Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Judith_Hutcherson    11/09/2014    1 recensioni
In questa storia ho voluto semplicemente racchiudere i miei pensieri più intensi e profondi, spero che vi possano colpire come hanno emozionato me.
____
" Fortunatamente sono arrivata alla conclusione che queste persone un giorno capiranno i loro errori e si ricrederanno, nonostante noi li avremo già perdonati. E’ pieno di errori, il mondo. Persino noi potremmo considerarci tali, ma gli errori si possono aggiustare. E spesso errare potrebbe essere la scelta migliore, proprio perché non tutto il male vien per nuocere. Ci sono persone che quando soffrono, credono che provocarsi dolore fisico diminuisca quello mentale, non sapendo che la situazione va a peggiorare. Autolesionisti, bulimici, depressi. Non sono solo questo! Sono delle persone!, siamo tutti delle persone e purtroppo tutti passano un periodo brutto nella vita. Per questo bisogna essere uniti, come uno solo che racchiuda tutti, perché quando rimaniamo soli con i nostri pensieri sappiamo abbatterci"
____
Introspettivo, Malinconico, Angst, Drammatico, Triste, Death, Dark, Unhappy ending.
[995 Words] ♥
Judith_
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Pensieri.

 
«Emozioni forti che non riusciamo a placare. Qualsiasi cosa diventa enorme rispetto a noi, e incombe sulle nostre teste, come la società che incombe sulle persone e cambia il comportamento di molti individui. Purtroppo la dura verità è che questo peso siamo proprio noi a generarlo: siamo noi che aumentiamo i problemi, pur essendo minimi; siamo noi che permettiamo al peso che oscura il sole di crescere; e siamo solo noi che possiamo far diventare il peso una misera piuma, che vola via con un flebile soffio. Si, siamo noi gli artefici. Noi con queste facce spaesate, come arrivati su un’isola paradisiaca ma insidiosa; noi che abbiamo paura, timore, angoscia ad affrontare un solo passo, ma che senza accorgercene ne facciamo due; noi che camminiamo a testa bassa, guardando tutto ciò che passa sotto i nostri piedi, con quelle scarpe sciolte, che ci ricordano con gioia e malinconia i tempi in cui non sapevamo allacciarle. I tempi in cui dovevamo imparare tutto. E ne eravamo contenti. E ora che non vogliamo imparare più niente siamo tristi, chiusi. Forse vorremmo solamente poter camminare a testa alta, sentirci apprezzati. Forse è proprio per questo che prendiamo persone con fama, attori o cantanti, come idoli. Perché loro possono camminare a testa alta, perché vengono apprezzati – specialmente da noi – perché loro diventano il nostro esempio, il nostro aiuto, inconsapevolmente. E questa è una cosa di cui nemmeno noi ci rendiamo conto. Come non ci rendiamo conto che noi siamo liberi di camminare a testa alta, guardare negli occhi le persone, parlare, senza aver paura dei commenti negativi. Perché durante il corso della vita incontreremo sempre, sempre persone che la pensano in modo diverso anche se magari sbagliato o negativo, pesone che ti insulteranno anche senza motivo nonostante tutti abbiano tutto e nonostante tutti abbiano  niente. Fortunatamente sono arrivata alla conclusione che queste persone un giorno capiranno i loro errori e si ricrederanno, nonostante noi li avremo già perdonati. E’ pieno di errori, il mondo, persino noi potremmo considerarci tali, ma gli errori si possono aggiustare. E spesso errare potrrebbe essere la scelta migliore, proprio perché non tutto il male vien per nuocere. Ci sono persone che quando soffrono, credono che provocarsi dolore fisico diminuisca quello mentale, non sapendo che la situazione va a peggiorare. Autolesionisti, bulimici, depressi. Non sono solo questo! Sono delle persone!, siamo tutti delle persone e purtroppo tutti passano un periodo brutto nella vita. Per questo bisogna essere uniti, come uno solo che racchiuda tutti, perché quando rimaniamo soli con i nostri pensieri sappiamo abbatterci; per questo io ho paura, paura di dover ascoltare la mia testa. Perché gli unici che possono deriderci; gli unici che possono colpire le zone più deboli della nostra resistenza, le zone piene di lividi; gli unici capaci di ucciderci, siamo noi stessi. Perché solo noi sappiamo veramente come siamo. Solo noi sappiamo colpire le zone più giuste per demolirci, solo noi siamo capaci di distruggerci! Anche se non sai come fermare quella rabbia, domala. Come si fa con un leone al circo; anche se non sai smettere di piangere, fallo. Perché tutti sanno che dopo la pioggia esce il sole, e più pioggia è caduta, più aumenta la possibilità di vedere l’arcobaleno. Non volevo essere filosofica o epica, non volevo essere saccente o superba: questo era il discorso che mi avevate chiesto di preparare, ed io l’ho fatto. Concludo nel dire che il grande Charlie Chaplin ci ha insegnato che: “un giorno senza sorriso è un giorno perso”. E se davvero ogni giorno rischia di essere l’ultimo, perché sprecarlo?»


Alzò gli occhi sulla folla di compagni e professori, che riempivano le scomode sedie blu-verdine messe in fila. Guardò incredula i loro sguardi, non annoiati, non inorriditi, ma sorpresi, commossi, con un senso di consapevolezza in più, consapevolezza che una ragazzina di quindici anni, o quasi, gli aveva donato. Ammiccò un sorriso leggero, dolce, quasi stanco. Chiuse un secondo i suoi sognanti occhi verdi e realizzò che, forse, qualcosa di buono l’aveva compiuto. Li riaprì sulla folla di compagni e professori che ancora la guardavano stupefatti. Si voltò, scese dal leggio, e si avviò verso l’uscita dell’aula magna del suo istituto. Una volta arrivata alla porta l’aula scoppiò in un fragoroso applauso, uno di quelli dolci e consapevoli che non sarebbe mai stato più appropriato applaudire dopo un discorso simile. Si sentì arrossire, uscì dall’aula soddisfatta ed orgogliosa e si diresse verso la sua camera. Entrò, gettò le scarpe all’angolo del comodino, la borsa a terra. Prese carta e penna, si sedette di fronte alla sua piccola scrivania, sommersa dai libri che amava, e cominciò a scrivere…


sono fiera di ciò che sono riuscita a spiegare oggi. Non mi aspetto che tutti abbiano compreso, ma sono contenta di aver condiviso con voi ciò che ho meditato sul corso della vita. Non ho un peso sulle spalle, non mi reputo un errore, e non credo che nessuno lo sia mai stato. E’ solo che sono sola, e sono rimasta così spesso ad ascoltare i miei pensieri che si!, sono riuscita a distruggermi. Non ho più i miei parenti, non ho più i miei genitori, non ho più niente. Ed ora vado a prendere il mio tutto”.


Lasciò il foglio sotto il suo libro preferito, sulla scrivania. Andò in bagno, prese la scatola di sonniferi nascosta nel piccolo sportello sopra il lavandino, la aprì. Diede un’ultima occhiata al suo riflesso nello specchio. Sorrise, alzò la mano e salutò. Ingoiò tutte le pasticche di sonnifero presenti nella confezione. Tornò in camera, aprì la finestra, si sdraiò sul letto. Infilò le cuffie nelle orecchie. Accese la musica, mettendola a massimo volume. Sorrideva. Si addormentò, mentre il sole le solleticava il volto un’ultima volta.


 

 Note d'autore.

Ciao a tutti! :) Sono Judith_Hutcherson e questa è la mia prima storia qui si EFP. Spero vi piaccia :) Se è così lasciate una recensione! Un bacio♥
Judith_
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Judith_Hutcherson