Quando meno te lo aspetti, ecco che succede, la cosa che temevi di più si presenta alla tua porta e non importa se tu sia pronta ad affrontarla o no, si presenta e basta e con un ghigno sulla faccia. E’ iniziato tutto con una semplice chiamata, nel posto meno accogliente del mondo, l’ospedale. Era il 23 novembre 2012, credo che fosse un venerdì, si lo era. Mi avevano appena operata al ginocchio, e tutti mi stavano sul fiato sul collo per vedere come stavo, era abbastanza soffocante per una che di solito è abituata a stare da sola.
Rose, furono la prima cosa che notai sul piccolo tavolino accanto al letto, “ti riprenderai, vedrai” disse Giuseppe. Era stato tutto il giorno insieme a me, non potevo vederlo, ma ero cosciente della sua presenza. Giuseppe c’era stato fin da quando ero bambina, era un signore premuroso nei miei confronti, nonostante non avessimo legami di sangue. Mi diceva sempre che ero la sua “nipotina” che non aveva mai avuto, e io li rispondevo che lui era il nonno che mi mancava.
"Sarà difficile d’ora in poi, ma io so chi può aiutarti" disse, estrasse il cellulare dalla tasca e compose goffamente un numero, dopo tacque.
*Primo dicembre 2012, il telefono di casa squillò.
"Pronto?" - "Sei Tessa giusto?" - "Sss-si" - "Ti aspetto all’ospedale, primo piano, alle tre di oggi pomeriggio" e attaccò. Non sapevo chi fosse, ne cosa volesse, ma non avrei mai immaginato che con una semplice chiamata mi avrebbe portato da lui.