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Autore: JessyJoy    11/09/2014    0 recensioni
Arrossisco, quando questa mattina sono uscita dall'albergo diretta al palazzetto non avrei mai pensato di ritrovarmi in questa situazione: dispersa nella periferia di Milano insieme a Jared Leto intento a farmi la paternale.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Assago (Milano), 02 Novembre 2013


Mi siedo imprecando su un pilastro di cemento di quell'enorme parcheggio ormai vuoto. Mi guardo intorno cercano di notare segni di vita in mezzo al buio ma l'unica presenza è l'asfalto color pece che riflette la fredda luce dei lampioni. Sbuffo e per l'ennesima volta mi domando come sia riuscita a perdere l'ultimo bus che mi avrebbe riportato in albergo.
Sono le due di notte e prima di altre quattro ore non passeranno navette dirette in centro; posso scegliere se restare qua e congelare, oppure percorrere a piedi i quasi venti chilometri che mi separano dall'hotel; in ogni caso se non avessi passato il pomeriggio a bere acqua e coca cola, urlano come una matta all'interno del palazzetto, ora non mi ritroverei in questa situazione. Maledico l'attesa in coda al bagno, e la sicurezza di prendere il bus in tempo per poi uscire e ritrovare il parcheggio quasi deserto.
Lancio un'occhiata all'orologio, non è passata nemmeno un'ora da quando sono andata in bagno e sento di doverci tornare nuovamente.
Mi alzo, ho poche soluzioni per affrontare il resto della notte, e la malsana idea di tornarmene in albergo a piedi si è già fatta strada nella mia mente, quindi tanto vale tornare in bagno e poi avviarmi per strada.
Mi avvicino al palazzetto, le porte principali sono chiuse da grossi catenacci, ma sono certa ne troverò una d'emergenza ancora aperta. Mi bastano cinque minuti per trovare quello che cerco, spingo la porta socchiusa ritrovanomi in un corridoio semi-illuminato. Il silenzio che mi circonda e il rumore dei miei passi sulle piastrelle mi mettono a disagio, facendomi tornare alla mente il rumore che poche ore prima invadeva quel luogo, le urla di tutti gli Echelon stipati sul partierre e sulle gradinate che con un'unica voce cantavano a memoria le canzoni amate.
Trovo uno dei bagni di servizio, ma quando esco le luci del corridoio sono spente. Non dev'essere la mia giornata fortunata. Penso demoralizzata mentre a tentoni cerco di trovare la strada da cui sono entrata. Mi ritrovo in un altro corridoio sicura di non averlo percorso all'andata; noto una porta socchiusa da cui filtra una luce arancione. So che non sono fatti miei e sicuramente si tratterà del ripostiglio delle scope dove qualche addetto alle pulizie starà rioridinando gli oggetti usati per sistemare il macello che abbiamo fatto quella sera, ma posso sempre domanargli come ritrovare l'uscita.
Eppure più mi avvicino alla porta più sono certa che non si tratti di uno sgabuzino, anche se per oggi forse dovrei smettere di dare retta ai miei istinti. I miei sospetti vengono però confermati quando sento il suono degli accordi di una chitarra. Con il cuore che martella veloce e cercando di non fare rumore mi avvicino all'unica fonte di luce. Non dovrei farlo eppure è più forte di me. Appoggio la testa allo stipite della porta e con un occhio solo guardo attraverso lo spiraglio.
Trattengo il fiato quando scorgo un uomo darmi le spalle, potrei riconoscerle ovunque senza mai sbagliare; l'uomo che sto spiando e che ignaro di tutto sta eseguendo un concerto privato solo per me è Jared Leto.
Chiudo gli occhi ascoltando le sue dita pizzicare delicatamente le corde della chitarra, perdendomi in quel suono, ed è troppo tardi quando mi accorgo che ha smesso di suonare, perché ormai è voltato dalla mia parte e sono sicura mi abbia visto.
Mi ritraggo in fretta allontanandomi, ma la porta si spalanca e il mio percorso viene illuminato dal fascio di luce proveniente dalla stanza.
-Ferma- urla Jared e la sua voce è così autoritaria che non posso far altro che ubbidire.
Lentamente mi volto, guardandolo mortificata -Scusa, io... non volevo- inizio a balbettare impacciata, perdendo improvvisamente la sicurezza che di solito mi caratterizza.
-Avvicinati- esclama. Faccio pochi passi verso di lui permettendo alla luce di illuminarmi completamente. -Ho avuto una strana sensazione mentre suonavo, mi sono voltato e ti ho visto. Cosa pensavi di fare? Non sai che il palazzetto è chiuso al pubblico a quest'ora?-.
Arrossisco, quando questa mattina sono uscita dall'albergo diretta al palazzetto non avrei mai pensato di ritrovarmi in questa situazione: dispersa nella periferia di Milano insieme a Jared Leto intento a farmi la paternale. -Scusa, ho trovato una porta aperta sul retro e dovevo assolutamente andare in bagno prima di tornare in hotel. Ho perso l'unica corriera e volevo fare la strada a piedi-.
Mi guarda innarcando un sopraciglio, sembra quasi divertito -Vuoi entrare?- domanda.
Scuoto la testa -Non voglio importunarti, sarai stanco dopo il concerto, se fossi così gentile da indicarmi la strada per uscire tolgo subito il disturbo-. 
Mi sorride -Non volevo essere così aggressivo, mi farebbe davvero piacere se entrassi. Non voglio la responsabilità di un'Echelon per strada in mezzo alla periferia di Milano-. Si sposta dall'ingresso lasciandomi lo spazio per entrare e io timidamente faccio pochi passi avanti ritrovandomi nel suo camerino.
Pensavo fosse molto più pretenzioso per essere una star, invece ci sono solo un divano nero, un tavolo su cui sono ammassati alla rinfusa dei vestiti e sulla cui cima è posata la sua chitarra ed uno sgabello in legno. Mi fa segno di sedermi e io prendo posto sul divano in pelle.
-Vuoi qualcosa da bere?- domanda gentilmente avvicinandosi ad un piccolo frigobar che non avevo notato.
Scuoto la testa -Per questa sera è meglio di no- dico sorridendo, lui si siede davanti a me sullo sgabello che occupava prima che lo interrompessi.
-Come mai sei qui da solo?- domando. -Credevo che...- mi interrompo.
-Credevi cosa?- domanda -Che fossi in hotel con qualche ragazzina?-.
-No, non intendevo questo- cerco di correggermi -Solo che mi sembra strano trovarti qui da solo-.
-Da solo come una persona comune- replica fissandomi -Tomo ha raggiunto Vicky in albergo- spiega pochi istanti dopo -Shannon contrariamente dall'immagine che si dipingono in molti era troppo stanco per reggersi in piedi alla fine del concerto ed è andato a dormire, mentre io...- fa una pausa    -Questo è il momento della notte che preferisco, dopo un concerto, dopo le vostre urla e dopo la carica che mi infondete mi chiudo in camerino e compongo. In questi istanti la mia ispirazione è al massimo- sussurra guardandomi negli occhi e in quel momento mi rendo conto di quanto sia bello ed attraente.
-Sono nuovi gli accordi che stavi suonando?- domando riscuotendomi dai pensieri che mi sto facendo di lui.
-Nuove idee, è ancora tutto da mettere in ordine- risponde. -Sei qui da sola?- domanda un istante più tardi lanciando un'occhiata alla porta ora chiusa come se si aspettasse di vedere sbucare qualche altra fan pronta ad assalirlo. -Nessuno che abbia notato la tua assenza?-.
Sorrido stringendomi nelle spalle -L'albergo in cui ho prenotato era tutto occupato, mi hanno trovato una stanza per pura fortuna, così la mia amica che è venuta con me ha dovuto prenotare dalla parte opposta della città, su un'altra navetta-.
-Non sei di Milano?- domanda.
Scuoto la testa -Vivo e studio a Firenze, in Toscana-.
-Non ci sono mai stato, ma ho sentito dire che ci sono luoghi e monumenti meravigliosi-.
Annuisco -Per una studiosa di arte ed architettura è una città che soddisfa tutti i miei desideri. Sarò campanilista, ma merita davvero essere visitata, sopratutto gli Uffizi e la Galleria dell'Accademia-.
Sorride e capisco nuovamente cosa le sue fan trovino di bello in lui.
-Chi è il tuo artista preferito?-domanda curioso.
-Michelangelo- rispono abbassando lo sguardo -Mi sono innamorata di lui quando ho visto il suo David, avevo cinque anni-.
-È una storia che dura da molto allora- risponde ridendo.
Sorrido -E il tuo artista preferito?- domando.
-Non lo sai?- chiede stupito.
-Scusa- rispondo -Ma non sono quel genere di fan che esegue ricerche dettagliate sul proprio idolo per conoscere tutto di lui. Penso di non aver mai seguito una tua intervista. Mi basta sapere solo una cosa di te-.
-Cosa?-.
-Che ami la musica. E non penso di doverlo leggere da qualche parte per capirlo-.
Mi osserva, sembra quasi ammirato, poi prende posto al mio fianco -Allora partiamo pari. Tu sai che io amo la musica, mentre tu ami l'arte, cos'altro ti piace?-.
-La letteratura inglese, sopratutto Shakespeare- rispondo pronta.
-È per questo che lo parli così bene, l'inglese?- chiede.
-Leggere le opere nella lingua originale aiuta parecchio- rispondo senza staccare lo sguardo dal suo. -Ora tocca a te, cosa ti piace oltre la musica?-.
Mi sorride -Sarò scontato ma amo viaggiare. Vedere cose nuove, conoscere persone. Quand'ero piccolo non avrei mai pensato mi sarebbe piaciuto- mi osserva un istante prima di spiegarmi cosa intende. -Mia madre continuava a farci imballare le nostre cose in grossi scatoloni per poi traslocare, ci ha fatto girare tutti gli Stati Uniti, credevo non avrebbe mai trovato un posto che la soddisfacesse abbastanza per permetterle di fermarsi, finché non è arrivata a Los Angeles-.
-La città degli angeli- sussussurro.
Lui annuisce -Da quel momento viaggiare e vedere cose nuove è diventato per me di fonamentale importanza. Tu sei mai uscita dall'Italia?-.
-Ho fatto alcuni viaggi di studio, sono stata a Parigi e a Londra. Mi piacerebbe vedere Berlino e l'Irlanda, vorrei visitare anche la Scozia, per vedere i suoi castelli-.
-Dovresti venire anche a New York- risponde lui esaltandosi -Potrei farti da cicerone-.
-Forse un giorno lo farò, ma per il momento mi accontento delle bellezze dell'Italia-.
-Resteresti stupita da quello che puoi trovare in America: monumenti, natura, arte, musica. Una come te troverebbe pane per i suoi denti-.
-Una come me? Come sono?- chiedo titubante.
-Sei una persona che ama sognare e i suoi sogni sono grandi- risponde avvicinandosi al mio viso, vedo i suoi occhi brillare e il mio viso farsi più caldo.
-Non mi conosci neanche, come puoi dirlo?- sussurro.
-Mi basta leggere i tuoi occhi-. In quel momento le sue labbra si appoggiano inaspettatamente alle mie, avvolgendomi. Posso sentire il suo sapore, il suo odore ed il calore delle sue mani sulla mia schiena e mi lascio andare, abbandonandomi completamente a lui.
Quando pochi minuti più tari si allontana da me il mio sguardo resta abbassato, mi sento così in imbarazzo e non perché lui è Jared Leto, ma perché ho scoperto che dietro i suoi occhi azzurri si nasconde una persona normale, una persona come me.
-Posso accompagnarti in albergo se vuoi, non mi va di lasciarti andare in giro da sola- dice dopo un attimo di esitazione.
Alzo lo guardo -D'accordo- sussurro -Posso solo andare in bagno prima?- chiedo.
Lui annuisce -Accendi la luce del corridoio, l'interruttore è sulla destra appena esci dalla porta- e prima di lasciarmi alzare intrappola il mio viso in un nuovo bacio.
Non appena entro in bagno mi appoggio contro la porta fredda, sospirando, non mi sembra possibile, nulla mi sembra vero questa notte, Jared Leto mi ha appena baciato e ora vuole riportarmi in albergo. Non devo farmi prendere dal panico, non devo pensare a cosa potrebbe succedere poi, devo solo darmi una sistemata e tornare da lui.
Ritrovo il camerino una manciata di minuti più tardi ma di Jared nemmeno l'ombra, i vestiti sono spariti, la chitarra non c'è più, resta solo il divano in pelle e il tavolo vuoto. Potrebbe essere successo tutto nella mia mente se non fosse per un foglio di carta appoggiato sul tavolo. Sedendomi sullo sgabello lo apro lentamente, so già cosa contiene; fisso la sua grafia sottile e ordinata prima di cominciare a leggere.

Vorrei augurarti la buonanotte in maniera differente, non così.
Non puoi immaginare quanto mi costi lasciarti qua da sola; vorrei trattenermi qui per parlare con te, aspettando l'alba guardandoti negli occhi, per scoprire tutto ciò di cui sei fatta; ma forse per entrambi è meglio conoscere solo l'essenziale.
Grazie per il tempo prezioso che hai passato con me, lo so è stato troppo poco, ma lo custodirò gelosamente; mi hai letto dentro facendomi sentire diverso. Per la prima volta mi sono sentito amato per quello che sono e non per chi sono.
Se avessi la possibilità di passare con te altro tempo so che saresti la persona che vorrei sposare e avere accanto per tutta la vita, ma siamo troppo distanti perché tutto questo accada.
Perdonami se me ne vado senza altre spiegazioni, ma non avrei il coraggio di guardarti negli occhi per poi voltarmi e andare via.
Non ti dimenticherò mai...

Jared


Cerco di trattenere le lacrime mentre rileggo il biglietto più volte. Cosa mi aspettavo? una storia a lieto fine come nelle fiabe?
Qualcuno mi tocca una spalla, mi volto incontrando lo sguardo di un uomo sconosciuto, non sono pronta a nuovi incontri, almeno per questa sera.
-Jared mi ha detto di accompagnarla in hotel- spiega con tono professionale.
Sussulto sentendo pronunciare il suo nome, so già che sarà così per sempre ogni volta che lo sentirò nominare.
Annuisco alzandomi e seguendolo fino ad una lussuosa auto nera parcheggiata davanti all'ingresso dello stage.
Mentre mi accompagna in hotel non faccio altro che osservare il riflesso dei lampioni susseguirsi lungo la strada stringendo tra le mani l'unica prova di quello che è successo questa sera.
So già che questa notte non dormirò, ho paura di risvegliarmi domani e scoprire che è stato tutto un sogno.
  
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