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Autore: Lucida Follia    11/09/2014    2 recensioni
Ci correvamo dietro facendo finta di non vederci, sotterrando tra colpi di tosse e conversazioni la nostalgia.
E i nostri ricordi si mettevano a dormire.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“DEFICIENTE!”
 
  L’imprecazione risuonò per tutta casa, come un tuono che presagisce un’imminente tempesta.
   Era stato il primo suono udibile in casa Gould.
  Il buongiorno si vede dal mattino, dicono. E la giornata era appena iniziata..
 
“CHE DIAVOLO HAI COMBINATO STAVOLTA?”
 
  Frann fece tempestosamente irruzione in cucina, dove si trovavano le sue due figlie di fronte a dei pezzi di coccio a terra, i quali spiegavano il rumore che aveva fatto alterare immediatamente la donna. Non aveva avuto neanche bisogno di chiedere, sapeva già chi era stato.
 
“MA È MAI POSSIBILE CHE NON NE COMBINI UNA GIUSTA?!”
“Ma non è colpa mia.. – protestò debolmente Shatzy, la figlia maggiore – Nadia stava..”
“Non mettere in mezzo tua sorella! È inutile che cerchi di darle la colpa, sappiamo benissimo chi è che da’ problemi qua dentro!”
 
  Shatzy, sconfitta, abbassò la testa.
 
“E NON STARE LÌ IMPALATA, CRETINA CHE NON SEI ALTRO! TOGLI QUEI COCCI DA TERRA! Nadia? Tu vestiti, noi due andiamo a fare colazione al bar”
 
  Detto questo Frann uscì dalla cucina e, dopo aver rivolto un sorrisino trionfante alla sorella, Nadia la seguì. Avvilita, Shatzy prese la scopa e raccolse i frantumi dal pavimento.
 
“Non credere di aver finito! Per terra è un casino, devi passare anche lo straccio” Aggiunse Frann, ripassando davanti la cucina.
“Ma farò tardi a scuola!”
“E chissene frega! Buona a nulla come sei, non concluderesti niente comunque”
 
  Nadia e la madre percorsero il corridoio.
 
“Ah – concluse Frann – ovviamente mi aspetto che ricompri ciò che hai rotto”
 
  Shatzy guardò l’ora e sospirò: le 7 e 30. Fortunatamente la scuola non era molto lontana da lì e a piedi impiegava solo venti minuti. Le vacanze estive erano finite da una settimana soltanto, ma la prof. d’inglese aveva già in programma d’interrogarla. Come se non bastasse, Shatzy in quei giorni non aveva avuto un briciolo di tempo per studiare fra il pulire casa, fare la spesa e portare sua sorella a casa di un’amica, alle giostre e ovunque lei volesse. Mrs Luiss non l’avrebbe sicuramente risparmiata dall' interrogazione e quella sarebbe stata la prima della serie d’insufficienze che avrebbero caratterizzato quell’anno.
 
  Quella mattina, come sempre, Shatzy stava mettendo in tavola le tazze per la colazione quando Nadia le aveva dato appositamente uno spintone. Era quello il suo modo di divertirsi: vedere sua madre inveire contro di lei, la tanto odiata sorella. Odiata poi perché? Perché le aveva salvato la vita? Shatzy scosse la testa, era inutile ripensarci adesso.
  Passò rapidamente lo straccio e notò un altro pezzo di coccio sotto il tavolo. Si chinò, allungò una mano per raccoglierlo ma, nel farlo, si procurò un taglio all’indice sinistro non indifferente. Gemette dal dolore e avvolse dei tovaglioli intorno alla ferita.
  Lanciò un’occhiata al pavimento: era chiazzato di sangue.. fu costretta a ripulire, poi si fiondò di corsa in camera, s’infilò la sua t-shirt preferita quella larghissima e nera,dei jeans grigi strappati e le converse scure.
  Erano le 7 e 45, il che voleva dire che non sarebbe arrivata in tempo. Non aveva nemmeno potuto ripassare (o più correttamente studiare) per l’interrogazione che la aspettava fra un quarto d’ora.
  Era proprio vero: il buongiorno...
 




  “... si vede dal mattino Elliot e se vuoi avere una buona giornata ti conviene sbrigarti. Sono le sette in punto, il che vuol dire che se scendi dal letto entro tre minuti, te ne restano ventisette per fare colazione, prepararti e infine arrivare a scuola con almeno quindici minuti in anticipo. Ecco, solo parlando è volato via un minuto intero”
 
  Elliot sbuffò. Sua madre, Janet, era sempre così per tutto. In casa White ognuno doveva rispettare i suoi orari mentali. L’orologio era il migliore amico di sua madre, insieme a un’altra decina di paranoie. E chissà perché, sua figlia era un concentrato di ansia. 
 
“Dai mamma, altri cinque minuti per favore..”
“Altri cinque minuti? Stiamo scherzando?! È già tanto se te ne resta uno e mezzo! Manchi solo tu, Scott si è già alzato!”
 
  Dire che Scott si fosse alzato era un po’ un controsenso. Suo fratello gemello infatti, era costretto alla sedia a rotelle da ormai cinque anni.
  Aveva solo dieci anni il giorno dell’incidente, in cui era presente teoricamente solo Elliot. I suoi genitori ovviamente non perdevano occasione di incolparla dell’accaduto, come se fosse stata colpa sua. E tutto questo solo perché non erano a conoscenza della verità, che Elliot era costretta a non raccontare... Ma era inutile pensare a queste cose, soprattutto appena sveglia. Controvoglia e con molta difficoltà scese dal letto. Lei aveva una camera tutta sua mentre Scott la condivideva con Michael, nato un anno dopo di loro. Il cosiddetto “figlio venuto bene”.
 
“Bene, adesso vai in cucina. Hai tredici minuti per fare colazione e altri tredici per lavarti e vestirti”
 
  Sua madre era così asfissiante, non ci si abituava mai..
 
  A tavola erano già seduti i suoi fratelli, e Michael sembrava uno zombie a dir poco. Con Janet che lo accompagnava a scuola in macchina, visto che era sulla strada del lavoro, poteva comodamente alzarsi mezz’ora più tardi del solito. Michael aveva preso lo scientifico, mentre Elliot aveva ripiegato su scienze umane, per questo prendeva l’autobus e svegliarsi a quell’ora era inevitabile. Per non parlare del fatto che Scott avrebbe potuto dormire anche fino alle nove, visto che Molly, l’insegnante privata che si occupava di fargli lezione in casa, arrivava sempre per le dieci. Ma sua madre aveva dei programmi in mente, che doveva rispettare a tutti i costi.
  Questo al contrario di Ed, il padre, che si disinteressava di tutto e di tutti e l’anaffettività era sempre all’ordine del giorno.   In quel momento infatti, era intento a guardare un qualsiasi programma in tv e non aveva la minima idea di cosa stesse accadendo attorno a lui.
  Elliot provò un senso di nausea nel vedere tutti quegli alimenti zuccherati e grassi per la colazione. Si era messa in testa di dimagrire a tutti i costi, e mangiare quella roba non l’avrebbe aiutata di certo.
 
“Mamma, io preferisco non fare colazione, mi fa malissimo lo stomaco”
“Non puoi digiunare, comporterebbe un calo dell’attenzione durante le lezioni. Preparati una camomilla e mangia anche qualche fetta biscottata” Elliot andò a riempire il bollitore con dell’acqua. “Michael hai finito di fare colazione?”
“Sì mamma” Biascicò lui.
“Vatti a vestire allora, dobbiamo partire fra soli dodici minuti”
 
Michael si alzò stancamente e ritornò lavato e vestito quando Elliot aveva appena versato l’acqua bollente nella tazza, immergendo la bustina per farle acquisire un colore camomilla.
“Bene, possiamo andare. Scott? Ricorda che Molly arriva alle dieci meno un quarto e che oggi farete lezione di scienze e matematica. Ellie, mi raccomando, tu mangia qualcosa e cerca di stare alla fermata dell’autobus per le sette e trenta. Ed – disse stampandogli un veloce bacio sulla guancia – io sarò a casa per le diciotto, se pranzi qui sono rimasti gli avanzi di pollo alle mandorle di ieri sera. Buona giornata a tutti!”
“Buona giornata mamma..” Risposero Scott ed Elliot, automaticamente.
Ed le rivolse solo un cenno con la testa.
 
  Non appena Michael e Janet furono usciti, Elliot versò la camomilla nel lavandino, cosa che da tempo faceva abitualmente, anche quando fingeva di bere il latte. Scott scosse la testa a mo’ di rimprovero.
 
“Dovresti mangiare, Ellie..” Le ripeteva tutte le mattine.
“Oh Scott, non posso mi dispiace..”
 
 Questa era la loro tipica conversazione mattutina.
Elliot si fece una doccia di cinque minuti, poi indossò i soliti leggins neri e la felpa verde fosforescente che secondo lei riusciva a coprire le sue imperfezioni. Salutò Scott scompigliandogli i capelli poi scambiò un freddo “Ciao” con suo padre e uscì.
  Era arrivata alla fermata alle sette e trenta precise. Sua madre ne sarebbe stata contenta.
   
 
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