Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: GoldFish27    11/09/2014    0 recensioni
Alberto Pizzi, uomo di mezza età, è un agente di commercio con la passione per il pianoforte. Una sera si reca a teatro insieme a sua moglie Marilena. Arriva il turno di un pianista (o una pianista?) che inizia a suonare una stupenda melodia. Commosso dalla sua bravura, l'uomo si lascia trasportare dai ricordi in quella che era la sua vita venti anni addietro, quando amava esibirsi in pubblico nella piazza più bella e più popolosa di Roma, Piazza del Popolo.
I suoi vecchi ricordi porteranno a galla qualcosa di speciale, che cambierà profondamente la sua vita...
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I.

Piccolo Fiore
____________________________________________________





I.

- Biglietti, per favore.
Estrassi dalla tasca i due tagliandi dorati e li mostrai all'usciere. Questi li esaminò un attimo, poi ci indicò una scalinata sontuosa, più in lontananza. Mentre raggiungevamo i gradini marmorei, non potevo fare a meno di notare lo sfarzo di quel luogo: al di là del pregiato tappeto rosso che separava le nostre suole dal pavimento lucido, al di là delle armature medievali ricoperte da drappi rossi e le lunghe e pesanti tende che ricadevano ai lati dei muri giallognoli, tutto dava un senso di pulito e di ponderato ordine. Perfino le persone, nascoste dietro i loro abiti eleganti, si amalgamavano con lo scenario circostante, dando l'impressione di essere a un congresso di camaleonti.
- Sbrigati, Alberto!
La voce di mia moglie mi richiamò dall'alto dei primi cinque gradini. La conoscevo troppo bene per non riconoscere il suo eccitamento, e come biasimarla? Non capitava spesso di assistere a uno spettacolo nel teatro lirico più importante della città.
Era stata una faticaccia trovare i biglietti: ricordo ancora la faccia di ogni singolo edicolante che mi comunicava, dispiaciuto, di aver esaurito i biglietti. "Se li vegnono a solà!", se li rubano, mi aveva confessato un simpatico cartolibrario in dialetto romanesco. L'unico furto accertato, però, è quello che io ho dovuto subire, mio malgrado. "Sono gli unici rimasti" mi aveva detto quel marocchino con la faccia di volpe e la coda di paglia. Chissà da dove li aveva presi. Ma non m'importa: li avevo pagati una fortuna e volevo godermi lo spettacolo.
 
La scalinata nascondeva altre due rampe di scalini, più ripide, dalle quali si raggiungevano i posti più alti. La mia mente contava attentamente i gradini che calpestavo per farmi un'idea dell'altezza, dato che le grandi finestre arcuate che adornavano l'esterno erano coperte da infinite tende rossastre. Non ero mai stato così in alto, prima di allora. In un teatro, intendo. Avevo sempre preferito le prime file, giù nell'androne.
Arrivai in cima con il fiatone: non avevo più l'età per certe sfacchinate. La schiena emise qualche lamento mentre mi sedevo sulle poltrone basse e - fortunatamente - molto comode. E poi c'è chi si lamenta della gente che dorme a teatro! Ci mancava solo che vibrassero e, chiudendo gli occhi, mi sarei sentito come in un centro benessere...
Lo spettacolo stava per cominciare. La marea di gente che fuoriusciva dai grandi ingressi della sala andava pian piano scemando. In meno di una decina di minuti le luci furono abbassate, e, mentre il sipario veniva spalancato, il vociare di sottofondo si ridusse ad un brusio confuso, per poi sparire del tutto appena una voce femminile si diffuse attraverso gli altoparlanti. Immediatamente dopo, una donna sbucò da dietro le quinte, procedendo verso il centro del palco.
Oltre al fiato corto e i dolori di schiena, la mia età mi aveva regalato anche un altro piacevole ricordo: la miopia. Avevo iniziato a portare gli occhiali verso i quarant'anni, ma col tempo ero peggiorato. Adesso il mio nasone soffriva il peso di due lenti tanto spesse che neanche gli oblò dei transatlantici. Per l'occasione, avevo scelto di indossare una montatura un filino più elegante, con il risultato di trasformarmi in una talpa. E adesso, sul palco distinguevo soltanto una macchia colorata che si muoveva. Se il suono delle sue corde vocali non si fosse sentito dagli altoparlanti della sala, per me sarebbe potuta essere un uomo come una donna, un robot, un operaio in tuta da lavoro o uno scimpanzé in calzamaglia. Non faceva alcuna differenza.
La macchiolina blu parlò per qualche secondo, ringraziando gli spettatori per essere venuti, e sparì dalla parte opposta della scena. Lo spettacolo poteva finalmente avere inizio.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: GoldFish27