulla testa, scoprite dove la tiene-

Kisame si avvia lungo i corridoi, esce dalla casa e raggiunge una radura. Io gli sono subito dietro, seguendolo in silenzio.

-fammi vedere quello che sai fare... perché io non ci andrò leggero-

-nessuno te l'ha chiesto- rispondo decisa mettendomi in posizione di difesa estraendo la mia katana

Nii-san è stato così gentile da prenderla al mio posto, almeno non parto svantaggiata.

Iniziamo in combattimento senza risparmiare colpi.

Il sole inizia a tramontare e la stanchezza inizia a farsi sentire. Un dolore al petto mi toglie il respiro proprio dove c'è la cicatrice.

No... non adesso che Nii-san non c'è.

Kisame sta per colpirmi con un fendente, ma lo schivo solo grazie alle mie gambe che cedono facendomi finire lunga distesa su un fianco.

Istintivamente mi porto una mano al petto stringendo la maglia nel punto in cui si trova il cuore. Il dolore non è intenso come le altre volte, solo perché quello non è un attacco in piena regola, è solo un avvertimento.

Il respiro si fa irregolare, sento il cuore che mi rimbomba in testa non permettendomi di pensare a niente.

Calmati Asuka... devi calmarti

-Asuka, che ti succede?- chiede preoccupato Kisame

Ignoro completamente quello che dice, non riesco a concentrarmi su nient'altro che non è il dolore.

Sento il sangue che mi si gela nelle vene. Ho paura.

Faccio dei respiri profondi per cercare di calmare il battito.

-dimmi qualcosa per favore- mi supplica Kisame

Funziona. Il dolore svanisce piano piano, così mi giro a pancia in su aprendo gli occhi e guardando l'uomo davanti a me.

-s-scusami-

Aiutandomi con un braccio cerco di mettermi in piedi e dopo qualche tentativo ci riesco .

-si può sapere che ti è successo?-

-una malattia che mi tormenta da quando sono bambina-

-è meglio che per oggi terminiamo qui-

Annuisco e lo seguo ai piedi di un albero, mi siedo appoggiando la schiena contro il legno.

-ti capita spesso di avere questi attacchi?-

-no, non sono frequenti e questo non era un attacco-

-come sarebbe a dire che non era un attacco?-

-gli attacchi durano molto di più, ma soprattutto il dolore che si prova è molto più intenso e forte. È come se prendessero il mio cuore e lo infilzassero con migliaia spilli-

Ascolta quello che dico in silenzio.

-hai detto che ti tormenta da quando sei bambina-

-il primo attacco l'ho avuto quando avevo quattro anni-

-qu-quattro anni?!-

-ero solo una bambina... stavo giocando in giardino sotto gli occhi vigili dei miei genitori, quando sono caduta a terra con il petto in fiamme. Subito mi hanno ricoverato in ospedale dove sono rimasta per un mese-

Il sole sta scendendo dietro le montagne, la notte è ormai alle porte.

-torniamo dentro-

Senza aggiungere altro lo seguo. Sto per imboccare il corridoio che porta in camera mia, ma vengo bloccata da Kisame per il bavero.

-dove credi di andare?-

-in camera a dormire-

-senza mangiare?-

-sì-

Mi guarda contrariato, spingendomi verso la cucina.

-per sta sera cucino io-

-o-ok-

Mi siedo e lo fisso divertita.

Ci conosciamo solo da un giorno eppure con me si comporta come un padre. Queste persone non sono come me le ero immaginate e nemmeno come dicono tutti in giro. La prima volta che avevo sentito parlare di loro li avevano descritti come senza cuore, il loro unisco scopo uccidere, o lui è l'unica eccezione?

Un profumo invade le mie narici e mi fa dimenticare tutto quel ragionamento contorto.

-la cena è servita- dice mettendo in tavola due piatti stracolmi di riso in bianco e due piatti: uno con verdure e l'altro con carne, anche essi stracolmi.

-c-cavoli-

-ci siamo allenati tutti il giorno, ce lo siamo meritati-

Cena consumata, in assoluto silenzio, vado nella mia stanza, sistemo la cappa vicino alla katana. Nii-san non è ancora tornato, nessuno è ancora tornato. Mi sdraio sul letto fissando il soffitto, sono stanca morta però voglio aspettare il suo ritorno prima di addormentarmi.

La porta si apre ed entra la persona che mi aspettavo di vedere.

-bentornato- gli dico sedendomi

-ehi. Come sono andati gli allenamenti?-

-tutto a posto... tranne...- mi blocco, vorrei dirgli tutto ma qualcosa me lo impedisce.

-che succede?- chiede preoccupato sedendosi al mio fianco

-durante l'allenamento... ho quasi avuto un attacco-

Mi tira a sé, appoggiando due dita appena sotto il collo

-il battito è normale. Cerca di non affaticarti domani... I sonniferi devono aver indebolito il cuore-

-anche tu fai attenzione-

Mi guarda basito

-perché dovrei fare attenzione?-

-perché so che anche tu ne hai presa una-

Annuisce

-non ho avuto problemi se è questo che ti preoccupa-

-si che mi preoccupa!-

Mi siedo a gambe incrociate e lo fisso dritto negli occhi

-promettimi che se ti dovesse succede me lo dirai-

-te lo prometto. Su forza andiamo a mangiare-

-io ho già mangiato- rispondo imbarazzata

-come sarebbe “già mangiato”?-

-dopo quello che è successo, Kisame, mi ha preparato la cena-

È allibito.

-non dovevi andare a mangiare?- gli chiedo sdraiandomi

Si alza e mi sistema le coperte

-quando torno non voglio vederti in piedi-

-notte-

Per tutta risposta mi bacia la fronte.

Chiudo gli occhi e mi addormento subito stanca morta per gli allenamenti, speravo di non sognare e invece mi sbagliavo. Ho avuto un incubo tra i peggiori.

Mi sveglio tremante come una foglia, in un lago di sudore e di lacrime. Mi siedo cercando di controllare il respiro, non voglio svegliare Nii-san.

La luce inizia a filtrare dalle tende, guardo la sveglia sul comodino le lancette segnano le 6.02.

Non voglio più addormentarmi!
Mi alzo in punta di piedi e vado in bagno chiudendo a chiave la porta. Mi spoglio velocemente buttando i vestiti a casaccio per terra e mettendomi direttamente sotto il getto freddo della doccia.

L'acqua mi bagna il viso lavando via il sudore e le lacrime

Sto tremando, di nuovo.

Mi appoggio al muro e mi lascio scivolare sulla schiena fino a sedermi. Gli occhi si riempiono di lacrime che scivolano lungo le guance subito cancellate dall'acqua. Non voglio piangere. Voglio essere forte e superare questo momento. Infilo l'accappatoio ed esco, Nii-san è seduto sul letto e mi fissa, con occhi pieni di tristezza.

-giorno- dice con un falso sorriso. Anche lui soffre e molto più di me. Mi siedo al suo fianco abbracciandolo, lui rimane basito ma si lascia cullare tra le mie braccia.

-mi ero ripromesso di non farti più soffrire-

-smettila! Quante volte te lo devo ripetere che è stata una mia scelta... Nii-san...-

È inutile, non riesco ad essere forte. Mi scosta dolcemente, sdraiandomi tra le sue braccia, nascondo il viso nella sua spalla, tenendomi stretta a sé.

Gli chiudo gli occhi concentrandomi su quell'abbraccio, tutte quelle paure provate fino a qualche secondo prima sono sparite nel nulla.

Queste braccia sono la mia ancora di salvezza, penso finendo per addormentarmi nuovamente tranquilla tra le sue braccia.

  
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