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Autore: Nadedza Lemuria    11/09/2014    0 recensioni
[Leggende Metropolitane]
[...]
Il branco di dieci lupi si leccava la propria bava, scaturita dalla forte fame causata dalla scarsità di prede.
Giravano intorno, in un continuo cerchio mentre il bambino singhiozzava...
Per il neonato sarebbe stata la fine...
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Genere: Fluff, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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E’ la prima volta che scrivo una storia, spero che vi piaccia =)
Buona lettura =D
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1.
Presentazioni
<< “Mi dispiace ma sei solo frutto di un amore malvagio e senza senso per me.”
Una donna con una tunica scura appoggiò un fagottino che piangeva e agitava le paffute e delicate manine.

“Spero che le bestie nella foresta non abbiano terrore di te e ti mangino.”
Fuggì via, lasciando il neonato nella parte più profonda della foresta, in balia di feroci belve selvatiche.
Si dimenava e strillava, spaventato dai tuoni e dai fulmini del violento temporale. Gli alberi ululavano a causa del forte vento che passava tra i loro lunghi rami, spogli dalle loro foglie. Il bambino piangeva ancora di più, emettendo versi molto acuti i quali attirarono l’attenzione di un piccolo branco di lupi, tanto denutriti che si potevano contare le costole. Gli sguardi affamati, le fauci piene di saliva, la voglia ed il piacere di affondare i loro denti all’interno delle tenera e dolce carne, il sangue che si diffondeva e si mescolava alla terra e che creava un maleodorante profumo, disgustoso per noi umani ma delizioso per le avide belve. Si avvicinarono, scrutando lo stano essere dimenarsi e emettere vagiti.
Lo accerchiarono.
Il branco di dieci lupi si leccava la propria bava, scaturita dalla forte fame causata dalla scarsità di prede.
Giravano intorno, in un continuo cerchio mentre il bambino singhiozzava...

Per il neonato sarebbe stata la fine… >>  
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“Madre, dove devo mettere questo bauletto?” chiese la ragazza alla madre impegnata a pulire e ad ordinare l’intero salone per il ritorno del marito.
“Portalo in camera tua, Marianne, non serve qui.” La ragazza annuì.
“Orsù! Dobbiamo sbrigarci. Vostro padre sarà qui a momenti.”
Marianne, una ragazza di venticinque anni, capelli biondo miele/cenere, occhi ambrati con qualche striatura nera nell’iride, portava su il baule vuoto per riporlo in camera sua.
Mentre stava ponendo il bauletto sotto il suo giaciglio, sentì le urla e le risate dei suoi fratellini.
Si alzò e li raggiunse per accertarsi che stessero bene.
Vide Belinda che urlava e Bernard, suo gemello, che la rincorreva con qualcosa in mano,
ridendo come un matto.

“Belinda! Bernard!” disse alzando la voce verso i gemellini.
“Marianne!” urlò Belinda mentre si nascondeva dietro la gonna della sorella.
“Marianne! Mi vuole mettere un rospo in testa!”
“Non è vero!” reclamò Bernard, gonfiando le guance.
“Davvero? E allora perché hai quel rospetto tra le mani?” chiese con voce calma Marianne.
“Ecco… Io… Veramente…” disse posando gli occhi sul pavimento e accarezzando il povero anfibio.
La ragazza roteò gli occhi e sbuffò “Seguimi”
Il bambino annuì.
Accompagnò il fratellino nel giardino recintato e lo portò, percorrendo la discesa,  verso il piccolo ruscello, distante dalla loro abitazione 60 metri circa.
“Libera qui il tuo amico” sorrise Marianne verso il fratellino.
Bernard annuì e lasciò libero il rospetto che saltò subito nella fredda acqua e schizzò la gonna di Belinda.


“Noooh! Mi ha schizzato l’abito con l’acqua del fiume! Adesso puzzerò!”
“Perché prima profumavi?” replicò il fratellino. La gemella gli fece una linguaccia.
“Smettetela voi due!” rimproverò Marianne ai  due e prendendoli per mano li riaccompagnò a casa.
“Dove eravate voi tre?” chiese Robert, fratello della piccola banda.
“Fatemi indovinare” disse guardando la faccina di Bernard triste “Siete andati a liberare un altro nostro animale da compagnia, vero?”.
Marianne annuì con aria stanca.
“Aaah! Le donne! Vogliono sempre dare ordini a noi veri uomini” prese in spalla il ragazzino ormai, non più triste. “Che cosa avevi preso stavolta?”
“Un rospo!” disse sorridendo Bernard.
“Un rospo?” replicò Robert “Non ci credo!”
“E’ vero! E’ vero!” esclamò il ragazzino.
“E’ vero, è vero” disse Marianne roteando gli occhi in alto, con aria stanca.
“Beh, è meglio che finiamo i preparativi per l’arrivo di nostro padre” concluse la ragazza portando Belinda a cambiarsi e raccomandando Robert di tenere a bada Bernard. Il ragazzo annuì e lo portò con sé.
“Marianne, credi che papà si ricordi di noi?” chiese Belinda.
Erano in camera della piccola gemella, sfoggiando il suo abitino blu e bianco davanti lo specchio.
“Certamente” rispose Marianne avvicinandosi a lei con la spazzola.
“Forse non ricordi bene nostro padre perché l’ultima volta che l’hai visto eri ancora in fasce” disse con il suo solito sorriso rassicurante.
“Credi che mi vorrà bene come vuole bene a te e agli altri?”
“Certo che sì!” disse facendo un piccolo risolino.
“Ecco, ed anche i capelli sono sistemati” i capelli della ragazzina erano castano scuro, corti fino alle spalle, con la frangetta che le copriva le sopracciglia.
“Come sto?” chiese Belinda alla sorella.
“Sei bella e profumata” rispose ridendo Marianne.
“Senti anche tu questo rumore?” continuò la ragazza.
“Sembrano dei cavalli” ipotizzò la bambina “Io sento anche delle voci”
“Andiamo a vedere” disse prendendo per mano Belinda.
“E’ ARRIVATO! E’ ARRIVATO!” dissero in coro i gemelli Romuald e Damian.
“Nostro padre è arrivato!” continuarono a dire.
“Abbiamo capito ma, dov’è?” domandò Sophie.
I due si guardarono negli occhi per poi dire “Dannazione! L’abbiamo dimenticato al porto!” e si portarono le mani nei capelli fulvi.
Sophie si porto una mano in faccia scuotendo il capo e pensando “Non è possibile…
“Non vi preoccupate, c’ho pensato io” disse Agnes in sella ad un cavallo castano.
Al suo seguito c’era una carrozza trainata da un paio di cavalli di razza Paint Horse e carica di bagagli.
I cavalli nitrirono al fermarsi della vettura. La portiera si aprì ed una voce maschile disse
“Sono di nuovo a casa!”
  
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