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Autore: mughetto nella neve    11/09/2014    4 recensioni
"Forse è sbagliato definire tutto questo “amore”, è più “simpatia”. Un decidere di provare emozioni simili ad un'altra persona (come la gioia, la sofferenza, l’attrazione sessuale) per il puro gusto di vederla accennare un sorriso o saperla più serena. In fondo, Takao le stava veramente simpatica. Adorava quel modo buffo di esprimersi, il suo regalarle così tante attenzioni, i suoi regali e i sorrisi che donava a fine di un incontro di basket."
[ Fem!MidoTaka ]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, FemSlash | Personaggi: Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Autore: mughetto nella neve
Fandom: Kuroko No Basket
Personaggi: Midorima Shintaro (Shinju), Takao Kazunari (Kohaku); [citati] Kuroko Tetsuya (Hotaru)
Coppia: MidoTaka/TakaMido
Generi: Romantico
avvertimenti generali: fem!slash, OOC, gender bender



Quando Takao si era ritrovata sotto gli occhi quel nastro rosso aveva assunto un’espressione così confusa da riuscire a far esitare persino Midorima dal ripetere la necessità dell’altra ragazza di bendarsi. Si rendeva conto di quanto quella situazione potesse risultare ridicola – per non dire equivoca – ma preferì non fornire alcun tipo di spiegazioni all’altra ragazza che quasi le pretendeva attraverso un tira-e-molla di sguardi. Si piegò leggermente verso quella mano, rigorosamente bendata, per osservare meglio quel nastro rosso che pendeva leggermente sulla destra.   
« Shin-chan, devo aspettarmi qualche strano giochetto erotico? » si ritrovò a ridacchiare la ragazza, appoggiando una mano davanti alla bocca per evitare di ridere troppo forte. L’intento era, ovviamente, quello di mettere ancora più in imbarazzo Midorima; questa infatti si ritrovò a nascondere due evidenti rossi sulle guance. Deviò infatti lo sguardo, prendendo ad osservare il pavimento – senza però ritrarre la mano e cercare di nascondere l’oggetto così esilarante per Takao.
« Smettila di dire stupidaggini » la rimproverò contrariata, aggrottando le sopracciglia e nascondendo metà del suo volto fra i vestiti sperando così di celare quell’evidente rossore.
Era tardo pomeriggio. La squadra si era divisa da circa mezz’ora, con la promessa di vedersi il giorno successivo per gli allenamenti, e le due giocatrici avevano finito coll’indugiare sul retro della palestra. La primavera era ancora lontana: un fredda brezza aveva preso a soffiare su Tokyo, spingendo le persone a non indugiare nell’infilarsi il maglione più pesante. Gli alberi erano degli scheletri che si piegavano sconfitti ad ogni tempesta e le porte sembravano quasi respirare quando il vento prendeva a soffiare fra gli spifferi. Takao aveva colto l’occasione per regalare alla propria ragazza una lunga e soffice sciarpa verde – sostenendo che quello fosse il colore che più le donava.
Al solo ricordo, Midorima venne presa di nuovo da quell’emozione rovente che schiaccia lo stomaco e fa arrossire perfino le orecchie; smise di respirare e porse, di nuovo, il nastro rosso a Takao. Le intimò di bendarsi e l’altra, fra una risata e l’altra, decise di accontentarla. Perché lo fece, poi, non occorre spiegarlo. Quando si è innamorati si finisce col compiacere il partner con semplici gesti e parole. Si finisce coll’annuire alle sue riflessioni, col seguirlo nelle rocambolesche ricerche per l’oggetto fortunato della giornata e ridere dei suoi tentativi di mostrarsi divertente – tentativi che si traducono in battute così tristi da far riuscire a piangere persino la sua stessa sorella.
Per questo motivo, Takao col seguirla silenziosamente per i corridoi della scuola. Non provò a dire una parola, facendosi guidare dall’altra ragazza che le segnalava un gradino o un banco poco distante da lei. Il sentire Midorima così attenta a lei, per poco non la portò ad arrossire imbarazzata. Era sinceramente felice. E anche se questa l’avesse liberata dalla benda, dicendole di aver cambiato idea, lei comunque sarebbe stata felice. Comunque avrebbe realizzato come la fidanzata sapesse essere gentile e protettiva con lei.
E, invece, Midorima non la sbendò. Anzi, la fece entrare in una stanza che, se Takao avesse potuta vederla, l’avrebbe scoperta invasa dalla luce crepuscolare. Gli ultimi raggi del sole si riflettevano sulle superfici lucide del banco, giocavano con i pannelli colorati dei cartelloni appesi al muro e con i mobiles che prendevano ad oscillare non appena un oggetto li sfiorava.
La tiratrice scelta dello Shutoku la fece sedere su una sedia, intimandole in malo modo di non muoversi e poi si spostò verso la finestra dove si trovava un piccolo quanto dismesso pianoforte a muro. Recuperò una seconda seggiola e poi, nel più completo silenzio, scopri i tasti bianchi e neri dello strumento. Alcuni avevano davvero un pessimo aspetto, sembravano essere stati divorati dal tempo; tanto che la ragazza si ritrovò a domandarsi se davvero non ci fosse di meglio nella scuola. Il respiro di Takao la convinse a non lamentarsi e portare un’altra domanda nella sua testa.
Midorima indugiò su quella tastiera, ragionando su cosa probabilmente avrebbe pensato l’altra di lei dopo quell’orripilante siparietto musicale. Con tutte le probabilità avrebbe riso di lei per mezz’ora, dandole per l’ennesima volta della “Principessa” per quell’inconsueto gusto nel mostrare i suoi sentimenti. Il solo pensiero la fece arrossire. Non voleva risultare ridicola agli occhi dell’altra. Ma che altro fare? Non era brava con le parole. E nemmeno con il suo corpo.
Cos’altro poteva usare se non il pianoforte? Convinta –almeno in cuor suo – che quella fosse la scelta giusta, contò il tempo e si immerse nel suono che il vecchio pianoforte produceva.

« Baby, love never felt so good
And I’d die if it ever could
Not like you hold me, hold me »


Due parole per definire Shinju Midorima: timida e scontrosa. Incapace di esprimere i suoi pensieri e fare altrettanto con le proprie emozione. Prima di parlare, contava almeno fino a dieci – ragionando sui pro e i contro della propria opinione. Si interessò agli oroscopi grazie a sua zia: la donna prese a raccontargli con passione di come questi si rivelassero quasi sempre corretti, quasi fossero frutto di una magia che permetteva di prevedere gli errori e i benefici del futuro. Inutile dire che la cosa colpì così tanto la bambina da convincere la madre a svegliarla presto la bambina per seguire un noto programma televisivo di nome Oha-Asa. Ma Midorima non era solo questo.  Era una grande lettrice, appassionata di musica e inevitabilmente romantica. Si perdeva spesso nel contemplare la natura attorno a sé, rimanendo affascinata dallo sbocciare dei ciliegi e dall’arrivo della primavera.
Il suo animo era un qualcosa di terribilmente fragile che finiva con lo scalfirsi con la più semplice ingiuria. Pensava spesso al passato, a tal punto da perdersi in un silenzio che pareva non finire mai. Cosa si celasse in realtà dietro la sua espressione pensierosa, Takao ancora non lo aveva scoperto. Si ritrovava ad osservarla, cercando di leggere in quei pensieri così scuri e dolorosi, desiderando poi di farla ridere così forte da farle dimenticare tutti i problemi.

« Oh baby, love never felt so fine
And I’d die if it’s never mine
Not like you hold me, hold me
 »

Midorima suonava raramente il pianoforte. Era stata una passione che l’aveva segnata per tutta l’infanzia ma che poi era andata ad esaurirsi coll’entrata del basket nella sua vita. Quando era bambina si esercitava diligentemente ogni giorno, arrossendo leggermente nel sentire i complimenti di sua madre. Le piaceva ragionare su come il pianoforte fosse il più completo degli strumenti: esso comprendeva l’intera gamma dei suoni, dal più alto al più basso, e su di esso si poteva improvvisare ogni tipo di genere musicale. Era perfetto – non a caso, anche Akashi era capace di suonarlo – e Midorima adorava passare le ore eseguendo, sempre più accurati e precisi, esercizi sulle scale e sugli arpeggi.
Era il suo passatempo preferito.
Ma poi aveva conosciuto il basket e tutto era cambiato. Come poter spiegare cosa l’attirò? Probabilmente neanche lei saprebbe fornire una risposta al riguardo. Probabilmente fu un salto di qualità per lei. Si ritrovò a dover condividere un qualcosa con altre persone – cosa che, col pianoforte, non era stato possibile. Improvvisamente il suo universo si era allargato, prendendo a comprendere individui così diversi e complessi da sfuggire ad ogni regola; si era ritrovata a stringere una palla fra le mani, a doverla lanciare e passarla. Fra le sue dita sottili non vi era più una serie finita di tasti che riusciva a far interagire fra di loro tramite una melodia, ma una palla a cui doveva prestare continuamente attenzioni e delle voci che la chiamavano con i nomi più strani e le intimavano di fare un bel lavoro.

« And the night’s gonna be just fine
Gotta fly, gotta see, I can’t wait
I can’t take it
 »

Il basket l’aveva portata al Teiko, poi allo Shutoku. E questi, quasi per ricompensarla, le aveva dato Kohaku Takao: un effervescente adolescente dai capelli color della pece e gli occhi così puliti da poter eguagliare quelli di una cascata che scorreva in montagna. Almeno in principio, Midorima non la poteva sopportare. Si domandava spesso cosa avesse fatto di male per meritarsi una simile compagna di squadra. Finiva col cercare di tenerla lontana, fallendo miseramente ogni volta. Dovunque andasse, Takao la seguiva. Le sorrideva. E la faceva perdutamente innamorare di sé.
Forse è sbagliato definire tutto questo “amore”, è più “simpatia”. Un decidere di  provare emozioni simili ad un'altra persona (come la gioia, la sofferenza, l’attrazione sessuale) per il puro gusto di vederla accennare un sorriso o saperla più serena. In fondo, Takao le stava veramente simpatica. Adorava quel modo buffo di esprimersi, il suo regalarle così tante attenzioni, i suoi regali e i sorrisi che donava a fine di un incontro di basket.
Quel concerto improvvisato era stato progettato come un ringraziamento.
Midorima aveva finito col indugiare sul brano musicale, scegliendo poi di dare retta a quello consigliato da Kuroko. Un artista straniero. Anche abbastanza famoso. Midorima aveva cercato il suo brano su internet, aveva provato gli accordi quasi ogni giorno, cercando persino di cantare nonostante la presenza dei suoi genitori. Si riteneva davvero pessima, ma una voce nella sua testa le diceva di tentare. Di provare, almeno una volta nella sua vita.

« ‘Cause baby, every time I love you, in and out of my life, in out baby
Tell me, if you really love me it’s in and out my life in out baby
So baby, yes, love never felt so good
 »

E magari avrebbe anche continuato se non avesse sentito la mano di Takao poggiarsi sulla propria spalla. Improvvisamente il suono si arrestò, portando di nuovo il silenzio nell’edificio scolastico. Midorima riprese a respirare e si scoprì esausta, quasi avesse gridato al mondo intero i suoi reali sentimenti per l’altra ragazza.
Kohaku si piegò su di lei, baciando le sue labbra lentamente. Fu un bacio incredibilmente casto. Insolito per entrambe che – almeno in una delle due casa – erano solite scambiarsi baci sempre più passionali, finendo per cadere sul letto e stringersi forte in un caldo abbraccio.
« Dimmi come fai, ti prego. Dimmelo, Shin-chan » sussurrò Kohaku prendendo il volto di Shinju fra le mani ed avvicinandolo un poco al suo. I lineamenti del suo viso erano così rilassati che, almeno per un’istante, Midorima pensò di star parlando con qualche creatura celeste. « Io ho sempre creduto che i sentimenti avessero un limite o una linea sottile che li divide dal diventare un’unica entità con la nostra anima … e invece, più ti guardo, più mi rendo conto di quanto mi sia sbagliata. Io ti sento. Qui. Nel mio cuore. Ti sento respirare, pensare, ridere e piangere. Sento ogni cosa di te. Ne faccio quasi parte. Credo che ti amerò per sempre, Shin-chan. Ovunque vada, serberò un frammento della tua anima dentro di me »
Midorima avrebbe voluto arrossire. Avrebbe voluto davvero mostrare attraverso il suo corpo quanta felicità stesse mostrando al momento. Avrebbe voluto urlarla. Scoppiare a piangere. O a ridere. Avrebbe voluto stringere Takao a sé e sussurrarle all’orecchio quanto l’amasse. Quanto le fosse grata per averle fatto di nuovo amare il basket e la sua vita. E magari, sfruttando il momento, dire anche adorava il suo sorriso, i suoi capelli corvini, la sua risata e tutto quelle parole che rivolgeva a lei. A lei soltanto.
Ma nulla sembrò uscire. Solo aria calda che accarezzò dolcemente le guance dell’altra ragazza.
Takao non ne sembrò rattristata. Continuò a tenere il suo viso fra le mani, sostenendo lo sguardo smeraldino dell’altra – forse il più chiaro segno d’amore che l’altra le avesse mai mostrato
 
 
 
~Il Mughetto dice~
Questa shot è dedicata ad Elsa Maria che ha avuto la pazienza e la costanza di aspettare. Non scrivo spesso di questa coppia e, francamente non credo di esserci un granché portata. Il carattere di Midorima, che sia maschio o femmina, mi manda leggermente nel panico. È fin troppo complessa come tipa – a volte non capisco se sia timida o proprio stupida.
Comunque sia, nonostante tutto, mi è piaciuto molto scrivere di loro due. Sono molto dolci in chiave femminile.
Fem!Takao è certamente più energetica della sua versione originale. Avrà certamente un temperamento più giocoso e tendente alla beffa e ciò, probabilmente, la porterebbe a seguire e coinvolgere Midorima in ogni attività. Avrebbe un gusto di abbinare vestiti tutto suo, porterebbe strambi fermagli nei capelli e riderebbe in maniera abbastanza strana. Da parte sua, Fem!Midorima, diventerebbe ancora più tsundere – anche se, per come la vedo io, sarebbe anche più composta del suo originale. Sarebbe più educata e più pensierosa.
Detto questo, i nomi di queste care ragazze sono Midorima Shinju ( che significa “perla” ) e Takao Kohaku ( ovvero “ambra”). Personalmente credo che tutto lo Shutoku avrebbe nomi che ricordano quelli delle pietre preziose – a parte Kimura che, essendo figlia di un fruttivendolo, si chiamerebbe Ichigo (ovvero “fragola”). Tra parentesi, quelle dello Yosen hanno tutte nomi che ricordano i fiori.
Il brano che Midorima suona al piano è di Michael Jackson e porta il nome di “Love Never Felt So Good”.
Se siete rimaste piacevolmente soddisfatte da questa shot, vi consiglio di leggere anche le altre che si trovano in questo sito. Alcune sono state già pubblicate su EFP, altre rimarranno lì.
Concludendo, grazie per aver letto questa shot.
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